giovedì 24 marzo 2011
Feste, luci, canti e suoni …Manifestazioni per l'unità d'Italia - di O. Albarano
Ricevo e posto questo lungo articolo dell'amico Oreste Albarano...quasi uno sfogo per la retorica risorgimentale alla quale siamo stati spesso costretti ad assistere in questi giorni, per i tanti soldi sprecati per tutta questa paccottiglia e per queste "pacchianate" delle manifestazioni per i 150 anni dell'unità dItalia, mentre i nostri tesori artistici e monumentali al Sud spesso vanno in rovina...non possiamo che essere d'accordo con l'amico Oreste!
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Era prevedibile che la grande kermesse per i 150 anni della unità della nostra patria diventassero come avrebbe detto senz'altro Ferdinando IV, il re "lazzarone e nasone", "na’ pacchianata", sì perché miei cari amici e sostenitori delle istanze e dei giusti diritti del Nostro amato SUD, io sui giornali su tutte le tv e in tutto ciò che può essere considerato comunicazione, ho visto un Presidente della Repubblica Italiana stanco per saltellare da un punto all'altro della città, per rendere omaggio ai simulacri della Monarchia Sabauda.
Centinaia e centinaia di migliaia di euro spesi per illuminare monumenti di tutta Italia con i colori del nostro, comunque anche per noi amato, Tricolore, edifici storici trattati, passatemi la volgarità, come puttane, senza nulla togliere a quelle signore che poi sono migliori di quello che si vedono in tv, nella politica e nei salotti mondani…a questo punto mi sembra doveroso uscire un po' fuori tema e ricordare una frase famosa di un grande intellettuale, Carmelo Bene, anch’egli uomo del profondo Sud, il quale diceva a proposito delle attrici, che per motivi morali o di etica professionale non accettavano le sue scritture di scena con annessi quadri teatrali dove qualche volta il maestro inseriva dei nudi femminili, "ci si spoglia meno in scena di quanto non si faccia dietro le quinte". Dicevo monumenti, Beni Culturali trattati come fondali, come schermi, addobbati in modo neanche elegante e poco dignitoso con bandiere, coccarde, striscioni tutti inneggianti al re "galantuomo" Vittorio Emanuele II. A proposito del re “galantuomo”, non dimentichiamoci che tale re galantuomo nel 1849 diede ordine ad un altro degno “eroe” del Risorgimento, il generale La Marmora di bombardare e saccheggiare Genova, la grande Repubblica marinara che annessa al regno di Sardegna, in virtù della sua grande tradizione storica, chiedeva ai monarchi savoiardi, di origine gabellieri, giusti diritti ed autonomia. La risposta del re galantuomo, forse l'appellativo era più indicato per le sue doti erotiche (la bella Rosina, chiattona docet insieme ad altre le pastorelle, contadinelle e cameriere, insomma un re tutto sesso, amore e pastorizia…degno predecessore di altri pascià dei giorni nostri….), la risposta del re dicevo fu il saccheggio, con donne violentate, 4000 morti civili e altri delitti consumati dai grandi bersaglieri del generale La Marmora
La Marmora fu il padre putativo di un altro grande “eroe”, il generale, più francese che italiano, Cialdini, il quale ha sulla coscienza i morti di Gaeta, centinaia e centinaia di partigiani. Nel film, spesso trascurato ed oscurato, "E li chiamarono briganti” di Pasquale Squitieri, vengono mostrati questi briganti trucidati e si parla dei tanti eccidi dei piemontesi e dei garibaldini, basta citare Bronte per Nino Bixio o le distruzioni e stragi di Casalduni e Pontelandolfo per Cialdini…spesso i generali piemontesi erano bravissimi a sparare su folle inermi e poi codardi al cospetto di un nemico ben armato, organizzato e di pari numero, di fronte al quale abbiamo rimediato tante disfatte e brutte figure da Custoza e Lissa a Caporetto.
Tornando al tour di Napolitano e relativo seguito di ministri, presidenti di Camera e Senato, sotto-segretari, vice sotto-segretari, capi di gabinetto, portaborse e chi ne ha più ne metta…ho assistito e ho sentito cose aberranti, da uno studio televisivo organizzato all'interno del vittoriano, uno dei “monumenti”, se così può definirsi, o meglio uno degli edifici tra i più brutti di Roma, non a caso costruito in onore di Vittorio Emanuele II, ho sentito “pseudo-storici” importanti, intellettuali o presunti tali, sull'onda dell'orgiastico festeggiamento, si sono lasciati scappare frasi allucinanti.
Ad esempio a proposito del fenomeno del “brigantaggio”, brigante viene da un termine francese che tradisce un'accezione negativa del termine, quelli erano contadini e partigiani che difendevano la nostra terra, che non volevano arruolarsi nell'esercito “italiano” ed erano abituati ad una leva borbonica molto meno dura, che risparmiava dall’obbligo i siciliani o i figli unici, spesso era fatta da professionisti ben pagati. I “briganti” erano in gran parte contadini meridionali, gente che con le le braccia e con il sudore della fronte avevano lavorato quella terra del sud, arida e brulla. Ebbene questo signore a proposito di questa gente, laddove sono documentati tutti i fatti accaduti, li sdogana e li liquida come “quattro bande di assassini e ribelli”!
Per uno storico serio quest'affermazione gravissima, non ha giustificazione…e del resto se erano quattro assassini…come mai ci vollero dieci anni di guerra, leggi speciali come la famigerata Legge Pica, centinaia di migliaia di morti e più di 100.000 soldati per piegare questa resistenza? Poi basta nominare e citare alcuni di loro Carmine Rocco, Ninco Nanco, il Sergente Romano o Borjes, l’hidalgo che venne dalla Spagna per riorganizzare la resistenza borbonica, per capire quanta superficialità c’era in quelle dichiarazioni.
Altra affermazione buttata lì da questa “intellighenzia”, anche questo spesso presunta tale, chiamata a spiegare agli italiani, ancora una volta, una storia falsa e travisata, ad esenoui quando si parla del Regno delle due Sicilie e delle sue attività fiorenti, nel campo delle industrie, delle attività manifatturiere, del Banco di Napoli con un capitale immenso…ebbene anche qui il nostro “storico” sminuisce il tutto faziosamente…parlando di “quattro piccole aziende, operai e contadini sfruttati, di gente alla mercé dei Borbone”….perché continuare con le falsità e la faziosità ad ogni costo?
Mi chiedo per tutto questo apparato che si è messo in moto, con un finale ormai trito e ritrito rifilatoci dall'oramai onnipresente, e con il dono dell’ubiquità, maestro Muti…ma tutto questo quanto è costato?
E nel frattempo, venerdì 18 marzo, la città di Portici si è svegliata con l'ennesimo crollo-choc, una delle tante bellissime ville vesuviane, villa Lancellotti, edificio settecentesco e residenza anch'essa dei Borbone, si è letteralmente sbriciolata, sotterrando per intero una macchina…ma la fortuna ha voluto che non vi fossero passanti in quel momento del crollo, altrimenti oltre al danno storico ed artistico, vi sarebbe stato anche il lutto.
Pompei ha grossi problemi e i suoi edifici sono a rischio, la reggia di Carditello versa in un vergognoso stato di abbandono e ci sono addirittura voci che la vogliono mettere all’asta…insomma l'Italia in generale ed in particolare il Sud dei monumenti crolla, teatro e cinema subiscono tagli spaventosi, e spesso subiscono anche disastri alcune volte evitabili. Qualcuno ha detto che la colpa è dei funzionari del Ministero per i Beni Culturali, o del personale tecnico di altri enti pubblici preposto alla tutela e valorizzazione del patrimonio nazionale, intanto ci dovrebbero spiegare perché a volte una persona deve fare il lavoro di tre, vedi direttori di istituti e sovrintendenze che a interim ne hanno fino a tre, laddove architetti di provata esperienza, storici dell'arte e archeologi anch'essi esperti potrebbero quantomeno, anche se non vincitori di concorso, avere una delega come una volta era rappresentata dalla figura del vicario. Alla luce di tutto questo, vorrei che il nostro agguerrito segretario, preparatissimo sotto il profilo storico e politico, chiedesse a nome di tutto il Partito del Sud quanto è stato speso per i cosiddetti “festeggiamenti dei 150 anni dell’unità d’Italia” per capire quanto si potrebbe dirottare in prossime occasioni per la tutela del nostro patrimonio artistico in rovina.
Sempre parlando di soldi spesi, e qui parlo anche da Architetto del Ministero per i Beni Culturali, ben sette mostre sono state, o saranno presto, inaugurate per festeggiare l'unità d'Italia, da quella “nazional-popolare” al Vittoriano a quella sulla regina Margherita a Palazzo reale a Napoli ed altre ancora.
Nessuno si è ricordato, tranne noi del Partito del Sud che abbiamo dovuto organizzare delle manifestazioni sporadiche fatte con pochi o con i nostri mezzi personali e spesso non autorizzate dove avremmo voluto farle, dell'ultima regina dei Borbone, Maria Sofia, che a differenza di quella della pizza, rimase fino alla fine a Gaeta sul forte sotto i bombardamenti, a curare i soldati e a dare loro conforto in mezzo a feriti, malati infettati da epidemie e spesso rischiando la morte sotto le bombe di Cialdini. Nessuno ha pensato ad eliminare dalla toponomastica invece alcune strade intitolate a razzisti, assassini e criminali di guerra, ad esempio a Roma nella zona della stazione Termini c'è via Cialdini e poi c’e’ perfino una strada dedicata al medico veronese razzista Cesare Lombroso che misurava i crani dei “briganti” per trovare le cause dell’inferiorità e dell’atavica propensione a delinquere dei meridionali.
Sarebbe giusto non da ”neo-borbonici”, perché noi del Partito del Sud crediamo in un'Italia unita e federale e non abbiamo nostalgie monarchiche, ma da meridionali che vi fossero strade intitolate anche ai soldati e partigiani borbonici e, perché no, ai membri della dinastia dei Borbone, ramo spagnolo-napoletano, che tra luci ed ombre comunque ha fatto tanto per Napoli e per il Sud, e di certo si è dimostrata molto migliore dei Savoia.
E’ di qualche giorno fa la polemica che riguarda un preside di una scuola di Scafati che ha intitolato la scuola a Ferdinando II, il re "bomba" per la repressione dei moti a Messina, mentre il re “galantuomo”, come abbiamo già detto, lo ha fatto a Genova senza per questo passare per “feroce reazionario”.
Polemiche e lettere a Napolitano, e intanto ahimè…quante strade, piazze, scuole, monumenti ed edifici sono o rimangono intitolati a Vittorio Emanuele II, bombarolo più di Ferdinando II….
Chiudo questo mio intervento dicendo che è tornato in auge l'inno di Mameli ed una festa grandiosa e costosa che, fino agli anni passati e fino al 1961, 100 anni d'Italia unita, l'Italia del post fascismo e l'Italia dell’internazionale comunista, non aveva mai enfatizzato tutto ciò in questo modo. Mameli aveva scritto una piccola “marcetta”, non è vero che era morto in battaglia da eroe ed era invece morto nel suo letto per un’infezione provocatagli dalla baionetta di un commilitone distratto, dicevo “marcetta” perché anche nel testo e nella partitura musicale non è nulla di che (l'inno borbonico di Paisiello è artisticamente tutta un'altra cosa…), quest’inno, che fino a poco tempo fa ci si vergognava di cantare, quest’inno che con la sua esegesi Benigni dal palco del festival di Sanremo (sarebbe ora di far ritornare il festival di Napoli alla sua antica vera gloria) ha trasformato in una sorta di poema dantesco, tutto e teatrante qual è il toscanaccio ne ha reso un'opera d'arte, e che veniva cantato solo ai mondiali di calcio laddove tutti i calciatori prima di ogni partita, in modo stonato peraltro, lo cantavano e lo cantano ancora solo con la prima strofa perché le altre non le conosce nessuno, mentre il nostro caro maestro Muti gira il mondo intascando assegni con il vero inno italiano che è il Nabucco di Verdi.
Fatta l'Italia bisogna fare gli italiani, dura molto dura, basta pensare a Napoli, la città che nessuno sa governare, l'assolutismo neo monarchico del comandante Lauro, gli anni bui dei sindaci democristiani, la piccola parentesi vera del sindaco Valenzi, l'illusione del Rinascimento falso di facciata della gestione mafioso-clientelare di Antonio Bassolino fino alle pulcinellate della lieve Iervolino, passando attraverso il mondezzaio Bertolaso e alla farsa del primo Consiglio dei Ministri dell'attuale governo Berlusconi svoltosi a Napoli, con altri soldi buttati, dicevamo bisogna fare gli italiani. Forse io sono ottimista perché credo in questo nostro partito, credo nel nostro segretario politico nazionale De Santis, ho sempre ammirato il brigante Ciano che oggi è il nostro Presidente Onorario, ma soprattutto credo in tutti coloro aderiscono a questo progetto di questo grande Partito del Sud, a ragione il nostro segretario quando dice che è arrivata l'ora, che questo è il momento giusto per abbattere il “berlusconismo” alleato con la Padania ed eliminare i “finti sudisti” che sono servi di Berlusconi.
Cari amici e compagni di partito, lavoro nell'ambito della cultura, sto pensando di scrivere una sorta di organizzazione nuova del Ministero per i Beni Culturali, credendo che solo chi come me, che gira tutta l'Italia e quindi conosce le realtà delle sovrintendenze, lo stato di disagio di come bisogna far fronte quotidianamente a fatti che sono sempre in emergenza, presenterò al Segretario ed al Direttivo nazionale del partito questa bozza di piano programma per la salvaguardia e per la tutela e la conservazione del patrimonio storico artistico, il nuovo codice dei beni culturali poco aggiunge a una legge che, seppur fatta nel 1939, la 1089, ha permesso in tutti questi anni di tenere con i mezzi e con i funzionari a disposizione, di controllare ed evitare al massimo abusi e mortificazioni per il nostro paesaggio e patrimonio monumentale.
Spesso per eventi naturali abbiamo lavorato in emergenza nei terremoti di Campania, Umbria, Marche e ultimo quello in Abruzzo, ma ripeto al di là di catastrofi nelle sovrintendenze è sempre emergenza.
Ogni ministro che arriva, ogni nuovo direttore generale che viene nominato, ha sempre con sé la ricetta pronta, lo stesso Galan, che da voci insistenti dovrebbe essere il nuovo ministro al posto di Bondi, non ancora avuta la nomina ha già dato la sua versione per la risoluzione di tutti problemi che riguardano il patrimonio storico ed artistico d’Italia.
Spero che chi leggerà questo testo capisca che per me è come una sorta di sfogo per quello che ho visto tra il 16 e il 17 marzo; come sempre noi festeggeremo il 2 giugno, la festa della Repubblica, perché credo in quest'ottica che il partito si debba sempre muovere tra decentramento, leggi adatte ad ogni singola realtà, nord, centro e sud ma con l'Italia unita, unita davvero a parti dignità, nelle sue diversità, tradizioni e peculiarità. Deve finire questa storia del napoletano, del pugliese, del siciliano, dei “terroni” tutti termini intesi in termine dispregiativo, sappiamo benissimo ed oramai anche i dati ci dicono che non abbiamo avuto tutta la valanga di soldi di cui parlano e quelli che sono arrivati al Sud, sempre di meno di quelli annunciati, prendevano spesso un'altra strada e servivano per salvare aziende del Nord (quante volte abbiamo pagato il risanamento della FIAT…) o foraggiavano camorre, ‘ndganghete e mafie….lasciamo stare perché poi è troppo lunga la storia, cito solo una cosa la Cassa per il mezzogiorno, eterno argomento dei padani e che spesso e’ servita per finanziare aziende del nord che venivano al Sud solo per prendere finanziamenti.
Un saluto un abbraccio a tutti e spero che questo mio intervento sia comunque un piccolo contributo, una piccola tessera per costruire il grande mosaico del Partito del Sud.
Viva il Sud!
Oreste ALBARANO
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