martedì 27 luglio 2010

Milano capitale morale???



Da notizia Ansa ho saputo che sono stati chiusi due locali simbolo della movida milanese, l'Holliwood e il The Club, convolti in un giro di droga e di mazzette...davvero li possiamo considerare dei simboli della decadenza di quella "Milano da bere", della città che non dorme mai e del "perchè qui si lavora". Non voglio fare il facile moralista ne' generalizzare, ma la notizia mi ha colpito, e non per la solita cerchia di vip o pseudo-vip coinvolti, ma soprattutto perchè sembra uno di quei classici segnali di fine di un'epoca.
Davvero non si capisce come nel "belpaese" si puo' ancora essere orgogliosi della città delle tangenti; perchè, al contrario della retorica leghista, la Tangentopoli del '92 è scoppiata qui con quel nome misterioso, Pio Albergo Trivulzio, e non nel profondo Sud "degli sprechi ed inefficienze". Milano per me è diventata quasi un simbolo di quel pezzo di società italiana basata esclusivamente sui soldi e sull'apparire...una triste scia che ci trasciniamo dagli anni '80 e che e' arrivata fino a Berlusconi, ma tutti i "segnali" ci dicono che oramai è arrivata al capolinea.

Facendo un salto indietro a prima dell'Unità d'Italia, che per noi meridionali e' stata una guerra di conquista coloniale, Milano era una città molto meno popolata e meno importante di Napoli (secondo i dati del censimento del 1861 Napoli contava ca. 500.000 abitanti contro i ca. 200.000 di Milano...) e, paradossalmente, gli austriaci dicevano dei milanesi e dei lombardi le stesse cose che i settentrionali dicono di noi "terroni" (Con tutti i soldi che mandiamo, sfaticati, inetti...etc etc...). La "malaunità" del 1861 ha distrutto il Sud, non solo con una feroce guerra costata centinaia di migliaia di morti, infamati come "briganti" dagli scrittori prezzolati di regime sabaudo, ma anche con la distruzione della nascente industria navale e manifatturiera presente al Sud e contemporaneamente ha creato le basi del triangolo industriale tra Genova, Torino e Milano; basti pensare allo svilimento di Pietrarsa, alla quale furono negate tutte le commesse pubbliche per favorire l'Ansaldo di Genova che, all'epoca, era molto molto meno sviluppata ed importante dell'opificio partenopeo.
Per aggiungere al danno la beffa, si è creato il mito del "Nord produttivo", quasi come se stessimo parlando di una popolazione etno-antropologicamente migliore di quella meridionale (nonostante i "troppi" meridionali immigrati al Nord...oramai e' una delle classiche boutade non solo dei leghisti ma anche di tanti giornalisti, opinionisti e altri comunicatori che dovrebbero essere imparziali ed oggettivi).
In effetti le industrie del Nord sono state assistite continuamente dallo Stato italiano fin dall'800 e tutte le scelte di politica economica ed industriale, dal periodo post-unitario passando per il periodo fascista ed arrivando alla partitocrazia repubblicana, sono state sempre in direzione di rafforzare un Centro-Nord che produce e decide ed un Sud che consuma, insomma dopo averlo creato il divario, lo hanno anche rafforzato!
Dopo le angherie subite in 150 anni di colonizzazione, con la crisi dell'industria manifatturiere italian-padana (come mai oggi che c'e' la concorrenza dell'Est si parla di nuovo di protezionismo mentre per le Due Sicilie un secolo e mezzo fa si diceva che erano "retrogradi"???), la rinascita di una coscienza meridionalista ed il passaggio ad un economia post-industriale, finalmente noi meridionali abbiamo una possibilità di riscatto per la quale lottare...non dovremmo più seguire i modelli del Nord, non ci dovrebbe interessare competere per la capitale delle veline e dei tronisti...dobbiamo trovare un nostro modello di sviluppo sostenibile, più giusto, più solido e più solidale, basato su valori veri e non su quelli effimeri come il facile e veloce arricchimento, l'esibizionismo e la striscia di coca.

Enzo Riccio
Segr. Org. Nazionale
PARTITO DEL SUD

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