martedì 13 aprile 2010

Regime mediatico in Italia...legalità e democrazia


Ricevo e posto un articolo dell'amico Giovanni Di Silvestre...


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Regime mediatico in Italia...legalità e democrazia
di G. Di Silvestre.


Che in Italia ci fosse una dittatura mediatica si sapeva dai tempi precedenti a Tangentopoli quando con la legge Mammì Berlusconi impose il suo monopolio nella televisione privata italiana. Dovrebbe essere ormai chiaro anche al centrodestra che Berlusconi è entrato in politica solo per fare i suoi interessi ed è chiaro che il popolo italiano dovrà sorbirselo finché campa.

Ma la colpa di tutto questo è anche della sinistra che nel 1996 l’indomani delle elezioni non fece nulla per risolvere il conflitto di interessi e ora dopo l’esecrabile episodio di piazza del Duomo dello scorso anno, i veleni della campagna elettorale delle regionali ecco che l’eminenza grigia della sinistra Massimo D’Alema prepara il medesimo inciucio deludendo il suo elettorato.

In tutto questo chi ha pagato il prezzo più alto è stata la Rai che per un mese ha visto la sospensione di ogni dibattito politico e quindi la possibilità per gli elettori di farsi un’idea precisa dei contenuti politici dei due schieramenti.

Mi sembra evidente che l’unica soluzione è quella proposta più volte dallo scrittore e giornalista Massimo Fini quando presenta come modello l’informazione britannica in cui vi è la BBC che appartiene al governo e le altre emittenti gestite da privati. Ma per fare questo occorrerebbe il disarmo totale di Mediaset che è controllata da Berlusconi e della Rai che a seconda di chi vince la competizione elettorale viene occupata e lottizzata.

Una soluzione di questo tipo eviterebbe i tristemente famosi editti bulgari ai danni di giornalisti come Santoro e Biagi che in un sistema di libero mercato televisivo non resterebbero disoccupati a lungo ma sicuramente troverebbero un altro network che li assumerebbe.

Dovrebbe essere ormai chiaro che in Italia, dove Berlusconi si riempie la bocca con il libero mercato in realtà non vi sono le condizioni e questo danneggia seriamente la democrazia in Italia. Ed è inutile sperare in una riforma antitrust o in una legge sul conflitto di interessi e semmai ci dovrà essere sarà sempre l’indomani della dipartita di Berlusconi.

Tuttavia ho fiducia nell’informazione della rete, anche se c’è un eccesso di informazione che rende difficile orientarsi. Per cui ben venga un informazione di questo tipo perché offre un’alternativa all’informazione infeudata di Rai e Mediaset. Naturalmente a questo tipo di informazione occorre la lettura di libri da leggere che ci permettano di capire la contorta realtà italiana.

L’allontanamento dalla Rai di Massimo Fini, di Enzo Biagi, di Michele Santoro, di Luttazzi e di altri artisti nel 2002 hanno dimostrato che in Italia se non si appartiene a uno dei clan (Berlusconi, De Benedetti, Agnelli, Confindustria ecc) che gestiscono oltre all’economia anche l’industria non solo non si lavora in televisione ma anche nei giornali. Uno di quelli maggiormente colpiti dal famigerato editto bulgaro di Berlusconi è stato Luttazzi che assieme a Beppe Grillo ha parlato di lobbyes che agiscono di concerto sia a destra che a sinistra e questo è dimostrato dal fatto che per esempio sia governi Berlusconi o Prodi Grillo e Luttazzi vengono tenuti lontani dalla televisione.

Il compianto Indro Montanelli diceva sempre che l’unica lobby di un intellettuale è il pubblico.

Quando penso alla democrazia penso sempre che alla base di quest’ultima vi sia la legalità e l’uguaglianza di fronte alla legge. Chiaramente da quando Berlusconi è entrato in politica l’uguaglianza sociale e la democrazia sono scomparse e con le "leggi ad personam" è venuta meno anche l’uguaglianza di fronte alla legge.

Di primo acchitto qualcuno che mi conosce pensa che io sia diventato di sinistra o peggio ancora un sostenitore di Beppe Grillo ma vi rassicuro che non è così, io sono e rimango un elettore di destra, tuttavia ho condiviso i punti fondamenti che Beppe Grillo, Marco Travaglio e Massimo Fini hanno enunciato durante il famoso VDay di Bologna che sono:

* non più condannati e inquisiti in Parlamento;
* che non si possa essere eletti per più di due mandati;
* una riforma elettorale che ci permetta di scegliere i nostri candidati.

A questi tre punti aggiungo un quarto punto che è una riforma che preveda un maggiore controllo del finanziamento pubblico e privato ai partiti visto che il sistema precedente è stato la causa di Tangentopoli.

Attualmente in Italia vi è un sistema di lobbies e oligarchie politiche, economiche, culturali e industriali colluse con il crimine organizzato, schiacciando così il cittadino libero che non vuole scegliere ne' destra ne sinistra e che invece il pensiero liberale voleva fare emergere. In realtà dalla nascita di questa Repubblica noi continuiamo ad essere sudditi. Parafrasando il teorico liberal democratico Kelsen, la democrazia rappresentativa è una finzione giuridica composta da due fattori che sono l’ideologia e poi la realtà con la quale viene applicata facendo si che il cittadino viene preso in giro, soprattutto qui in Italia.

A peggiorare le cose in Italia poi sono le mancate applicazioni delle leggi, non servono a nulla i falò come quello messo in scena qualche giorno fa dal ministro Calderoni. Più che semplificare le leggi bisognerebbe evitare di trovare i modi di scavalcarle combattendo la mentalità mafiosa dell’italiano del “fatta la legge trovato l’inganno”. Molti dicono che l’Italia sia un paese mafioso ma io la possibilità di cambiare la vedo ed è dimostrata da quegli 8.000.000 di astenuti che stufi dei teatrini nostrani della politica non sono andati a votare alle regionali.

Giovanni Di Silvestre

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