sabato 30 gennaio 2010

Cosa intendiamo per indipendenza - di G. Di Grezia

Ricevo e posto quest'articolo dell'amico Guglielmo, sono d'accordo con molti passaggi e devo aggiungere che molti nel nostro variegato mondo meridionalista e duosiciliano fanno confusione e si riempono la bocca di alcuni termini senza capirne ne' il senso ne' aver in mente un progetto concreto per arrivarci...

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di Guglielmo Di Grezia

L’altro giorno parlando con un amico delle problematiche che affliggono il Meridione, abbiamo convenuto entrambi che l’unica via d’uscita - come tra l’altro ci fu indicata in tempi non sospetti da Nicola Zitara - è e rimane l’indipendenza.
A questo punto però è emersa una divergenza. Pur se entrambi aneliamo all’indipendenza, ciascuno di noi ha in mente un modo diverso per raggiungerla. Lui intende l´indipendenza come uno scontro, le sue parole, "il mio nemico è lo Stato italiano" non lasciano dubbi in proposito. Da parte mia, invece, l’indipendenza è intesa nel senso di indipendenza economica, culturale, sociale etc. anche se sono ben consapevole che il raggiungimento di una indipendenza cosí intesa non sia affatto semplice nel sistema politico attuale. Tale indipendenza va ricercata comunque nell’ambito delle istituzioni dell’Unione Europea che, con il superamento degli Stati nazionali e con la formazione di macroregioni europee accomunate da vocazione e cultura, renderà possibile questo tipo di assetto delle nostre terre. I possibili sviluppi dovuto al quadro appena delineato sul tessuto sociale ed economico del Sud sarebbero di sicuro profondi ed epocali.

È però necessario tenere ben a mente la differenza tra indipendenza e sovversione, poiché se l’ideologia dietro alla volontà di indipendenza diventa quella citata
("il mio nemico è lo Stato italiano") è molto facile confondersi.
A tale riguardo ci viene in soccorso l’esperienza degli anni ‘70 ed ’80 quando per le brigate rosse il nemico era lo Stato e mi permetto di aggiungere che a pensarla in quel modo non c’erano solo loro: una miriade di sigle e gruppi si accalcavano in quegli anni, noti come gli "anni di piombo", sostenendo tale ideologia con le funeste conseguenze che conosciamo. Oltretutto una visione ideologica di contrapposizione di tale tipo non sarebbe certamentené accettata né compresa dalla maggioranza, nella quale mi ci metto anche io.

Uno scontro cruento Nord - Sud è ancora piú incomprensibile, vi immaginate una guerra tra genitori, fratelli, cugini, etc.? Perché di questo si tratterebbe, con la diaspora avvenuta dalla cosiddetta unità ad oggi, le lande del nord Italia, si sono riempite di Meridionali. Per cui bisogna fare molta attenzione a pronunciare a vanvera la parola indipendenza, anche perché, masticata dalle giovani generazioni, essa può essere una bomba ad orologeria che ognuno di noi si troverebbe ad un certo momento tra le mani, pronta ad esplodere.

Già nel 1848 si ebbe un esempio di quello che intendo io per indipendenza. Ogni Stato o meglio, ogni macroregione, può e deve avere istituzioni che garantiscano i propri interessi, il proprio territorio e le proprie popolazioni. Ognuna di queste macroregioni deve essere caratterizzata da libertà economica politica e culturale, nell’ambito dell’Unione Europea. Qualsiasi visione differente non avrebbe senso logico.

Ritorno al punto già toccato in un altro articolo: il 16 gennaio 2010 è stato fatto il primo passo nella giusta direzione: il parlamento del sud. Anche se criticato da qualche libero (si fa per dire) pensatore, esso ha dato un forte segnale di come si intende che le cose debbano andare. I risultati si vedranno e si giudicheranno sulla base di fatti non di parole. Non è piú il tempo dei proclami, anche perché come era facile prevedere, la politica dei proclami alla fine non porta a nulla di buono.

Come disse Abramo Lincoln “si può prendere in giro a tutti per un po’, ad alcuni per sempre, ma non a tutti per sempre”.

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