Probabilmente non esisterebbe il
Partito del Sud se non fosse stato per lo shock dovuto alla scoperta di cosa
realmente è stato il cosiddetto “risorgimento” per il meridione d’Italia. Tant’è
che anche nello statuto del Partito Del Sud è presente un punto che sottolinea
la nostra linea identitaria, culturale e storica e non a caso a livello
nazionale il Partito del Sud nacque proprio a Gaeta quasi 10 anni fa e non a
caso il nostro movimento nacque proprio dopo iniziative locali nella stessa
Gaeta del nostro Antonio Ciano che lì già da anni parlava di questi argomenti
storici in ottica revisionista e fu il primo autore di un libro polemico e
sanguigno come “I Savoia ed il massacro del Sud” che ha avuto parecchi lettori
e molti di questi che si sono avvicinati, anche dopo questa lettura, alla causa
meridionalista. E non è la prima volta che parliamo e protestiamo contro l'istituzione di una festa nazionale il 17 marzo....
In effetti parecchi di noi sono
rimasti colpiti dalla scoperta di una verità a lungo nascosta dalla
storiografia ufficiale e mai studiata a scuola, di sapere di stragi, di fucilazioni
sommarie, la legge Pica, l’eccidio di Bronte, l’assedio di Gaeta, Casalduni e
Pontelandolfo, Fenestrelle, etc etc, tutti episodi oramai ben noti e sui quali
non ci interessa disquisire a lungo su numeri e sui fatti, una cosa in sintesi oramai
è certa e nota a molte più persone di anni fa, la storia non è quella che ci
hanno raccontato di “liberatori” venuti dal nord e che ci hanno portato “libertà”
e “progresso”. Certo non vogliamo esagerare cifre, numeri e fatti e lasciamo
agli storici il compito di continuare ad indagare, senza preconcetti o verità
precostituite, non vogliamo nemmeno basarci su questi fatti per rivendicazioni
nostalgiche o impossibili ritorni al passato, ma la nostra Storia è importante
e va studiata, approfondita e compresa per bene, senza trascurare alcune fonti
e accettarne solo altre e senza liquidare un periodo importante come quello del
Regno delle Due Sicilie con le sue (molte) luci ed (alcune) ombre solo in base
alla lettura del vincitore piemontese e garibaldino.
Se consideriamo la lista delle stragi
post-unitarie, soprattutto quelle commesse nel nome della cosiddetta “guerra al
brigantaggio”, questa è lunghissima, e non è per mancanza di rispetto che non
citiamo altri luoghi martiri per la mano sanguinaria del “fratello d’Italia”
giunto dal Piemonte con il fucile carico, e parlante una lingua sconosciuta, e
che da fratello proprio non si è comportato….su questi argomenti oramai c’è una
letteratura molto vasta, alla quale si sono aggiunti negli ultimi anni giornalisti
e storici seri come il nostro amico Gigi Di Fiore e soprattutto persone semplici
ma oneste e con la voglia di spulciare archivi e fonti d’epoca come il nostro Presidente
Onorario Antonio Ciano, un antesignano del revisionismo meridionalista.
Uno dei luoghi simbolo di questa
tragedia nascosta è il Real Ponte Borbonico, gioiello di arte e di architettura,
voluto da un grande Re come Ferdinando II col suo napoletanissimo “lassate fa
‘o uaglione”, dette l’incarico a Luigi Giura. E’ per noi un luogo simbolo per tante
cose, innanzitutto dimostra una volontà
ed una grande capacità tecnica e realizzativa che avevamo nel nostro ex Regno
con il primo ponte sospeso in Italia e nell’Europa continentale, e paragonata
alla povertà di strutture di oggi del nostro Sud questo ci dice tante cose, ma il
Ponte è anche il luogo di un’ importante battaglia tra borbonici e piemontesi, con
una strenua difesa dei “nostri” soldati rimasti fedele al loro Re e che
parlavano napoletano o abruzzese o pugliese o calabrese. Questi nostri soldati
che avevano prima respinto i garibaldini e poi inizialmente sul Garigliano
avevano ben difeso le postazione e respinto i primi attacchi dei bersaglieri
piemontesi, furono costretti a ritirarsi solo dopo l’abbandono della nave
francese e l’arrivo delle navi piemontesi che iniziarono a cannoneggiare i
borbonici che furono così stretti tra due fuochi; fu l’ultima battaglia prima poi
di Mola e dell’assedio di Gaeta, quindi la battaglia sul Garigliano fu tra gli
ultimi episodi della resistenza all’invasore
di un Regno all’epoca riconosciuto da tutti gli Stati e trattati
internazionali.
Abbiamo saputo che proprio presso il “nostro”
Real Ponte sul Garigliano, che ha resistito parecchi altri decenni e addirittura
fino alla 2 guerra mondiale quando fu bombardato e solo recentemente ben
restaurato, sarà nei prossimi giorni oggetto di un evento. Quest’evento fatto
proprio di 17 marzo, data di proclamazione di quel Regno d’Italia che di fatto
fu un estensione territoriale del Regno di Sardegna aggressore del Sud (non a
caso Vittorio Emanuele II restò Vittorio Emanuele II e la prima legislatura del
neonato Regno d’Itala fu l’VIII legislatura…) , fatta proprio lì sul Ponte e
che vuole ricordare i 155 anni dell’unità d’Italia, a nostro avviso manca di rispetto alle
migliaia di meridionali e non che si sentono offesi da questa data utilizzata
come ricorrenza.
Non per rinnegare un’unità oramai
raggiunta, anche se ancora scarsamente praticata nei diritti fondamentali, ma
noi ci sentiamo offesi dal festeggiare il 17 marzo, offesi da una festa che
osanna un aggressore che ha stuprato donne e bambini fin sopra gli altari sacri
delle chiese dove si erano rifugiati i nostri contadini, ha massacrato anche preti
e vecchi, donne e bambini che ha
bruciato vivi nelle loro umili case. Erano i nostri avi, il nostro popolo. Una
festa inopportuna, e inopportunamente voluta in uno dei luoghi simbolo di
quello che a mezzogiorno ancora non è perdonato del tutto e ancora non è ben
digerito, soprattutto se poi all’origine del colonialismo del belpaese che ci ha visti sempre come
“briganti o emigranti”. Un luogo oserei dire SACRO il nostro Real Ponte sul
Garigliano, un po’ come lo è il fiume Sand Creek (per un episodio di strage avvenuta
singolarmente negli stessi anni guarda caso…) per i nativi americani. E un po’ come
festeggiare Hitler davanti al museo dell’olocausto di Tel Aviv o davanti ai
cancelli di Auschwitz oppure festeggiare Ataturk nella strade di Armenia.
Perlomeno inopportuno, se vogliamo essere buoni e un pugno nello stomaco bello
e buono al meridione, alla sua storia e alla sua gente. Noi il 17 marzo non
festeggiamo!
Ci meraviglia molto intanto, che tale
iniziativa venga promossa proprio da chi della storia e dell’archeologia ne fa
un mestiere. E il coinvolgimento delle scolaresche locali, per incidere ancora
una volta su quella storia scritta dai vincitori che studiano a scuola e un
altro pugno nello stomaco per chi come noi vorrebbe studiare la vera storia, e
non quelle favolette eroiche deamicisiane che nulla hanno a che fare con la
storia.
Per rispetto alla nostra storia e
alla nostra identità, senza nessuna volontà nostalgica o separatista e nel
pieno rispetto delle leggi del nostro paese, noi protestiamo contro questa festa
irriverente che avrà luogo la mattina del 17 marzo e contro chiunque vuole festeggiare questa data e ricorrenza per noi nefasta ed anzi invitiamo
pacificamente i nostri iscritti e simpatizzanti a manifestare con noi in loco contro
questa festa, come già fatto in passato a Gaeta ed in altri luoghi.
Il 17
marzo noi del Partito del Sud non festeggiamo!
Antonio Rosato & Enzo Riccio
Partito del Sud - Lazio
http://partitodelsud-roma.blogspot.com
www.partitodelsud.eu
Nessun commento:
Posta un commento