Dal blog di Gigi Di Fiore su Il Mattino online, un bell'articolo su Gaeta e sull'importanza della memoria....
-----------------------------------------------------------------------
|
E' un luogo simbolico per la storia del Mezzogiorno. Ogni anno, a Gaeta, si riuniscono associazioni e cultori di storia, a ricordare che, in quella città (oggi nel Lazio, ma 152 anni nel regno delle Due Sicilie), la storia secolare del Sud autonomo divenne storia d'Italia.
L'assedio di Gaeta, tre mesi con oltre mille morti in divisa e centinaia di civili massacrati dalle bombe. Italiani contro italiani, due eserciti regolari contrapposti: quello piemontese del re Vittorio Emanuele II e quello delle Due Sicilie del re Francesco II cugino del primo. Oltre 55mila granate furono scaricate sulla piazzaforte, che rispose con 35250 colpi. Dodicimila irriducibili in divisa pensarono che il loro giuramento fosse a Francesco II di Borbone e che la loro vera patria fosse quella delle sei regioni peninsulari del sud più la Sicilia. Contro di loro, ad assediarli, trentamila militari dell'esercito ancora sardo-piemontese.
Alle 18,30 del 13 febbraio del 1861, fu firmata la capitolazione. Solo tre ore prima le ultime bombe piemontesi distrussero una batteria di cannoni a Gaeta, la Transilvania, uccidendo centinaia tra militari e civili. Morì anche un giovane alfiere diciassettenne, Carlo Giordano, uno di quegli adolescenti allievi della Nunziatella che abbandonarono la scuola militare di Pizzofalcone a Napoli per correre a difendere la loro patria.
Storia e storie, quelle che si ricordano nel 22esimo Convegno nazionale a Gaeta, che comincerà domani e finirà domenica. Anche quest'anno, i convegni, in polemica tra loro, sono due. Il secondo si terrà il mese prossimo e conterrà, come sempre, una riflessione sull'attuale condizione del Mezzogiorno. Tante sigle insieme o divise, compresi quei famosi neoborbonici che videro tra i fondatori di 20 anni fa anche Riccardo Pazzaglia. O l'Associazione degli ex allievi della Nunziatella. Ci sarà anche Pino Aprile.
Nostalgie, revanchismo, ansie separatiste? C'è chi lo pensa, ironizzando. Ma la maggioranza dei partecipanti ai convegni annuali è invece a Gaeta, spinta solo dalla voglia di ricordare la storia poco raccontata del Sud e riflettere sull'attuale realtà del Mezzogiorno. Non è una bestemmia, la memoria: a Gettysburg, ogni anni gente in divisa grigia ricorda con gente in divisa blu la carneficina della guerra civile americana. Musei confederati affiancano musei unionisti. L'America fa sempre i conti con la sua storia, quella da esaltare e quella da nascondere, come dimostrano le riletture degli eccidi dei pellerossa o delle stragi in Vietnam.
Da noi, la storia nazionale fa paura ancora, divide. Eppure, si dovrebbe capire che, dalla conoscenza dei differenti percorsi storici delle varie aree del Paese, si possono ritrovare ancora le ragioni per stare insieme. Al nord, al centro e al sud. Non conoscere, ignorare, divide. Su Gaeta e la regina Maria Sofia scrissero Proust, D'Annunzio, Croce, Ferdinando Russo. A Gaeta, ogni anno il 14 febbraio arrivano sempre in tanti per ricordare. E non c'è da meravigliarsi, se nel Sud è ormai aumentata la voglia di conoscere la vera storia dell'unità d'Italia.
Nessun commento:
Posta un commento