Mentre la politica italiana si sollazzava coi marsupiali, ieri lo Svimez ha presentato alla Camera le anticipazioni del suo rapporto 2014. E, in un paese serio e civile, quella avrebbe dovuto essere la prima notizia di politica interna. Perché solo un paese drogato di minchiate renzo-grilline e di propaganda legaiola non può rendersi conto che la crisi italiana e la crisi del Mezzogiorno. Basta guardare i numeri, cosa in realtà difficile in un paese con la classe dirigente più analfabera del mondo occidentale.
Questa è la sintesi che la stessa Svimez. Poi, se volete leggere un estratto ancora più completo, potete andare a questo link:
Un Paese diviso e diseguale, dove il Sud scivola sempre più nell’arretramento: nel 2013 il divario di Pil pro capite è tornato ai livelli di dieci anni fa, negli anni di crisi 2008-2013 i consumi di delle famiglie sono crollati quasi del 13%, gli investimenti nell’industria addirittura del 53%, i tassi di iscrizione all’Università tornano ai primi anni Duemila e per la prima volta il numero di occupati ha sfondato al ribasso la soglia psicologica dei 6 milioni, il livello più basso dal 1977. Una terra a rischio desertificazione industriale e umana, dove si continua a emigrare, non fare figli e impoverirsi: in cinque anni le famiglie assolutamente povere sono aumentate di due volte e mezzo, da 443mila a 1 milione e 14mila nuclei. E le previsioni 2014-2015 contenute nel Rapporto di previsione territoriale SVIMEZ 01/2014 confermano il trend negativo.
di Antonio Moscatello
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