Non si è ancora spento l’eco mediatico dell’elezione di Obama e mi è venuto in mente che, più degli ipotetici cambiamenti di scenario mondiale e di politica economica globale che comporterà e che sono tutti da verificare, questo fatto ha un’importanza simbolica fortissima, anche per noi.
Io penso che noi meridionali siamo i “neri d’Italia”, da circa 150 anni sfruttati e colonizzati…ancora oggi rimaniamo in una condizione di sottosviluppo, sottoposti al malcelato razzismo da parte del resto del belpaese e nel frattempo i nostri giovani continuano ad emigrare…ma guai a noi se alziamo la voce… guai a lamentarci sia dell’origine della “questione meridionale”, con la rapina sabauda del 1861, sia della pochezza della politica nazionale di oggi nell’affrontare i problemi del Sud, subito scattano le accuse di vittimismo dei soliti “soloni” della stampa nazionale alla mercè degli interessi industriali ed economici del Nord. E’ come se la nostra condizione di sottosviluppo rappresenti una condizione inevitabile, quasi una tara genetica di “lombrosiana” memoria del nostro popolo, alla quale ovviamente dobbiamo rassegnarci.
Perfino nelle nostre fila, ogni tanto serpeggia una certa rassegnazione nel non avere la forza e non avere i mezzi per poter incidere nello scenario attuale con una NOSTRA forza politica autenticamente meridionalista. Da questo convincimento poi parte la necessità di fare solo propaganda culturale ed aspettare un’ipotetica rinascita e presa di coscienza del popolo meridionale (che oggettivamente ha problemi di sopravvivenza molto più stringenti…) oppure di infiltrarsi in forze politiche tradizionali o legarsi a personaggi che del meridionalismo identitario non hanno assolutamente niente, tattiche che finora sono fallite miseramente. Ovviamente le strategie elettorali sono una cosa diversa dalle alleanze politiche, personalmente non credo in nessuna delle forze politiche dello scenario attuale italian-padano ma bisogna sondare ogni contatto che ci può essere utile per avere visibilità e soprattutto un futuro di forza politica indipendente oggi impossibile.
L’esperienza di Obama invece, per quanto in un contesto molto diverso, ci insegna che bisogna tornare ad offrire al popolo un sogno ed una speranza di cambiamento.
Un sogno di un futuro diverso, affrontando grandi tematiche economiche, sociali ed ambientali, non più legate ad interessi di parte (che in Italia sono sempre quelli del capitalismo senza capitali del belpaese…) ma allo sviluppo sostenibile della nostra terra e del nostro popolo. Questo aspetto è ancora più importante della questione storica, solo legando delle prospettive diverse per il futuro alla nostra rilettura storica del “Risorgimento e Unità d’Italia” possiamo uscire dal ghetto, dalla fossa di “nostalgico vittimismo” che ci hanno preparato i neo-liberal-massoni del bel paese.
Saremo in grado di offrire queste nuove prospettive al popolo meridionale? Io insieme agli amici del Partito del Sud e di Insorgenza…spero proprio di si!
Si…Nuje putimm’ cagna’ !!! :-)
Enzo Riccio
3 commenti:
...scopriamo le carte al ministro Brunetta.....
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Che furbetto quel Brunetta
di Emiliano Fittipaldi e Marco Lillo
La trasferta a Teramo per diventare professore. La casa con sconto dall'ente. Il rudere che si muta in villa. Le assenze in Europa e al Comune. Ecco la vera storia del ministro anti-fannulloni
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La prima immagine di Renato Brunetta impressa nella memoria di un suo collega è quella di un giovane docente inginocchiato tra i cespugli del giardino dell'università a fare razzia di lumache. Lì per lì i professori non ci fecero caso, ma quella sera, invitati a cena a casa sua, quando Brunetta servì la zuppa, saltarono sulla sedia riconoscendo i molluschi a bagnomaria. Che serata.
La vera sorpresa doveva ancora arrivare.
Sul più bello lo chef si alzò in piedi e, senza un minimo di ironia, annunciò solennemente: "Entro dieci anni vinco il Nobel. Male che vada, sarò ministro".
Eravamo a metà dei ruggenti anni '80, Brunetta era solo un professore associato e un consulente del ministro Gianni De Michelis.
Ci ha messo 13 anni in più, ma alla fine l'ex venditore ambulante di gondolette di plastica è stato di parola.
In soli sette mesi di governo è diventato la star più splendente dell'esecutivo Berlusconi.
La guerra ai fannulloni conquista da mesi i titoli dei telegiornali.
I sondaggi lo incoronano - parole sue - 'Lorella Cuccarini' del governo, il più amato dagli italiani.
Brunetta nella caccia alle streghe contro i dipendenti pubblici non conosce pietà.
Ha ristretto il regime dei permessi per i parenti dei disabili, sogna i tornelli per controllare i magistrati nullafacenti e ha falciato i contratti a termine.
Dagli altri pretende rigore, meritocrazia e stakanovismo, odia i furbi e gli sprechi di denaro pubblico, ma il suo curriculum non sempre brilla per coerenza.
A 'L'espresso' risulta che i dati sulle presenze e le sue attività al Parlamento europeo non ne fanno un deputato modello. Anche la carriera accademica non è certo all'altezza di un Nobel. Ma c'è un settore nel quale l'ex consigliere di Bettino Craxi e Giuliano Amato ha dimostrato di essere davvero un guru dell'economia: la ricerca di immobili a basso costo, dove ha messo a segno affari impossibili per i comuni mortali.
Chi l'ha visto.
Appena venticinquenne,Brunetta entra nel dorato mondo dei consulenti (di cui oggi critica l'abuso). Viene nominato dall'allora ministro Gianni De Michelis coordinatore della commissione sul lavoro e stende un piano di riforma basato sulla flessibilità che gli costa l'odio delle Brigate rosse e lo costringe a una vita sotto scorta.
Poi diventa consigliere del Cnel, in area socialista.
Nel 1993, durante Mani Pulite firma la proposta di rinnovamento del Psi di Gino Giugni.
Nel 1995 entra nella squadra che scrive il programma di Forza Italia e nel 1999 entra nel Parlamento europeo.
Proprio a Strasburgo, se avessero applicato la 'legge dei tornelli' invocata dal ministro, il professore non avrebbe fatto certo una bella figura. Secondo i calcoli fatti da 'L'espresso', in dieci anni è andato in seduta plenaria poco più di una volta su due. Per la precisione la frequenza tocca il 57,9 per cento. Con questi standard un impiegato (che non guadagna 12 mila euro al mese) potrebbe restare a casa 150 giorni l'anno. Ferie escluse. Lo stesso ministro ha ammesso in due lettere le sue performance: nella legislatura 1999-2004 ha varcato i cancelli solo 166 volte, pari al 53,7 per cento delle sedute totali. "Quasi nessun parlamentare va sotto il 50, perché in tal caso l'indennità per le spese generali viene dimezzata", spiegano i funzionari di Strasburgo. Nello stesso periodo il collega Giacomo Santini, Pdl, sfiorava il 98 per cento delle presenze, il leghista Mario Borghezio viaggiava sopra l'80 per cento. Il trend di Brunetta migliora nella seconda legislatura, quando prima di lasciare l'incarico per fare il ministro firma l'elenco (parole sue) 148 volte su 221.
Molto meno comunque di altri colleghi di Forza Italia: nello stesso periodo Gabriele Albertini è presente 171 volte, Alfredo Antoniozzi e Francesco Musotto 164, Tajani, in veste di capogruppo, 203.
La produttività degli europarlamentari si misura dalle attività.
In aula e in commissione.
Anche in questo caso Brunetta non sembra primeggiare: in dieci anni ha compilato solo due relazioni, i cosiddetti rapporti di indirizzo, uno dei termometri principali per valutare l'efficienza degli eletti a Strasburgo. L'ultima è del 2000: nei successivi otto anni il carnet del ministro è desolatamente vuoto, fatta eccezione per le interrogazioni scritte, che sono - a detta di tutti - prassi assai poco impegnativa. Lui ne ha fatte 78. Un confronto? Il deputato Gianni Pittella, Pd, ne ha presentate 126. Non solo. Su 530 sedute totali, Brunetta si è alzato dalla sedia per illustrare interrogazioni orali solo 12 volte, mentre gli interventi in plenaria (dal 2004 al 2008) si contano su due mani. L'ultimo è del dicembre 2006, in cui prende la parola per "denunciare l'atteggiamento scortese e francamente anche violento" degli agenti di sicurezza: pare non lo volessero far entrare.
Persino gli odiati politici comunisti, che secondo Brunetta "non hanno mai lavorato in vita loro", a Bruxelles faticano molto più di lui: nell'ultima legislatura il no global Vittorio Agnoletto e il rifondarolo Francesco Musacchio hanno percentuali di presenza record, tra il 90 e il 100 per cento. (13 novembre 2008)
Fonte:http://espresso.repubblica.it/
http://rarika-radice.blogspot.com/2008/11/blogluned-24-novembre-auto-oscuramento.html
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DIAMO VOCE ALLE NOSTRE VOCI,divulghiamo postiamo il link di sopra...
Orazio Vasta
http://rarika-radice.blogspot.com/2008/11/alziamo-il-velo-sugli-stupri-etnici.html
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