martedì 9 novembre 2010

Caro Roberto....



Caro Roberto,
ieri ho visto in TV la prima puntata della trasmissione su RAI3 ed ero contento di farlo, soprattutto perchè finalmente un napoletano stimato da tutti parlava in TV e dava un'immagine diversa della mia città, della nostra amata terra. Un'immagine di impegno civile e di coraggio, così diversa dallo stereotipo del napoletano che butta il sacchetto di spazzatura dalla finestra.
Aggiungo che ho sempre ammirato il tuo coraggio di denunciare e di lottare con la tua attività di scrittore le nefandezze della Camorra; mi sono vergognato quando ho saputo che nel mio quartier di origine, nel mio quartiere borghese dei "benpensanti" che è il Vomero, non sei riuscito ad affittare un appartamento perchè la gente "aveva paura".
Devo però dirti che, mentre ho apprezzato l'intervento su Falcone, non ho apprezzato per niente la scena del tricolore e del richiamo alla "Giovine Italia" ed al suo giuramento, questa stantia retorica "risorgimentale" lasciamola a quelli del Nord, noi meridionali non ce la possiamo permettere, anche perchè e' un'offesa alla nostra memoria meridionale e napolitana (il termine "napolitano" e' stato utilizzato fino al 1861 per tutti i meridionali fino a Reggio Calabria). Non ce la possiamo permettere soprattutto perchè dopo 150 anni il "belpaese" non e' unito nei fatti: nelle infrastrutture, nelle possibilità di trovare un lavoro, nella considerazione che si ha per gli "altri" italiani e soprattutto nelle prospettive. Io che sono un ingegnere napoletano che lavora lontano dalla sua città, come tanti altri, sono pieno di risentimento e rancore verso questo paese che davvero unito non e' da quel fatidico 1861. Da quando, con una guerra non dichiarata e con un'invasione di mercenari in camicia rossa, ci fu una conquista militare sabauda che ha smentito clamorosamente tutti i grandi ideali di cui parlava Mazzini, da allora, oggi come ieri, per noi meridionali spesso esiste un solo destino: "o briganti o emigranti".
E permettimi di aggiungere che la malattia delle mafie e camorre peggiorò proprio allora, quando Garibaldi si fece aiutare senza scrupolo dai "picciotti" di mafia in Sicilia e il Ministro Liborio Romano, uno dei primi esempi di gattopardismo e trasformismo meridionale, si fece aiutare dai camorristi di Tore 'e Crescienzo per "mantere la quiete" e per sorvegliare i seggi di un plebiscito truffa per l'annessione (votò meno del 2% della popolazione con imbrogli di tutti i tipi)...oggi quella malattia e' diventanta un cancro, contro il quale tu e tanti coraggiosi lottate senza tregua. E io da napolitano e da meridionale sono decisa a combatterla insieme a te, ma per favore non facciamolo nel nome di Mazzini o Garibaldi o Vittorio Emanuele II...e' come per un ebreo vedere uno di loro con il Mein Kampf!!!
Qui non si tratta di "dividere" un paese che, scusami se lo ripeto, e' già diviso nei fatti, vedi i cori che accompagnano i napoletani e i meridionali in genere negli stadi di tutt'Italia o le deliranti affermazioni di ministri e politici della Lega Nord (ideale proseguimento delle dichiarazioni razziste di Lombroso o dei proclami di generali piemontesi come Pinelli e Cialdini, dei veri criminali di guerra!!!), si tratta di ristabilire la verità storica e riprenderci una dignità di popolo che ci è stata levata sempre da quel fatidico 1861.
Ovviamente non si tratta nemmeno di contestare l'Unità in sè, ma il COME e' stata fatta e le sue conseguenze, per il Sud un destino da colonia di consumatori di prodotti e servizi del Nord.
Per anni ci hanno inculcato queste schiocchezze alla De Amicis dei "fratelli d'Italia", solo in pochi hanno denunciato gli errori e gli orrori di una guerra civile durata quasi 10 anni e il regime sabaudo che fu molto peggio di quella borbonico, come disse Gramsci "lo stato italiano (leggasi piemontese) è stato una dittatura feroce che ha messo a ferro e fuoco l’Italia meridionale e le isole, squartando, fucilando, seppellendo vivi i contadini poveri che scrittori salariati tentarono di infamare col marchio di briganti”.
Decine di libri di scrittori, giornalisti e storici, stanno facendo negli ultimi anni opera di revisione storica, l'ultimo e di maggior successo e' il bellissimo "Terroni" di Pino Aprile che per noi e' una sorta di libretto rosso di Mao.
Ovviamente non aspiro a tornare ad antiche monarchie, ma non si capisce perchè noi meridionali non possiamo essere orgogliosi del periodo del Regno delle Due Sicilie che, con le sue luci ed ombre, era un regno pacifico ed indipendente oltre che "italiano" o meglio "napolitano" a tutti gli effetti. Noi non dobbiamo inventarci uno stato che non e' mai esistito come la Padania o inventarci simboli celtici!
Non e' nostalgia, e' voglia di verità e di giustizia...la stessa che tu ci hai messo nei tuoi libri, solo ricordando le centinaia di migliaia di morti come "briganti" che in realtà erano contadini meridionali che si ribellarono ad un'invasione, ricordando le città eccidiate come Pontelandolfo, le fabbriche napoletane mandate in rovina come Pietrarsa dove mandarono i bersaglieri a sparare sugli operai che scioperavano dopo il ridimensionamento delle attività, le ferriere calabresi di Mongiana smontate per trasferirle al centronord...Solo così, con la nostra dignità di popolo, potremo trovare una nostra strada per il riscatto del Sud e di uno sviluppo sostenibile e la smetteremo di inseguire "modelli" che ci vengono dal "civile" nord del paese.
Ti saluto con immutata stima e affetto napoletano,

Enzo Riccio
Segr. Organizzativo Nazionale
PARTITO DEL SUD

1 commento:

Anonimo ha detto...

Lettera da Oscar.....complimenti