lunedì 30 settembre 2013

La crisi attuale ed il meridionalismo

In questi giorni di vero e proprio delirio politico con la probabile caduta del governicchio Letta (perché fin dall'inizio è stato un governicchio come obiettivi e soprattutto come composizione) e di crisi economica galoppante che sicuramente peggiorerà sia per il probabile aumento IVA che per la crisi di governo, una crisi arrivata al culmine di un ventennio davvero triste per il paese interno e per il Sud in particolare, non si possono non fare alcune considerazioni sul meridionalismo in generale e sul progetto meridionalista del Partito del Sud.

Al di là degli strilloni su Facebook che propongono rivoluzioni da operetta alla Totò nel mitico film "Totò contro Maciste" del tipo "armiamoci e partite" o aspirano ad indipendenze del tutto inattuabili con il popolo meridionale di oggi e con lo scenario europeo, si tratta di esaminare quello che si può fare con una seria azione politica meridionalista, progressista e riformista.
E' vero che destra e sinistra hanno fallito entrambe per il Sud in questo ventennio ma la stantia litania del sono "tutti uguali" lasciamola al comico genovese che col suo movimento, nonostante il notevole successo alle recenti elezioni politiche nazionali, non ha spostato di una virgola gli equilibri e le politiche di un paese che guarda sempre troppo al Nord e poco al Sud. E' indubbio che le politiche di centro-destra sono stati letali per il Sud, basti pensare al governo Berlusconi-Bossi che è stato il più anti-meridionale dai tempi di Cavour e se ancora non ci vogliamo credere basta vedere l'andamento del PIL pro-capite e degli investimenti del o al Sud rispetto al Centro-Nord (vedi ad esempio l'ottimo libro di G. Viesti "Mezzogiorno a tradimento"
Certo non è che la sinistra sia di Prodi che successivamente, sempre presa dalle sue lotte intestine,  abbia riequilibrato la situazione ma non si può dire se si ha un minimo di onestà intellettuale che sia stata ugualmente nefasta come il governo a trazione leghista con le folli scelte di Alitalia e Malpensa, con i fondi FAS dirottati dal Sud ai laghi padani ed alle forme di parmigiano invendute ed i tantissimi altri esempi di ruberie ai nostri danni.

Questo come reazione non ci deve far scadere nell'inutile "grillismo in salsa meridionale", o il Movimento 5 Stelle decide una volta per tutte di fare alleanze politiche con un movimento meridionalista o rimane nel suo cantuccio con a capo un genovese che fa da leader maximo, o peggio ancora in estremismi non attuabili e non desiderati dalla stragrande maggioranza della popolazione meridionale. Siamo un popolo di indole pacifica che non vuole e non anela a rivolte armate contro il resto del paese (in un paese oramai mescolato dove al centro-nord si sa che c'è una fortissima presenza di meridionali), specie in un contesto europeo oramai le vede giustamente come rivendicazioni totalmente inutili e dannose. 
Un altro estremismo è il pericolo e demagogico sentimento anti-europeo dilagante, una cosa è voler riformare l'Europa,  liberarla dalla morsa dell'austerity e dei conti in ordine voluti dalle oligarchie finanziare, trasformandola in un Europa dei popoli, un'altra e' tornare a nazionalismi violenti e razzisti (sia italiani che duosiciliani o siciliani o napolitani) modello Alba Dorata in Grecia che sono più vicini ai modelli del fascismo padano che alle rivolte dei Fasci Siciliani o agli esempi di rivolte dei braccianti meridionali sostenute da un Di Vittorio in Puglia.
Il meridionalismo migliore deve imboccare seriamente la via dell'autonomia del Sud, non quella patteggiata dai piccoli lacche' di Berlusconi col governo di centro-nord come fatto in passato dai "Grande Sud" o "MPA" che secondo me ci proveranno ancora a dire "venite con noi che difendiamo il Sud" per poi finire all'ultimo momento nel solito calderone di centro-destra magari pure con la Lega Nord, per discutere da pari a pari e con dignità con le altre regioni europee e deve scegliere da che parte stare e che futuro immaginare e progettare per la nostra terra. 
Non si può infine pensare di difendere la nostra vera storia, con la "malaunità" del 1861 vera e origine della questione meridionale, portandosi dietro valori dell' 800 come il tradizionalismo cattolico e parole vetuste come "la lotta ai giacobini", siamo nel XXI secolo e non possiamo più lottare ne' per il trono ne' per l'altare perché entrambi non rappresentano più la maggioranza del nostro popolo.

Prendiamo invece gli esempi dei sindaci migliori del Sud, abbiamo iniziato a Napoli con De Magistris e c'è un Emiliano a Bari o un Crocetta in Sicilia, che non hanno niente da invidiare come onestà e come risultati a quelli migliori dei grandi comuni del Nord e non sono "uguali a tutti gli altri", costruiamo se possibile con loro o con il loro aiuto l'alternativa meridionalista, quella seria perché il nostro popolo non ha bisogno di "urlatori" che le loro rivoluzioni le fanno solo dietro un PC o di masaniello contro tutto e tutti che poi si vendono al primo offerente per un piatto di lenticchie in un connubio mortale tra politica e criminalità organizzata che è da debellare. 

Come ha detto Emiliano pochi giorni fa all'inaugurazione della Fiera del Levante, ricominciamo da Sud. Nei fatti e non nei soliti proclami in rete o nelle solite riunioni di pochissimi che pretendono di parlare per il popolo. Un grande partito meridionalista di massa è necessario ma anche qui, questo va costruito passo dopo passo e con tenacia senza partire dagli ultimi piani della costruzione ma dalle fondamenta, come sta facendo il Partito del Sud, con chiarezza e senz'ambiguità per l'inutile tentativo di imbarcare una cosa ed il suo contrario, con scelte decise specie nell'ultimo periodo.




Enzo Riccio
Vice-Presidente Partito del Sud

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