Alla ricerca di
una nuova economia “a
misura d’uomo” - Gesell - 2 parte
di
Giovanni Cutolo
Dopo aver sviluppato il suo concetto di
riforma del denaro, attorno alla fine del diciannovesimo e l’inizio del
ventesimo secolo Gesell cominciò a riflettere intorno ad una possibile riforma
del diritto fondiario. Lo stimolo in questa direzione lo ricevette dalla
lettura delle opere del riformatore agrario nordamericano Henry George
(1839-1897), il cui pensiero venne diffuso in Germania da Michael Fluerscheim (
1844-1912) e da Adolf Damaschke (1865-1935). Al contrario di quanto
preconizzato da Damaschke che proponeva di tassare unicamente l’incremento di
valore della terra a favore della collettività, senza però mettere in
discussione la proprietà terriera, Gesell seguì la proposta di Fluerscheim
che immaginava di trasferire il terreno nelle mani dello Stato contro un
indennizzo dei proprietari privati per darlo poi in affitto al maggior
offerente. Ciò nella convinione che, sino a quando il terreno fosse rimasto una
merce privata passibile di speculazione, si sarebbe alterato il fondamentale e
originario legame organico che gli uomini intrattengono con la terra.
In quanto cittadino del mondo, Gesell
considerava l’intera terra come un organismo appartenente ad ogni singolo uomo.
Egli riteneva che ogni essere umano dovesse potersi spostare liberamente potendo
risiedere dappertutto, indipendentemente dalla sua origine, dal colore della
sua pelle e dalla sua religione. E riteneva che, analogamente alle superfici,
anche le ricchezze del sottosuolo dovessero diventare proprietà comunitaria.
Una istituzione internazionale avrebbe dovuto essere preposta alla loro
gestione e avrebbe dovuto amministrare le ricchezze del suolo e del sottosuolo
come proprietà dell’umanità, pur consentendo l’esercizio locale di taluni
diritti, a fronte del congruo pagamento per il loro godimento.
Inizialmente Gesell, come altri
riformatori terrieri, pensava che lo Stato, attraverso gli introiti provenienti
dall’affitto del terreno sarebbe stato messo nella condizione di finanziare il
suo funzionamento senza dover aumentare le tasse. Successivamente però,
interrogandosi su a chi spettassero gli introiti degli affitti della terra
comune, giunse alla conclusione che, l’ammontare degli introiti dipendendo
dalla densità della popolazione, i veri beneficiari avrebbero dovuto essere le donne,
dato che erano loro a mettere al mondo e ad allevare i bambini. Di qui la
proposta che si dovessero trasferire mensilmente alle madri gli introiti degli
affitti, a titolo di compenso per le loro prestazioni di allevatrici ed
educatrici. Il pagamento sarebbe avvenuto proporzionalmente al numero di
figli minorenni e ne avrebbero avuto diritto anche le madri di figli
illegittimi e le straniere provenienti da altri paesi. Tutte le madri sarebbero state in tal modo liberate dalla
dipendenza economica dai padri lavoratori. Il rapporto tra i sessi, in
particolare quello coniugale, si sarebbe potuto cos¡ ri-fondare sulla base esclusiva
dell’amore, un amore finalmente liberato dalle influenze del potere.
La teoria “Paese libero-denaro libero”
viene sviluppata da Gesell come reazione al principio del “Laissez faire”
propugnato dal liberismo classico, ma anche all’idee di economia pianificata sostenuta
del Marxismo. Essa non non si propone come una terza via tra capitalismo e comunismo, vale
a dire come un’economia di mercato capitalistica, ma comunque totalmente
controllata dallo Stato, bensì come un’alternativa “al di là” dei sistemi economici fino ad allora conosciuti e attuati.
Dal punto di vista dell’ordine político essa si caratterizza come una ”economia
di mercato senza capitalismo”. Gesell amplia le riflessioni del
riformatore sociale francese Pierre Joseph Proudhon (1809-1865), che già alla
metà del diciannovesimo secolo aveva ritenuto l’acquisizione privata dei
terreni e il potere del denaro continuamente accresciuto dagli interessi, i
veri responsabili del fatto che, dopo la
fine dell’assolutismo feudale, non fosse nata una società veramente nuova e
libera, liberate dal dominio dei padroni di qualunque ordine e tipo.
Proudhon aveva condannato come una rapina la rendita fondiaria privata e aveva
definito l’interesse del denaro una “usura tumorale”. Secondo lui furono
proprio questi profitti, derivanti dai proventi del denaro e non già dal lavoro
produttivo, che condussero alla nascita della Grande Borghesia. E fu questa la
nuova classe dominante, costituita all’inizio da imprenditori del commercio e
dell’industria trasformatisi poi in finanzieri e infine in politici, che riusci
a piegare ai suoi obiettivi sia lo Stato che la Chiesa, trasformandoli negli
strumenti per l’esercizio del proprio dominio sulla piccola borghesia e sui
lavoratori dei singoli paesi. Questo potere si è poi successivamente esteso
gradualmente, negli ultimi duecento anni, attraverso lo strumento del potere
finanziario, fino a raggiungere il controllo economico di un mercato oramai
globale. Ma manovrando per divenire il Grande Fratello in grado di consentiré
il controllo politico di un un unico Paese Globale.
Il più stretto collaboratore di Gesell, Georg Blumenthal
(1879–1929), collegò la riforma del diritto fondiario e del denaro all’idea di
un “ordine naturale” della società. La stessa idea con la quale i fisiocrati al
tempo dell’illuminismo francese si erano opposti all’assolutismo feudale. Nel
1909 fondò, con sedi a Berlino e Amburgo, l’Associazione Fisiocratica, come
prima organizzazione di seguaci di Gesell, provenienti dalle fila dei
riformatori sociali, degli anarchici individualisti e dai sindacalisti. Quando
durante la prima Guerra Mondiale la rivista “Il Fisiocrate”, finanziata da
Gesell per sostenere le sue ricerche e le sue idee, fu obbligata alla chiusura vittima
della censura, Gesell si trasferì in Svizzera dove trovò seguaci nella cerchia
dei riformatori agrari locali, dei pedagoghi riformisti e dei riformatori. Essi
si unirono nella “Lega svizzera Paese libero-Denaro libero”. In due conferenze
“Oro e pace?” e “Paese libero, la ferrea richiesta della pace” Gesell mise in
evidenza il significato delle sue proposte di riforma come strada maestra per
la giustizia sociale e la pace tra i popoli.
Dopo la fine della Prima Guerra
Mondiale Gesell fu nominato delegato popolare (Ministro) per le finanze del
primo Governo dei Consigli bavarese costituito il 1º Aprile 1919 da Gustav
Landauer, appena tre mesi dopo la abortita Rivoluzione berlinese capeggiata da
Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht. Alla subitanea caduta del tentativo
rivoluzionario bavarese, Gesell venne inizialmente accusato di alto tradimento,
ma poi finalmente prosciolto e lasciato in libertà. Si trasferì allora nelle
vicinanze di Berlino, dove ebbe modo di studiare lo sviluppo della repubblica
di Weimar. Infaticabilmente Gesell protestò contro il fatto che i governi germanici,
che rapidamente si andavano succedendo, derubassero sistematicamente gli strati
medi e bassi della popolazione attraverso una grande inflazione favorevole ai
benestanti.
La grande inflazione del primo dopo-guerra
favorì un rapido aumento nel numero dei seguaci di Gesell, che superò le 15.000
persone che però si divisero nel 1924, dando vita alla Lega della Libera Economia,
liberale e moderata, e alla Lega della Lotta Fisiocratica, radicale e
anarchico-individualista. A questa divisione condusse una dura controversia che
si era accesa su di una ipotetica deriva anarchica delle idee di Gesell tendenti
verso una possibile “soppressione dello Stato”. Lotte di fazione interne indebolirono
la cerchia dei seguaci. Gli esperimenti con il libero denaro della Lega di
Lotta Fisiocratica suscitarono pubblico scalpore e vennero proibiti nel 1931
dal Ministero delle Finanze tedesco. Dopo la presa del potere da parte del
Nazionalsocialismo una parte dei seguaci di Gesell assunse un ruolo di forte
opposizione e dovette subire delle persecuzioni. Un’altra parte si affidò
all’illusoria speranza che il nazismo potesse portare ad una “cessazione della
servitù dell’interesse”. In Austria (fino al 1938) e in Svizzera continuarono
ad esistere delle Leghe della Libera Economia. Dell’opera principale di Gesell
furono pubblicate traduzioni inglesi, francesi e spagnole; opuscoli divulgativi
apparvero inoltre in lingua olandese, portoghese, ceca, rumena e serbocroata e
perfino in esperanto. Similmente si formarono associazioni e gruppi minori in
Inghilterra, Francia, Olanda, Belgio, Cecoslovacchia, Rumenia e Jugoslavia. E
anche in America del Nord e del Sud, in Australia e Nuova Zelanda, tutti quasi
sempre animati da emigranti tedeschi.
Nella Germania divisa in due del
secondo dopoguerra vennero costituite numerose leghe e organizzazioni di libera
economia. Ma nella zona di occupazione sovietica queste vennero sciolte nel 1948;
i nuovi padroni sovietici classificarono Gesell come un “apologeta della
borghesia del monopolio”, oppure, come un “socialista piccolo borghese” i cui
obiettivi erano inconciliabili con il cosiddetto ”socialismo scientifico”.
Nella Germania Occidentale, la maggior parte dei seguaci di Gesell
sopravvissuti al conflitto si decisero per un impegno politico, costituendo il
Partito della Libertà Radicalsociale che nel 1949, durante le elezioni per la
Camera tedesca, ricevette appena l’1% dei voti. In seguito il partito cambiò il
nome in Unione della Libertà Sociale ma ottenne ancora risultati di voto minimi. Come
luogo di convegni continuò ad esistere però una “Casa Silvio Gesell” a
Wuppertal e a Neviges.
Sebbene autorevoli economisti come Irving Fisher e John
Maynard Keynes avessero pubblicamente riconosciuto il significato del lavoro di
Silvio Gesell, i narcotici effetti del benessere derivante dal miracolo
economico della Germania Occidentale degli anni ‘50 e ’60, inaridirono quasi
completamente l’interesse pubblico per le sue proposte alternative al sistema
politico ed economico vigente. Solo dalla fine degli anni ’70 la disoccupazione
crescente, la distruzione dell’ambiente e la crisi debitoria internazionale
hanno ricreato finalmente le condizioni favorevoli per una rinascita
dell’interesse per il quasi dimenticato modello di Gesell per un’economia
alternativa.
In Svizzera, nell’Archivio economico di
Basilea esiste una biblioteca della Libera Economia svizzera; in Germania, la
Fondazione per la riforma dell’ordine fondiario e monetario ha costituito anch’essa
nel 1988 una biblioteca dedicata alla libera economia. Come base per una
ricerca scientifica sulle teorie di Silvio Gesell essa ha pubblicato, dal 1988
al 1997, l’opera omnia in 18 volumi delle sue opere. Oltre a una scelta delle
opere di Karl Walker, allievo di Gesell, essa conserva una collana di quaderni
dal titolo “ Studi sull’ordine economico naturale”, che offre un esaustivo panorama
sui cento anni di storia del movimento per l’ordine economico naturale. La
fondazione promuove anche la pubblicazione di altre opere sulla questione del
diritto fondiario e dell’ordine monetario, e pubblica assieme alla Società di
Scienze sociali una “Rivista di economia sociale”. Inoltre ha istituito dal
1988 al 1995 un “Premio Karl Walker” per lavori scientifici volti a investigare
le possibilità che i mercati finanziari possano rendersi autonomi dall’economia
reale, così come sulle possibili iniziative per superare la disoccupazione.
Margrit Kennedy, Helmut Creutz ed altri autori lavorano
ad una attualizzazione dei concetti base di Gesell. Si tratta tra l’altro della
questione del rapporto tra la crescita esponenziale del patrimonio monetario e
dei debiti; degli effetti della crescita dell’economia reale che distrugge
l’ambiente; del superamento della crescita coatta e del possibile collegamento
della riforma fondiaria e moneteria con un sistema tributario ecologico.
Un bilancio parziale dell’attuale stato di sviluppo della teoria, lo offre il
libro della Kennedy “Denaro giusto-mondo giusto”, che contiene i contributi del
convegno organizzato nel 1991 a Costanza “100 anni di idee per un ordine
economico naturale - Vie di uscita dalla crescita coatta e dalla catastrofe per
debiti”.
Nella competizione fra i sistemi, la
caduta del socialismo statale nell’Europa Centrale e dell’Est ha portato a un
temporaneo trionfo del capitalismo occidentale. Fintanto però che continuerano
ad esistere i contrasti tra povertà e ricchezza e dovremo convivere con le
crisi e le guerre; finchè l’ambiente continuerà a essere distrutto da una
crescita economica esponenziale e finchè il Nord industrializzato continuerà a saccheggiare
indiscriminatamente il Sud, sarà necessario cercare delle alternative ai sistemi
economici tradizionali.
E’ in questo contesto che il modello di Silvio Gesell riassumibile nel motto “Paese libero-denaro libero” potrebbe offrire una non nuova ma ancora originale prospettiva futura, consentendo una possibile via di uscita alla impasse attuale. Ed è per questo che guardiamo con grande interesse alla iniziativa promossa da Marco Esposito del Comune di Napoli che ha annunciato la prossima messa in circolazione del NAPO, moneta a circolazione locale, figlia partenopea dell’originale e innovativo pensiero del grande Silvio Gesell.