Finalmente dopo una lenta ed estenuante agonia, anche su questo governo infame, il più antimeridionale della storia fin dai tempi (nefasti) di Cavour e Bombrini, sta calando il sipario.
In un articolo del suo blog, Beppe Grillo paragona questo momento alla caduta di Mussolini ed in modo suggestivo l'incontro tra Napolitano e Berlusconi viene accostato a quello del 1943 tra Vittorio Emanuele III e Mussolini.
Ovviamente nessuno si illude che tutti i problemi saranno risolti con le prossime dimissioni di Berlusconi, a prescindere dalle scelte del Presidente Napolitano per un governo provvisorio o per le elezioni anticipate, ma è chiaro a tutti che siamo alla fine di un'epoca.
Il periodo delle fanfaronate e delle (presunte) "vacche grasse" è finito, questa lunga scia iniziata negli anni '80 di yuppismo e d'illusione di crescita infinita, di un'entità superiore chiamata "mercato" che tutto aggiustava e tutti arricchiva...e' finita. In questa crisi gravissima, non solo italiana, sono in discussione finanza ed economia, liberismo e capitalismo, istituzioni sovranazionali come BCE o FMI che di fatto limitano sempre di più le sovranità nazionali. Insomma se il fascismo ed il comunismo sono morti...anche il capitalismo non gode di buona salute.
Poco interessante per noi anche il solito teatrino della politica italiana con gli scenari che si aprono per il dopo Berlusconi, il tira e molla del centro-destra...le divisioni nel centro-sinistra...i governi "tecnici" o di "coalizione" che somigliano pericolosamente ai trasformismi giolittiani...come candidato premier una persona come Monti, espressione di quei poteri forti internazionali e di quelle banche d'affari che hanno creato la crisi, dovrebbe essere l'uomo della Provvidenza che ci porta fuori dalla crisi?
E in questo scenario molto triste la realtà del Sud è ancora più desolante, sia economicamente che soprattutto politicamente dove si oscilla tra i classici ascari del potere del nord alla Miccichè ai piccoli gruppetti di pazzi deliranti che giocano a fare i rivoluzionari senza esercito, tra chi proclama improbabili secessioni sulla mappa del Risiko (senza specificare ne' il cosa ne' soprattutto il come...) e chi continua con gli slogan da anni '70 contro le banche e i complotti "pluto-giudaico e massonici", chi vuole combattere contro i grandi poteri internazionali ma non ha nemmeno la forza di eleggere un consigliere a Roccacannuccia (con tutto il rispetto per gli abitanti di quel paese).
Mai come oggi quindi è necessaria la crescita di una nuova classe dirigente meridionale e meridionalista, con "cuore caldo e mente fredda" come diceva un grande meridionalista come Nitti, cioè pragmatica e nello stesso tempo idealista e progettuale che passo dopo passo acquista sempre più credibilità con idee, programmi e progetti seri da XXI secolo e soprattutto con un orizzonte di una nuova società post-industriale e post-capitalista con un nuovo concetto etico della politica e della società. E per fare questo possiamo far ricorso alla nostra grande tradizione culturale meridionale e meridionalista, una vera e propria "rivoluzione meridionale" come auspicava Guido Dorso per farci tornare agli antichi splendori che abbiamo vissuto in passato dalla Magna Grecia al Regno delle Due Sicilie. Torniamo alla nostra vocazione mediterranea di ponte e di terra di scambio di culture, tra Europa, Medio Oriente ed Africa siamo nella posizione ideale per farlo. Il nostro ruolo sarà sempre di meno quello di un paese manifatturiero (ed il Sud per precise scelte politiche dei governi a trazione nordista dal "risorgimento" fino ad oggi non e' mai stato favorito in questa crescita industriale...ovviamente si è deciso di favorire la crescita industriale al nord a discapito del resto del paese) e sempre più dovremo diventare un paese di cervelli più che di braccia...e qui noi del Sud non abbiamo mai avuto niente da invidiare al resto del paese. Crediamoci e costruiamo il nostro futuro da uomini liberi e non più schiavi di una colonia, con il Partito del Sud.
Enzo Riccio
Segr. Org. Nazionale
Partito del Sud
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