martedì 3 novembre 2009

Note sul convegno del 30/10 a Roma

Il Partito del Sud è un movimento nato a Gaeta (LT) nel 2007 per ridare voce e speranza ai meridionali, per un bisogno di giustizia e verità, per troppi anni soffocato in Italia da un regime partitocratico che difende sempre e solo gli interessi dell’economia che noi chiamiamo “toscopadana”, per evidenziare come oggi il centrodestra, con la “golden share” della Lega Nord, difende gli interessi del Nord, in particolare quelli del Lombardo-Veneto, e il centrosinistra quelli dell’economia toscana ed emiliana, territori dove non a caso sono concentrate le rispettive roccaforti elettorali e sono anche le regioni di provenienza dei rispettivi leader.
Per noi del Partito del Sud la “questione meridionale” è iniziata nel 1861, è necessario ristabilire la verità storica sul cosiddetto “Risorgimento” che per noi è stata una grande truffa e una violenta guerra di annessione ai danni del Regno delle Due Sicilie, stato libero, indipendente e pacifico nonché riconosciuto da tutti gli altri Stati dell’epoca.
Ristabilire la verità storica per noi non significa rimpiangere nostalgicamente il passato, ma significa ricostruire l’Italia su altre basi che non sono quelle della menzogna, della corruzione e dell’ingiustizia.
Quest’annessione violenta e coloniale del 1861, che è stata compiuta dai cosiddetti “padri della patria” come Cavour e Garibaldi con l’appoggio della massoneria inglese, per noi meridionali ha significato centinaia di migliaia di morti in una guerra civile (troppo spesso sottovalutata ed ignorata dagli scrittori di regime…) tra il 1860 ed il 1870, che la storiografia ufficiale e prezzolata italiana ha infamato col marchio di “briganti”. E dopo questa guerra civile dimenticata, è iniziata la tragedia dell’emigrazione ed una propaganda sabauda che ha ribaltato la verità storica, facendoci passare per arretrati, poverissimi e incivili. Il Regno delle Due Sicilie, con le sue luci ed ombre, invece era all’avanguardia della cultura, della tecnica, dell’industria, della flotta marittima, della gestione oculata della finanza pubblica; la “civiltà piemontese” ci ha portato nuove tasse, miseria e sottosviluppo, emigrazione (una diaspora biblica di oltre 20 milioni di meridionali in meno di 150 anni che continua ancora oggi…) e soprattutto una condizione di colonialismo economico e culturale, trasformandoci in colonia di consumatori di prodotti e servizi “toscopadani” e serbatoio di voti per l’intreccio politico-mafioso. Infine dopo un secolo e mezzo di pace, in meno di ottant’anni l’Unità d’Italia ci ha regalato “la libertà” di avere la criminalità organizzata padrona dei territori meridionali, di essere coinvolti in disastrose guerre coloniali, in due guerre mondiali e nel fascismo.
Perché il “federalismo” non e’ stato proposto nel 1861 quando il nostro rapporto Debito/Pil nel Regno delle Due Sicilie era ca. il 16% contro il 73% del Regno di Sardegna e quando le nostre riserve auree erano di ca. 440 Milioni rispetto ai ca. 220 del resto degli stati italiani preunitari messi assieme? Perché viene proposto solo ora dopo averci impoveriti per continuare con una “secessione di fatto” in aperto contrasto con l’art. 3 della nostra Costituzione? Possiamo credere ad un “federalismo” se viene proposto dal Nord ed è basato ORA solo sulle entrate fiscali? E possiamo noi meridionali pensare ad una nostra visione di federalismo o dovremo accettare ancora una volta tutto quello che ancora una volta ci verrà imposto dal Centro-Nord? Possiamo chiedere l’applicazione integrale dello Statuto Autonomo della Regione Siciliana e possiamo chiedere una macroregione autonoma del Sud Continentale con una fiscalità di vantaggio o dobbiamo rimanere zitti ed accettare le riforme padane e le elemosine dello Stato italiano che continua a favorire l’economia del Nord e considerarci “palla al piede”?
Per noi essere meridionalisti oggi significa difendere la nostra economia meridionale dalle mafie e dalle banche (oramai tutte del Nord) che ci prestano i soldi a tassi più alti che nel resto del paese, oltre che la nostra vera storia, le nostre tradizioni e la nostra identità; essere meridionalisti oggi significa anche leggere i dati macroeconomici veri di oggi, al contrario degli stereotipi del tipo “troppi soldi al Sud”, significa informarsi e non credere alle bugie sugli “inceneritori che non fanno male”, rifiutare la finta elemosina che ci vuole dare oggi il governo con la “Banca del Sud”, dopo averci derubato dei fondi FAS che erano destinati all’85% al Sud, oppure “regalarci” le grandi opere inutili come il Ponte sullo Stretto.
Crediamo che la questione ambientale, con le recenti gravissime emergenze in Campania ed in Calabria, e quella della legalità e la lotta senza quartiere a tutte le mafie, debbano essere al centro di una politica seria e per il bene dei cittadini, questo non può essere fatto con i partiti tradizionali italiani che oramai da anni hanno dimostrato la loro totale incapacità e soprattutto il loro essere subalterno a logiche economiche e finanziarie che spesso sono contrarie al benessere dei cittadini, nonché nessuna volontà seria di sconfiggere le mafie, camorre e ‘ndranghete che oramai sono strettamente intrecciate col potere politico, economico ed amministrativo, e come dimostrano recenti indagini oramai è un fenomeno non solo del Sud.

Per questo nel Lazio, il Partito del Sud di Roma sta cercando di costruire con l’aiuto di altri movimenti una Lista Civica, la “Rete dei Cittadini”, sposandone i temi etici ed ambientali, in particolare il rifiuto per gli inceneritori e per il ritorno al nucleare, la netta opposizione alla privatizzazione di beni pubblici come l’acqua; per questo alla nostra recente Convention nazionale di Gaeta abbiamo lanciato un’appello all’aggregazione di tutte le forze meridionaliste che vogliono essere autonome dai partiti tradizionali, cercando invece aggregazioni locali con liste civiche e/o altre liste meridionaliste, e speriamo di avere al nostro fianco il movimento di “Insorgenza Civile”.

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