giovedì 7 gennaio 2010
Lettera di Costanza Castellano pubblicata su "La Stampa" del 6/01
Ho ricevuto e pubblico con piacere la lettera, recentemente pubblicata su "La Stampa", della nostra cara amica Costanza Castellano, resp. sez. Liguria del Partito del Sud.
Non possiamo che applaudire l'amica Connie che di certo non fa giri di parole con chi ancora "ignora" la nostra vera storia...
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Su "La Stampa" del 06/01/2010 (sez. "Lettere al giornale", pag. 32) una lettera di Costanza Castellano:
Un altro punto di vista sulla storia unitaria
Propongo alla signora Russo*, originaria di Cosenza, che ribadisce con tanta convinzione l’importanza della sua scuola di Cosenza nella formazione del suo sentimento unitario italiano di andare a visitare il Forte di Fenestrelle, nell’alta Val Chisone. Qui furono sciolti nella calce i prigionieri, soldati del conquistato Regno delle Due Sicilie che, dal 1861, che si rifiutarono di fare un altro giuramento di fedeltà a un altro re (stavolta Vittorio Emanuele II).
E per continuare con l’ obiettività delle informazioni che le furono date, di cui la signora è così graniticamente sicura, può provvedere lei stessa a fare una passeggiata balneare all’isola di Ponza dove Pisacane, un altro «eroe risorgimentale», con un colpo di mano contro la guarnigione dell’isola liberò dalle carceri quegli 800 detenuti per reati comuni, che sciamando incontrollabili violentarono le donne dell’isola. Queste cose non si trovano sui libri di storia ma sono certa che la signora, oltre al numero dei patrioti uccisi dalla volontà di Ferdinando II di Borbone, sarà stata debitamente informata su queste e altre realtà altrettanto sconvolgenti compiute dai «liberatori» venuti dal Nord.
CONNIE CASTELLANO
Lettere al giornale del 04/01/2010
L’Italia unita e voluta è stata una realtà*
Ho letto con interesse l’articolo di Grande Stevens («L’Italia unita e voluta nel Risorgimento») pubblicato il 2 gennaio. Quella frase in particolare, «soltanto chi manchi di letture o abbia spirito fazioso può oggi sostenere che nel Risorgimento... non si volle l’Italia unita, o addirittura che non la si voglia oggi» la condivido in pieno. Io sono di Cosenza, e ho avuto una maestra torinese che, con il marito bolognese, ha vissuto felice nella mia città fino all’ultimo. Sono il prodotto del forte sentimento unitario dei miei genitori e delle loro letture, ma anche dei ciqnue anni alle elementari con questa maestra che dell’Italia ci ha insegnato tutto, con severità ma anche con un amore autentico, scevro di retorica.
La nostra scuola un giorno organizzò pure una visita alla lapide che commemora i fratelli veneziani Attilio e Emilio Bandiera, fucilati insieme ad altri patrioti per volontà del re Ferdinando il 25 luglio del 1844 nel vallone di Rovito, a due passi da Cosenza. È in questo tipo di scuola che io sono stata formata e come me, immagino, tanti italiani, solo alla fine degli anni ‘70, non nel Medio Evo. Ecco, mi chiedo se nell’Italia di oggi questo tipo di scuola esista ancora.
O se invece agli italiani oggi non insegnino piuttosto il (dis)valore della divisione e della mistificazione, quello che - ad esempio - rende possibile l’indebita elezione del coro del Nabucco a inno leghista quando tutti dovrebbero sapere perché e in quali circostanze Giuseppe Verdi lo ha composto. Mi auguro che gli scolari cosentini vengano ancora oggi portati a visitare il monumento ai fratelli Bandiera; e che a quelli veneziani si ricordi chi erano e perché si sono sacrificati.
TERESA RUSSO
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1 commento:
Cara Costanza, non è detto che tutti i docenti conoscano la storia delle Due Sicilie. Bisogna avere spirito critico per andare in fondo e non tutti ce l'hanno. Le maestrine dalla penna rossa, che tanto ci hanno commossi alle elementari e poi alle medie, sono personaggi spariti, (con mio dispiacere, devo dire) ma è solo un mio rammarico.
Bisognerebbe chiedere ai docenti in 2000 anni di storia, quale Nazione è andata a liberare un'altra Nazione per portare la libertà. Una Nazione povera naturalmente, anzi "affricana" come diceva quell'altro "eroe" di Bixio. Non ne troveranno una sola.
Lo scorso febbraio, intervistato da Sky a Sanremo su Garibaldi, mi fu chiesto cosa ne pensassi dell'eroe dei due mondi.
Ho semplicemente risposto che quell'appellativo non è mai stato nè ad Alessandro il grande di Macedonia, nè a Napoleone, nè a nessun Cesare di Roma, che erano personaggi di ben altra statura politica e militare.
Quindi la politica che fà la storia non ci interessa. I fatti sì.
Giuseppe De Gennaro
Rho (Milano)
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