domenica 20 marzo 2011
Lettera al Presidente della Repubblica di una giovane meridionale emigrata
G.ssimo Sig. Presidente,
il mio nome è Rullo Emanuela e sono nativa di quella meravigliosa terra che si chiama Irpinia. Mentre le scrivo percorro la A1 in direzione Roma dove da ben ormai otto anni ho dovuto per motivi di lavoro stabilire la mia dimora, emigrata come la quasi totalità dei miei coetanei, saluto dopo un fine settimana le mie montagne e la mia famiglia.
Quest’anno Sig. Presidente mi si chiede di festeggiare la ricorrenza dell’unificazione di questo paese, dell’unità d’Italia.
Premetto che non sono monarchica e non auspico il ritorno di alcun sovrano, premessa quanto mai dovuta poichè purtroppo troppo spesso la voce dissenziente del mio popolo viene messa a tacere e sminuita con l’appellativo di nostalgica o monarchica, quando essa in verità, non esprime né l’uno né l’altro sentimento.
Il recupero della verità storica che a 150 anni dovrebbe essere niente più che un atto di civiltà e democrazia e che non dovrebbe spaventare un paese unito, è un atto che viene richiesto unicamente per restituire dignità ed orgoglio ad un popolo e ad una terra e non per nostalgia. Estremamente breve e travagliata è la vita di coloro che dimenticano il passato, trascurano il presente, temono il futuro: giunti al momento estremo, tardi comprendono di essere stati occupati tanto tempo senza concludere nulla scriveva Seneca.
Ebbene, a quale futuro sig. Presidente, questo paese si sta preparando se a distanza di 150 anni ancora teme la propria storia? Se a distanza di 150 anni ancora la stessa è intrisa di menzogna e camuffata e nascosta ed oltraggiata?
Eppur dobbiamo festeggiare! Festeggiare senza ricordare i morti, senza ricordare i corpi esposti, i saccheggi, le bombe, le violenze, e festeggiare passando sopra gli insulti.
Studi accreditati che si sono susseguiti in questi 150 anni hanno dimostrato come in questo paese il divario non esistesse al momento dell’unificazione se non in misura minima e come esso invece sia andato formandosi proprio nel corso di questi 150 anni per effetto dello sviluppo di una economia di tipo dualistico. Devo citarLe Nitti, ancora oggi attualissimo? Devo citarLe i recenti studi pubblicati dalla Banca D’Italia, devo farle l’esempio della Germania che in dieci anni ha unito un paese che era diviso? E’ talmente evidente sig. Presidente come il mio popolo (che dovrebbe essere anche il suo) sia annichilito dal peso di questa mancata verità manipolata e trasformata in una colpa, in un peccato originale incancellabile, giustificativo perenne e risolutivo di un sottosviluppo che ha ben altre origini.
Devo festeggiare sig. Presidente gli insulti dei ministri di questo paese? Devo festeggiare la monnezza, e non mi riferisco ai rifiuti urbani quanto bensì, ai rifiuti tossici industriali e nucleari che avvelenano la mia terra e ne uccidono il futuro? Devo festeggiare i giovani meridionali che hanno lasciato la propria terra per trasferirsi nelle regioni del nord del paese, o devo festeggiare la disoccupazione e la criminalità organizzata che collusa con la politica crea catene che nessuno manifesta intenzione a spezzare? E ancora Sig. Presidente devo festeggiare che Matera nell’anno 2011 ancora non ha una stazione e l’alta velocità arriva solo fino a Napoli e che dopo Napoli si viaggia con il binario unico dove i moscerini vanno più veloci dei treni? E allora mi toccherà festeggiare anche che i soldi per l’ammodernamento e la messa in sicurezza del raccordo autostradale AV-SA sono scomparsi in corrispondenza della firma del protocollo di intesa fra Italia e Slovenia ove sono riapparsi per la progettazione della tratta ferroviaria tra Trieste e Lubiana, o che i fondi FAS che dovevano servire a favorire processi di sviluppo di zone sempre più povere e abbandonate a se stesse sono andati alla copertura delle multe sulle quote latte o alla realizzazione di interventi di ammodernamento della flotta di traghetti turistici per il lago di Como, non proprio una regione sottosviluppata o per la Agenzia alimentare a Parma?
E ancora Sig. Presidente mi toccherà pure festeggiare che in occasione di questo anniversario ben 145 milioni di euro sono stati spesi per un museo che offende il mio popolo quale il Museo Lombroso e questo mentre Pompei crolla e la Reggia di Carditello viene messa all’asta.
Non Le sto imputando colpe Sig. Presidente, il suo è un ruolo istituzionale, ma non potevo non manifestarLe la mia indignazione e illustrarLe i motivi per i quali mi spiace ma Io non ho proprio nulla da festeggiare, festeggiare qualcosa che per me non ha mai avuto luogo, perché unità non v’è mai stata e ancora tarda a venire.
Grazie
R.E.
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