giovedì 31 marzo 2011

IL PARTITO DEL SUD ALLE COMUNALI DI NAPOLI DI MAGGIO 2011!


Il Partito del Sud sarà presente alla prossima competizione elettorale delle comunali di Napoli, per l’elezione del nuovo sindaco, con una propria lista, con propri candidati e col proprio simbolo, a sostegno della candidatura di Luigi De Magistris.

Definito l’accordo con il magistrato, al momento parlamentare europeo, fieri ed orgogliosi di rappresentare i valori del neo-meridionalismo a fianco dell’unico candidato che rappresenta il nuovo e la credibilità di competenza, legalità, onestà ed efficienza in questa sfida.
Luigi De Magistris sarà presente con una sua lista civica dalla titolazione “Napoli è tua”, che vuole rompere con le esperienze negative d’un centrodestra legato a vecchie logiche di gestione di stampo “cosentiniano”, e con le negative e dannose esperienze perpetrate a lungo dal centrosinistra bassoliniano.
Il Partito del Sud darà inoltre il suo contributo anche alla definizione del programma economico della coalizione.

Invitiamo sin d’ora tutti i meridionali e meridionalisti, fieri della loro appartenenza storica e fuori da velleitarismi d’improduttivo isolazionismo, a collaborare e sostenere la lista del Partito del Sud e Luigi De Magistris.

PARTITO DEL SUD - sez. "Guido Dorso" Napoli
Andrea Balia - Coord. reg. Campania e Vice-Presidente naz. del Partito del Sud

mercoledì 30 marzo 2011

PRESENTAZIONE "FUOCO DEL SUD" DI LINO PATRUNO SABATO 2 APRILE A PRATA DI PRINCIPATO ULTERIORE (AV)


E' finalmente in vendita il nuovo libro di Lino Patruno, "Fuoco del Sud", nel quale si parla anche del Partito del Sud e della "ribollente galassia dei movimenti meridionali" (Edizioni Rubettino, pp. 203, euro 14,00).
L’autore, dopo averlo presentato a Bari martedì 29 marzo, lo presenterà a Prata di Principato Ulteriore (AV), sabato 2 aprile ore 18 alla Chiesa S. Giuseppe, grazie agli amici di Nato Brigante.
Tutti gli amici e i simpatizzanti del PdSud sono invitati!


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150 anni di un'Italia disunita «Fuoco del Sud»: la foto di un brigante in ogni casa

di Lino Patruno

«Dottore, non è che è roba pericolosa?». La reazione allarmata è del custode di una sala per esposizioni alla vista delle foto di una mostra sul brigantaggio dopo l’unità d’Italia. Briganti fucilati e a bocca aperta verso il sole, teste di briganti infilate su pali o tenute sgocciolanti per i capelli, cadaveri nudi di briganti devastati dalle baionette, briganti appesi a un gancio nella pubblica piazza, corpi squartati di brigantesse a gambe aperte, resti di briganti ammucchiati e pronti alle fosse comuni o alla macerazione nella calce viva. Scattava nel custode la vivida intelligenza meridionale di chi capiva al volo che non era una mostra né un fatto qualsiasi, qualcosa stava per succedere: come nell’istinto di chi è abituato a difendersi. E scattava il paurismo, lo sconfittismo, il perditismo del meridionale che tante ne ha subìte nella storia da non volerne altre. E invece più si diffonde la verità, più si accende il «Fuoco del Sud».

E una dieci cento ce ne vogliono di quelle mostre. Che vanno sempre più in giro non solo sulla scia della leggenda dei briganti, ma sul sentimento di indignazione per l’orrido spettacolo, per l’esibizione trionfalistica dei protagonisti della mattanza, per lo sfregio all’umanità di quelle vite che cresce man mano che si racconta, si spiega, si coinvolge. E che magari alla fine prende anche il nostro custode. Perché ogni meridionale dovrebbe avere in casa la foto di un brigante vilipeso anche da morto: a simbolo del Sud vittima dello stesso trattamento. E perché al Sud servirebbero di nuovo i briganti, agguerrite bande a mano armata di megafono e non di moschetto, dell’ardimento della parola più che della proditorietà del gesto, briganti della comunicazione che diffondano la conoscenza, stimolino le coscienze, suscitino l’indignazione soprattutto in questo anniversario dei 150 anni di un’Italia unita mai così disunita.

Perché il «Fuoco del Sud» tutti l’hanno sempre ignorato. Anzi irriso, sbeffeggiato, umiliato. Un fuoco sempre soffocato da un lato sotto le ceneri del dolorismo, del rassegnismo, dell’inferiorismo dei meridionali, dall’altro sotto l’umiliazione di essere considerati la palla al piede del Paese, i parassiti che vivono sulle spalle del Nord, gli eterni piagnoni che si mettano una volta per tutte a lavorare e non stiano sempre a chiedere. Uno scandalo. Dopo la costruzione scientifica di una inferiorità partita molto prima dell’Unità. Dopo il disegno preordinato e sistematico di un Sud da mantenere arretrato. E prostrati a tal punto dal pregiudizio e dai luoghi comuni da non reagire. Anzi da considerare una vergogna le etichette messigli addosso. E fatta passare attraverso i più disonorevoli stadi.

Prima «Delinquenti nati» e quindi ancora tutti briganti, secondo un antropologo psicopatico come Cesare Lombroso. Poi «Incivili nati» come emblema del peggiorismo degli italiani cialtroni, infingardi, furbetti, inaffidabili, refrattari alle regole: sudisti tutti imbroglioni come il mediterraneo Ulisse, tuonava il professor Gianfranco Miglio, il teorico della Lega Nord. Infine «Sottosviluppati nati», come teorizzato da tal professor Richard Lynn, sociologo inglese dell’università di Dublino, giunto ad attribuire una asserita minore intelligenza al contagio dovuto alla vicinanza e ai rapporti storici con le popolazioni nordafricane e arabe, ovviamente di serie B. Si attende la definizione dei meridionali come sbaglio della natura. Come involuzione della specie. «Errore di Dio».

Il «Fuoco del Sud» sempre ignorato macina con la inquietudine sotterranea di un vulcano mai spento, una energia soffocata, la rabbia repressa di un torto subìto. E proprio la convinzione dello sfregio di una storia dell’Unità scritta ancora una volta dalla parte dei vincitori e mai dei vinti è la scintilla che attraversa un Sud sommerso e ribollente per quanto a lungo silente, frustrato, diviso, scoraggiato. È la Galassia. La Galassia della storia non contigua al potere dominante. La Galassia che si batte ancora contro tutto e contro tutti perché la storia sia finalmente riscritta. Intellettuali non accademici senza luci della ribalta, spesso trattati da deliranti mistificatori a caccia di una provinciale e un po’ cenciosa notorietà. E spesso costretti a troppo esacerbate passioni. Ma contestatori molesti di una storiografia ufficiale accusata addirittura di omertà, di aver monopolizzato le bibliografie e la pubblicistica sull’Unità, di aver avuto l’esclusiva dai più importanti editori. Quella storiografia dalla alterigia settaria che non si sarebbe mai concessa il beneficio del dubbio, anzi non l’avrebbe mai concesso. E che si è irradiata e continua a irradiarsi anche dai libri scolastici, quindi a raccontarla a generazioni di italiani ignari. Ma questa Galassia di storici o antistorici o controstorici è solo la mente, l’avanguardia combattiva dell’altra faccia della Galassia. L’altra faccia è quella formata da centinaia di movimenti culturali o politici, associazioni, organizzazioni, centri di ricerca, comitati locali. (…)

Così per le riviste e i periodici, un numero incontrollabile, anche in giro da più di cinquant’anni. E ci sono timidi partiti meridionalistici, che di tanto in tanto vediamo affiorare in elezioni non solo locali. E blog, e forum, e musei, e canzoni, e opere teatrali, e film, e radio e tv di protesta. E documentari. E raduni, manifestazioni, rievocazioni, messe, monumenti, targhe, pellegrinaggi sui luoghi sacri della «profanazione» del Sud. E proclami, e statuti, e mozioni, e raccolte di firme. E oltre mille convegni all’anno. Come centinaia sono i libri alternativi che se ne occupano, se non vogliamo considerare anche i briganti. (…)

Ma il problema è che non c’è Unità senza Sud. E che il Sud è entrato nella maniera peggiore in quell’Unità, come la voce della Galassia racconterà. Tanto da avere ancora oggi un Paese unito ma mai così disunito fra Nord e Sud in 150 anni. «Brandelli d’Italia». Principale argomento di chi mette in discussione quell’Unità. O almeno la mette in discussione dal 18 marzo 1861, «day after», giorno dopo la proclamazione del nuovo Regno d’Italia. Perché il «Fuoco del Sud» non si http://www.blogger.com/img/blank.gifincrudelisce soltanto di un passato negato ma allo stesso modo di un presente figlio di quel passato. Un presente ovviamente rinfacciato ancora una volta come una colpa per evitare di parlare di colpe altrui. (…)

Fonte: Gazzetta del Mezzogiorno

COMUNICATO CDN PARTITO DEL SUD 30/03/2011

In merito a In merito a presunte convocazioni di fantomatiche assemblee del Partito del Sud del 31/03 a Catania...CONTINUA A LEGGERE SUL SITO ISTITUZIONALE IL COMUNICATO UFFICIALE DI SMENTITA DEL CONSIGLIO DIRETTIVO NAZIONALE DEL PARTITO DEL SUD DEL 30/03

E' nato il nuovo blog della sezione di Mantova del Partito del Sud!


Per far fronte alle sempre più pressanti richieste che giungono dal territorio, al fine di dare una maggiore visibilità alle idee del nostro Partito, il Coordinatore Provinciale di Mantova del PdSUD Francesco Massimino ha ben pensato di dotare la Sezione di un proprio blog, da aggiungere al Network informativo del nostro Partito.

Nel porgere i nostri complimenti agli amici della Sezione Mantova del Partito del Sud per l'ottimo lavoro, accogliamo con piacere il nuovo blog che potrete trovare al seguente indirizzo:

http://partitodelsudmantova.blogspot.com/

martedì 29 marzo 2011

CRISTO SI E' FERMATO A LAMPEDUSA DI L. GAROFALO



Ricevo e posto con condivisione quest'articolo di Lucio Garofalo

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Esordisco con una testimonianza personale, sia pure solo verbale, di solidarietà e di vicinanza morale nei confronti dei migranti e dei cittadini di Lampedusa, giustamente esasperati dall’inettitudine, dall’arroganza e dal menefreghismo del governo italiano.
L’ignominiosa vicenda di Lampedusa è estremamente paradigmatica nella misura in cui fornisce l’ennesima, agghiacciante conferma (di cui si poteva tranquillamente fare a meno) che i diritti umani sono sistematicamente violati e calpestati nel nostro Paese e poi ci vengono a parlare di interventi “umanitari” da compiere in Libia o altrove. Quanto sta accadendo a Lampedusa è un esempio emblematico e grottesco dell’ipocrisia e della cattiva coscienza del mondo occidentale, nella fattispecie è una rappresentazione inequivocabile del degrado e dell’imbarbarimento politico dell’Italia e dell’Europa.
E’ innegabile che il comportamento del governo Berlusconi di fronte ad una reale e drammatica emergenza umanitaria sia stato quanto meno deprecabile e disonesto, tant’è che nel corso dell’ultima puntata di Anno Zero, a cui erano presenti Gino Strada e Ignazio La Russa, il portavoce di Emergency ha chiesto al ministro che fine avesse fatto il senso di umanità e di civiltà nel nostro “Belpaese”, ma soprattutto tra gli esponenti del governo in carica. Francamente mi è parso come pretendere compassione e comprensione da parte di un muro di pietra. Infatti, dall’altra parte sedeva La Russa.
Ma il “capolavoro” lo ha compiuto Tremonti, che ha tardivamente scoperto la classica “acqua calda” nel momento in cui ha suggerito di soccorrere i popoli arabi “a casa loro” come sento ripetere, senza alcun riscontro pratico, da quando ero ancora in fasce. Il ministro dell’economia ha rilanciato questa vecchia proposta di stampo paternalista e cripto-colonialista per una finalità che è comoda e funzionale agli interessi egoistici e meschini della piccola borghesia “padana” che fa capo alla Lega Nord, evidentemente terrorizzata all’ipotesi di un’invasione in massa di immigrati africani, per cui sta imponendo la “linea dura” che è quella di evitare che i flussi migratori giungano a “casa propria”. L’importante, per costoro, è che l’ondata migratoria resti confinata, finché possibile, nella piccola e remota isola di Lampedusa o in altri luoghi “miserabili” del Sud Italia, tanto chi se ne frega: “sono tutti marocchini”. E’ un’ottica allucinante e miope.
Una persona, evidentemente di buon senso, mi ha posto una domanda oltremodo scontata e legittima, che definirei addirittura ingenua nella sua estrema semplicità e franchezza:“perché non li smistano altrove?”. In effetti questa sembra essere l’unica soluzione possibile e praticabile, oltretutto di facile attuazione nel breve periodo, trattandosi di un’ipotesi pragmatica e di buon senso, eppure non viene eseguita. Perché?
Sinceramente mi pare di poter cogliere una serie di inquietanti analogie con la vicenda, altrettanto obbrobriosa e raccapricciante, dell’immondizia di Napoli, con la differenza (non di poco conto) che ora stiamo parlando di esseri umani, che evidentemente sono considerati e trattati alla stregua dei “rifiuti” in quanto nessuno li accetta a “casa propria”, esattamente come è accaduto con la spazzatura proveniente da Napoli.
L’accostamento tra i rifiuti di Napoli e i “rifiuti umani” di Lampedusa potrebbe risultare una provocazione assurda ed esagerata, ma è probabilmente l’unica chiave interpretativa per spiegare quanto sta accadendo in questi giorni in un paese che si proclama “civile” e che in questi mesi sta festeggiando i 150 anni della sua “unità”.
E’ evidente che nel caso specifico le difficoltà oggettive sono aggravate da fattori di ordine soggettivo, riconducibili cioè all’ambito delle decisioni dettate dai responsabili della politica. Mi riferisco all’inettitudine, all’impreparazione ed alle lentezze, a dir poco grossolane, messe in mostra dalle autorità politiche soprattutto governative, e all’assenza di un’efficace volontà di risoluzione che coincide e si intreccia in qualche misura con una logica becera e razzista che ha l’interesse a generare un elemento di ulteriore conflittualità e lacerazione sociale, che oltretutto fornisce una sorta di “diversivo”, un mezzo di “distrazione di massa” rispetto ad altre vicende ed altre questioni, interne ed esterne, che hanno imbarazzato ed hanno messo alla berlina la figura, già goffa e ridicola, del capo del governo italiano. E non mi riferisco solo agli eclatanti scandali sessuali che ultimamente sono passati, guarda caso, in secondo piano.

Roma 29 marzo 2011: PER UNA DIDATTICA DELLA DEMOCRAZIA con Antonella Colonna Villasi



Alla libreria "Mind/Cibo per la mente" di Roma, Via Federico Nansen 62 (zona Ostiense), il 29 marzo alle ore 18 dibattito "Per una didattica della democrazia".

Si leggeranno alcuni brani del testo “Il Terrorismo” di Antonella Colonna Vilasi.

Intervengono oltre all’autrice: Loretta Cavallaro – giornalista

L’ingresso è libero.

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“Con il termine strategia della tensione, utilizzato per la prima volta dopo l’attentato di Piazza Fontana, ci si riferisce a una teoria interpretativa che analizza l’insieme delle stragi e degli attentati terroristici italiani avvenuti nel secondo dopoguerra e, con particolare intensità, tra il 1969 e il 1984 e, in misura minore, anche successivamente. Il movente principale di questa particolare strategia è ravvisato nella destabilizzazione della situazione politica italiana. (…) 150 morti, 562 feriti, 11 stragi, un numero ancora indefinito di tentativi di strage: per quindici anni, dal 1969 al 1984, l’Italia è stato un Paese insanguinato dalla logica del terrore. Una logica stragista al servizio di finalità politiche per nulla oscure: il condizionamento della vita democratica di una nazione e la lotta politica concepita come sconto senza quartiere e improntata al ricatto del terrore. Anni passati? Anni che non torneranno mai più?”
Con l’esperienza acquisita come saggista, autrice di pubblicazioni criminologico-forensi, nelle quali si occupa di criminalità organizzata, mafia ed intelligence, Antonella Colonna Vilasi ricostruisce ora uno dei periodi più misteriosi e controversi della storia contemporanea del nostro Paese, rivisitando proprio quel quindicennio maledetto che, tra eversione “rossa” e “nera”, ha inciso, forse indelebilmente, le nostre stesse coscienze. “Il Terrorismo” (Mursia, Milano 2009, € 19.00) reca la prestigiosa prefazione di Piero Luigi Vigna, Procuratore Nazionale Antimafia tra il 1997 ed il 2005 che, dopo aver evidenziato le tre principali direttrici lungo cui si muove la ricerca (la strategia della tensione, l’eversione rossa e quella nera), rimarca come il testo di Antonella Colonna Vilasi si caratterizzi “per un linguaggio narrativo distaccato che completa le conoscenze anche di coloro che hanno avuto l’occasione di svolgere indagini sul fenomeno terroristico, mediante opportune citazioni testuali di articoli di stampa editi nei vari momenti storici e di documenti, anche di fonte internazionale, che, preclusi un tempo all’accesso, sono diventati via via disponibili grazie all’apertura di archivi riservati”. E il lettore non impiegherà molto per verificare, di persona, l’estrema attualità del testo che - ancora parole di Vigna - “è testimonianza del fatto che la repressione del terrorismo avvenne, pur fra le notevoli difficoltà incontrate dall’azione investigativa -specie quella diretta a contrastare l’eversione di destra- nel rispetto dei fondamentali principi costituzionali, senza ricorrere alle "scorciatoie" propugnate dai sostenitori del cosiddetto "diritto penale del nemico", ma anche perché dà conto, a chi non visse quei periodi, dei percorsi che si sono dovuti compiere per la stabilizzazione del nostro assetto democratico”.
Utile come non mai, la ricerca di Antonella Colonna Vilasi è uno strumento di ricerca per riportare la luce su un passato che tale non sembrerebbe essere.

domenica 27 marzo 2011

Essere per i briganti non giustifica lo sfregio ai nostri monumenti!!!

Da "Il Mattino" di Napoli di venerdì 25 marzo 2011, leggiamo nell'articolo di Paolo Barbuto del nobile intervento dell'amico Oreste Albarano, architetto napoletano che vive e lavora a Roma ed è iscritto al Partito del Sud.
L'amico Oreste dopo aver letto di una scritta sulle colonne di Piazza Dante, pur non nascondendo le sue simpatie per i "briganti" e per la verità storica, ha deciso con altri volontari di pulire il monumento del Foro Carolino dallo sfregio della scritta "viva il brigantaggio".
Bravo Oreste...al di là delle idee, i nostri monumenti non si sporcano e vanno sempre tutelati e difesi!

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Piazza Dante, parte il restauro "fai da te".
Il degrado: un gruppo di volontari pronti a pulire il monumento dopo lo sfregio della scritta "viva il brigantaggio".

di Paolo Barbuto

Il colonnato di piazza Dante, sfregiato da un manipolo di teppisti con la gigantesca scritta "viva il brigantaggio", sarà ripulito gratuitamente da un gruppo di volenterosi capitanati dall'architetto Oreste Albarano che vive e lavora a Roma e, dopo aver letto la cronaca dello scempio, si è messo subito in moto: "siamo pronti, già in viaggio per Napoli, inizieremo subito", ha detto con entusiasmo. Il "subito" dell'architetto Albarano significa stamattina. A partire dalle 10 un gruppo di esperti restauratori sarà già al lavoro davanti al colonnato; ed è piacevolmente emozionante sapere che il lavoro sarà fornito in forma gratuita, per dare un segnale di speranza alla città, ma anche per scuotere le coscienze. Per cui è giusto rendere merito alla società che ha messo a disposizione i lavoratori e materiali speciali; si chiama impresa "Valentino" ed è specializzata in restauri. L'incredibile circuito virtuoso che si è messo in moto di fronte allo scempio di piazza Dante, è nato nella capitale ed è scaturito da un moto di rabbia. L'architetto Albarano che lavora per il ministero per i beni e le attività culturali, l'altro giorno a Roma sfogliando il Mattino si è trovato di fronte alla notizia dello sfregio alla colonnato e non ha resistito alla rabbia. Innanzitutto ha scritto una lunga lettera al nostro giornale, poi mi ha chiamato alla sovrintendenza di Napoli e ha chiesto "posso intervenire?". Siccome la burocrazia non consente di sapere chi deve intervenire, quando e perché, l'architetto ha deciso di passare all'azione senza chiedere troppe spiegazioni. Nella lettera, accorata, giunta in redazione l'altro pomeriggio, l'architetto Albarano non ha nascosto di essere un sostenitore delle idee revisioniste sull'unità d'Italia: "ma questo non potrà mai giustificare un atto teppistico come quello che si è verificato al Foro Carolino", ha scritto sottolineando l'antico nome borbonico dell'attuale piazza Dante per rendere ancora più vera e severa la sua protesta contro lo sfregio che parla di briganti ma che è stato effettuato semplicemente da teppisti. E per dimostrare il suo affetto nei confronti della città,Albarano ha ricordato, nella lunga lettera "d'amore" alla città di Napoli, il brano di un'opera di Sergio Bruni e Salvatore Palomba: "Pulcinella. Piedigrotta non c'è più e fa il serio anche tu, perché questa città non vuole più solo ridere, perciò toglie la maschera e comincia anche tu a rendere questa città più vera. Non è solo quella vecchia storia di maccheroni, pizza, mandolini. Comincia tu ad insegnarci come renderla più vivibile". È siccome Albarano ha voglia di dimostrare che "Pulcinella" può fare realmente qualcosa per la città, si è messo in gioco in prima persona: è avvenuto a Napoli e ha fatto partire l'organizzazione. Innanzi tutto è andato personalmente a Piazza Dante e ieri pomeriggio per guardare da vicino lo sfregio e a capire come rimediare. Ha scoperto che la scritta è stata fatta con bombolette di vernice spray metallizzata, che aggredisce con forza le superfici ed è difficilissima da rimuovere. "Il primo passo dei restauratori sarà quello di bagnare la vernice con impacchi chimici speciali, poi si cercherà di ripulire tutto con getti d'acqua ad alta pressione. Impossibile usare sabbia o materiali particolarmente aggressivi che rovinerebbero la pietra. Comunque riusciremo a cancellare quello schifo". La sfida: la squadra dell'architetto Albarano arriva da Roma "non aspettiamo i tempi della burocrazia".
Arch. Oreste Albarano - Partito del Sud

venerdì 25 marzo 2011

Il Partito del Sud aderisce alla manifestazione del 26/03 a Roma...4 SI ai referendum di giugno: NO AL NUCLEARE E ALLA PRIVATIZZAZIONE DELL'ACQUA

Manifestazione nazionale 26 Marzo 2011 a Roma
ore 14 Piazza della Repubblica: partenza corteo
ore 17 Piazza San Giovanni: Concerto

IL PARTITO DEL SUD ADERISCE ALLA MANIFESTAZIONE DEL 26 MARZO PER L'ACQUA PUBBLICA ED INVITA AD ANDARE A VOTARE PER I 4 REFERENDUM DEL 12-13 GIUGNO!

VOTA SI’ ai 4 REFERENDUM, AI 2 per l’ACQUA BENE COMUNE, A QUELLO SUL NUCLEARE E QUELLO SUL LEGITTIMO IMPEDIMENTO!

4 SI’ per fermare il nucleare, per la difesa dei beni comuni, dei diritti, della democrazia.

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VOGLIAMO L’ACQUA E IL SOLE, MICA LA LUNA
dal Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua

Sabato 26 marzo il popolo dell’acqua ha indetto a Roma una grande manifestazione nazionale per 2 SI’ ai referendum per l’acqua bene comune, per il SI’ per fermare il nucleare, per la difesa dei beni comuni, dei diritti e della democrazia.

Una piazza per l’acqua, una piazza per la vita.

Questi referendum sono fondamentali per tutte le donne e uomini che guardano ad un altro modello di società, di sviluppo e al futuro del pianeta.

E’ da anni che i movimenti in difesa dell’acqua bene comune si battono per il suo riconoscimento quale diritto umano universale, diritto calpestato da diverse norme che vogliamo abrogare con i referendum.

A questa battaglia contro la mercificazione dell’acqua si unisce la battaglia contro il ritorno al nucleare in Italia.

Il tremendo terremoto che ha colpito recentemente il Giappone e la drammatica situazione venutasi a creare nella centrale nucleare di Fukushima, con il disastro nucleare tuttora in corso e con conseguenze ancora imprevedibili ma in ogni caso tragiche per la popolazione coinvolta e per l’ambiente dell’intero pianeta, rendono l’appuntamento del 26 ancora più importante e urgente.

Per questo chiediamo a tutte le donne e gli uomini di questo Paese, che in queste ore guardano a quegli avvenimenti con crescente angoscia e con altrettanta indignazione, di dimostrare il proprio rifiuto a scelte dettate da interessi economici e di potere che disprezzano e distruggono il diritto alla vita, all’acqua, alla salute e ai beni comuni delle popolazioni e del pianeta.

Anche i comitati antinucleari, impegnati per fermare il ritorno del nucleare in Italia, hanno fatto appello a mobilitarsi e partecipare alla manifestazione di sabato prossimo.

Mobilitiamoci tutte e tutti da ogni parte d’Italia, riempiamo le strade e le piazze di Roma con i colori della vita contro le scelte di morte.

Perché solo la partecipazione è libertà, solo la condivisione è speranza di futuro.

Vi aspettiamo.

Firma la petizione su www.acquabenecomune.org

Articolo di Gigi Di Fiore su "Il Mattino" del 24 marzo


giovedì 24 marzo 2011

Feste, luci, canti e suoni …Manifestazioni per l'unità d'Italia - di O. Albarano


Ricevo e posto questo lungo articolo dell'amico Oreste Albarano...quasi uno sfogo per la retorica risorgimentale alla quale siamo stati spesso costretti ad assistere in questi giorni, per i tanti soldi sprecati per tutta questa paccottiglia e per queste "pacchianate" delle manifestazioni per i 150 anni dell'unità dItalia, mentre i nostri tesori artistici e monumentali al Sud spesso vanno in rovina...non possiamo che essere d'accordo con l'amico Oreste!

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Era prevedibile che la grande kermesse per i 150 anni della unità della nostra patria diventassero come avrebbe detto senz'altro Ferdinando IV, il re "lazzarone e nasone", "na’ pacchianata", sì perché miei cari amici e sostenitori delle istanze e dei giusti diritti del Nostro amato SUD, io sui giornali su tutte le tv e in tutto ciò che può essere considerato comunicazione, ho visto un Presidente della Repubblica Italiana stanco per saltellare da un punto all'altro della città, per rendere omaggio ai simulacri della Monarchia Sabauda.

Centinaia e centinaia di migliaia di euro spesi per illuminare monumenti di tutta Italia con i colori del nostro, comunque anche per noi amato, Tricolore, edifici storici trattati, passatemi la volgarità, come puttane, senza nulla togliere a quelle signore che poi sono migliori di quello che si vedono in tv, nella politica e nei salotti mondani…a questo punto mi sembra doveroso uscire un po' fuori tema e ricordare una frase famosa di un grande intellettuale, Carmelo Bene, anch’egli uomo del profondo Sud, il quale diceva a proposito delle attrici, che per motivi morali o di etica professionale non accettavano le sue scritture di scena con annessi quadri teatrali dove qualche volta il maestro inseriva dei nudi femminili, "ci si spoglia meno in scena di quanto non si faccia dietro le quinte". Dicevo monumenti, Beni Culturali trattati come fondali, come schermi, addobbati in modo neanche elegante e poco dignitoso con bandiere, coccarde, striscioni tutti inneggianti al re "galantuomo" Vittorio Emanuele II. A proposito del re “galantuomo”, non dimentichiamoci che tale re galantuomo nel 1849 diede ordine ad un altro degno “eroe” del Risorgimento, il generale La Marmora di bombardare e saccheggiare Genova, la grande Repubblica marinara che annessa al regno di Sardegna, in virtù della sua grande tradizione storica, chiedeva ai monarchi savoiardi, di origine gabellieri, giusti diritti ed autonomia. La risposta del re galantuomo, forse l'appellativo era più indicato per le sue doti erotiche (la bella Rosina, chiattona docet insieme ad altre le pastorelle, contadinelle e cameriere, insomma un re tutto sesso, amore e pastorizia…degno predecessore di altri pascià dei giorni nostri….), la risposta del re dicevo fu il saccheggio, con donne violentate, 4000 morti civili e altri delitti consumati dai grandi bersaglieri del generale La Marmora
La Marmora fu il padre putativo di un altro grande “eroe”, il generale, più francese che italiano, Cialdini, il quale ha sulla coscienza i morti di Gaeta, centinaia e centinaia di partigiani. Nel film, spesso trascurato ed oscurato, "E li chiamarono briganti” di Pasquale Squitieri, vengono mostrati questi briganti trucidati e si parla dei tanti eccidi dei piemontesi e dei garibaldini, basta citare Bronte per Nino Bixio o le distruzioni e stragi di Casalduni e Pontelandolfo per Cialdini…spesso i generali piemontesi erano bravissimi a sparare su folle inermi e poi codardi al cospetto di un nemico ben armato, organizzato e di pari numero, di fronte al quale abbiamo rimediato tante disfatte e brutte figure da Custoza e Lissa a Caporetto.

Tornando al tour di Napolitano e relativo seguito di ministri, presidenti di Camera e Senato, sotto-segretari, vice sotto-segretari, capi di gabinetto, portaborse e chi ne ha più ne metta…ho assistito e ho sentito cose aberranti, da uno studio televisivo organizzato all'interno del vittoriano, uno dei “monumenti”, se così può definirsi, o meglio uno degli edifici tra i più brutti di Roma, non a caso costruito in onore di Vittorio Emanuele II, ho sentito “pseudo-storici” importanti, intellettuali o presunti tali, sull'onda dell'orgiastico festeggiamento, si sono lasciati scappare frasi allucinanti.
Ad esempio a proposito del fenomeno del “brigantaggio”, brigante viene da un termine francese che tradisce un'accezione negativa del termine, quelli erano contadini e partigiani che difendevano la nostra terra, che non volevano arruolarsi nell'esercito “italiano” ed erano abituati ad una leva borbonica molto meno dura, che risparmiava dall’obbligo i siciliani o i figli unici, spesso era fatta da professionisti ben pagati. I “briganti” erano in gran parte contadini meridionali, gente che con le le braccia e con il sudore della fronte avevano lavorato quella terra del sud, arida e brulla. Ebbene questo signore a proposito di questa gente, laddove sono documentati tutti i fatti accaduti, li sdogana e li liquida come “quattro bande di assassini e ribelli”!
Per uno storico serio quest'affermazione gravissima, non ha giustificazione…e del resto se erano quattro assassini…come mai ci vollero dieci anni di guerra, leggi speciali come la famigerata Legge Pica, centinaia di migliaia di morti e più di 100.000 soldati per piegare questa resistenza? Poi basta nominare e citare alcuni di loro Carmine Rocco, Ninco Nanco, il Sergente Romano o Borjes, l’hidalgo che venne dalla Spagna per riorganizzare la resistenza borbonica, per capire quanta superficialità c’era in quelle dichiarazioni.
Altra affermazione buttata lì da questa “intellighenzia”, anche questo spesso presunta tale, chiamata a spiegare agli italiani, ancora una volta, una storia falsa e travisata, ad esenoui quando si parla del Regno delle due Sicilie e delle sue attività fiorenti, nel campo delle industrie, delle attività manifatturiere, del Banco di Napoli con un capitale immenso…ebbene anche qui il nostro “storico” sminuisce il tutto faziosamente…parlando di “quattro piccole aziende, operai e contadini sfruttati, di gente alla mercé dei Borbone”….perché continuare con le falsità e la faziosità ad ogni costo?
Mi chiedo per tutto questo apparato che si è messo in moto, con un finale ormai trito e ritrito rifilatoci dall'oramai onnipresente, e con il dono dell’ubiquità, maestro Muti…ma tutto questo quanto è costato?

E nel frattempo, venerdì 18 marzo, la città di Portici si è svegliata con l'ennesimo crollo-choc, una delle tante bellissime ville vesuviane, villa Lancellotti, edificio settecentesco e residenza anch'essa dei Borbone, si è letteralmente sbriciolata, sotterrando per intero una macchina…ma la fortuna ha voluto che non vi fossero passanti in quel momento del crollo, altrimenti oltre al danno storico ed artistico, vi sarebbe stato anche il lutto.
Pompei ha grossi problemi e i suoi edifici sono a rischio, la reggia di Carditello versa in un vergognoso stato di abbandono e ci sono addirittura voci che la vogliono mettere all’asta…insomma l'Italia in generale ed in particolare il Sud dei monumenti crolla, teatro e cinema subiscono tagli spaventosi, e spesso subiscono anche disastri alcune volte evitabili. Qualcuno ha detto che la colpa è dei funzionari del Ministero per i Beni Culturali, o del personale tecnico di altri enti pubblici preposto alla tutela e valorizzazione del patrimonio nazionale, intanto ci dovrebbero spiegare perché a volte una persona deve fare il lavoro di tre, vedi direttori di istituti e sovrintendenze che a interim ne hanno fino a tre, laddove architetti di provata esperienza, storici dell'arte e archeologi anch'essi esperti potrebbero quantomeno, anche se non vincitori di concorso, avere una delega come una volta era rappresentata dalla figura del vicario. Alla luce di tutto questo, vorrei che il nostro agguerrito segretario, preparatissimo sotto il profilo storico e politico, chiedesse a nome di tutto il Partito del Sud quanto è stato speso per i cosiddetti “festeggiamenti dei 150 anni dell’unità d’Italia” per capire quanto si potrebbe dirottare in prossime occasioni per la tutela del nostro patrimonio artistico in rovina.

Sempre parlando di soldi spesi, e qui parlo anche da Architetto del Ministero per i Beni Culturali, ben sette mostre sono state, o saranno presto, inaugurate per festeggiare l'unità d'Italia, da quella “nazional-popolare” al Vittoriano a quella sulla regina Margherita a Palazzo reale a Napoli ed altre ancora.
Nessuno si è ricordato, tranne noi del Partito del Sud che abbiamo dovuto organizzare delle manifestazioni sporadiche fatte con pochi o con i nostri mezzi personali e spesso non autorizzate dove avremmo voluto farle, dell'ultima regina dei Borbone, Maria Sofia, che a differenza di quella della pizza, rimase fino alla fine a Gaeta sul forte sotto i bombardamenti, a curare i soldati e a dare loro conforto in mezzo a feriti, malati infettati da epidemie e spesso rischiando la morte sotto le bombe di Cialdini. Nessuno ha pensato ad eliminare dalla toponomastica invece alcune strade intitolate a razzisti, assassini e criminali di guerra, ad esempio a Roma nella zona della stazione Termini c'è via Cialdini e poi c’e’ perfino una strada dedicata al medico veronese razzista Cesare Lombroso che misurava i crani dei “briganti” per trovare le cause dell’inferiorità e dell’atavica propensione a delinquere dei meridionali.
Sarebbe giusto non da ”neo-borbonici”, perché noi del Partito del Sud crediamo in un'Italia unita e federale e non abbiamo nostalgie monarchiche, ma da meridionali che vi fossero strade intitolate anche ai soldati e partigiani borbonici e, perché no, ai membri della dinastia dei Borbone, ramo spagnolo-napoletano, che tra luci ed ombre comunque ha fatto tanto per Napoli e per il Sud, e di certo si è dimostrata molto migliore dei Savoia.
E’ di qualche giorno fa la polemica che riguarda un preside di una scuola di Scafati che ha intitolato la scuola a Ferdinando II, il re "bomba" per la repressione dei moti a Messina, mentre il re “galantuomo”, come abbiamo già detto, lo ha fatto a Genova senza per questo passare per “feroce reazionario”.
Polemiche e lettere a Napolitano, e intanto ahimè…quante strade, piazze, scuole, monumenti ed edifici sono o rimangono intitolati a Vittorio Emanuele II, bombarolo più di Ferdinando II….

Chiudo questo mio intervento dicendo che è tornato in auge l'inno di Mameli ed una festa grandiosa e costosa che, fino agli anni passati e fino al 1961, 100 anni d'Italia unita, l'Italia del post fascismo e l'Italia dell’internazionale comunista, non aveva mai enfatizzato tutto ciò in questo modo. Mameli aveva scritto una piccola “marcetta”, non è vero che era morto in battaglia da eroe ed era invece morto nel suo letto per un’infezione provocatagli dalla baionetta di un commilitone distratto, dicevo “marcetta” perché anche nel testo e nella partitura musicale non è nulla di che (l'inno borbonico di Paisiello è artisticamente tutta un'altra cosa…), quest’inno, che fino a poco tempo fa ci si vergognava di cantare, quest’inno che con la sua esegesi Benigni dal palco del festival di Sanremo (sarebbe ora di far ritornare il festival di Napoli alla sua antica vera gloria) ha trasformato in una sorta di poema dantesco, tutto e teatrante qual è il toscanaccio ne ha reso un'opera d'arte, e che veniva cantato solo ai mondiali di calcio laddove tutti i calciatori prima di ogni partita, in modo stonato peraltro, lo cantavano e lo cantano ancora solo con la prima strofa perché le altre non le conosce nessuno, mentre il nostro caro maestro Muti gira il mondo intascando assegni con il vero inno italiano che è il Nabucco di Verdi.

Fatta l'Italia bisogna fare gli italiani, dura molto dura, basta pensare a Napoli, la città che nessuno sa governare, l'assolutismo neo monarchico del comandante Lauro, gli anni bui dei sindaci democristiani, la piccola parentesi vera del sindaco Valenzi, l'illusione del Rinascimento falso di facciata della gestione mafioso-clientelare di Antonio Bassolino fino alle pulcinellate della lieve Iervolino, passando attraverso il mondezzaio Bertolaso e alla farsa del primo Consiglio dei Ministri dell'attuale governo Berlusconi svoltosi a Napoli, con altri soldi buttati, dicevamo bisogna fare gli italiani. Forse io sono ottimista perché credo in questo nostro partito, credo nel nostro segretario politico nazionale De Santis, ho sempre ammirato il brigante Ciano che oggi è il nostro Presidente Onorario, ma soprattutto credo in tutti coloro aderiscono a questo progetto di questo grande Partito del Sud, a ragione il nostro segretario quando dice che è arrivata l'ora, che questo è il momento giusto per abbattere il “berlusconismo” alleato con la Padania ed eliminare i “finti sudisti” che sono servi di Berlusconi.

Cari amici e compagni di partito, lavoro nell'ambito della cultura, sto pensando di scrivere una sorta di organizzazione nuova del Ministero per i Beni Culturali, credendo che solo chi come me, che gira tutta l'Italia e quindi conosce le realtà delle sovrintendenze, lo stato di disagio di come bisogna far fronte quotidianamente a fatti che sono sempre in emergenza, presenterò al Segretario ed al Direttivo nazionale del partito questa bozza di piano programma per la salvaguardia e per la tutela e la conservazione del patrimonio storico artistico, il nuovo codice dei beni culturali poco aggiunge a una legge che, seppur fatta nel 1939, la 1089, ha permesso in tutti questi anni di tenere con i mezzi e con i funzionari a disposizione, di controllare ed evitare al massimo abusi e mortificazioni per il nostro paesaggio e patrimonio monumentale.
Spesso per eventi naturali abbiamo lavorato in emergenza nei terremoti di Campania, Umbria, Marche e ultimo quello in Abruzzo, ma ripeto al di là di catastrofi nelle sovrintendenze è sempre emergenza.
Ogni ministro che arriva, ogni nuovo direttore generale che viene nominato, ha sempre con sé la ricetta pronta, lo stesso Galan, che da voci insistenti dovrebbe essere il nuovo ministro al posto di Bondi, non ancora avuta la nomina ha già dato la sua versione per la risoluzione di tutti problemi che riguardano il patrimonio storico ed artistico d’Italia.

Spero che chi leggerà questo testo capisca che per me è come una sorta di sfogo per quello che ho visto tra il 16 e il 17 marzo; come sempre noi festeggeremo il 2 giugno, la festa della Repubblica, perché credo in quest'ottica che il partito si debba sempre muovere tra decentramento, leggi adatte ad ogni singola realtà, nord, centro e sud ma con l'Italia unita, unita davvero a parti dignità, nelle sue diversità, tradizioni e peculiarità. Deve finire questa storia del napoletano, del pugliese, del siciliano, dei “terroni” tutti termini intesi in termine dispregiativo, sappiamo benissimo ed oramai anche i dati ci dicono che non abbiamo avuto tutta la valanga di soldi di cui parlano e quelli che sono arrivati al Sud, sempre di meno di quelli annunciati, prendevano spesso un'altra strada e servivano per salvare aziende del Nord (quante volte abbiamo pagato il risanamento della FIAT…) o foraggiavano camorre, ‘ndganghete e mafie….lasciamo stare perché poi è troppo lunga la storia, cito solo una cosa la Cassa per il mezzogiorno, eterno argomento dei padani e che spesso e’ servita per finanziare aziende del nord che venivano al Sud solo per prendere finanziamenti.

Un saluto un abbraccio a tutti e spero che questo mio intervento sia comunque un piccolo contributo, una piccola tessera per costruire il grande mosaico del Partito del Sud.

Viva il Sud!

Oreste ALBARANO

Il Partito del Sud ora c'e' anche a Caserta!



Il 23 Marzo 2011 è nata la nuova sezione di Caserta "Antonio Ciano" del Partito del Sud.

Un altro tassello s'aggiunge al cammino di rafforzamento e di radicamento sul territorio del Partito del Sud, in una città che ha dato tanto lustro alla nostra storia, per completare l'opera di copertura e presenza territoriale del nostro partito.

Gli auguri più sentiti e sinceri ai nostri nuovi amici e compatrioti per i significativi successi che, di sicuro andranno a conseguire insieme a noi, in un prossimo futuro. Un ringraziamento in particolare va agli amici casertani per aver voluto dedicare al nostro Presidente Onorario Antonio Ciano la titolazione della sezione.

La nuova sezione ha sede in via L. da Vinci in San Nicola la Strada (Ce)

email : sezionecianocaserta@virgilio.it

DIRETTIVO
Presidente sezione e Coordinatore Provinciale: Antonio De Falco
Vice Presidente : Vincenzo Napoletano
Tesoriere : Michele Riviello
Consigliere : Rosario Morone
Consigliere : Luciana Napoletano

Segnaliamo con piacere che il tesoriere della Sezione, Michele Riviello, ricopre l'incarico di C.T. della Nazionale di Calcio del Regno delle Due Sicilie, Nazionale di calcio che così bene si è comportata nell'ultimo mondiale di calcio per Nazioni senza Stato di Gozo 2010, arrivando, alla sua prima esperienza internazionale, alla semifinale mondiale del torneo Viva Cup della NF Board.

domenica 20 marzo 2011

IL 21 MARZO A ROMA LA PRIMA DELLO SPETTACOLO TEATRALE "TERRONI"...NON PUOI MANCARE!

Lettera al Presidente della Repubblica di una giovane meridionale emigrata


G.ssimo Sig. Presidente,
il mio nome è Rullo Emanuela e sono nativa di quella meravigliosa terra che si chiama Irpinia. Mentre le scrivo percorro la A1 in direzione Roma dove da ben ormai otto anni ho dovuto per motivi di lavoro stabilire la mia dimora, emigrata come la quasi totalità dei miei coetanei, saluto dopo un fine settimana le mie montagne e la mia famiglia.
Quest’anno Sig. Presidente mi si chiede di festeggiare la ricorrenza dell’unificazione di questo paese, dell’unità d’Italia.
Premetto che non sono monarchica e non auspico il ritorno di alcun sovrano, premessa quanto mai dovuta poichè purtroppo troppo spesso la voce dissenziente del mio popolo viene messa a tacere e sminuita con l’appellativo di nostalgica o monarchica, quando essa in verità, non esprime né l’uno né l’altro sentimento.
Il recupero della verità storica che a 150 anni dovrebbe essere niente più che un atto di civiltà e democrazia e che non dovrebbe spaventare un paese unito, è un atto che viene richiesto unicamente per restituire dignità ed orgoglio ad un popolo e ad una terra e non per nostalgia. Estremamente breve e travagliata è la vita di coloro che dimenticano il passato, trascurano il presente, temono il futuro: giunti al momento estremo, tardi comprendono di essere stati occupati tanto tempo senza concludere nulla scriveva Seneca.
Ebbene, a quale futuro sig. Presidente, questo paese si sta preparando se a distanza di 150 anni ancora teme la propria storia? Se a distanza di 150 anni ancora la stessa è intrisa di menzogna e camuffata e nascosta ed oltraggiata?
Eppur dobbiamo festeggiare! Festeggiare senza ricordare i morti, senza ricordare i corpi esposti, i saccheggi, le bombe, le violenze, e festeggiare passando sopra gli insulti.
Studi accreditati che si sono susseguiti in questi 150 anni hanno dimostrato come in questo paese il divario non esistesse al momento dell’unificazione se non in misura minima e come esso invece sia andato formandosi proprio nel corso di questi 150 anni per effetto dello sviluppo di una economia di tipo dualistico. Devo citarLe Nitti, ancora oggi attualissimo? Devo citarLe i recenti studi pubblicati dalla Banca D’Italia, devo farle l’esempio della Germania che in dieci anni ha unito un paese che era diviso? E’ talmente evidente sig. Presidente come il mio popolo (che dovrebbe essere anche il suo) sia annichilito dal peso di questa mancata verità manipolata e trasformata in una colpa, in un peccato originale incancellabile, giustificativo perenne e risolutivo di un sottosviluppo che ha ben altre origini.
Devo festeggiare sig. Presidente gli insulti dei ministri di questo paese? Devo festeggiare la monnezza, e non mi riferisco ai rifiuti urbani quanto bensì, ai rifiuti tossici industriali e nucleari che avvelenano la mia terra e ne uccidono il futuro? Devo festeggiare i giovani meridionali che hanno lasciato la propria terra per trasferirsi nelle regioni del nord del paese, o devo festeggiare la disoccupazione e la criminalità organizzata che collusa con la politica crea catene che nessuno manifesta intenzione a spezzare? E ancora Sig. Presidente devo festeggiare che Matera nell’anno 2011 ancora non ha una stazione e l’alta velocità arriva solo fino a Napoli e che dopo Napoli si viaggia con il binario unico dove i moscerini vanno più veloci dei treni? E allora mi toccherà festeggiare anche che i soldi per l’ammodernamento e la messa in sicurezza del raccordo autostradale AV-SA sono scomparsi in corrispondenza della firma del protocollo di intesa fra Italia e Slovenia ove sono riapparsi per la progettazione della tratta ferroviaria tra Trieste e Lubiana, o che i fondi FAS che dovevano servire a favorire processi di sviluppo di zone sempre più povere e abbandonate a se stesse sono andati alla copertura delle multe sulle quote latte o alla realizzazione di interventi di ammodernamento della flotta di traghetti turistici per il lago di Como, non proprio una regione sottosviluppata o per la Agenzia alimentare a Parma?
E ancora Sig. Presidente mi toccherà pure festeggiare che in occasione di questo anniversario ben 145 milioni di euro sono stati spesi per un museo che offende il mio popolo quale il Museo Lombroso e questo mentre Pompei crolla e la Reggia di Carditello viene messa all’asta.
Non Le sto imputando colpe Sig. Presidente, il suo è un ruolo istituzionale, ma non potevo non manifestarLe la mia indignazione e illustrarLe i motivi per i quali mi spiace ma Io non ho proprio nulla da festeggiare, festeggiare qualcosa che per me non ha mai avuto luogo, perché unità non v’è mai stata e ancora tarda a venire.
Grazie
R.E.

venerdì 18 marzo 2011

Roma 17 marzo 2011: cronaca di un giorno da uomini liberi...o quasi...



Ieri abbiamo fatto la nostra manifestazione organizzata dal Partito del Sud di Roma ed, anche se la Questura di Roma ci ha negato l'accesso alla Piazza del Pantheon e la possibilità di manifestare civilmente il nostro dissenso contro il vergognoso omaggio al re macellaio, grazie soprattutto all'iniziativa di un amico siciliano, siamo riusciti per qualche minuto ad esporre un cartello che dimostra la nostra pacifica protesta meridionale contro questa festa assurda. Infatti mentre la polizia bloccava la maggior parte dei "briganti" partiti da Piazza Venezia vero le 9-9.30 e che voleva passare per il Pantheon, non per fermarsi a manifestare ma almeno a distribuire volantini o facendo leggere cartelli che indossavamo, qualcuno di noi si e' staccato dal gruppo ed ha raggiunto il Pantheon giusto in tempo per fotografare il cartellone esposto dall'amico Gaetano da un balcone che affacciava sulla piazza. cartellone che si vede nella foto sopra ed e' stato ripreso anche da alcuni giornali e testate on line.
Il cartellone è stato bruscamente ritirato da agenti di polizia (motivi di ordine pubblico???) e l'amico Gaetano Siciliano è stato minacciato di denuncia (di quale reato???)...noi del Partito del Sud siamo pronti ad accollarci le spese legali nel caso che la minaccia diventi realtà. Inoltre Enzo Riccio e Natale Cuccurese, sentiti gli altri esponenti del Direttivo Nazionale, hanno deciso per la tessera onoraria a Gaetano...Siciliano di nome e di fatto! E' lo stesso Gaetano che spiega in una sua nota su FB che sta benissimo, che non ha subito nessuna violenza e per ora nessuna denuncia ma solo minacce...ringrazia noi e tutti gli altri movimenti meridionalisti e sicilianisti che gli hanno dimostrato solidarietà.
Ci vorrebbero tanti come lui, uomini del Sud coraggiosi, sinceri e e moderati...così diversi dai tanti rivoluzionari da tastiera che girano in rete, i duri e puri di "indipendenza o niente" (che però spesso rimangano sulle loro poltrone o seduti davanti ai loro PC e continuano a vivere in un loro mondo virtuale), quelli che hanno sempre una precisazione da fare ed una critica per chi fa qualcosa che per loro e' sempre troppo poco...la stragrande maggioranza di questi leoni della rete non li vediamo mai nella realtà, ne' nelle strade e nelle piazze ne' altrove.
Sotto una pioggia incessante, siamo arrivati a Piazza Farnese intorno alle 10 dove c'era il raduno e l'autorizzazione a manifestare...avevamo distribuito i nostri cartelloni con le nostre frasi di protesta contro il 17 marzo, contro i Savoia e contro le bugie risorgimentali. Ci hanno raggiunti altre delegazioni, tra cui quella di Insorgenza Civile e di un gruppo veneto che si è unito alla nostra protesta...inoltre altri amici del Partito del Sud ci hanno raggiunto da Napoli, dalla Toscana, dalla Calabria ed anche dal Nord, in tutto nella Piazza eravamo una cinquantina di persone. Molti dei passanti non capivano e c'era pure qualcuno che leggendo il nostro volantino o i nostri cartelloni ci accusava di essere "contro l'Italia unita"...ancora una volta dovevamo spiegare che noi eravamo contro il COME si era arrivati all'Italia unita e cosa questo ha significato per il Sud. Tante bandiere del regno delle Due Sicilie, simbolo della nostra identità e di una storia negata da quasi 150 anni...e foto finale davanti a Palazzo Farnese, dimora romana di Francesco II nel suo esilio romano e che quindi sembrava un nostro appuntamento con i ricordi e con un destino. Anche qui abbiamo spiegato a tantissimi che il nostro era un omaggio alla nostra storia ed alla nostra identità, una storia ancora negata da 150 anni e continuamente oltraggiata con le bugie risorgimentali, non nostalgia o velleità di tornare ad antiche monarchie.
Verso le 12.30-13 tutti belli zuppi, ci siamo salutati ed abbiamo lasciato la piazza...alcuni di noi si sono concessi una sosta pranzo ed altri ci hanno salutato per tornare a casa....una bella giornata, mentre ovunque nelle vie ed anche in TV avanzava la stantia retorica "risorgimentale", noi l'abbiamo vissuta da uomini liberi con la nostra protesta civile e pacifica e da meridionali a testa alta.
Sarebbe stato bello contare sulla partecipazione di decine di briganti in più ed avere avuto la possibilità di essere in piazza al passaggio del Presidente Napolitano...ma abbiamo la coscienza a posto per aver fatto il massimo di quello che si poteva fare e siamo pronti alle prossime battaglie.
Ringrazio tutti i partecipanti, sia del PdSud che gli altri e spero che tutti, a parte la pioggia, hanno avuto le mie stesse piacevoli sensazioni...e concludo con la bella frase scelta da Gaetano:
IO NON FESTEGGIO GENOCIDI...LA VITA E' BELLA

Enzo Riccio
Segr. Org. Nazionale
PARTITO DEL SUD

lunedì 7 marzo 2011

Pino Aprile alla puntata de L'infedele del 7/03


Gad Lerner stasera parla del risorgimento, periodo mitico per lui e molti altri purtroppo, la novità e' che oltre alle polemiche (strumentali come al solito...) della Lega Nord ci sarà anche una voce meridionalista come Pino Aprile...

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Nuova appuntamento con 7L’Infedele stasera alle 21,10 su La7, come sempre condotto da Gad Lerner. Il tema di questa puntata è dedicato all’Italia e alle celebrazioni del prossimo 17 marzo. Ci sarà anche un’insolita presenza musicale: il coro dell’orchestra “Giuseppe Verdi” di Milano che eseguirà tre inni patriottici. Fra di questi non mancherà il “Va’ pensiero” composto da Verdi con esplicite allusioni irredentistiche e risorgimentali.

La domanda che viene posta è scontata. Come mai si mette in discussione l’unità del nostro paese e perché di conseguenza mettere in discussione la sua storia, lo stesso Risorgimento. Come se questo momento storico fosse solo dipeso da un interesse strategico di potenze straniere come la Francia, la Gran Bretagna e perfino gli Stati Uniti? E perché poi la Lega ha interesse a boicottare il 17 marzo contrapponendovi altri anniversari regionali da festeggiare separatamente? Magari un modo non ideale per arrivare a quel federalismo che in tanti auspicano. Parleranno di tutto questo lo storico Sergio Luzzatto che darà il suo contributo per rispondere a queste domande, partendo dal suo ultimo pamphlet polemico, “Il crocifisso di Stato” (Einaudi), nel quale indica la forzatura simbolica di natura pseudo-religiosa come un pericoloso surrogato della carente identità nazionale.

Fonte: L'Infedele

Gigi Di Fiore a Cosenza l'11 marzo



Venerdi 11 marzo 2011 a Cosenza alle ore 18, presso la libreria Ubik, si terrà un incontro:
"Dal centralismo al federalismo, l'unità 150 anni dopo".

All'evento sarà presente Gigi Di Fiore, giornalista, storico e autore di numerosi testi sull'unità d'Italia. Introdurrà il dibattito prof Ulderico Nisticò.
Tutti gli aderenti e simpatizzanti del PdSud in zona sono invitati.

venerdì 4 marzo 2011

IN TV GIGI DI FIORE A "LA STORIA SIAMO NOI", PUNTATA SUL RISORGIMENTO VENERDI' 4 MARZO ORE 23

Gianni Minoli ha inaugurato su Rai 3 una serie di puntate de "La storia siamo noi" sul cosidetto "risorgimento".

Segnaliamo che nella puntata di venerdì 4 marzo, con inizio alle ore 23, andrà in onda la puntata "Ippolito Nievo - inchiesta sui Mille", con un'ampia intervista allo scrittore Gigi Di Fiore.

Noi meridionalisti vi spieghiamo perchè non festeggiamo il 17 marzo...



Spesso ci chiedono il motivo per il quale noi meridionalisti del Partito del Sud non festeggeremo il 17 marzo, ed ecco che ci arrivano le solite domande o le consuete osservazioni del tipo "ma allora volete la separazione come la Lega Nord" , "ma mica rimpiangete il Regno delle Due Sicilie", "non si può mettere in discussione l'Unità d'Italia e voi esprimendo la vostra contrarietà al 17 marzo vi fate strumentalizzare", "ma sono passati tanti anni ed ancora voi meridionali vi lamentate che e' tutta colpa dei Savoia" etc etc...
Cerchiamo di mettere le cose a posto e di spiegare per bene, una volta per tutte, perchè non festeggeremo questa giornata e perchè manifesteremo il nostro dissenso verso questa giornata di "festa" e l'omaggio del Presidente Napolitano al Re Vittorio Emanuele II, e soprattutto perchè questo lo riteniamo importantissimo per una riscossa del Sud.
Il 17 marzo 1861 ci fu la proclamazione del "Regno d'Italia" che di fatto fu l'annessione di alcuni territori al Regno di Sardegna, da notare bene che mancava ancora Roma e il Veneto che sarebbero stati annessi ca. una decina di anni più tardi, e, soprattutto, non ci fu una nuova entità statale nata con il consenso del popolo ma un semplice cambio di denominazione dello Stato sabaudo che annetteva diversi territori (con campagne di guerra non dichiarata e con plebisciti truffa...) e si autoproclamava "Regno d'Italia". Prova ne fu che Vittorio Emanuele II re di Sardegna continuò a chiamarsi Vittorio Emaniele II re d'Italia (perchè non Vittorio Emanuele I re d'Italia?)e che il primo parlamento italiano fu l'ottavo parlamento di Torino, inoltre furono estese le leggi piemontesi al resto della penisola (come mai non ci fu allora una soluzione federalista che teneva conto delle differenze tra i vari territori? Forse perchè allora il Sud non era più povero del resto del paese come e' oggi dopo 150 anni di colonizzazione?).
Cosa ha portato al Sud questa proclamazione?
Dieci anni di guerra civile con centinaia di migliaia di morti nella guerra civile tra il 1861 ed il 1870 detta "guerra al brigantaggio" ("lo stato piemontese e' stato una dittatura feroce che ha messo a ferro e fuoco l'Italia meridionale e le isole, squartando, fucilando, seppellendo vivi i contadini poveri che scrittori salariati tentarono d'infamare col marchio di briganti" - Antonio Gramsci), le disastrose avventure coloniali, il fascismo e altre tragedie come le guerre mondiali con perdite umane immani...cosa dovremmo festeggiare?
E dal punto di vista economico?
Una spoliazione di ricchezze, una distruzione del nascente tessuto produttivo ed industriale borbonico per favorire l'affermazione dell'industria al Nord, un inasprimento feroce delle tasse (che erano molto piu' basse nel periodo precedente) e soprattutto la convinzione lombrosiana che "altro che Italia! Questa e' Africa! I beduini al confronto di questi cafoni sono latte e miele!" "i meridionali sono africani, da far diventare forzatamente italiani a colpi di baionetta!"...si leggano le dichiarazioni dei generali macellai e criminali di guerra come Cialdini o governatori illuminati come Farini inviati da Torino.
Non si capisce perchè una Repubblica nata nel 1946 debba festeggiare una monarchia così nefasta, dimenticandosi perfino che un re Savoia firmò le leggi sulla discrimanazione della razza.
Insomma il Sud dal 1861 fu ridotto a colonia e conobbe per la prima volta nella sua storia secolare la tragedia di un'emigrazione bibblica, una diaspora che nemmeno gli ebrei hanno conosciuto...in 150 anni più di 20 milioni di meridionali hanno abbandonato le loro case, i loro affetti e le loro radici per andare al centro-nord o all'estero, tale diaspora continua ancora ai giorni nostri con caratteristiche e modalità diverse.
Sarebbe stato un onore far parte di un'unica nazione una, "di lingua, di armi e di cor", aver versato da "fratelli d'Italia" il nostro sangue sul Piave per "liberare" lontanissime città come Gorizia....ma sinceramente non credevamo di avere come ringraziamento i cartelli "non si fitta ai meridionali" o gli striscioni negli stadi del Centro-Nord del tipo "Forza Vesuvio! Forza Etna! Terremotati! Colerosi!".
Non vogliamo il ritorno ad antiche monarchie ma e' paradossale, in un paese con ministri che hanno dichiarato di pulirsi le loro parti meno nobili col tricolore, pensare che siamo noi a minacciare "l'unità d'Italia", noi non vogliamo nessuna guerra contro il resto del paese e nessuna separazione...ancora più paradossale che tutto ciò che e' "borbonico" viene ancora visto come il male assoluto e qualcosa di oscurantista, retrogrado e minaccioso...mentre si finge di non vedere le bandiere della Padania (Stato che non e' mai esistito nella realtà storica) o di non ascoltare gli slogan razzisti dei raduni leghisti e tutto ciò non indigna, non e' "minaccioso dell'unità e della coesione nazionale".
Ieri la Questura di Roma ci nega una manifestazione il 17 al Pantheon, dove abbiamo espressamente affermato che volevamo organizzare una protesta ed un dissenso civile, pacifico e democratico ed assolutamente nel pieno rispetto delle leggi e del Presidente di questa Repubblica...ancora una volta, senza voler fare il "solito vittimismo meridionale", siamo figli di un Dio Minore? Siamo italiani di serie B?
Siamo stanchi di subire ed abbiamo il diritto e dovere di esprimere il nostro dissenso, ce lo dice l'articolo 21 della nostra Costituzione e quindi insisteremo con la Questura...e giovedì 17 marzo tutti al Pantheon con noi, ad esprimere civilmente e pacificamente, in maniera gandhiana direi, il nostro dissenso!!!
In questo paese con scarsa memoria si devono finalmente abbandonare i falsi miti risorgimentali, prima la verità...se si vuole parlare di unità e non le bugie e le favolette alla De Amicis.

Oltre la verità storica, per avere un paese davvero unito ci vuole una politica che crei le stesse possibilità al Nord ed al Sud, in una parola una politica di giustizia e di riequilibrio economico per diminuire le differenze invece che accentuarle, ciò che ha fatto la Germania alla caduta del muro di Berlino per riavvicinare il tenore (e la qualità) di vita dei tedeschi dell'Est a quelli dell'Ovest...abbiamo qualche "leggerissimo sospetto" che questo non sia l'obiettivo ne' della destra lumbard di Berlusconi e Bossi ne' della sinistra emiliana di Bersani....infatti il gap negli ultimi 16 anni e' aumentato.
Quando finalmente un giovane laureato a Napoli o a Palermo avrà, a parità di merito, le stesse possibilità di lavoro di un suo collega a Milano...quando per andare in treno da Napoli a Reggio C. ci si impiegherà lo stesso tempo che per andare da Roma a Milano...quando un imprenditore al Sud avrà le stesse possibilità di un suo collega al Nord, le banche gli concederanno prestiti alle stesse condizioni, le infrastrutture ed i servizi, oltre alla criminalità, non lo ostacoleranno...allora sì che possiamo parlare di "unità", fino a quel momento per favore risparmiateci le vostre favolette e le bugie risorgimentali da "fratelli d'Italia".
CHI CONTROLLA IL PASSATO CONTROLLA IL FUTURO (G. Orwell)


Enzo Riccio
Segr. Org. Nazionale
PARTITO DEL SUD

giovedì 3 marzo 2011

Antonio Ciano a Radio Hinterland venerdì 4 marzo ore 10.30



Venerdì 4 marzo 2011 dalle 10.30 nel programma "Facebook su Radio Hinterland" si parla della della festa del 17 marzo, i 150 anni e le relative polemiche.

Intervengono: Sergio Chiamparino (Sindaco di Torino), Attilio Fontana (Sindaco di Varese), Luigi Spagnolli (Sindaco di Bolzano), Flavio Tosi (Sindaco di Verona), Antonio Ciano (Assessore di Gaeta), Antonella Rinella (Comune di Bari), Gianmarco Centinaio (vicesindaco di Pavia), Graziano Delrio (Sindaco di Reggio Emilia), Rosario Olivo (Sindaco di Catanzaro), Davide Boni (Regione Lombardia).
Conduce: Gabriele Pugliese
inviati Facebook: Brandie Silva (Language Point), Omar Abdel Aziz
regia: Marco Bagatti e Riccardo Veneroni

Chi desidera porre delle domande può scriverle nella bacheca del gruppo "Facebook Radio Hiterland"

PER ASCOLTARE IN DIRETTA SUL WEB:
http://www.radiohinterland.com/?q=taxonomy/term/180

mercoledì 2 marzo 2011

Il Partito del Sud apre una sezione in terra sannita!



Ieri 01 Marzo 2011, è stata formalizzata la nuova sezione campana del Partito del Sud nel Sannio, una sezione intitolata ad una delle vittime delle stragi piemontesi:
Partito del Sud - Gruppo Sannita "Concetta Biondi" (Ponte - Casalduni).
Auguri vivissimi ai nuovi amici e compatrioti Mazza, Capobianco, Sica e tutti gli altri per lo sviluppo e le future attività della nuova sezione nata in luoghi simbolo della nostra storia!