giovedì 27 novembre 2008
GLI APPARENTAMENTI - Comunicato di Antonio Ciano
Ricevo e pubblico il comunicato diramato da Antonio Ciano, segretario nazionale del Partito del Sud. Negli ultimi giorni su troppi blog si e' parlato, in modo un po' distorto secondo noi, di questo nostro apparentamento con Alleanza Federalista (in realtà ancora in fase di trattativa...) e addirittura con la Lega Nord (???). Quindi e' meglio chiarire ancora una volta la nostra posizione e cosa vogliamo fare, il nostro segretario lo ribadisce con questo comunicato...
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"Il PdSud - spiega Ciano - guarda con interesse all'esperienza di Alleanza federalista promossa dall'onorevole Giacomo Chiappori, rivolta a favorire, come noi, la nascita di un soggetto politico dei meridionali.
Per questo motivo abbiamo nominato, sulla base di una mozione presentata a tal proposito dal vicecoordinatore Erasmo Vecchio, approvata all'unanimità, un comitato di coordinamento nazionale che apra con Af una fase interlocutoria rivolta a verificare, sia l'opportunità di dare vita al Parlamento del Sud, quale organismo unico di proposta e confronto, sia la possibilità di una partecipazione congiunta alle europee 2009..."
Questo è il comunicato emesso dopo la riunione avvenuta a Gaeta ai primi di ottobre 2008.
Abbiamo aperto con Chiappori una discussione, a volte anche aspra, a palazzo Marino, come abbiamo aperto altre discussioni con movimenti meridionalisti (Lega Sud, Per il Sud).
I CDS a Gaeta, un anno fa ci comunicarono attraverso Fiore Marro che non intendevano partecipare alla vita politica italiana, che era loro intenzione fare cultura, convegni e dibattiti per dare coscienza al popolo duosiciliano.
(non intendevano partecipare ad un "Partito del Sud" ma poi vogliono partecipare anzi presentarsi nelle Liste di un partito finto meridionalista come l'MPA...n.d.r.)
Il PdSud, come Sud Libero, la Lega Sud e Per il Sud si è presentato da solo alle elezioni politiche in Sicilia.
Questa è la realtà.
Se poi, un movimento politico non debba avere rapporti con altri partiti questo è veramente una cosa originale. Non dovremmo nemmeno presentarci alle elezioni, sia politiche che amministrative e chiedere l'autonomia con i fucili.
Nel Sud Italia lo abbiamo fatto nel 1861 e ci hanno massacrati; la Sicilia si è svegliata dopo sei anni, nel 1866 e le truppe savoiarde hanno bombardato Palermo per sette giorni e mezzo mietendo oltre settemila morti.
La Sicilia ci ha riprovato con l'Evis e tutti sappiamo come è finita.
Lombardo è prigioniero della destra, ha uno Statuto speciale da adottare, ma non lo fa. Quindi segue la linea liberale e massonica di questo Stato nato 147 anni fa.
In questi giorni stiamo dialogando con i Liberal Democratici, siamo stati interpellati anche dall'IDV provinciale.
Forse è peccato.
Un anno e mezzo fa ci siamo presentati alle elezioni amministrative di Gaeta, abbiamo vinto, amministriamo la nostra città assieme alla lista civica del Sindaco.
Dobbiamo amministrare la città con leggi imposteci dal sistema liberale, fascista, e sabaudo. Ci tocca far applicare imposte, tasse e balzelli dettateci dalla Corte dei Conti. Il sistema risorgimentale sta implodendo, non ce la fa più.
Il sistema centralista è morto.
Ci vuole un federalismo sano, che dia autonomia impostiva ai comuni, le altre sono solo chiacchiere.
Chiappori ha dato una mano ai comuni italiani, si è impegnato, con la legge sul federalismo fiscale approvata dal consiglio dei ministri il 3 ottobre del 2008, all'art. 16: il ritorno alla mia città e a tutte le altre dei beni demaniali che i piemontesi e i giacobini francesi ci avevano espropriato, è una realtà.
Per questo lo ringrazio.
La politica è altra cosa: è fatta di confronti, di aperture e di chiusure, di strategie, di impegni, di storia.
Noi stiamo cercando di dare anima alla nostra storia passata, ma di costruire il futuro dei nostri figli, costretti all'emigrazione da questo sistema sin dal 13 febbraio del 1861.
Le recrudescenze e le spernacchiate dei Blog non ci interessano, anzi, se servono a costruire il fronte di un Sud unito, ben vengano. Ma è difficile.
Non cerchiamo posti, nè prebende.
Come Partito del Sud stiamo costruendo qualcosa di positivo.
Erasmo Vecchio sta dando vigore ai "Compra Sud", in pochi anni migliaia di operatori meridionali venderanno i loro prodotti in una struttura nata al Sud, in quella Sicilia fucina di menti, di gente coraggiosa che combatte la mafia ogni giorno, che lavora nei campi, nelle fabbriche, negli enti, sulle navi che ogni giorno solcano i mari di tutto il mondo.
Stiamo costruendo il nostro partito sul territorio.
Abbiamo bisogno di comunicare, abbiamo a disposizione solo Internet.
Berlusconi ci ha chiuso TMO Gaeta, la prima telestreet italiana.
Si, proprio quello del popolo delle Libertà, ma il suo sistema è alla frutta.
Un giorno si alleerà con questa sinistra per difendere l'economia tosco-padana. In Italia esistono due partiti, quello del Sud e quello del Nord.
Loro sono organizzati, hanno costruito il consenso con le loro malefatte, con i loro affari, con le loro industrie.
Tocca a noi organizzare e costruire la coscienza meridionalista al nostro popolo, unirci con gli altri gruppi.
Nel 1860 avevano 350 bande di partigiani, non abbiamo battuto i piemontesi perchè non c'era un capo che le guidasse.
Uniamoci, e vinciamo.
Questo è il mio appello.
Forse il 6 dicembre ci sarà un consiglio comunale per discutere una eventuale denuncia contro casa Savoia per i danni di guerra subiti da Gaeta nel 1860-61, pensate che se non ci fosse stato il PdSud al governo della città sarebbe stato possibile?
Invito tutti i partiti e movimenti meridionalisti a presenziare a detto consiglio, venite con i vostri simboli, con le bandiere dei nostri avi, contiamoci, uniamoci.
A. Ciano
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lunedì 24 novembre 2008
Sangue e oro...solidarietà al popolo palestinese!
Mentre, nel disinteresse generale, la nostra classe dirigente si occupa dell'abbronzatura di Obama,delle labbra polifunzionali della Carfagna e degli appiccicosi glutei di Villari...a Gaza, e nel poco che è rimasto della Palestina ufficiale, si sta consumando l'ennesima tragedia del popolo arabo.
La politica israeliana che intende tirare definitivamente il cappio intorno al collo del popolo palestinese sta conducendo, nella striscia di Gaza in particolare, una manovra di chiaro sterminio di quelle popolazioni. Nella Striscia non si può lavorare la terra perchè i soldati israeliani con i carri armati distruggono i raccolti, nelle acque di Gaza non si può pescare perchè i pescherecci vengono sequestrati ed i pescatori arrestati, a Gaza non ci si può curare perchè i medicinali non ci sono più e le ambulanze non vengono fatte entrare in Israele, a Gaza manca la corrente elettrica e scarseggia l'acqua potabile, nella Striscia la mortalità infantile e senile ha raggiunto livelli da record.
Un Natale di sangue attende la Palestina e l'Europa, vittima e strumento dell'imperialismo nord-americano che da sempre appoggia Israele, sta a guardare.
Noi DuoSiciliani, che ben conosciamo il tallone dell'oppressione, ritroviamo nel popolo Palestinese tutte quelle emozioni e quei sentimenti che agitarono orgogliosamente il nostro popolo contro la politica di sterminio che l'aggressore piemontese adottò nei nostri confronti. Il popolo DuoSiciliano dovrebbe pertanto partecipare alla manifestazione di sabato 29 novembre a Roma (Appuntamento in Piazza della Repubblica ore 15) di solidarietà al popolo palestinese. Manifestazione per portare la solidarietà a chi soffre sotto il peso della violenza e per chiedere a voce alta:
LA FINE DELL'OCCUPAZIONE E DEL FURTO DELLE RISORSE NATURALI,IN PRIMIS L'ACQUA!
IL DIRITTO AL RITORNO, NELLA PALESTINA STORICA,PER I RIFUGIATI PALESTINESI
LA FINE DEL BLOCCO ECONOMICO CONTRO LA POPOLAZIONE DI GAZA
LA NASCITA DI UNO STATO PALESTINESE CON GERUSALEMME CAPITALE
LA DISTRUZIONE DEL MURO CON IL QUALE GLI ISRAELIANI GHETTIZZANO I PALESTINESI
LO SMANTELLAMENTO DEGLI INSEDIAMENTI COLONICI ISRAELIANI
LA REVOCA DEGLI ACCORDI DI COOPERAZIONE MILITARE CON ISRAELE
LA LIBERAZIONE DEI PRIGIONIERI POLITICI PALESTINESI
Enrico Viciconte - PARTITO DEL SUD "Sez. Lucio Barone" Roma
La politica israeliana che intende tirare definitivamente il cappio intorno al collo del popolo palestinese sta conducendo, nella striscia di Gaza in particolare, una manovra di chiaro sterminio di quelle popolazioni. Nella Striscia non si può lavorare la terra perchè i soldati israeliani con i carri armati distruggono i raccolti, nelle acque di Gaza non si può pescare perchè i pescherecci vengono sequestrati ed i pescatori arrestati, a Gaza non ci si può curare perchè i medicinali non ci sono più e le ambulanze non vengono fatte entrare in Israele, a Gaza manca la corrente elettrica e scarseggia l'acqua potabile, nella Striscia la mortalità infantile e senile ha raggiunto livelli da record.
Un Natale di sangue attende la Palestina e l'Europa, vittima e strumento dell'imperialismo nord-americano che da sempre appoggia Israele, sta a guardare.
Noi DuoSiciliani, che ben conosciamo il tallone dell'oppressione, ritroviamo nel popolo Palestinese tutte quelle emozioni e quei sentimenti che agitarono orgogliosamente il nostro popolo contro la politica di sterminio che l'aggressore piemontese adottò nei nostri confronti. Il popolo DuoSiciliano dovrebbe pertanto partecipare alla manifestazione di sabato 29 novembre a Roma (Appuntamento in Piazza della Repubblica ore 15) di solidarietà al popolo palestinese. Manifestazione per portare la solidarietà a chi soffre sotto il peso della violenza e per chiedere a voce alta:
LA FINE DELL'OCCUPAZIONE E DEL FURTO DELLE RISORSE NATURALI,IN PRIMIS L'ACQUA!
IL DIRITTO AL RITORNO, NELLA PALESTINA STORICA,PER I RIFUGIATI PALESTINESI
LA FINE DEL BLOCCO ECONOMICO CONTRO LA POPOLAZIONE DI GAZA
LA NASCITA DI UNO STATO PALESTINESE CON GERUSALEMME CAPITALE
LA DISTRUZIONE DEL MURO CON IL QUALE GLI ISRAELIANI GHETTIZZANO I PALESTINESI
LO SMANTELLAMENTO DEGLI INSEDIAMENTI COLONICI ISRAELIANI
LA REVOCA DEGLI ACCORDI DI COOPERAZIONE MILITARE CON ISRAELE
LA LIBERAZIONE DEI PRIGIONIERI POLITICI PALESTINESI
Enrico Viciconte - PARTITO DEL SUD "Sez. Lucio Barone" Roma
martedì 18 novembre 2008
Quando il sangue e' sangue...una bella storia...
Ricevo e pubblico, autorizzato dall'autore, una bella storia di famiglia.
Ed arriva da un nostro compatiota che vive in Spagna, emigrato come tanti meridionali della diaspora bibblica post-unitaria...
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La mia famiglia è sempre stata patriotticamente per il Regno di Napoli e poi per il Regno delle Due Sicilie. Un patriottismo che portò i miei antenati a parteggiare per i guerriglieri ed aiutarli in ogni modo fornendogli cibo, vestiario, informazioni sul nemico e raccogliendo fondi per la loro lotta. Un aiuto che gli occupanti non potevano tollerare.
Una notte il nonno di mio nonno era nei boschi per portare viveri ai guerriglieri, contemporaneamente i bersaglieri assaltarono la casa. Uccisero i suoi genitori e i fratelli minori che avevano 11 e 5 anni, gli zii, due cugine di sette e due anni ed un cugino di quattro anni. Il nonno di mio nonno era il più grande ed aveva, all'epoca nel 1862, 14 anni e già faceva il suo dovere per la Patria Napolitana.
Ricordo i racconti del mio bisnonno e quelli di mio nonno circa il trisavolo che fuggì nel 1862 alla strage della sua famiglia. Dovette a soli 14 anni fuggire nello stato pontificio per non essere ucciso dai bersaglieri.
Riuscì a superare il confine pontificio ed arrivare a Roma dove c'era la zia, sorella del padre unica sopravvissuta della famiglia. Lì incontro le loro maestà Francesco II e Maria Sofia, che rimasero molto colpite dalla sua storia.
Il mio avo avrebbe voluto tornare in patria a combattere ma S.M. Francesco II lo esortò ad apettare un momento più propizio dicendogli che comunque il suo dovere lo aveva fatto.
Il padre del mio trisavolo aveva comunque messo in salvo a Roma parte delle sue sostanze e questo servi alla sopravvivenza del mio avo.
Dopo Roma con la zia si trasferì nel principato di Monaco e poi in Spagna dove la mia famiglia vive ancora.
Un voto fatto dal mio bisnonno sul letto di morte al mio trisavolo diceva che, come gli usurparori sarebbero caduti, il primo nascituro doveva venire al mondo a Napoli. Questo è stato possibile solo diversi anni dopo l'inizio del loro esilio.
Infatti dopo 105 anni dalla fuga del nonno di mio nonno sono nato a Napoli.
Io sono il primo dopo il 1860 che è nato nell'ex Regno delle Due Sicilie, giusto il tempo di nascerci e poi i miei genitori sono tornati in Spagna. Ho vissuto a Napoli per un anno grazie al progetto Erasmus e vivendoci ho capito cosa è stato levato a me, ai miei avi e ai miei figli.
Non mi ritengo un neoborbonico ma solo un semplice Napolitano della diaspora, nemmeno un patriota, perchè tale aggettivo non bisogna attribuirselo da soli ma te lo danno gli altri se veramente hai servito la patria.
Goffredo Zenobio Volpe
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Ed arriva da un nostro compatiota che vive in Spagna, emigrato come tanti meridionali della diaspora bibblica post-unitaria...
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La mia famiglia è sempre stata patriotticamente per il Regno di Napoli e poi per il Regno delle Due Sicilie. Un patriottismo che portò i miei antenati a parteggiare per i guerriglieri ed aiutarli in ogni modo fornendogli cibo, vestiario, informazioni sul nemico e raccogliendo fondi per la loro lotta. Un aiuto che gli occupanti non potevano tollerare.
Una notte il nonno di mio nonno era nei boschi per portare viveri ai guerriglieri, contemporaneamente i bersaglieri assaltarono la casa. Uccisero i suoi genitori e i fratelli minori che avevano 11 e 5 anni, gli zii, due cugine di sette e due anni ed un cugino di quattro anni. Il nonno di mio nonno era il più grande ed aveva, all'epoca nel 1862, 14 anni e già faceva il suo dovere per la Patria Napolitana.
Ricordo i racconti del mio bisnonno e quelli di mio nonno circa il trisavolo che fuggì nel 1862 alla strage della sua famiglia. Dovette a soli 14 anni fuggire nello stato pontificio per non essere ucciso dai bersaglieri.
Riuscì a superare il confine pontificio ed arrivare a Roma dove c'era la zia, sorella del padre unica sopravvissuta della famiglia. Lì incontro le loro maestà Francesco II e Maria Sofia, che rimasero molto colpite dalla sua storia.
Il mio avo avrebbe voluto tornare in patria a combattere ma S.M. Francesco II lo esortò ad apettare un momento più propizio dicendogli che comunque il suo dovere lo aveva fatto.
Il padre del mio trisavolo aveva comunque messo in salvo a Roma parte delle sue sostanze e questo servi alla sopravvivenza del mio avo.
Dopo Roma con la zia si trasferì nel principato di Monaco e poi in Spagna dove la mia famiglia vive ancora.
Un voto fatto dal mio bisnonno sul letto di morte al mio trisavolo diceva che, come gli usurparori sarebbero caduti, il primo nascituro doveva venire al mondo a Napoli. Questo è stato possibile solo diversi anni dopo l'inizio del loro esilio.
Infatti dopo 105 anni dalla fuga del nonno di mio nonno sono nato a Napoli.
Io sono il primo dopo il 1860 che è nato nell'ex Regno delle Due Sicilie, giusto il tempo di nascerci e poi i miei genitori sono tornati in Spagna. Ho vissuto a Napoli per un anno grazie al progetto Erasmus e vivendoci ho capito cosa è stato levato a me, ai miei avi e ai miei figli.
Non mi ritengo un neoborbonico ma solo un semplice Napolitano della diaspora, nemmeno un patriota, perchè tale aggettivo non bisogna attribuirselo da soli ma te lo danno gli altri se veramente hai servito la patria.
Goffredo Zenobio Volpe
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martedì 11 novembre 2008
Nuje...e Obama...
Non si è ancora spento l’eco mediatico dell’elezione di Obama e mi è venuto in mente che, più degli ipotetici cambiamenti di scenario mondiale e di politica economica globale che comporterà e che sono tutti da verificare, questo fatto ha un’importanza simbolica fortissima, anche per noi.
Io penso che noi meridionali siamo i “neri d’Italia”, da circa 150 anni sfruttati e colonizzati…ancora oggi rimaniamo in una condizione di sottosviluppo, sottoposti al malcelato razzismo da parte del resto del belpaese e nel frattempo i nostri giovani continuano ad emigrare…ma guai a noi se alziamo la voce… guai a lamentarci sia dell’origine della “questione meridionale”, con la rapina sabauda del 1861, sia della pochezza della politica nazionale di oggi nell’affrontare i problemi del Sud, subito scattano le accuse di vittimismo dei soliti “soloni” della stampa nazionale alla mercè degli interessi industriali ed economici del Nord. E’ come se la nostra condizione di sottosviluppo rappresenti una condizione inevitabile, quasi una tara genetica di “lombrosiana” memoria del nostro popolo, alla quale ovviamente dobbiamo rassegnarci.
Perfino nelle nostre fila, ogni tanto serpeggia una certa rassegnazione nel non avere la forza e non avere i mezzi per poter incidere nello scenario attuale con una NOSTRA forza politica autenticamente meridionalista. Da questo convincimento poi parte la necessità di fare solo propaganda culturale ed aspettare un’ipotetica rinascita e presa di coscienza del popolo meridionale (che oggettivamente ha problemi di sopravvivenza molto più stringenti…) oppure di infiltrarsi in forze politiche tradizionali o legarsi a personaggi che del meridionalismo identitario non hanno assolutamente niente, tattiche che finora sono fallite miseramente. Ovviamente le strategie elettorali sono una cosa diversa dalle alleanze politiche, personalmente non credo in nessuna delle forze politiche dello scenario attuale italian-padano ma bisogna sondare ogni contatto che ci può essere utile per avere visibilità e soprattutto un futuro di forza politica indipendente oggi impossibile.
L’esperienza di Obama invece, per quanto in un contesto molto diverso, ci insegna che bisogna tornare ad offrire al popolo un sogno ed una speranza di cambiamento.
Un sogno di un futuro diverso, affrontando grandi tematiche economiche, sociali ed ambientali, non più legate ad interessi di parte (che in Italia sono sempre quelli del capitalismo senza capitali del belpaese…) ma allo sviluppo sostenibile della nostra terra e del nostro popolo. Questo aspetto è ancora più importante della questione storica, solo legando delle prospettive diverse per il futuro alla nostra rilettura storica del “Risorgimento e Unità d’Italia” possiamo uscire dal ghetto, dalla fossa di “nostalgico vittimismo” che ci hanno preparato i neo-liberal-massoni del bel paese.
Saremo in grado di offrire queste nuove prospettive al popolo meridionale? Io insieme agli amici del Partito del Sud e di Insorgenza…spero proprio di si!
Si…Nuje putimm’ cagna’ !!! :-)
Enzo Riccio
Io penso che noi meridionali siamo i “neri d’Italia”, da circa 150 anni sfruttati e colonizzati…ancora oggi rimaniamo in una condizione di sottosviluppo, sottoposti al malcelato razzismo da parte del resto del belpaese e nel frattempo i nostri giovani continuano ad emigrare…ma guai a noi se alziamo la voce… guai a lamentarci sia dell’origine della “questione meridionale”, con la rapina sabauda del 1861, sia della pochezza della politica nazionale di oggi nell’affrontare i problemi del Sud, subito scattano le accuse di vittimismo dei soliti “soloni” della stampa nazionale alla mercè degli interessi industriali ed economici del Nord. E’ come se la nostra condizione di sottosviluppo rappresenti una condizione inevitabile, quasi una tara genetica di “lombrosiana” memoria del nostro popolo, alla quale ovviamente dobbiamo rassegnarci.
Perfino nelle nostre fila, ogni tanto serpeggia una certa rassegnazione nel non avere la forza e non avere i mezzi per poter incidere nello scenario attuale con una NOSTRA forza politica autenticamente meridionalista. Da questo convincimento poi parte la necessità di fare solo propaganda culturale ed aspettare un’ipotetica rinascita e presa di coscienza del popolo meridionale (che oggettivamente ha problemi di sopravvivenza molto più stringenti…) oppure di infiltrarsi in forze politiche tradizionali o legarsi a personaggi che del meridionalismo identitario non hanno assolutamente niente, tattiche che finora sono fallite miseramente. Ovviamente le strategie elettorali sono una cosa diversa dalle alleanze politiche, personalmente non credo in nessuna delle forze politiche dello scenario attuale italian-padano ma bisogna sondare ogni contatto che ci può essere utile per avere visibilità e soprattutto un futuro di forza politica indipendente oggi impossibile.
L’esperienza di Obama invece, per quanto in un contesto molto diverso, ci insegna che bisogna tornare ad offrire al popolo un sogno ed una speranza di cambiamento.
Un sogno di un futuro diverso, affrontando grandi tematiche economiche, sociali ed ambientali, non più legate ad interessi di parte (che in Italia sono sempre quelli del capitalismo senza capitali del belpaese…) ma allo sviluppo sostenibile della nostra terra e del nostro popolo. Questo aspetto è ancora più importante della questione storica, solo legando delle prospettive diverse per il futuro alla nostra rilettura storica del “Risorgimento e Unità d’Italia” possiamo uscire dal ghetto, dalla fossa di “nostalgico vittimismo” che ci hanno preparato i neo-liberal-massoni del bel paese.
Saremo in grado di offrire queste nuove prospettive al popolo meridionale? Io insieme agli amici del Partito del Sud e di Insorgenza…spero proprio di si!
Si…Nuje putimm’ cagna’ !!! :-)
Enzo Riccio
giovedì 6 novembre 2008
ANTONIO CIANO SULLA STAMPA ...PAGATE SAVOIA!
Gaeta lancia il controassedio...la città pretende 500 milioni di risarcimento per i bombardamenti «piemontesi» del 1861.
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Per i 150 anni dell'Unità d'Italia, la città di Gaeta chiederà ai Savoia il risarcimento dei danni dell’assedio del 1861: 500 milioni di euro, pari a 2 milioni di lire dell'epoca. Vittorio Emanuele ed Emanuele Filiberto volevano 260 milioni per i 54 anni di esilio subìto. Noi, per migliaia di morti e la città distrutta ci teniamo bassi. Gaeta non aderì mai al Regno d'Italia; potrebbe pretendere l'autonomia, non applicare le leggi varate durante il regno dei Savoia; riprendersi i beni demaniali incorporati da questo Stato. Divideremo il risarcimento con le altre città "eccidiate" dai Savoia: decine».
Antonio Ciano, 61 anni, assessore al demanio a Gaeta, autore di «I Savoia e il massacro del Sud» e «Le stragi e gli eccidi dei Savoia», ex comunista, fondatore del Partito del Sud, sostiene l'iniziativa, confortato da legali e giuristi.
«Gaeta, dal 1861 al 1914, chiese più volte il rimborso delle devastazioni di quattro mesi di bombardamenti. Ancora oggi - protesta Ciano - gran parte della città è demaniale, non ci appartiene. Per passeggiare sul lungomare (solo un quarto è comunale), si paga dazio allo Stato; per far andare a scuola i bambini, gli dobbiamo versare un canone. Nel 2001 ci siamo ribellati. Non paghiamo: un milione di euro di arretrato».
Le violenze
Tecnicamente, le richieste di risarcimento dei danni di guerra di Gaeta sono irricevibili, perché il Piemonte non dichiarò guerra al Regno delle Due Sicilie. Lo invase e basta. «E noi lo chiediamo a chi volle l'invasione e ne godette i benefici: i Savoia». Che c'entrano i pronipoti? «Non hanno rinunciato all'eredità. Chi si tiene i vantaggi, si prende pure i debiti. Reclameremo il sequestro dei gioielli della corona, custoditi dalla Banca d'Italia; e ci rifaremo sui loro beni personali».Che vuol dire che la città non aderì all'Italia dei Savoia? «Il generale Cialdini convocò gli amministratori per farlo - spiega Ciano, con documenti - si presentarono 5 decurioni (consiglieri comunali) su 25. Per legge, ci voleva la maggioranza dei due terzi. Se ne accorse Cavour, che chiese un elenco di notabili della città. La Gazzetta Ufficiale pubblicò l'atto con quei nomi: un falso (storico) in atto pubblico».
Cialdini, per assediare la fortezza, impose «a tutt'i gaetani che abitavano fuori dal forte, costituenti i quattro quinti della popolazione, lo sgombero della città in dieci ore», riporta una memoria del 1866, firmata da sindaco e giunta, per chiedere il rimborso dei danni. Passate le dieci ore, «né persone, né cose potranno più asportarsi, e le persone saranno arrestate e trattate come agenti segreti del nemico». «Un gaetano ogni cinque fu bersaglio dei cannoni - enumera Ciano - Gli altri quattro divennero nullatenenti e mendicanti».
«Quel che fè truppa di quel conio, meglio è che si taccia», si legge nella memoria. Ciano non tace: «A Terracina sorse un mercato nero per la roba che quelli rubavano a Gaeta». (Anche nel 1849, quando l'esercito piemontese punì la Genova ribelle, i danni delle bombe furono dieci volte inferiori ai furti dei soldati). «Per accamparsi, devastarono metà dell'intero territorio coltivato, giardini millenari. L'inverno fu siberiano e, per scaldarsi, distrussero centomila ulivi. Di 300 frantoi, non ne resta uno: smontati e rimontati altrove; alcuni sul lago di Garda. Le vegete campagne restarono tosate e le case crivellate», dice la memoria del 1866. Divisero la città in tre zone militari e il commercio marittimo fu stroncato: 300 bastimenti, cantieri navali secolari, con duemila dipendenti, 64 paranze di pescatori. «Tutto finito - continua Ciano - E, dopo la violenza, l'emigrazione. Da qui, prima, non andava via nessuno. Costretti all'esodo, miei parenti, e molti altri, si arruolarono con gli austriaci, contro gli italiani, a Lissa e a Custoza; e ottant'anni dopo, con gli Stati Uniti. All'obiezione: "Dovrete uccidere italiani", uno dei miei parenti americani rispose: "Spero tanti". Qui son rimasto solo io.
Ci sono più gaetani in Massachusetts che a Gaeta».
L’Italia e il sangue
Altro che Bossi contro l'Italia Unita! «E no! L'Italia fu unita col sangue nostro, i soldi nostri rubati e portati al Nord. E mo' ce la teniamo: l'abbiamo pagata. Siamo repubblicani e unitaristi, non contro i Savoia e con i Borbone. Ma il nostro Paese ci tratta da nemico sconfitto. Nel 1999, dettero al Piemonte 605 miliardi di lire, per riattare ex beni dei Savoia. A noi niente. Forse ora, finalmente, tramite la Regione, riavremo i beni demaniali chiesti. E nulla ci è stato dato dei 150 milioni di euro per le celebrazioni dei 150 anni dell'Unità d'Italia, nel 2011. Manco ci hanno risposto». «Anzi, col precedente governo Berlusconi, il ministro all'economia Tremonti voleva mettere in vendita i nostri beni "demaniali" e non comunali. Ma, tranne le case private e piazza Commestibile, tutto è demaniale, nella Gaeta storica. Il governo Prodi lo evitò, con la finanziaria 2006. Per noi, la Patria, ha solo bombe. Nel '43, tedeschi e fascisti, temendo uno sbarco alleato, buttarono giù il 70 per cento della città».
Con gli anniversari non hanno fortuna.
«Per le celebrazioni dei 100 anni, nel 1961, doveva venire il presidente della Repubblica. Ci fecero intendere che non avremmo avuto soldi, se non avessimo intitolato strade agli eroi del Risorgimento. Che, per noi, sono criminali di guerra: ci bombardarono mentre si trattava la resa. Alla fine, si dedicarono, sì, vie a Garibaldi, Cavour, Mazzini, Bixio, Mameli, ma portano al cimitero borbonico (allora periferia). Coi soldi del centenario, si fece la media Carducci: venne fuori una fossa di 24 metri, profonda 12 (che la scuola ricopre), piena di cadaveri: soldati e civili borbonici fucilati dai piemontesi».
Gli eredi dei vinti
La vicenda ha tale densità metaforica, che pare finta: la scuola nasconde, nelle fondamenta, la verità emersa dopo cent'anni. E agli eredi dei vinti che la «calpestano», per entrarvi, si insegna la storia dei vincitori.
Contatti con la Lega di Bossi? «Un deputato leghista - dice Ciano - Giacomo Chiappori vorrebbe un'alleanza. C'è stato un incontro ad Agnano. Penso mirino a una mossa strategica coi partiti meridionali. Forse non si fidano del Movimento Autonomista di Lombardo, l'alleato del centrodestra presidente della Sicilia».
La gente comincia a capire, giura Ciano.
«A Gaeta, noi e una lista civica, dopo 147 anni ci siamo ripresi la fortezza. Siamo l'unica città sopra i 20 mila abitanti non amministrata da uno dei due poli nazionali. Il nostro partito è presente in Lazio e Sicilia; in Lombardia è sorto Per il Sud; a Napoli nacque la Lega Sud, ex alleata di Bossi. La destra difende l'economia lombardo-veneta; la sinistra quella tosco-emiliano-marchigiana.
Il Sud è abbandonato a ‘ndrangheta, mafia e camorra, funzionali allo schema economico per cui solo il centro-nord può produrre, e il sud sia solo un mercato. Lo si volle col Risorgimento, continuò il fascismo, e poi la Dc e il Pci di Togliatti, che sacrificò il sud al Triangolo industriale Torino-Milano-Genova».
Il diritto al risarcimento fu riconosciuto «in nome del re Vittorio Emanuele», dal prodittatore Giorgio Pallavicino e dal ministro dell'Interno, Raffaele Conforti; il Luogotenente, principe di Carignano, lasciò mille lire di tasca sua e incaricò Cialdini, produttore delle macerie, di risarcirle. Il generale scrisse e garantì: finita la guerra, «il Governo di S. M. provvederà all'equo e maggiore possibile risarcimento». Ma il nuovo Luogotenente, Luigi Carlo Farini, «declinando il merito del fatto, ci consigliò di rivolgerci alla carità nazionale», riferisce, mesta, la memoria del 1866.«Tutto quel che poteva ricordare la nostra identità fu distrutto», conclude Ciano. «Ma è proprio a Gaeta l'unica statua di Ferdinando II mai rimossa dai piemontesi. È nella chiesa di san Francesco. Avranno pensato fosse un santo. Sul basamento c'è scritto chi è. Ma in latino. E loro, gl'invasori, parlavano francese...».
Fonte: La Stampa del 06/11/2008
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Per i 150 anni dell'Unità d'Italia, la città di Gaeta chiederà ai Savoia il risarcimento dei danni dell’assedio del 1861: 500 milioni di euro, pari a 2 milioni di lire dell'epoca. Vittorio Emanuele ed Emanuele Filiberto volevano 260 milioni per i 54 anni di esilio subìto. Noi, per migliaia di morti e la città distrutta ci teniamo bassi. Gaeta non aderì mai al Regno d'Italia; potrebbe pretendere l'autonomia, non applicare le leggi varate durante il regno dei Savoia; riprendersi i beni demaniali incorporati da questo Stato. Divideremo il risarcimento con le altre città "eccidiate" dai Savoia: decine».
Antonio Ciano, 61 anni, assessore al demanio a Gaeta, autore di «I Savoia e il massacro del Sud» e «Le stragi e gli eccidi dei Savoia», ex comunista, fondatore del Partito del Sud, sostiene l'iniziativa, confortato da legali e giuristi.
«Gaeta, dal 1861 al 1914, chiese più volte il rimborso delle devastazioni di quattro mesi di bombardamenti. Ancora oggi - protesta Ciano - gran parte della città è demaniale, non ci appartiene. Per passeggiare sul lungomare (solo un quarto è comunale), si paga dazio allo Stato; per far andare a scuola i bambini, gli dobbiamo versare un canone. Nel 2001 ci siamo ribellati. Non paghiamo: un milione di euro di arretrato».
Le violenze
Tecnicamente, le richieste di risarcimento dei danni di guerra di Gaeta sono irricevibili, perché il Piemonte non dichiarò guerra al Regno delle Due Sicilie. Lo invase e basta. «E noi lo chiediamo a chi volle l'invasione e ne godette i benefici: i Savoia». Che c'entrano i pronipoti? «Non hanno rinunciato all'eredità. Chi si tiene i vantaggi, si prende pure i debiti. Reclameremo il sequestro dei gioielli della corona, custoditi dalla Banca d'Italia; e ci rifaremo sui loro beni personali».Che vuol dire che la città non aderì all'Italia dei Savoia? «Il generale Cialdini convocò gli amministratori per farlo - spiega Ciano, con documenti - si presentarono 5 decurioni (consiglieri comunali) su 25. Per legge, ci voleva la maggioranza dei due terzi. Se ne accorse Cavour, che chiese un elenco di notabili della città. La Gazzetta Ufficiale pubblicò l'atto con quei nomi: un falso (storico) in atto pubblico».
Cialdini, per assediare la fortezza, impose «a tutt'i gaetani che abitavano fuori dal forte, costituenti i quattro quinti della popolazione, lo sgombero della città in dieci ore», riporta una memoria del 1866, firmata da sindaco e giunta, per chiedere il rimborso dei danni. Passate le dieci ore, «né persone, né cose potranno più asportarsi, e le persone saranno arrestate e trattate come agenti segreti del nemico». «Un gaetano ogni cinque fu bersaglio dei cannoni - enumera Ciano - Gli altri quattro divennero nullatenenti e mendicanti».
«Quel che fè truppa di quel conio, meglio è che si taccia», si legge nella memoria. Ciano non tace: «A Terracina sorse un mercato nero per la roba che quelli rubavano a Gaeta». (Anche nel 1849, quando l'esercito piemontese punì la Genova ribelle, i danni delle bombe furono dieci volte inferiori ai furti dei soldati). «Per accamparsi, devastarono metà dell'intero territorio coltivato, giardini millenari. L'inverno fu siberiano e, per scaldarsi, distrussero centomila ulivi. Di 300 frantoi, non ne resta uno: smontati e rimontati altrove; alcuni sul lago di Garda. Le vegete campagne restarono tosate e le case crivellate», dice la memoria del 1866. Divisero la città in tre zone militari e il commercio marittimo fu stroncato: 300 bastimenti, cantieri navali secolari, con duemila dipendenti, 64 paranze di pescatori. «Tutto finito - continua Ciano - E, dopo la violenza, l'emigrazione. Da qui, prima, non andava via nessuno. Costretti all'esodo, miei parenti, e molti altri, si arruolarono con gli austriaci, contro gli italiani, a Lissa e a Custoza; e ottant'anni dopo, con gli Stati Uniti. All'obiezione: "Dovrete uccidere italiani", uno dei miei parenti americani rispose: "Spero tanti". Qui son rimasto solo io.
Ci sono più gaetani in Massachusetts che a Gaeta».
L’Italia e il sangue
Altro che Bossi contro l'Italia Unita! «E no! L'Italia fu unita col sangue nostro, i soldi nostri rubati e portati al Nord. E mo' ce la teniamo: l'abbiamo pagata. Siamo repubblicani e unitaristi, non contro i Savoia e con i Borbone. Ma il nostro Paese ci tratta da nemico sconfitto. Nel 1999, dettero al Piemonte 605 miliardi di lire, per riattare ex beni dei Savoia. A noi niente. Forse ora, finalmente, tramite la Regione, riavremo i beni demaniali chiesti. E nulla ci è stato dato dei 150 milioni di euro per le celebrazioni dei 150 anni dell'Unità d'Italia, nel 2011. Manco ci hanno risposto». «Anzi, col precedente governo Berlusconi, il ministro all'economia Tremonti voleva mettere in vendita i nostri beni "demaniali" e non comunali. Ma, tranne le case private e piazza Commestibile, tutto è demaniale, nella Gaeta storica. Il governo Prodi lo evitò, con la finanziaria 2006. Per noi, la Patria, ha solo bombe. Nel '43, tedeschi e fascisti, temendo uno sbarco alleato, buttarono giù il 70 per cento della città».
Con gli anniversari non hanno fortuna.
«Per le celebrazioni dei 100 anni, nel 1961, doveva venire il presidente della Repubblica. Ci fecero intendere che non avremmo avuto soldi, se non avessimo intitolato strade agli eroi del Risorgimento. Che, per noi, sono criminali di guerra: ci bombardarono mentre si trattava la resa. Alla fine, si dedicarono, sì, vie a Garibaldi, Cavour, Mazzini, Bixio, Mameli, ma portano al cimitero borbonico (allora periferia). Coi soldi del centenario, si fece la media Carducci: venne fuori una fossa di 24 metri, profonda 12 (che la scuola ricopre), piena di cadaveri: soldati e civili borbonici fucilati dai piemontesi».
Gli eredi dei vinti
La vicenda ha tale densità metaforica, che pare finta: la scuola nasconde, nelle fondamenta, la verità emersa dopo cent'anni. E agli eredi dei vinti che la «calpestano», per entrarvi, si insegna la storia dei vincitori.
Contatti con la Lega di Bossi? «Un deputato leghista - dice Ciano - Giacomo Chiappori vorrebbe un'alleanza. C'è stato un incontro ad Agnano. Penso mirino a una mossa strategica coi partiti meridionali. Forse non si fidano del Movimento Autonomista di Lombardo, l'alleato del centrodestra presidente della Sicilia».
La gente comincia a capire, giura Ciano.
«A Gaeta, noi e una lista civica, dopo 147 anni ci siamo ripresi la fortezza. Siamo l'unica città sopra i 20 mila abitanti non amministrata da uno dei due poli nazionali. Il nostro partito è presente in Lazio e Sicilia; in Lombardia è sorto Per il Sud; a Napoli nacque la Lega Sud, ex alleata di Bossi. La destra difende l'economia lombardo-veneta; la sinistra quella tosco-emiliano-marchigiana.
Il Sud è abbandonato a ‘ndrangheta, mafia e camorra, funzionali allo schema economico per cui solo il centro-nord può produrre, e il sud sia solo un mercato. Lo si volle col Risorgimento, continuò il fascismo, e poi la Dc e il Pci di Togliatti, che sacrificò il sud al Triangolo industriale Torino-Milano-Genova».
Il diritto al risarcimento fu riconosciuto «in nome del re Vittorio Emanuele», dal prodittatore Giorgio Pallavicino e dal ministro dell'Interno, Raffaele Conforti; il Luogotenente, principe di Carignano, lasciò mille lire di tasca sua e incaricò Cialdini, produttore delle macerie, di risarcirle. Il generale scrisse e garantì: finita la guerra, «il Governo di S. M. provvederà all'equo e maggiore possibile risarcimento». Ma il nuovo Luogotenente, Luigi Carlo Farini, «declinando il merito del fatto, ci consigliò di rivolgerci alla carità nazionale», riferisce, mesta, la memoria del 1866.«Tutto quel che poteva ricordare la nostra identità fu distrutto», conclude Ciano. «Ma è proprio a Gaeta l'unica statua di Ferdinando II mai rimossa dai piemontesi. È nella chiesa di san Francesco. Avranno pensato fosse un santo. Sul basamento c'è scritto chi è. Ma in latino. E loro, gl'invasori, parlavano francese...».
Fonte: La Stampa del 06/11/2008
martedì 4 novembre 2008
Finalmente online il canale ufficiale del Partito del Sud su YouTube!
Ed ecco il primo video, con l'intervento dell'amico Francesco Laricchia al BarCamp 2008 a Roma organizzato da Radio Radicale:
sabato 1 novembre 2008
"Italiaunita"....dalla vergogna!
L'ultima trovata del governo e' geniale...sono previste pene severissime, si rischia addirittura il carcere, per chi abbandona rifiuti ingombranti in strada...ma solo in Campania!!! A quando altre leggi razziali contro i campani? A quando una nuova legge Pica contro il "brigantaggio"?
E le pene per i veri reati ambientali, per camorristi, politici, massoni, imprenditori del Nord che per anni hanno sversato rifiuti tossici nella mia terra???
E il divieto per la Campania ad accogliere rifiuti "speciali" come invece e' possibile in base all'ultimo decreto???
E i piani di bonifica ambientale? E gli impianti di compostaggio che stimolerebbero la raccolta differenziata???
E gli studi sulle alternative agli inceneritori???
Mi pare il solito pugno duro del governo berluscon-padano...sempre forte coi deboli e debole coi poteri forti...se poi i deboli sono meridionali o peggio ancora napoletani, c'e' da usare il maglio di ferro!
Ora immagino come l'Italiaunita gongolerà pensando che e' giusto e necessario punire gli "sporchi" campani, come se ci fosse bisogno di altri idioti a Milano come a Roma che dimostrano la loro intelligenza con striscioni del tipo "Vesuvio lavali col fuoco"...
Immagino che nel prossimo programma televesivo di Licio Gelli queste misure riceveranno consensi e applausi, del resto la massoneria ha unito l'Italia e l'ha arricchita sversando monnezza e disoccupazione al Sud...cosa ci aspettiamo di diverso dai "fratelli d'Italia"?
E le pene per i veri reati ambientali, per camorristi, politici, massoni, imprenditori del Nord che per anni hanno sversato rifiuti tossici nella mia terra???
E il divieto per la Campania ad accogliere rifiuti "speciali" come invece e' possibile in base all'ultimo decreto???
E i piani di bonifica ambientale? E gli impianti di compostaggio che stimolerebbero la raccolta differenziata???
E gli studi sulle alternative agli inceneritori???
Mi pare il solito pugno duro del governo berluscon-padano...sempre forte coi deboli e debole coi poteri forti...se poi i deboli sono meridionali o peggio ancora napoletani, c'e' da usare il maglio di ferro!
Ora immagino come l'Italiaunita gongolerà pensando che e' giusto e necessario punire gli "sporchi" campani, come se ci fosse bisogno di altri idioti a Milano come a Roma che dimostrano la loro intelligenza con striscioni del tipo "Vesuvio lavali col fuoco"...
Immagino che nel prossimo programma televesivo di Licio Gelli queste misure riceveranno consensi e applausi, del resto la massoneria ha unito l'Italia e l'ha arricchita sversando monnezza e disoccupazione al Sud...cosa ci aspettiamo di diverso dai "fratelli d'Italia"?
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