1. Alla
ricerca di una nuova economia “a
misura d’uomo” - SILVIO GESELL
di
Giovanni Cutolo
Silvio Gesell nasce nel 1862 a St. Vith
bei Eupen/Malmedy, località appartenente all’epoca alla Germania mentre oggi è
parte del Belgio e muore nel 1930 a Eden-Oranienburg in un insediamento
abitativo consorziato alla riforma agraria. Nel 1891 pubblicò a Buenos Aires “La riforma
del sistema monetario come ponte verso lo stato sociale”. Questo primo
opuscolo segna l’inizio di un opera piu’
ampia durata per l’intera sua vita, tutta tesa e spesa a indagare le cause
della questione sociale e a ricercare le strade per risolverla. Nel 1916
pubblica a proprie spese “L’ordine economico naturale”, la sua opera maggiore. Nel
1897 emigra in Argentina dove si arricchisce e dove, soprattutto durante la
crisi economica e finanziaria di quel paese, vive le esperienze pratiche che lo
condussero a formulare la sua visione
nuova e originale dell’organizzazione dell’economia e della finanza. In
contrapposizione a quanto proposto dal marxismo, Gesell matura la convinzione
che lo sfruttamento del lavoro umano affondi le sue radici non già nella
proprietà privata dei mezzi di produzione, bensì negli errori strutturali del
sistema monetario. Come Aristotele egli individua il ruolo contraddittorio
e duplice del denaro: mezzo di scambio al servizio del mercato, ma anche
strumento al servizio del potere nella sua lotta per il dominio del mercato.
Gesell capisce la grande importanza
del fatto che il denaro può essere temporaneamente tolto dal mercato per
ragioni speculative e che è tesaurizzabile a costo zero e con un vantaggio
aggiuntivo costituito dagli interessi che il suo deposito procura. La forza
lavoro invece non è tesaurizzabile cos¡ come non lo sono la maggior parte dei
beni, che spesso sono deperibili e costosi da conservare, e dei servizi. Inoltre
il denaro ha il vantaggio di essere molto più mobile delle merci e dei servizi.
Esso è facilmente stoccabile, è conservabile e si può trasportare o trasferire
con estrema facilità. Diversamente dalla maggior parte delle merci non si
deteriora, non ha data di scadenza e non è soggetto alle mode. Come il jolly
nel gioco delle carte il denaro può essere utilizzato in ogni luogo e in ogni
momento. Queste caratteristiche consentono numerosi privilegi ai possessori di
grandi quantità di denaro, ai grandi finanzieri, alle banche. Costoro accumulano
un potere enorme, tale da esercitare un ricatto costante sull’economia mediante
la minaccia di una improvvisa immobilizzazione speculativa o di investimenti
finanziari imprevedibili e improvvisi. Manovre queste che possono interrompere il
flusso naturale degli acquisti e delle vendite. Possono alterare l’equilibrio
tra i risparmi e gli investimenti. Possono consentiré di esigere dai produttori,
ma anche dai consumatori, un interesse. Ancora oggi, ed è proprio quello a
cui stiamo assistendo, un numero assai ristretto di finanzieri può impunemente
condizionare i mercati tesaurizando enorme Somme di denaro e manovrando per
ridurre la regolare immissione di denaro nel circolo economico reale.
Il potere anomalo del denaro si manifesta nella pretesa
di ricevere degli interessi quale “giusta” contropartita alla rinuncia alla
tesaurizzazione. Il finanziere si impegna a non togliere liquidità al mercato,
ma pretende in cambio una remunerazione in forma di interessi sulle somme non
sottratte alla libera circolazione. La redditività riceve cos¡ la precedenza
sulla economicità. La produzione viene orientata più dalle convenienze del
denaro che dalle esigenze delle persone. Secondo Gesell, il denaro legato
all’interesse e perciò stesso non neutro, provoca una ripartizione del reddito
ingiusta, per non essere collegata alla effettiva capacità produttiva. Una
ripartizione che a sua volta conduce a una concentrazione di capitale monetario
e reale e con ciò a una monopolizzazione dell’economia. Dato che i possessori
di denaro decidono della mobilità o dell’immobilità dello stesso, il denaro non
può più circolare “naturalmente” attraverso l’organismo sociale, così come circola
il sangue nel corpo umano. In queste condizioni il controllo sociale della
circolazione del denaro e una giusta dosatura del denaro diventano impossibili.
Le variazioni deflazionistiche e inflazionistiche del livello generale dei
prezzi sono inevitabili. E se, nel saliscendi delle congiunture, grandi somme di denaro vengono immobilizzate e
sottratte al mercato magari a causa di una temporanea caduta degli interessi, ne
deriveranno il ristagno delle vendite e la disoccupazione. Che probabilmente
dureranno fino a quando gli investimenti non ritorneranno a essere redditizi
per il capitalista tesaurizzatore.
Come strada per togliere al denaro
questo suo potere perverso, Gesell non pensò a un ritorno al divieto canonico degli
interessi della scolastica medievale, ma immaginò piuttosto un cambiamento
istituzionale della moneta. Immaginò che tenere in cassa il denaro potesse
comportare dei costi, in maniera da neutralizzare i vantaggi della
tesaurizzazione. Gesell riteneva che se si fosse applicata al denaro una tassa ogniqualvolta
esso fosse sottratto al mercato e pertanto alla sua precipua funzione di
strumento di scambio, esso avrebbe perduto il suo potere, ritornando a riempire
solo la sua funzione di servizio, di mezzo di scambio. Non appena la sua
circolazione non fosse piu’ disturbata da manovre speculative, diventerebbe
possibile adeguare via via la quantità del denaro in circolazione al volume dei
beni. Il potere d’acquisto della valuta diventerebbe in tal modo stabile nel
tempo, esattamente come la sua quantità e il suo peso.
Già nei suoi primi scritti Gesell
parla di “banconote che si arrugginiscono” come mezzo per pervenire a una
“organica riforma del denaro”. Attraverso di essa il denaro, che fino ad allora
era un ”corpo morto estraneo” sia nell’organismo sociale che nell’intera
natura, si sarebbe integrato nell’eterno morire e divenire di ogni vita.
Sarebbe divenuto deperibile come ogni altra cosa in questo mondo e avrebbe
perso la sua perversa caratteristica di moltiplicarsi all’infinito, cumulando
l’interesse all’interesse dell’interesse. Una tale riforma del denaro consentirebbe
una completa terapia di regolazione, capace di evitare gli arresti e i blocchi
nel flusso del denaro, garantendo all’organismo sociale malato un aiuto per la sua
progressiva autoguarigione dai diversi sintomi di crisi congiunturale e
strutturale, così da stabilizzarsi nel suo equilibrio, ritornando a inserirsi armoniosamente
nell’ordine generale.
Gesell illustra esaurientemente come in
una circolazione del denaro libera da disturbi, l’offerta e la domanda di
capitale si equilibrano, così che il livello degli interessi può scendere riducendosi
al solo premio di rischio e al costo dell’intermediazione bancaria. Le
variazioni dei tassi d’interesse del mercato attorno a questo nuovo interesse
in equilibrio, procurano una direzione decentralizzata dei risparmi verso
investimenti adeguati al fabbisogno. Il “denaro libero”, in quanto moneta
liberata dall’interesse, diventerebbe neutro nella distribuzione, esercitando
una positiva influenza nei confronti di coloro che lo richiedono o lo offrono
all’interno del ciclo della produzione e nel mercato. Il pieno profitto del
lavoro metterebbe, secondo le aspettative di Gesell, vasti strati di
popolazione in condizione di cessare i rapporti occupazionali come lavoratori
dipendenti per rendersi autonomi, in forme di impresa privata e
cooperativistica.
Nel tormentato dopoguerra tedesco che prelude alla triste
pagina del nazismo, la rivolta spartakista guidata da Rosa Luxemburg e Karl
Liebknecht conosce un effimero esito a Berlino dal 1º al 15 Gennaio 1919 e
viene però immediatamente stroncata nel sangue. Sempre nel 1919, dal 1º al 14
Aprile per due sole settimane, Silvio
Gesell diviene Ministro delle Finanze del Governo rivoluzionario della
Repubblica Bavarese dei Consigli, guidato dall’anarchico Gustav Landauer. Diversamente
da Landauer e da molti altri che vengono giustiziati dalle truppe inviate a
ristabilire l’ordine, Gesell viene messo in prigione ma riesce a salvare la pelle,
assolto da un tribunale che lo giudica innocente e lo libera. Malgrado il
brevissimo tempo che il destino gli mette a disposizione, Gesell riesce a
mettere in pratica il suo sogno dando corso all’esperimento del Freigeld, letteralmente denaro libero, definito
anche come denaro che si squaglia. Un mezzo di scambio che non aumenta di
valore anno dopo anno ma, al contrario, perde progressivamente di valore di tal
maniera che chiunque ne sia in possesso non abbia altro interesse che
scambiarlo di nuovo e al più presto.
Il lavoro di Gesell ha ricevuto innumerevoli
riconoscimenti, tra i quali vale la pena segnalare quello largamente elogiativo
espresso da John Maynard Keynes, contenuto nel Capitolo 23, Libro VI della sua
celebre “Teoria Generale del lavoro, moneta e interesse” pubblicata nel 1936.
Scrive Keynes: “Credo che il futuro imparerà più dallo spirito di Gesell che da
quello di Marx.”
Se il denaro di Gesell è effimero e si squaglia, non si
può dire la stessa cosa dell’idea che ancora continua ad animarlo e a sostenerlo.
Dalla sua prima sperimentazione nel 1919 molte altre ne sono seguite e ne
seguono ancora. Da quella oramai lontana di Worgl nel Tirolo austriaco del
1932, a quella più recente di Chiem in Baviera datata 2003 e alle tante altre
sostenute dal tenace lavoro teorico della geselliana Margrit Kennedy e di altri
economisti iconoclasti in Germania, in Francia, in Svizzera, in Svezia. Avanza
la moneta regionale a sostenere e difendere il diritto alla sopravvivenza di tutto
ciò che è “locale” in contrapposizione alle macromonete come il Dollaro
USA e l’Euro, simboli monetari dell’apparentemente
inarrestabile processo di omologazione e globalizzazione economica e política. Un
processo portatore di crisi cicliche e strutturali continue. Crisi che oggi,
come le guerre in passato, riescono ad azzerare in pochi mesi equilibri sociali
e geopolitici consolidati, ottenuti attraverso anni e anni di lavoro e di
confronti e scontri sociali anche aspri.
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