giovedì 24 aprile 2014

Rimuoviamo il busto di Cialdini a Reggio Emilia! Firmate e diffondete la petizione del Partito del Sud su Change.org

Sosteniamo con una firma questa importante petizione lanciata oggi dal Partito del Sud, affinché il busto di Enrico Cialdini venga al più presto rimosso, nell'augurio che presto in tutta Italia ogni busto, statua, via e titolazioni a quello che fu un vero e proprio criminale di guerra, feroce e sanguinario, vengano al più presto rimosse o cancellate.

Si può firmare la petizione su CHANGE.ORG al seguente link:


Lanciata da Antonio Ciano e Natale Cuccurese

Al Sindaco di Reggio Emilia
Le celebrazioni per l'Unità d'Italia, avvenute nel 2011, sono state un momento importante anche per ricordare verità storiche e pagine non degne del processo unitario e restituire onore e giustizia a miglia di vittime innocenti. 
Si è iniziato a cogliere finalmente l'occasione per analizzare con onestà e serenità il complesso svolgimento del processo di unificazione del Paese, cercando di riconoscerne gli errori e i limiti che hanno comportato gravi sofferenze per molti degli italiani stessi. 
Seppur in ritardo, è necessario, per poter dire che l’unità sia pienamente realizzata, affrontare questa e altre ferite aperte, nella convinzione che la verità, e non la rimozione, sia la terapia migliore per lenire le lacerazioni del passato per superarle nei valori della modernità democratica consolidata dalla Costituzione Repubblicana del 1948. Mai come in questo caso è necessario ribadire che la verità rafforza l’unità, come affermato in cerimonie diverse anche dai Sindaci di Gaeta, Vicenza e Reggio Emilia durante la consegna del primo tricolore alla città di Pontelandolfo.
In questo quadro, per noi meridionalisti progressisti del Partito del Sud, ma direi per tutti i cittadini liberi di questo paese, è stato particolarmente significativo il gesto compiuto dal Sindaco di Vicenza, Achille Variati, che si è recato il 15 agosto 2011 a Pontelandolfo, una delle città martiri del sud, a chiedere scusa per il massacro colà perpetrato nel 1861 da una colonna piemontese al comando di un colonnello originario della città labronica, impegnandosi pubblicamente ad intitolare, come tangibile segno di riconciliazione, una via di Vicenza alla città di Pontelandolfo. 
 Altrettanto significativo il discorso del Sindaco di Reggio Emilia Graziano Del Rio che,come riportato dalle cronache locali, “mercoledì 3 agosto 2011, nella Sala del Tricolore di Reggio Emilia, ha consegnato una copia del Primo Tricolore alla città di Pontelandolfo (Benevento), teatro di un eccidio il 14 agosto 1861 da parte dell'esercito sabaudo. Alla cerimonia ha partecipato il vicesindaco del Comune campano Donato Addona.
Nell'anno delle celebrazioni per l'Unità d'Italia, il sindaco di Reggio Emilia aveva invitato il sindaco di Pontelandolfo a ricevere il Primo Tricolore, affermando "se giustizia non può essere fatta, perché i tempi sono troppo lontani, si può dire che centocinquanta anni sono sufficienti per chiedere scusa per l'enorme lutto che fu arrecato ingiustamente".
"Le celebrazioni per l'Unità d'Italia - ha detto il sindaco Delrio, rivolgendosi al vicesindaco Addona - sono un momento importante anche per ricordare verità storiche e pagine non degne del processo unitario e restituire onore e giustizia a vittime innocenti.
Proprio in quanto Città del Tricolore, Reggio Emilia ha svolto un ruolo di primo piano nel 2011, anno di commemorazione del 150° anniversario dell'Unità, ospitando l'apertura delle celebrazioni da parte del Presidente della Repubblica.
"È una grande emozione ricevere il Primo Tricolore in questa sala, che testimonia come l'Italia sia una sola - ha detto il vicesindaco Addona - Questo è un importante riconoscimento per la storia di Pontelandolfo, come lo sarà la partecipazione del Comitato dei garanti per le celebrazioni del 150° anniversario dell'Unita' d'Italia Giuliano Amato, delegato dal presidente della Repubblica, a una cerimonia in ricordo delle vittime dell'eccidio del 1861, che avverrà il prossimo 14 agosto nella nostra città. Non vogliamo che Pontelandolfo sia ricordato come un covo di briganti, perché così non è." Dopo aver ricevuto il Primo Tricolore, Addona ha tra l'altro donato al sindaco Delrio un volume che ricostruisce i fatti del 1861.
Pontelandolfo attende da decenni che venga riconosciuto il massacro del 14 agosto 1861.”
 ( da un articolo della Gazzetta di Reggio del 4 Agosto 2011)
L'eccidio di Pontelandolfo, compiuto da una colonna di 400 bersaglieri il 14 agosto del 1861, è tra le pagine più oscure del Risorgimento. La vicenda si inquadra nell'anno più caldo del cosiddetto brigantaggio post-unitario. 
L'11 agosto 1861, 41 dei 44 soldati al comando furono uccisi da uomini della banda Giordano nei pressi di Pontelandolfo, una zona dove da giorni erano in corso azioni di resistenza ad opera di bande di ex soldati borbonici. 
Dopo la morte dei 41 soldati, fu comandata un'azione di rappresaglia militare a Pontelandolfo e Casalduni. Il luogotenente Enrico Cialdini, comandò che di Pontelandolfo non doveva rimanere più pietra su pietra. L'azione militare fu spietata, la colonna di soldati distrusse l'intero paese radendolo al suolo, uccidendo un migliaio di persone innocenti, fra cui donne, bambini, anziani. E’da quel lontano giorno del 1861 che Pontelandolfo attendeva che venisse riconosciuto il massacro.
Facendo pertanto seguito alle condivisibili dichiarazioni del Sindaco Del Rio  chiediamo che alle parole seguano i fatti e si proceda pertanto alla rimozione del busto in marmo del Gen. Cialdini, che ordinò la strage di Pontelandolfo poi eseguita dal Colonnello Pier Eleonoro Negri di Vicenza, busto posto nell’androne d’ingresso del Comune di Reggio Emilia.
Il busto di Cialdini, esposto proprio di fianco alla lapide posta a ricordo dei 500 Partigiani reggiani caduti per liberare il paese dal giogo nazifascista stride ancora di più, se ricordiamo che gli eccidi compiuti al sud dalle truppe da lui comandate, Pontelandolfo è solo un caso fra altri, nulla hanno da invidiare per numero di vittime e ferocia a stragi quali quella di Marzabotto, basti come sempio pensare anche a quanto accadde a Gaeta, con più di 4.000 morti fra civili e militari e l'intera città rasa al suolo dai continui bombardamenti, inoltre la presenza del busto è in contrasto con le peculiarità e tradizioni degli abitanti della città di Reggio Emilia, famosi proprio per lo spirito d’accoglienza e solidarietà verso ogni popolo dimostrata da sempre dai suoi cittadini in ogni frangente, anche il più drammatico.
Richiediamo pertanto la rimozione del busto marmoreo in questione affinchè non siamo omaggiati personaggi che con la loro opera diretta , ben al di là del dovere e zelo militare, hanno prodotto tante luttuose sofferenze nel popolo meridionale.
Invitiamo a tal fine tutti i cittadini a firmare la petizione affinchè questo busto venga rimosso, nell’augurio che presto in tutta Italia ogni busto, statua, via e titolazioni a quello che fu un  vero e proprio criminale di guerra, feroce e sanguinario, vengano al più presto rimosse o cancellate. Invitiamo inoltre le forze politiche progressiste, in vista delle prossime elezioni comunali, a prendere impegno da subito sulla rimozione del busto marmoreo in oggetto.
Dalla lettera del Sindaco di Pontelandolfo Dott. Cosimo Testa ai partecipanti del Convegno tenutosi a Villa Cialdini, Castelvetro di Modena, il 1° Ottobre 2011:
“ Un militare che nel suo curriculum si vanta di aver fatto fucilare 8968 nemici, tra cui 64 preti e 22 frati, di aver causato 10.604 feriti, di aver fatto 7112 prigionieri, di aver fatto bruciare 918 case, di aver ordinato di radere interamente al suolo e bruciare 6 paesi, a mio avviso, dovrebbe essere definito: CRIMINALE DI GUERRA.
E tutte le onorificenze e le medaglie conferitegli, rimosse.”

Antonio Ciano - Presidente Onorario del Partito del Sud
Natale Cuccurese - Presidente Nazionale del Partito del Sud

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