giovedì 30 dicembre 2010
"Continuano a massacrarci" di Oreste Albarano
Ricevo e posto quest'articolo dell'amico Oreste Albarano
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Stiamo assistendo in questi i giorni cioè mesi, che precedono il fatidico giorno in cui Vittorio Emanuele II, il re "galantuomo", fu nominato re dell'Italia unita, a tutta una serie di iniziative, ad un fervore quasi nauseante da parte di personaggi, alcuni peraltro anche preparati ed in vista per la loro preparazione culturale, teso e mirato a celebrare lo sventolio del tricolore.
Noi già fortemente convinti che i mali del sud sono l'eredità di quello scempio che fu prodotto da gente come il conte di Cavour, il mercenario Garibaldi, Mazzini e tutta quella masnada di fetenti, Savoia e traditori dei Borboni che compirono il capolavoro di occupare uno stato straniero.
I lager dei Savoia, che non hanno nulla da invidiare, a quelli di Hitler e Stalin, hanno prodotto sofferenze e morte, i generali savoiardi e i mercenari con le camice rosse, hanno represso con le carneficine ed esecuzioni da fosse comuni quello che era la resistenza dei fedeli al re FrancescoII, resistenza naturalmente accettabile, doverosa per quelle genti che difendevano la loro terra, furono definiti, anzi parafrasando un bellissimo film di Pasquale Squtieri, "li chiamarono briganti"!
Tornando ai nostri intellettuali tutti volti e protesi a celebrare l'Italia unita, la vedono solo loro unita, l'Italia dal 1861, o meglio il sud dell'Italia da quella data ha conosciuto solo miseria, povertà, emigrazione e soprattutto sfruttamento da parte della classe dirigente che ha usato ogni forma di azione, spesso illegale, per curare e fare i propri interessi.
Questo a partire dal grande amatore Vittorio Emanuele II attraverso tutta una serie di personaggi per cui sarebbe impossibile descrivere, vista la grandissima mole, tutte le malefatte, i soprusi le azioni più spregevoli indirizzate ed effettuate sulla gente del sud: i "terroni", i "vinti"...quelli che Cialdini, il grande generale sabaudo-francese, avrebbe passato per le armi, questo disse all'indomani della presa di Gaeta, datemi l'ordine e la rado al suolo e uccido tutti i suoi abitanti.
Ecco quindi che su "Il Mattino" di Napoli del 5 dicembre appare una foto con tre intellettuali, regista, regista del reale e musicologo musicista, i quali ostentano tre camice rosse sono il simbolo dei garibaldini ed ecco che all'improvviso si parla di una documentario sull'unità d'Italia, la storia dell'unità d'Italia dalla sua unità a oggi attraverso filmati e materiale vario, il musicologo che taranta oramai da troppo tempo ed è presente ad ogni manifestazione dove bisogna divertire le masse, dicevo quindi ecco che si parla dell'unità d'Italia e del Vesuvio.
Dulcis in fundo, il grande concerto di fine anno di Claudio Baglioni, il titolo "per Roma per il mondo" la solita "Roma caput mondi", la solita Roma capitale, il solito Comune, la solita Acea, e l'onnipresente Zetema per pagare Baglioni il quale delizierà i romani con i filmati dei suoi concerti mentre la sua band lo accompagnerà per l'ennesimo concerto sempre uguale.
I nostri amministratori continuano a finanziare le megalomanie di questi artisti che ormai hanno fatto il loro tempo e che soprattutto non perdono occasione per mettersi qualsiasi camicia rossa o nera, verde o viola per mostrarsi al pubblico, ma la cosa peggiore e, come a Napoli così a Roma, lo fanno davanti anche davanti a dei monumenti a Napoli! Come già detto sul simbolo della dinastia borbonica, il palazzo reale verrà macchiato con i tre colori dei fratelli d'Italia, Roma i fori, il colosseo, lo Domus Aurea e tutti monumenti limitrofi verranno messi a dura prova dalle sollecitazioni di 3 h di concerto e quindi di 3 h di migliaia di Watt che avranno l'effetto sul sottosuolo su cui poggiano le fondamenta dei monumenti più importanti del mondo, ripeto avranno l'effetto del movimento della terra, terrae motus , si però cantato, magari fra qualche anno, e sarà tardi poi per capirlo, succederà qualcosa difficilmente attribuibile all'effetto "sabato pomeriggio, questo piccolo grande amore e via discorrendo".
Cari amici del Partito del Sud, chiudo in modo malinconico perché vedo cosa sta accadendo per celebrare i "fondatori della patria"! Noi invece, per recuperare le nostre radici, non celebreremo quella data ma commemoreremo i morti di Gaeta, i morti di Fenestrelle i briganti della resistenza borbonica e tutti i nostri contadini del Sud, partiti per paesi lontani lasciando affetti, amori figli ma mantenendo a testa alta dignità e coraggio.
I due esempi di Roma Napoli sono solo due episodi saltati ai miei occhi in modo violento, non me ne vogliano gli artisti e coloro chiamati ad eseguire le loro performances, me ne vogliano invece i politici che le hanno volute, finanziate e coloro che, deputati alla salvaguardia valorizzazione e conservazione del patrimonio storico-culturale ed artistico, rimangono e non solo in questo caso completamente fuori gioco, non prendendo posizione rispetto a poco dignitose esibizioni che usano i nostri monumenti solo come scenografie, per rendere più affascinante e decisamente più accattivante qualsiasi forma di spettacolo.
Arch. Oreste Albarano
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Stiamo assistendo in questi i giorni cioè mesi, che precedono il fatidico giorno in cui Vittorio Emanuele II, il re "galantuomo", fu nominato re dell'Italia unita, a tutta una serie di iniziative, ad un fervore quasi nauseante da parte di personaggi, alcuni peraltro anche preparati ed in vista per la loro preparazione culturale, teso e mirato a celebrare lo sventolio del tricolore.
Noi già fortemente convinti che i mali del sud sono l'eredità di quello scempio che fu prodotto da gente come il conte di Cavour, il mercenario Garibaldi, Mazzini e tutta quella masnada di fetenti, Savoia e traditori dei Borboni che compirono il capolavoro di occupare uno stato straniero.
I lager dei Savoia, che non hanno nulla da invidiare, a quelli di Hitler e Stalin, hanno prodotto sofferenze e morte, i generali savoiardi e i mercenari con le camice rosse, hanno represso con le carneficine ed esecuzioni da fosse comuni quello che era la resistenza dei fedeli al re FrancescoII, resistenza naturalmente accettabile, doverosa per quelle genti che difendevano la loro terra, furono definiti, anzi parafrasando un bellissimo film di Pasquale Squtieri, "li chiamarono briganti"!
Tornando ai nostri intellettuali tutti volti e protesi a celebrare l'Italia unita, la vedono solo loro unita, l'Italia dal 1861, o meglio il sud dell'Italia da quella data ha conosciuto solo miseria, povertà, emigrazione e soprattutto sfruttamento da parte della classe dirigente che ha usato ogni forma di azione, spesso illegale, per curare e fare i propri interessi.
Questo a partire dal grande amatore Vittorio Emanuele II attraverso tutta una serie di personaggi per cui sarebbe impossibile descrivere, vista la grandissima mole, tutte le malefatte, i soprusi le azioni più spregevoli indirizzate ed effettuate sulla gente del sud: i "terroni", i "vinti"...quelli che Cialdini, il grande generale sabaudo-francese, avrebbe passato per le armi, questo disse all'indomani della presa di Gaeta, datemi l'ordine e la rado al suolo e uccido tutti i suoi abitanti.
Ecco quindi che su "Il Mattino" di Napoli del 5 dicembre appare una foto con tre intellettuali, regista, regista del reale e musicologo musicista, i quali ostentano tre camice rosse sono il simbolo dei garibaldini ed ecco che all'improvviso si parla di una documentario sull'unità d'Italia, la storia dell'unità d'Italia dalla sua unità a oggi attraverso filmati e materiale vario, il musicologo che taranta oramai da troppo tempo ed è presente ad ogni manifestazione dove bisogna divertire le masse, dicevo quindi ecco che si parla dell'unità d'Italia e del Vesuvio.
Dulcis in fundo, il grande concerto di fine anno di Claudio Baglioni, il titolo "per Roma per il mondo" la solita "Roma caput mondi", la solita Roma capitale, il solito Comune, la solita Acea, e l'onnipresente Zetema per pagare Baglioni il quale delizierà i romani con i filmati dei suoi concerti mentre la sua band lo accompagnerà per l'ennesimo concerto sempre uguale.
I nostri amministratori continuano a finanziare le megalomanie di questi artisti che ormai hanno fatto il loro tempo e che soprattutto non perdono occasione per mettersi qualsiasi camicia rossa o nera, verde o viola per mostrarsi al pubblico, ma la cosa peggiore e, come a Napoli così a Roma, lo fanno davanti anche davanti a dei monumenti a Napoli! Come già detto sul simbolo della dinastia borbonica, il palazzo reale verrà macchiato con i tre colori dei fratelli d'Italia, Roma i fori, il colosseo, lo Domus Aurea e tutti monumenti limitrofi verranno messi a dura prova dalle sollecitazioni di 3 h di concerto e quindi di 3 h di migliaia di Watt che avranno l'effetto sul sottosuolo su cui poggiano le fondamenta dei monumenti più importanti del mondo, ripeto avranno l'effetto del movimento della terra, terrae motus , si però cantato, magari fra qualche anno, e sarà tardi poi per capirlo, succederà qualcosa difficilmente attribuibile all'effetto "sabato pomeriggio, questo piccolo grande amore e via discorrendo".
Cari amici del Partito del Sud, chiudo in modo malinconico perché vedo cosa sta accadendo per celebrare i "fondatori della patria"! Noi invece, per recuperare le nostre radici, non celebreremo quella data ma commemoreremo i morti di Gaeta, i morti di Fenestrelle i briganti della resistenza borbonica e tutti i nostri contadini del Sud, partiti per paesi lontani lasciando affetti, amori figli ma mantenendo a testa alta dignità e coraggio.
I due esempi di Roma Napoli sono solo due episodi saltati ai miei occhi in modo violento, non me ne vogliano gli artisti e coloro chiamati ad eseguire le loro performances, me ne vogliano invece i politici che le hanno volute, finanziate e coloro che, deputati alla salvaguardia valorizzazione e conservazione del patrimonio storico-culturale ed artistico, rimangono e non solo in questo caso completamente fuori gioco, non prendendo posizione rispetto a poco dignitose esibizioni che usano i nostri monumenti solo come scenografie, per rendere più affascinante e decisamente più accattivante qualsiasi forma di spettacolo.
Arch. Oreste Albarano
Solidarietà ai pastori sardi dal Partito del Sud!
Ancora una volta il governo "italian-padano" mostra il suo vero volto, aiutare e sostenere le aziende padane ed invece bastonare le proteste dell'esasperato popolo meridionale, dei contadini, artigiani, operai, cittadini etc etc...che non ce la fanno più a campare; se queste proteste arrivano dal Nord tutti pronti a piangere per le conseguenze della "grave crisi economica internazionale" ed a dispensare aiuti di stato, se invece vengono dal Sud allora il linguaggio cambia, i manifestanti diventano "fuorilegge" e le proteste vengono subito represse con la forza bruta!
Con tutto il rispetto per il popolo sardo, di cui riconosciamo la specificità ed un'identità specifica e diversa da quella dei meridionali, ci sentiamo vicini a questi fratelli che subiscono lo stesso trattamento coloniale riservato a noi napolitani e siciliani.
Quindi non posso che riprendere e condividere al 100% il messaggio del nostro mitico Presidente Onorario Antonio Ciano, che esprime la sua solidarietà ai pastori sardi a nome di tutto il Partito del Sud, nonchè pubblicare il video del TG3 che dimostra l'ennesimo sopruso di questo stato padano...
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I pastori sardi esportano la protesta.
La polizia di Maroni contro i pastori Sardi. Mentre i lattari lombardi sono stati aiutati e foraggiati dai Fondi FAS che spettavano al Mezzogiorno, Maroni e il suo governo pestano i nostri.
Diamo la nostra solidarietà al Movimento dei Pastori Sardi!
(Antonio Ciano - Presidente Onorario del Partito del Sud)
Con tutto il rispetto per il popolo sardo, di cui riconosciamo la specificità ed un'identità specifica e diversa da quella dei meridionali, ci sentiamo vicini a questi fratelli che subiscono lo stesso trattamento coloniale riservato a noi napolitani e siciliani.
Quindi non posso che riprendere e condividere al 100% il messaggio del nostro mitico Presidente Onorario Antonio Ciano, che esprime la sua solidarietà ai pastori sardi a nome di tutto il Partito del Sud, nonchè pubblicare il video del TG3 che dimostra l'ennesimo sopruso di questo stato padano...
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I pastori sardi esportano la protesta.
La polizia di Maroni contro i pastori Sardi. Mentre i lattari lombardi sono stati aiutati e foraggiati dai Fondi FAS che spettavano al Mezzogiorno, Maroni e il suo governo pestano i nostri.
Diamo la nostra solidarietà al Movimento dei Pastori Sardi!
(Antonio Ciano - Presidente Onorario del Partito del Sud)
mercoledì 29 dicembre 2010
NATO BRIGANTE: nasce il marchio per valorizzare i prodotti del Sud!
E' con gran piacere che pubblico quest'articolo, da un'idea dei miei amici irpini Emanuela ed Ivan, è nato un marchio per difendere e valorizzare i prodotti del Sud...un'altra iniziativa validissima per difendere la nostra terra che non puo' che essere sponsorizzata anche dal Partito del Sud!
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Da un'idea dell’Associazione "Nato Brigante" nasce il Marchio Collettivo:
Nato Brigante.
Registrato, ed operativo da Ottobre 2010, il marchio "Nato Brigante" vuole essere uno strumento di marketing territoriale che ha lo scopo di dotare i prodotti del Sud di un’identità riconoscibile ed identificabile con la zona di appartenenza, incrementandone la visibilità a livello nazionale e internazionale.
Il marchio collettivo NATO BRIGANTE rappresenta uno strumento di sviluppo e di valorizzazione economica e sociale dei territori considerati che, svolgendo una funzione distintiva dell’origine e della provenienza dei prodotti, vuole dotare le imprese che producono beni e commercializzano o utilizzano beni prodotti nel Sud Italia di uno strumento di riconoscibilità e conseguentemente di ampia visibilità.
Con tale strumento l’Associazione intende agevolare la scelta del consumatore, favorendo la visibilità della provenienza geografica, spesso dispersa tra le molteplici informazioni presenti sulla confezione, e garantendone l'autenticità.
Per il “design” del marchio si è seguita una precisa metodologia progettuale, in modo che il simbolo colpisca l’osservatore e venga conseguentemente memorizzato.
Il simbolo consiste in una N. e una B., (all'interno delle quali è la denominazione stessa del marchio) al contempo iniziali del marchio ma anche segno denso di significati e di implicazioni:
N.B.
ovvero
Nato Brigante
ovvero
Nota Bene
ovvero
FA ATTENZIONE
questo è un prodotto "Nato Brigante", realizzato interamente nella TUA TERRA
FA ATTENZIONE
questo atto di acquisto è per il tuo presente e...
PER IL FUTURO DEI TUOI FIGLI!
Il messaggio verbale che il marchio trasmette pertanto mette in stretta relazione i due momenti essenziali del processo economico: il momento del consumo, dell'atto di acquisto, e il momento della produzione, con il preciso scopo di favorire la valorizzazione di un particolare territorio incrementandone l'occupazione e lo sviluppo.
Alle parole si affianca un simbolo: la ginestra. La ginestra o Il fiore del deserto è la penultima lirica di Giacomo Leopardi, scritta nel 1836 a Torre del Greco presso Napoli nella villa Ferrigni e pubblicata postuma nell'edizione dei Canti nel 1845. Con questo canto, che è a parere della critica tra i più complessi dei canti leopardiani, il poeta vuole trasmettere un messaggio di solidarietà umana e, al di là del suo pessimismo, volgere lo sguardo verso l'avvenire, stimolare la fratellanza tra gli uomini per combattere un destino comune.
La fragile pianta, pronta a soccombere alla violenza del vulcano ma non per questo vilmente rinunciataria (continua infatti a fiorire), ha in sé una valenza simbolica rappresentando l’umiltà che cerca con la sua forza vitale di reagire contro la natura ed è qui chiamata a rappresentare un POPOLO che, lungamente offeso e abbandonato e sfruttato, è CHIAMATO A RIFIORIRE, a reagire, è chiamato AD UNIRSI E CREDERE NUOVAMENTE IN SE STESSO PER LA PROPRIA RINASCITA, per il FUTURO DELLA SUA TERRA.
La strategia che l'Associazione "Nato Brigante" si propone di seguire per lo sviluppo del SUD e la promozione del Mezzogiorno è una STRATEGIA A DOPPIO BINARIO:
1. favorire la RICONOSCIBILITA' E VISIBILITA' dei prodotti del Sud attraverso un marchio collettivo da affiancare al proprio;
2. favorire lo sviluppo di processi di "empowerment" delle popolazioni meridionali. Il concetto di "empowerment" si intende come riferimento all'accrescimento spirituale, politico, sociale e della forza economica della comunità, e ovvero allo sviluppo della fiducia nelle proprie capacità. Un popolo che accresce la fiducia in se stesso, nella propria straordinaria creatività e che diventa PRIMO ATTORE DEL PROPRIO PROCESSO DI SVILUPPO ATTRAVERSO SCELTE DI CONSUMO CONSAPEVOLE.
L’Associazione provvederà alla diffusione e promozione del marchio attraverso l’organizzazione di convegni, fiere ed eventi, alla sponsorizzazione di manifestazioni locali, alla creazione e diffusione di messaggi pubblicitari radiofonici e televisivi a livello nazionale, all'acquisto di pagine di quotidiani nazionali e locali per pubblicizzare il marchio, il valore identitario dello stesso e coloro che vi hanno aderito.
Inoltre l’Associazione si propone di mettere in relazione produttori meridionali con aziende di servizi meridionali in modo da poter innescare un sistema virtuoso di sviluppo, e di creare di gruppi di acquisto dei prodotti a marchio Nato Brigante.
Per ulteriori informazioni vi consigliamo di visitare il sito www.natobrigante.com , inviare una mail a info@natobrigante.com oppure contattare lo 0825/1686117
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Da un'idea dell’Associazione "Nato Brigante" nasce il Marchio Collettivo:
Nato Brigante.
Registrato, ed operativo da Ottobre 2010, il marchio "Nato Brigante" vuole essere uno strumento di marketing territoriale che ha lo scopo di dotare i prodotti del Sud di un’identità riconoscibile ed identificabile con la zona di appartenenza, incrementandone la visibilità a livello nazionale e internazionale.
Il marchio collettivo NATO BRIGANTE rappresenta uno strumento di sviluppo e di valorizzazione economica e sociale dei territori considerati che, svolgendo una funzione distintiva dell’origine e della provenienza dei prodotti, vuole dotare le imprese che producono beni e commercializzano o utilizzano beni prodotti nel Sud Italia di uno strumento di riconoscibilità e conseguentemente di ampia visibilità.
Con tale strumento l’Associazione intende agevolare la scelta del consumatore, favorendo la visibilità della provenienza geografica, spesso dispersa tra le molteplici informazioni presenti sulla confezione, e garantendone l'autenticità.
Per il “design” del marchio si è seguita una precisa metodologia progettuale, in modo che il simbolo colpisca l’osservatore e venga conseguentemente memorizzato.
Il simbolo consiste in una N. e una B., (all'interno delle quali è la denominazione stessa del marchio) al contempo iniziali del marchio ma anche segno denso di significati e di implicazioni:
N.B.
ovvero
Nato Brigante
ovvero
Nota Bene
ovvero
FA ATTENZIONE
questo è un prodotto "Nato Brigante", realizzato interamente nella TUA TERRA
FA ATTENZIONE
questo atto di acquisto è per il tuo presente e...
PER IL FUTURO DEI TUOI FIGLI!
Il messaggio verbale che il marchio trasmette pertanto mette in stretta relazione i due momenti essenziali del processo economico: il momento del consumo, dell'atto di acquisto, e il momento della produzione, con il preciso scopo di favorire la valorizzazione di un particolare territorio incrementandone l'occupazione e lo sviluppo.
Alle parole si affianca un simbolo: la ginestra. La ginestra o Il fiore del deserto è la penultima lirica di Giacomo Leopardi, scritta nel 1836 a Torre del Greco presso Napoli nella villa Ferrigni e pubblicata postuma nell'edizione dei Canti nel 1845. Con questo canto, che è a parere della critica tra i più complessi dei canti leopardiani, il poeta vuole trasmettere un messaggio di solidarietà umana e, al di là del suo pessimismo, volgere lo sguardo verso l'avvenire, stimolare la fratellanza tra gli uomini per combattere un destino comune.
La fragile pianta, pronta a soccombere alla violenza del vulcano ma non per questo vilmente rinunciataria (continua infatti a fiorire), ha in sé una valenza simbolica rappresentando l’umiltà che cerca con la sua forza vitale di reagire contro la natura ed è qui chiamata a rappresentare un POPOLO che, lungamente offeso e abbandonato e sfruttato, è CHIAMATO A RIFIORIRE, a reagire, è chiamato AD UNIRSI E CREDERE NUOVAMENTE IN SE STESSO PER LA PROPRIA RINASCITA, per il FUTURO DELLA SUA TERRA.
La strategia che l'Associazione "Nato Brigante" si propone di seguire per lo sviluppo del SUD e la promozione del Mezzogiorno è una STRATEGIA A DOPPIO BINARIO:
1. favorire la RICONOSCIBILITA' E VISIBILITA' dei prodotti del Sud attraverso un marchio collettivo da affiancare al proprio;
2. favorire lo sviluppo di processi di "empowerment" delle popolazioni meridionali. Il concetto di "empowerment" si intende come riferimento all'accrescimento spirituale, politico, sociale e della forza economica della comunità, e ovvero allo sviluppo della fiducia nelle proprie capacità. Un popolo che accresce la fiducia in se stesso, nella propria straordinaria creatività e che diventa PRIMO ATTORE DEL PROPRIO PROCESSO DI SVILUPPO ATTRAVERSO SCELTE DI CONSUMO CONSAPEVOLE.
L’Associazione provvederà alla diffusione e promozione del marchio attraverso l’organizzazione di convegni, fiere ed eventi, alla sponsorizzazione di manifestazioni locali, alla creazione e diffusione di messaggi pubblicitari radiofonici e televisivi a livello nazionale, all'acquisto di pagine di quotidiani nazionali e locali per pubblicizzare il marchio, il valore identitario dello stesso e coloro che vi hanno aderito.
Inoltre l’Associazione si propone di mettere in relazione produttori meridionali con aziende di servizi meridionali in modo da poter innescare un sistema virtuoso di sviluppo, e di creare di gruppi di acquisto dei prodotti a marchio Nato Brigante.
Per ulteriori informazioni vi consigliamo di visitare il sito www.natobrigante.com , inviare una mail a info@natobrigante.com oppure contattare lo 0825/1686117
sabato 25 dicembre 2010
martedì 21 dicembre 2010
22 Dicembre 2010: Presentazione progetto "Napoli c’è" col Partito del Sud ed invito alla cittadinanza Napoletana!
La cittadinanza napoletana è invitata Mercoledì 22 dicembre dalle ore 18.00 alle 21.00 presso il Teatro Sannazaro per la presentazione del progetto "Napoli c’è" per un'alternativa civica e meridionalista alle Prossime Comunali 2011 di Napoli.
Le associazioni ed i Movimenti:
Cambiamo Napoli | Movimento 5 stelle | Insieme per la Rinascita | Partito del Sud
presentano
NAPOLI C’È
Con gli interventi programmati:
- “Ripristino della legalità e della sicurezza dei cittadini: controllo del territorio e strategie di contrasto alla criminalità.”
di Francesco Forzati – Cambiamo Napoli.
- “Idee e progetti per lo sviluppo del turismo e la valorizzazione dei beni culturali”
di Alessandro Amitrano – Insieme per la rinascita.
- “Dall’attuale disastro ad un ‘ambiente ideale!”
di Marco Savarese – Movimento 5 Stelle.
- “La Questione Meridionale: eredi di una grande storia,
ma anche d’una grande vessazione irrisolta che dura da 150 anni.”
di Andrea Balia – Partito del Sud.
- “Lavoro e cultura del lavoro, per guarire i mali di Napoli”
di Francesco Floro Flores.
Etichette:
Alternativa civica,
Cambiamo Napoli,
Comunali 2011 Napoli,
Insieme Per la Rinascita,
Lista civica,
Movimento 5 Stelle,
Napoli c'è,
Partito del Sud
lunedì 20 dicembre 2010
“Bridges to Italy”, il ponte tecnologico tra gli Stati Uniti e il Sud Italia
Ricevo e posto quest'interessante articolo da amici calabresi, anche al Sud esistono tante storie di eccellenza, di voglia di fare, di sfide impossibili...al contrario di quello che pensano i tanti servi sciocchi del Nord come "Giorgio Bocca"!
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L'iniziativa nasce per creare un contatto tra la capacità imprenditoriale statunitense e le energie dei nostri giovani. E' aperto un bando per progetti su Information Technology, Bio e Nanotecologie, Energie rinnovabili.
Sapessi quanto è difficile fare l’imprenditore a Rende, in Calabria. Alessandro Senato, 34 anni, ci prova, anche se confessa di avere sempre “le valigie pronte”. Ma per il momento resta in Italia, pur con tutte le difficoltà di un ambiente non favorevole all’innovazione e all’imprenditoria. Alessandro studia ingegneria a Cosenza, ma la sua curiosità e creatività lo spingono presto a non accontentarsi di “vivere di rendita”, con le nozioni acquisite negli anni universitari. Per questo si inventa Dynematica, che rappresenta la sua strada verso il mondo dell’innovazione tecnologica. Alessandro e suo fratello Roberto mettono insieme esperti di informatica, grafica 3D e didattica della fisica, per lavorare a un progetto ambizioso: rendere più chiaro l’insegnamento delle scienze. “Il moto di un proiettile, per esempio, uno dei concetti chiave della meccanica classica. Di solito l’insegnante lo spiega mostrando il doppio moto, la parabola del proiettile stesso e la forza di gravità. Noi non facciamo altro che dare al docente uno strumento per visualizzare il fenomeno in 3D con l’interattività propria di un videogioco”. Ovvero attraverso un software, Tomo 3 D, il principale risultato del lavoro portato avanti da Dynematica.
Il progetto guidato da Alessandro è uno di quelli selezionati da Bridges to Italy, associazione che mira a costruire “un ponte tecnologico” tra gli Stati Uniti e l’Italia. Basata nella California culla dell’high tech e fondata da Bianca Dellepiane, l’associazione ha gli occhi rivolti al Sud Italia, e promette di non arrendersi alla costante perdita di talenti, spesso giovani, preparati, che espatriano portando il loro know how in giro per il mondo senza poi riportarlo indietro.
Per questo l’associazione lancia “Cervelli in movimento”, un tentativo di mettere in contatto gli Usa con la loro capacità imprenditoriale e l’Italia con le sue energie, che molto spesso non vengono valorizzate a dovere. Lo ha annunciato dalla California, l’ha poi rilanciato in ottobre proprio dalla sede di Rende, in provincia di Cosenza, in uno dei tanti territori di emigrazione storica ed oggi di fuga dei talenti. E lo diffonde attraverso il web sul sito www.bridgestoitaly.org, dove si può scaricare il bando di concorso per partecipare all’iniziativa, che chiude i battenti il 20 dicembre, e a cui possono partecipare i giovani residenti in tutte le regioni del Sud, dall’Abruzzo alla Sardegna. Requisito principale è quello di presentare le loro idee innovative, come potrebbero essere i brevetti in settori quali l’information technology, le bio e nanotecologie, e le energie rinnovabili.
“Quello che manca, continua Alessandro, è la formazione a essere imprenditori. I talenti ci sono, ma a volte manca l’idea di come proporsi al mercato”. E infatti Cervelli in movimento offre a questi ragazzi il necessario. Da un lato presentando start-up italiane come può essere Dynematica agli investitori statunitensi in modo da per offrire gli strumenti per una formazione dal punto di vista commerciale e finanziario (reperire i fondi necessari, o riuscire a valorizzare sul mercato le proprie idee). E poi istituendo un premio, da cui nei prossimi mesi emergerà il progetto che più merita di essere portato avanti.
C’è da augurarsi che questa sinergia transatlantica funzioni. E che Alessandro possa fare le valigie, sì, ma per poi tornare un giorno nella sua Rende. La strada è tutta in salita, e la speranza è che Cervelli in movimento non resti solo una goccia nel mare.
19° MESSAGGIO BEPPE DE SANTIS: Totò Petrotto, sindaco di Racalmuto, il paese di Leonardo Sciascia, aderisce al PdSud
Ieri, 19 dicembre 2010, Salvatore Petrotto, sindaco di Racalmuto, il paese di Leonardo Sciascia, ha preso la tessera del Partito del Sud.
Nel corso della intensa giornata di visita a Racalmuto, prima abbiamo reso omaggio alla tomba di Leonardo Sciascia, e poi, abbiamo visitato la sede bellissima della Fondazione Sciascia e il Teatro Margherita, un vero gioiello.
Nella serata, nel castello medievale, abbiamo presentato il libro del sindaco di Racalmuto dal titolo “Una storia semplice 2”, alla presenza di un pubblico folto, attento e partecipe.
Alla conclusione della presentazione è stata annunciata formalmente l’adesione del sindaco Petrotto al Partito del Sud.
Di seguito, riporto una sintesi, per appunti sparsi, del mio intervento introduttivo.
“I-QUATTRO TEMI"
La riflessione sul libro di Salvatore Petrotto può e deve essere di aiuto per illuminare quattro temi, tra loro distinti, ma, anche, interdipendenti.
1-SCIASCIA.
La sua lezione, il suo valore, qui e ora.
2-RACALMUTO/REGALPETRA - L’ULTIMO VENTENNIO 1990-2010 - SALVATORE PETROTTO E IL LIBRO “ UNA STORIA SEMPLICE 2”.
3-LA MODERNIZZAZIONE E LO SVILUPPO POSSIBILI E SOSTENIBILI, a Racalmuto, nel territorio e in Sicilia.
4-IL SUD, LA QUESTIONE MERIDIONALE OGGI, IL PROGETTO DEL NEOMERIDIONALISMO.
II-PROPONGO UNA LETTURA D’INSIEME DELLE SEGUENTI SCRITTURE
Comunque, di tener conto come nodi di scrittura del ragionamento questi materiali.
Quattro blocchi di scrittura.
1-Di Sciascia, “Le parrocchie di Regalpetra” e “Una storia semplice”.
2-La speciale rivista “Malgrado tutto”. 3-Di Tano Savatteri, “I ragazzi di Regalpetra”. 4- Il libro incandescente - e libero - di Totò Petrotto: “Una storia semplice 2”.
III-SCIASCIA
Sciascia quale poderoso patrimonio culturale e civile dell’umanità, d’Italia, del Sud, della Sicilia, di Racalmuto.
Lezione sempre più vitale e attuale. “Ce ne ricorderemo, di questo pianeta”.
LA BUSSOLA SCIASCIA.
Come è noto, il rovello centrale di Sciascia è stato IL PROBLEMA DELLA VERITA’.
Per Pirandello, la verità non esiste. “Così è ( se vi pare)". Quindi, né si trova, nè è da ricercare. Al contrario, per Sciascia, la verità esiste, ma, è occultata dal Potere costituito, dai poteri costituiti. VERITA’ PRIGIONIERA. Reclusa. Detenuta.
L’intera opera - e vita - di Sciascia è una fatica, un combattimento – senza tregua - contro L’IMPOSTURA. Cioè, le CREDENZE IMPOSTE. Dal potere, dai poteri. IMPORRE UNA CREDENZA, FALSA. Le ideologie come cattiva coscienza. Le imposture del fascismo. Le imposture dello stalinismo (Calogero Schirò negli “ Zii di Sicilia”). Le imposture della prima Repubblica e del Partito-Stato dominante (“Todo modo”). Le imposture dello Stato, del doppio Stato delle stragi e dei misteri, (“L’Affaire Moro” ), degli apparati dello Stato e dell’apparato Giustizia, le imposture della famiglia, della scuola, della chiesa(“ Morte dell’inquisitore”), delle amministrazioni, del partito.
Insomma, lo Stato di diritto, nella forma parziale e dimezzata all’italiana, i suoi apparati di giustizia, non sono in grado di accertare – e imporre-la verità. Tutti i libri di Sciascia, in particolare, QUELLI NELLA FORMA DEL GIALLO, del giallo decostruito e parodistico, sono lì a dimostrarlo, da “Il giorno della civetta” in poi.
Per ricercare la verità,per accostarsi alla verità, occorre ben altra fatica.
Fatica di intelligenza e RAGIONE. Fatica IMPLACABILE, ASPRA di ricerca, di studio, di SCRITTURA.
Perciò Sciascia ha usato tutte le forme di scrittura possibili. Negli stessi testi.
Novelle, romanzi storici, gialli, saggi, scrittura storica, scrittura teatrale,
giornalismo, passaggi politici per ricercare e scrivere (come in Parlamento nella commissione Moro e stragi, con la sua relazione di minoranza).
Ho riletto recentemente “Le parrocchie di Regalpetra”. In questo testo straordinario, c’è già tutto Sciascia. E anche, Regalpetra/Racalmuto, COME VERITA’ DI SCRITTURA.
Ho riletto “ Una storia semplice”, il penultimo libro di Leonardo.
Vi rileggo la conclusione:“Riprese cantando la strada verso casa”.
E non ritrovo improprio il titolo provocatorio del libro di Totò Petrotto “Una storia semplice 2”. Che così conclude: “ECCO SPIEGATO IL MOTIVO DEL MIO CANTO LIBERO”.
E ancora e soprattutto, Sciascia della RAGIONE. Ragione, giustizia e libertà. La ragione fondata sulla giustizia e libertà. E viceversa. E’ questo il cerchio virtuoso, da non smarrire. Oggi, in epoca di globalizzazione, di definitiva disgregazione dell’Unità d’Italia.
E’ questa la chiave vera del NEOMERIONALISMO, oggi necessario e nascente. Il pensiero di Sciascia simile a “Quadrare il cerchio” di sir Ralph Dharendorf. La migliore cultura liberale e solidale del secolo che abbiamo lasciato alle spalle.
IV-IL FILO ROSSO DI REGALPETRA /RACALMUTO
A mio avviso,vi è un potente filo rosso nella storia di Regalpetra/Racalmuto, negli ultimi 50-60 anni,un filo rosso vero,non retorico, non velleitario, non opportunistico, rappresentato da Sciascia, a partire da “Le parrocchie di Regalpetra” e per finire a “Una storia semplice”;
dal significato profondo e storico dell’esperienza e della comunità
morale e civile di “Malgrado tutto”, oltre Racalmuto; da alcuni percorsi e contributi di racalmutesi bravi e fortunati,posizionati in funzioni valorose,come Felice Cavallaio e Tano Savatteri.
Ad esempio, io non posso sapere l’impatto e l’impressioneche può avere registrato a Racalmuto, in carne ed ossa,il recente volume di Savatteri “ I ragazzi di Regalpetra”. Ma, per chi legga le cose dall’esterno del MICROCOSMO, con lo sguardo del MACROCOSMO, il libro è di notevole valore, profondità, verità, equilibrio.
La verità che la scrittura, una certa scrittura, secondo la lezione sciasciana, può contribuire a disvelare. Ad approssimare.
Fa parte di quel filo rosso tenace. Che è follia smarrire.
DI QUESTO FILO ROSSO, UN TRATTO COMPLESSO E’ RAPPRESENTATO DALLA PARABOLA, DALL’ESPERIENZA, OGGI, DALLA SCRITTURA DEL SINDACO DI RACALMUTO/ REGALPETRA, TOTO’ PETROTTO.
V-“UNA STORIA SEMPLICE 2” DI TOTO’ PETROTTO
Nell’ultimo ventennio, la vicenda privata e pubblica di Totò Petrotto
si pone ad un incrocio, molto molto delicato, complesso e difficile,
tra REALTA MATERIALE, sociologica, E REALTA DI SCRITTURA, realtà letteraria. All’incrocio duro tra RACALMUTO MATERIALE e REGALPETRA, la Racalmuto della scrittura.
Ambedue vere, verissime. Perché una cosa è amministrare una città materiale, altra cosa è amministrare anche una città scritta e di scrittura. Totò Petrotto, da classico eroe-antieroe, ha cercato di fare ambedue le cose. E’ STATO COSTRETTO A SVOLGERE AMBEDUE LE FUNZIONI. INEVITABILMENTE. Perché Racalmuto è Racalmuto. Regalpetra è Regalpetra. Poi, vi è una terza città che è insieme Racalmuto e Regalpetra. La città di Totò Petrotto.
Il libro “Una storia semplice 2”è la narrazione di ambedue le città – Racalmuto e Regalpetra - È la narrazione della città terza.
Deriva da qui la peculiarità del libro. Libro ibrido e caleidoscopico.
Libro non catalogabile. Libro inafferrabile e centrifugo. Da qui il valore, unico,dello stesso. L’UNICITA’ DEL LIBRO. Saggio e racconto. Pamphlet e meditazione. Libro di vittorie e di sconfitte.
Libro di minaccia di ritirata, di preannuncio di fuga e di sfida.
Di dolore - anche disperazione - e di gioia. Di pessimismo della ragione e di ottimismo della volontà. “MALGRADO TUTTO”.
Un libro, quello del sindaco Totò Petrotto, da oggi iscritto e militante del Partito del Sud, che è un altro grande contributo per la progettazione e promozione del NEOMERIDIONALISMO FEDERALISTA UNITARIO.
Beppe De Santis,
Racalmuto, 19 dicembre 2010.
Addio alla Lega Nord...i nostri fratelli meridionali riscoprono la loro vera identità!
Ricevo e posto questa lettera dal Nord, da Gianni Gargano, originario di Barletta, che come molti meridionali in forza nella Marina Militare, vive e lavora a La Spezia dal 1995. Prendiamo atto che le motivazioni che lo hanno spinto in passato ad aderire alla Lega Nord e poi oggi ad allontanarsene, sono comuni a molti altri figli del Sud che stanno prendendo coscienza della nostra identità negata e che, di conseguenza, stanno accorrendo nelle nostre file.
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Al Segretario regionale Lega Nord Liguria
Quanto mi accingo a scrivere è frutto di una profonda analisi fatta dopo la lettura di alcuni libri dove ho trovato le risposte a tanti quesiti a cui non sapevo dare risposta
TERRONI
GLI ULTIMI GIORNI DI GAETA
I SAVOIA E IL MASSACRO DEL SUD
dove sono evidenziate le vere problematiche di questo nostro Paese e come alcune di esse sono ancora presenti alla data odierna e non sono state ancora risolte, determinando il mancato sviluppo del Meridione rispetto al Settentrione.
Dei 668 milioni che composero il tesoro italiano ben 443 appartenevano all’ex “Regno delle due Sicilie”, ciò significa che il Mezzogiorno era 4 volte più ricco del Settentrione, era presente un apparato industriale all’avanguardia 3° in Europa e 1° in Italia. Infatti l’unità Italiana si sarebbe dovuta fare per consenso, con la dovuta calma e cautela, federando Stati, culture, economie diverse e mantenendo uguali diritti per tutti. Coniugando la storia e i costumi del Nord con quelli del Centro e del Sud e non trasferendo le realtà industriali dal Sud al Nord come le acciaierie di Mongiana (1^ in Europa per qualità e quantità del prodotto realizzato in Calabria spostate a Terni e in Brianza costringendo le popolazioni calabresi a trasferirsi al Nord in quanto erano le uniche a saper svolgere quel tipo di lavoro). Invece Garibaldi – Mazzini- Cavour, le sette segrete con l’appoggio di parte della borghesia capitalista, puntarono a fare dell’Italia un’appendice del Piemonte con l’ausilio non degli italiani, ma dell’esercito di Napoleone III e dei soldi dell’Inghilterra per piegare l’unico Stato in grado di contrastare la potenza economica inglese. Quello scritto potrà sembrare retorica ma solo ripartendo in maniera corretta e portando alla ribalta la vera storia e con la giusta onestà intellettuale si potrà concorrere tutti insieme ad un paese migliore.
I settentrionali hanno considerato la parte meridionale del paese come una loro colonia e non una parte integrante del paese facendo di tutto e in tutti i modi far crescere delle generazioni abituate a vivere in maniera parassitaria (attraverso delle false industrializzazioni, assegni assistenziali e quant’altro, con la complicità di tutti). Queste problematiche sono di estrema attualità e si fa solo finta di risolverle perché lo sviluppo di determinate aeree potrebbe portare degli squilibri in altre aree, vedasi come il CIPE ha sbloccato i fondi per i cantieri delle grandi opere 21 miliardi € in totale, al Sud di questa cifra andrà solo l’1%.
Altresì ho potuto constatare che i meridionali sono tollerati nelle aree settentrionali dove svolgono le loro attività portando ricchezza a un territorio che non sentono loro e che con altre condizioni avrebbero assunto delle decisioni diverse e sono più delle volte etichettate, questo in barba a quanto si afferma che siamo un unico popolo appartenente ad un'unica Nazione. Solo con un Sud rinato economicamente l’Italia può competere con le altre grandi Nazioni. Occorre creare le giuste opportunità lavorative al fine di evitare l’emigrazione dei giovani dal loro territorio.
Come affermava Guido Dorso nel suo libro “La Rivoluzione meridionale” “Il Mezzogiorno non ha bisogno di carità ,ma di giustizia ,non chiede aiuto,ma libertà“.
Per queste motivazioni ritengo conclusa la mia esperienza in seno al vostro movimento dove ho potuto constatare quanto affermato in precedenza.
Distinti saluti
Giovanni Gargano
Consigliere 3^ Circoscrizione La Spezia
martedì 14 dicembre 2010
Cresciamo anche in Veneto...Nata la sezione vicentina del Partito del Sud!
E' nata ufficialmente la Sezione di Vicenza del Partito del Sud, con lo scopo di diffondere la storia e la cultura del nostro Sud ed il programma politico, le proposte, gli atti concreti del Partito.
La sezione Vicentina, guidata dall' amico Filippo Romeo, Coord. Veneto, si è dotata anche di un proprio interessante sito internet alla cui realizzazione ha contribuito anche l'amico Dr. Vincenzo Cesario, referente per Verona del PdSUD.
Un altro blog a cui diamo il benvenuto nel Network informativo del Partito del Sud:
http://partitodelsudveneto.blogspot.com/
Agli amici Veneti un cordiale benvenuto e l'augurio di buon lavoro!
"Terroni" di Pino Aprile all'Università? Ebbene sì...di C. Castellano
Ricevo e posto con condivisione l'articolo dell'amica Costanza Castellano del
Partito del Sud Piemonte sulla recente presentazione a Como de libro di Pino Aprile...
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Così Terroni è arrivato all'Università!
Sembra incredibile quanta strada ha fatto questo libro che ha dopppiato felicemente la boa (incredibile )delle 500.000 copie!
La notizia è recente e siamo ormai abituati alle infaticabili peregrinazioni di Pino Aprile in tutta Italia per presentare la suacreatura ma questa presentazione è una cosa nuova ,importante e rivoluzionaria.
Intanto la figura del professore che lo ha invitato a intervenire.
Paolo Bernardini non è di origini meridionali, comincia la sua storia a Genova, si specializza e ricopre prestigiosi incarichi accademici in Germania, Stati Uniti, Australia. Approda poi a Como, Università dell'Insubria ,titolare della cattedra di Storia Moderna.
Lunedì 6 dicembre introducendo l'autore ha detto ai suoi alunni una frase emozionante e sigificativa:"...parlare del Sud è una vicenda bellissima purtroppo anche tragica".
Evidentemente anche al Nord c'è chi ha l'onestà intellettuale di cantare fuori dal coro della retorica risorgimentale e di fare il suo lavoro di storico con onestà e rigore.
Onestà e rigore che sarebbe legittimo attendersi anche dagli accademici e
professori delle università del Sud...ma non mi sembra (e sarei contenta di essere
smentita che qualcuno di questi abbia invitato Aprile a parlare della sconvolgente
vicenda del Sud nel cosidetto "risorgimento").
Perchè le Università del Sud si ostinano ad ignorare questo libro che si sta avviando a diventare importante per il Sud quanto lo fu in passato per la denuncia della tragedia dei neri in America il celeberrimo "La capanna dello zio Tom" ?
Non solo, le cronache sono piene di sindaci e professori e intellettuali (!!!!) sudisti che omaggiano la "memoria dei nostri aguzzini".
Perchè avviene tutto questo?
Qualcuno lo spiega con la cosidetta "Sindrome di Stoccolma" che vuole le vittime di un sopruso finire alleati e solidali con i violentatori ma non potrebbe essere
anche con molta semplicità che i "maggiorenti meridionali" di oggi siano i
degni nipotini di quella piccolissima minoranza che 150 anni fa ci
consegnò a Savoia e company? Cosa sarà rimasto nella mente e nel cuore dei giovani
universitari comaschi che hanno partecipato a questa straordinaria lezione oggi non possiamo sapere, certo che i primi semi sono stati lanciati ed altri ne verranno, come assicura Gugliemo di Grezia, infaticabile organizzatore di questo ed altri eventi meridionalisti, fondatore e responsabile della Nazionale di calcio del Regno delle Due Sicilie.
Noi intanto salutiamo con profonda soddisfazione il nuovo corso...universitario di Terroni e a Pino Aprile, che si accinge ad andare negli Stati Uniti, invitato dalle associazioni dei calabresi negli States per curare la traduzione in inglese del suo libro, auguriamo di diffondere con il più grande successo tra i nostri fratelli
lontani la sconvolgente verità sui "Terroni".
Costanza Castellano
Partito del Sud Piemonte sulla recente presentazione a Como de libro di Pino Aprile...
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Così Terroni è arrivato all'Università!
Sembra incredibile quanta strada ha fatto questo libro che ha dopppiato felicemente la boa (incredibile )delle 500.000 copie!
La notizia è recente e siamo ormai abituati alle infaticabili peregrinazioni di Pino Aprile in tutta Italia per presentare la suacreatura ma questa presentazione è una cosa nuova ,importante e rivoluzionaria.
Intanto la figura del professore che lo ha invitato a intervenire.
Paolo Bernardini non è di origini meridionali, comincia la sua storia a Genova, si specializza e ricopre prestigiosi incarichi accademici in Germania, Stati Uniti, Australia. Approda poi a Como, Università dell'Insubria ,titolare della cattedra di Storia Moderna.
Lunedì 6 dicembre introducendo l'autore ha detto ai suoi alunni una frase emozionante e sigificativa:"...parlare del Sud è una vicenda bellissima purtroppo anche tragica".
Evidentemente anche al Nord c'è chi ha l'onestà intellettuale di cantare fuori dal coro della retorica risorgimentale e di fare il suo lavoro di storico con onestà e rigore.
Onestà e rigore che sarebbe legittimo attendersi anche dagli accademici e
professori delle università del Sud...ma non mi sembra (e sarei contenta di essere
smentita che qualcuno di questi abbia invitato Aprile a parlare della sconvolgente
vicenda del Sud nel cosidetto "risorgimento").
Perchè le Università del Sud si ostinano ad ignorare questo libro che si sta avviando a diventare importante per il Sud quanto lo fu in passato per la denuncia della tragedia dei neri in America il celeberrimo "La capanna dello zio Tom" ?
Non solo, le cronache sono piene di sindaci e professori e intellettuali (!!!!) sudisti che omaggiano la "memoria dei nostri aguzzini".
Perchè avviene tutto questo?
Qualcuno lo spiega con la cosidetta "Sindrome di Stoccolma" che vuole le vittime di un sopruso finire alleati e solidali con i violentatori ma non potrebbe essere
anche con molta semplicità che i "maggiorenti meridionali" di oggi siano i
degni nipotini di quella piccolissima minoranza che 150 anni fa ci
consegnò a Savoia e company? Cosa sarà rimasto nella mente e nel cuore dei giovani
universitari comaschi che hanno partecipato a questa straordinaria lezione oggi non possiamo sapere, certo che i primi semi sono stati lanciati ed altri ne verranno, come assicura Gugliemo di Grezia, infaticabile organizzatore di questo ed altri eventi meridionalisti, fondatore e responsabile della Nazionale di calcio del Regno delle Due Sicilie.
Noi intanto salutiamo con profonda soddisfazione il nuovo corso...universitario di Terroni e a Pino Aprile, che si accinge ad andare negli Stati Uniti, invitato dalle associazioni dei calabresi negli States per curare la traduzione in inglese del suo libro, auguriamo di diffondere con il più grande successo tra i nostri fratelli
lontani la sconvolgente verità sui "Terroni".
Costanza Castellano
domenica 12 dicembre 2010
Stati Uniti d'Italia...dal blog di Beppe Grillo
Nello sfascio generale politico ed economico è scomparso dall'agenda il 150esimo anniversario dell'Unità d'Italia del 2011. Nessuno ne parla più, sembra un evento dello scorso anno, una rivista vecchia dimenticata dal barbiere. La ricorrenza non è ancora stata celebrata, eppure sembra già trapassata. Può essere che le Istituzioni si vergognino e sperino che la nascita dello Stato unitario passi in silenzio, scivoli via dal calendario. Gli italiani del resto se pensano alle Istituzioni hanno un conato di vomito e una voglia irrefrenabile di emigrare. Vederle identificate con l'Italia è una provocazione, un'istigazione alla secessione.
Il 2011 è invece un'opportunità, un'occasione unica per fare la Storia d'Italia, non quella del trio Cavour-Garibaldi-Vittorio Emanuele II con la ruota di scorta di Mazzini e dei plebisciti fasulli che legittimavano i Savoia, ma la Storia degli eccidi nel Sud, delle occupazioni nel Nord, dei cannoni dei regnanti contro i contadini inermi che protestavano per la tassa sul macinato, delle emigrazioni forzate di milioni di veneti e di meridionali per le Americhe, unica possibilità rimasta per non morire di fame. Il 2011 può essere dedicato alla Storia dell'annessione dei popoli italici da parte dei Savoia, della predazione delle casse degli Stati occupati, dal Regno dei Borbone allo Stato Pontificio. Capitali necessari al Regno di Sardegna, notoriamente con le pezze al culo, per non dichiarare bancarotta, alle centinaia di migliaia di patrioti chiamati "briganti" fucilati da Cialdini con le loro teste mozzate fotografate ed esibite sui giornali dell'epoca. Persino l'Unione Sovietica ai tempi di Krusciov è riuscita a mettere in discussione le menzogne dello stalinismo, in Italia ci si culla ancora nell'idea del Risorgimento e del grido di dolore accolto da Vittorio Emanuele II.
Le mafie sono un frutto dell'occupazione del Sud, prima erano un fenomeno fisiologico, con i Savoia sono diventate uno strumento di gestione del potere. Garibaldi disse "Qui si fa l'Italia o si muore", per fare veramente l'Italia bisogna ripartire dalle sue radici e quindi "Qui si disfa l'Italia o si muore".
Le piazze d'Italia sono piene di lapidi celebrative delle tre guerre d'indipendenza, di quelle mondiali, alcune anche di quelle coloniali e di quella civile del 1945/46. Da 150 anni siamo in guerra, anche con noi stessi, per affermare un'identità che non abbiamo. Siamo come l'isola che non c'è di Peter Pan: "E a pensarci, che pazzia/è una favola, è solo fantasia/e chi è saggio, chi è maturo lo sa/ non può esistere nella realtà!", uno Stato che non c'è, visto come greppia o tenuto a distanza con diffidenza. Un'espressione geografica che ospita le tre più potenti organizzazioni criminali del pianeta, indifferente a quarant'anni di stragi in cui lo Stato era complice o assente, con centinaia di morti tra giudici, giornalisti, politici, amministratori pubblici. Un luogo che sta cadendo a pezzi in cui molte Regioni non vedono l'ora di un liberatorio "Sciogliete le fila" e ritornare ad essereRepubblica di Venezia con i suoi mille anni di Storia, la Repubblica di Genova, lo Stato delle Due Sicilie, Stato legittimo invaso con le armi, o annessi alla Francia da parte dellaValle d'Aosta o all'Austria del Sud Tirolo. Non sono ipotesi, ma la cruda realtà. E' necessario rivedere il nostro passato e dimenticare il "glorioso" Risorgimento per rimanere insieme in una federazione di Stati, simili a quelli pre unitari, ognuno con la sua Storia e la sua autonomia.
venerdì 10 dicembre 2010
Una falsa classifica...ma facitem' 'o piacere...di Erri De Luca
Il Sole 24 ore pubblica una statistica sulla qualità della vita secondo la quale Napoli è all’ultimo posto. Ignoro i criteri di valutazione ma dubito che siano adeguati allo scopo. C’è qualità di vita in una città che vive anche di notte, con bar, negozi, locali aperti e frequentati, a differenza di molte città che alle nove di sera sono deserte senza coprifuoco. Qualità della vita poter mangiare ovunque cose squisite e semplici a prezzi bassi, che altrove sarebbero irreali. Qualità di vita il vento che spazza il golfo dai quattro punti cardinali e fa l’aria leggera. Qualità di vita la cortesia e il sorriso entrando in un negozio, la musica per strada. Qualità di vita il mare che si aggira nella stanza del golfo tra Capri, Sorrento e Posillipo. Qualità di vita la storia che affiora dappertutto. Qualità di vita la geografia che consola a prima vista e qualità di vita l’ironia diffusa che permette di accogliere queste graduatorie con: “Faciteme ‘o piacere”. Per consiglio, nelle prossime statistiche eliminate Napoli, è troppo fuori scala, esagerata, per poterla misurare.
Erri De Luca
giovedì 9 dicembre 2010
I miei auguri...di Andrea Balia
Ricevo e posto con condivisione questo messaggio di auguri che ci arriva dal grande amico e compagno di avvenutura politica, Andrea Balia. Grazie Andrea...e ancora...tanti auguri al Partito del Sud!!!
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Non sono ancora due anni che sono nel Partito del Sud. Nei fatti è come ci fossi sempre stato…lo sapevo, lo percepivo che la mia casa era questa. Conoscevo Ciano da anni, ci scrivevamo ed erano già trascorsi circa 18 anni che m’interessavo di meridionalismo, ma continuavo a fare il “battitore libero”. Poi tre anni fa accettai di far parte d’un altro movimento perché pressato da amici, ma non ero a mio agio: troppo elitarismo, solo dibattiti, poca combattività e quasi una paura a parlare della nostra storia, troppa spocchia nei confronti degli altri…insomma non andava. Avevo conosciuto Riccio e Cuccurese, ero andato a Gaeta per lo storico consiglio comunale contro i Savoia: Ciano mi aveva abbracciato dicendomi “Andrea, anche tu qui, sei venuto…”, Connie Castellano mi accolse come un vecchio amico dicendomi “il famoso (esagerata!) Balìa” e mi mise subito una fascia a lutto al braccio che avevano preparato per quell’evento che rivangava i lutti subiti a Gaeta, Enzo Riccio e Natale Cuccurese anche loro mi abbracciarono mentre erano fasciati nelle bandiere del partito.
Insomma non ero un iscritto e mi trattavano come fossi da sempre uno di loro.
Poi, tutto è volato come in un attimo, ho individuato la mia casa, ho trovato dei fratelli che mi hanno chiesto di organizzare il partito a Napoli. In un anno è successo di tutto e di più: abbiamo inaugurato la sede di Napoli, fatto un direttivo con altri amici fantastici: Emiddio, Francesco, Bruno, Ivan, Alessandro, Cataldo, iscritto decine e decine di persone, aperte altre sezioni provinciali, eventi, volantinaggi, conferenze, dibattiti, il Congresso Nazionale a Napoli, ecc ecc…
Ho avuto l’onore di entrare a far parte del Direttivo Nazionale assieme a Enzo, Natale, e ovviamente il grande brigante Antonio. Da qualche mese abbiamo eletto Beppe De Santis come Segretario Politico e Presidente Nazionale ed è stata un’altra conoscenza d’un personaggio incredibile, vulcanico, fascinoso, dalla dialettica dirompente ma anche poetica, uno sballo....
Credo che l’esperienza del Partito del Sud è un sogno che si realizza, a cui avevo timore di ormai non più giungere, che reputo fantastica politicamente ma innanzitutto eccezionale dal punto di vista umano!
Come non potrei fare gli auguri più grandi, vivi, sentiti al mio partito?
AUGURONI GRANDE PARTITO DEL SUD PER I PRIMI TUOI TRE ANNI!
Un bambino ormai già adulto.
Grazie a tutti
Andrea Balìa
Mi ricordo tutto...di Pino Lipari
Sembra passato un secolo...in realtà sono passati solo 3 anni da quando abbiamo iniziato questra grande avventura del Partito del Sud, tanti amici (o presunti tali) hanno cambiato strada ma tanti altri ci hanno raggiunto... e quindi ricevo e posto con piacere l'articolo dell'amico Pino che descrive alcuni momenti salienti ed emozionanti di questi 3 anni del Partito del Sud...auguri al Partito del Sud ed a tutti noi che ci crediamo ancora!!!
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Tre anni fa convocati a Gaeta per una due giorni dopo un'altra riunione a San Nicola La Strada (CE)...
...dicevamo?... 'a sì! La notte magica di Gaeta dell'8 dicembre 2007, forse solo gli stolti non avevano capito i segni del destino, avevamo avuto un altro segno, era il 15 di giugno 2007 (Sant'Antonio Gluriuso)e le elezioni a Gaeta le vinceva Raimondi con Antonio Ciano la prima giunta meridionalista dopo 146 anni...poi la notte del'Immacolata patrona delle Due Sicilie ....venivamo dalla commemorazione a Borjes a Sante Marie.... e lì a Gaeta quella notte nacque il Partito del Sud tra mille lacerazioni e tra due dubbi "Politica e cultura" o "Cultura e Politica"...sì, non è uno scherzo ma è la cronaca cruda....
Siamo nati amputandoci qualcosa di fastidioso, qualcosa di impalpabile, abbiamo reciso la malattia intrinseca e boicottante che è sempre esistita all'interno dell'anima Meridionalista, in tanti se ne andarono alzandosi e voltandoci le spalle, qualcuno lo seppi dopo usò le immagini della riunione per farsi delle grasse risate alle nostre spalle ...ma noi siamo ancora QUI.
A febbraio 2008 eravamo veramente pochi, la cancrena amputata ancora tentava di appestarci e di fiaccarci ma abbiamo resistito abbiamo cercato di essere presenti ovunque, resta per me indelebile il ricordo di Fenestrelle (il "lager piemontese" dei soldati dell'ex Regno delle Due Sicilie...) nel 2008 quando con il fratello Enzo Ricci partimmo in due fino sulle Alpi a rendere omaggio ai nostri valorosi soldati morti in prigionia sennza rinnegare l'ideale.
Vennero le elezioni dove per la prima volta abbiamo presentato il simbolo al Viminale facendo la notte insieme ad altre persone e partiti più disparati...molto emozionante quando i carabinieri ci consegnano la raccomandata con l'approvazione del nome e simbolo...e poi la manifestazione davanti al Tribunale di Roma a Piazzale Clodio a fianco di altri movimenti per dare solidarietà ad Antonio Pagano che aveva denuciato Calderoli reo di aver definito i Napoletani "topi di fogna", eravamo lì in piazza pochi ma decisi ...
Arriva l'eco Mondiale dell'articolo di "Le Monde"
Le Monde, uno dei giornali più prestigiosi del mondo, ci dedica un articolo e soprattutto al nostro leader Antonio Ciano, il nostro capo brigante...e venne il 6 dicembre 2008. Io c'ero,la giunta comunale di Gaeta chiedeva con un'atto pubblico il pagamento dei danni per il bombardamento subito dai piemontesi nel 1861 ed era la PRIMA VOLTA che un comune eccidiato dai Savoia si pronunciava pubblicamente ed ufficialmente... eravamo molti tranne le cancrene amputate...da li proseguimmo in una crescita cercando di migliorare sempre.....
Le Monde, uno dei giornali più prestigiosi del mondo, ci dedica un articolo e soprattutto al nostro leader Antonio Ciano, il nostro capo brigante...e venne il 6 dicembre 2008. Io c'ero,la giunta comunale di Gaeta chiedeva con un'atto pubblico il pagamento dei danni per il bombardamento subito dai piemontesi nel 1861 ed era la PRIMA VOLTA che un comune eccidiato dai Savoia si pronunciava pubblicamente ed ufficialmente... eravamo molti tranne le cancrene amputate...da li proseguimmo in una crescita cercando di migliorare sempre.....
Abbiamo fatto volantinaggi partecipammo a elezioni e manifestazioni come quella del Popolo viola a Roma al NO B Day o al V-Day di Grillo con un grande striscione fieri di essere quel che siamo......venne la rifondazione del 2010, servivano regole scritte e certe, con tutti i rischi annessi, senza paura di perdere la nostra creatura ma come dei genitori sani e coscienti che non basta aver concepito un figlio con tutto l'amore possibile, un figlio bisogna farlo crescere ed assicurasi che sia indipendente ed autonomo, anche quando noi genitori non ci saremo più, bisogna dargli la conoscenza e la sicurezza nelle sue forze. Non abbiamo mai voluto avere un figlio viziato che si nasconda dietro il Padre, altri movimenti si fondano sul culto del "conducator", noi abbiamo una struttura ed abbiamo gerarchie ma non abbiamo dittatori, noi siamo liberi di dare fiducia e sfiduciare il "Vertice", gli altri hanno solo i capi e ....
La nostra creatura compie TRE Anni...Tanti Auguri e Lunga Vita al Partito del SUD!!!
domenica 5 dicembre 2010
sabato 4 dicembre 2010
venerdì 3 dicembre 2010
DOMANI SU TELECOLORE ( CANALE SKY 849) VIDEOSINTESI DEGLI STATI GENERALI DEL SUD DI PALERMO
Domani e dopodomani su Telecolore, canale 849 piattaforma Sky, video sintesi degli Stati Generali del Sud di Palermo del 13 e 14 novembre scorso, ad opera del giornalista Nicola Pirozzi.
Uno speciale ne racconta interventi, programmi etc...etc...
4 dic. 2010 Sabato ore 14,45
5 dic. 2010 Domenica ore 10,00
giovedì 2 dicembre 2010
Presentazione del Partito del Sud a Grosseto il 27/11
Sabato scorso, il 27/11, a Grosseto c'e' stata una presentazione della nuova sezione del Partito del Sud e del libro di Antonella Colonna Vilasi "Il Terrorismo".
Il filo conduttore della serata è stata la "memoria", infatti questo paese non riesce troppo spesso a fare i conti col proprio passato, sia per fatti abbastanza recenti come il terrorismo rosso e nero degli anni '70 e '80, sia per la storia del cosiddetto "risorgimento" che per noi neo-meridionalisti del PdSud e' stato l'origine della "questione meridionale" e di quasi 150 anni di colonizzazione del Sud.
Un ringraziamento al Coord. Regionale Toscana Angelo Modaffari che ha organizzato la serata e ha radunato un bel gruppetto a Grosseto, a Mario Abisso da Rosignano che sarà il nostro referente in Provincia di Livorno ed a Antonella Colonna Villasi che ha dato il suo contributo al dibattito con la presentazione del suo libro.
Possiamo dire con orgoglio che il nostro lavoro paga ed ora anche in Toscana c'e' quindi un gruppo di persone che vuole crescere e che soprattutto crede nel riscatto del Sud ed in una pacifica "rivoluzione meridionale", per cambiare questo paese abbiamo bisogno di tante persone come quelle incontrate sabato scorso a Grosseto.
Enzo Riccio
Segr. Org. Nazionale
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mercoledì 1 dicembre 2010
Neomeridionalismo e felicità - Da una società del "ben-avere" ad una del "ben-essere" del Prof. Godano
Ricevo e posto con condivisione quest'articolo dell'amico della sezione di Napoli, il Professor Cataldo Godano dell'Università Napoli Tre...a parte le interessanti considerrazioni filosofiche, e' sicuramente un'ottimo spunto per una differente visione della politica e dell'economia da parte del movimento meridionalista...l'amico Cataldo non poteva che essere meridionale, erede di una grande tradizione culturale che risale alla Magna Grecia...mentre da noi al Sud si discuteva di filosofia con esempi luminosi come Parmenide nell'antica Velia (l'attuale Ascea nel Cilento) o di matematica con Pitagora a Crotone...nel resto dell'Italia si viveva ancora sulle palafitte...
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La ricostruzione della identità del sud del nostro paese è emersa dai meandri oscuri in cui era stata cacciata dalla storiografia ufficiale e si è imposta come questione prioritaria per il rilancio della questione meridionale come problema politico da affrontare e risolvere. E‟ quindi diventata ineludibile la necessità di ricostruzione storica del risorgimento e dei fatti postrisorgimentali. Io vorrei qui porre l‟accento su un ulteriore aspetto utile alla ridefinizione di una identità forte del mezzogiorno d‟Italia: la questione della felicità.
Il primo passo da compiere è riconoscere che al sud si vive meglio e non solo per gli evidenti fattori climatici che lo rendono attrattivo, ma soprattutto per la qualità e l‟estensione delle relazioni interpersonali che il popolo meridionale è in grado di instaurare.
Lo stereotipo del meridionale come „uomo di cuore‟ è una riduzione ad aspetto folkloristico di questa capacità di relazionarsi all‟altro che altrove non si osserva. Due questioni correlate a quest‟aspetto meritano la nostra attenzione:
Al sud esiste una rete di relazioni sociali molto più estesa che altrove. Dove ad esempio è possibile lasciare andare un bambino per strada certi che qualcuno si occuperà di lui, se non in un quartiere popolare delle città meridionali? Anche qui uno stereotipo imposto sempre come un aspetto folkloristico ha una grande rilevanza socio-economica da ripensare e rivalutare.
La grande flessibilità del tessuto sociale consente sia di accogliere con facilità il diverso da se (si veda ad esempio l‟elevata densità di „femminielli‟ nei quartieri popolari di Napoli) sia di trovare soluzioni concrete ai problemi posti ad esempio dall‟assenza dello Stato che la scellerata gestione della cosa pubblica da parte dei piemontesi ha imposto al sud nel post-risorgimento. Come al solito un aspetto socio-economico di grandissima rilevanza è stato trasformato in un aspetto di folklore diventando ad esempio la famosa „arte di arrangiarsi‟ napoletana.
Quando il sud riesce a produrre positività questa viene sempre squalificata e ridotta folklore. La capacita relazionale ed il tessuto sociale che di questa si alimenta, sono una enorme ricchezza spesso ridotta ad elemento di costume e non valorizzata al giusto livello. La verità è che al sud si ha una migliore qualità della vita, al sud si è più felici!!
La felicità non deve qui essere vista come un qualcosa di difficilmente definibile e estremamente legata alla soggettività individuale, al contrario essa è talmente concreta ed oggettiva da essere addirittura misurabile. La felicità soggettiva, intesa come percezione
del grado di soddisfazione delle proprie aspettative, può essere misurata tramite dei semplici questionari (si veda ad esempio l‟enorme lavoro svolto dal Global Social Survey negli Usa). Ma la sua misurazione può essere eseguita anche tramite parametri oggettivi quali ad esempio il tasso di suicidi, la diffusione della droga o dell‟alcolismo, etc.
Le statistiche sulle misure di felicità rivelano un dato quantomeno sconcertante, esiste una correlazione inversa tra prosperità economica e felicità, i paesi più felici sono la Nigeria seguita dal Vietnam, il Messico e la Colombia. Sembrerebbe quindi che il denaro non compra la felicità. E‟ ovvio che questa affermazione non implica l‟inversa ovvero „chi non ha denaro è felice‟. Il punto è che maggiore è la prosperità economica minore è il tempo dedicato alle relazioni sociali e alla cura dell‟ambiente in cui si vive. Questo aspetto meriterebbe un approfondimento che non può essere fatto in questa sede, ci basti per il momento osservare l‟esistenza di un meccanismo perverso attraverso il quale compensiamo la mancanza di affettività con maggiori consumi, e più consumiamo più ci rinchiudiamo in una sfera privata diminuendo le relazioni sociali e l‟affettività. Un celebre pubblicitario ebbe a dire “Farvi sbavare è la mia missione. Nel mio mestiere nessuno desidera la vostra felicità, perché la gente felice non consuma”. Si crea così un circolo vizioso dal quale sembra impossibile uscire. Ci si può chiedere attraverso quale meccanismo siamo spinti a rinunciare alla felicità in cambio di denaro.
La risposta la fornisce Serge Latouche nel libro „L‟invenzione dell‟economia‟. In chiave neo-weberiana Latouche spiega la nascita del capitalismo come una trasformazione in chiave positiva del concetto di amor proprio che prima della rivoluzione industriale aveva una accezione del tutto negativa e dopo ne acquisisce una positiva. In altri termini il capitalismo nasce da una visione egoista delle relazioni sociali e da una trasformazione dei rapporti umani in chiave privatistica. E‟ solo in una sfera privata che cresce il bisogno di consumo il quale fa crescere il Pil del paese in cui si vive. Ma a che prezzo? Fino a quando saremo disposti a sacrificare la nostra felicità sull‟altare della prosperità economica?
Il prezzo che paghiamo è enorme sia in termini di felicità soggettiva ed oggettiva sia in termini di distruzione dell‟ambiente. Per poter aumentare il nostro reddito siamo disposti a vivere in città sempre più sporche ed insicure, siamo disposti a trascorrere sempre più tempo in mezzi di trasporto sempre più insufficienti, siamo disposti a ridurre il tempo di vita per far crescere quello di lavoro. In questo processo acquistiamo sempre più beni privati e ne perdiamo sempre più di comuni come ad esempio un ambiente pulito in cui vivere. Che fare?
Per dirla con Stefano Bartolini („Manifesto per la felicità‟) è necessario passare da una società del ben-avere ad una del ben-essere. Un primo passo dovrebbe essere quello di abbandonare il Pil come indicatore di benessere di un paese e sostituirlo con indicatori di
felicità più consoni a descrivere il benessere reale delle persone. Ma la questione decisiva è quella di avere uno sguardo più attento all‟ambiente in cui viviamo. Il modello di sviluppo privatistico ed egoista si fonda su una possibilità di crescita infinita. Al contrario bisogna fare i conti col fatto che il nostro pianeta ha dimensioni finite e che finite sono le risorse a nostra disposizione. La risposta non può quindi che essere quella che Serge Latouche chiama una decrescita serena. Esiste un nesso strettissimo tra decrescita e società basata sulle relazioni umane. Più tempo dedichiamo a queste, più tempo recuperiamo alla vita, meno ne dedichiamo al lavoro e alla produzione di prosperità economica, meno inquiniamo e rendiamo invivibile il nostro pianeta. La chiave di volta per non lasciare una impronta ecologica insopportabile per i nostri figli, è la necessità di tornare ai livelli di consumo degli anni 60-70 riducendo i consumi intermedi (trasporti, energia, imballaggi, pubblicità) e lasciando inalterati quelli finali.
Lo strumento economico per consentire una decrescita serena è la localizzazione delle attività economiche. E‟ cioè necessario legare i processi economici al territorio e alle reali necessità della popolazione che in quel territorio vive. Un esempio semplice e concreto di questo processo di localizzazione sono i GAS (Gruppi di Acquisto Solidale) che, acquistando le merci direttamente dal produttore agricolo, consentono un controllo diretto sulla loro qualità con un enorme vantaggio per il cittadino che acquisisce serenità rispetto a ciò che magia, il pagamento di un prezzo equo per il produttore che non sarà più strozzato dalla distribuzione e la riduzione dei consumi intermedi (trasporto, pubblicità) che favorisce la decrescita serena e lo sviluppo di una società relazionale.
Lo strumento politico è il federalismo, quello vero! Quindi non quello teso alla salvaguardia delle risorse economiche di un Nord ricco che elargirebbe denaro ad un Sud povero e depresso (sappiamo tutti che non è così), ma un federalismo volto alla salvaguardia di un territorio e di un ambiente in cui le persone possano essere più felici.
Io credo che questo possa e debba essere il nocciolo di un pensiero neomeridionalista moderno e all‟avanguardia e che ci consenta allo stesso tempo di fare i conti con la crisi della politica. La storia degli ultimi 50 anni ha visto sempre più una politica asservita al malaffare e alla crescita della sfera privatistica della vita. Questo ha portato ad una sempre maggiore allontanamento delle persone dalla politica vista sia come questione riguardante i pochi eletti destinati a gestire il potere ed il malaffare, ma anche come qualcosa di troppo lontano dalla propria sfera privata e dalla individuale frenesia per una sempre maggiore prosperità economica individuale.
L‟introduzione di nuovi contenuti politici, di una maggiore attenzione alla felicità delle persone e alle relazioni sociali, di una visione post-politica (destra e sinistra sono solo delle indicazioni stradali), possono essere lo strumento di un riavvicinamento della gente alla politica e di una espressione di un voto più libero e consapevole.
Benvenuto Partito del Sud!
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