sabato 25 giugno 2011
Il meridionalismo leghista di Cazzullo - di N.Salerno
Il 15 giugno 2011 sul Corriere A. Cazzullo critica le dichiarazioni di De Laurentis e il meridionalismo. Il seguente contributo vuole chiarire alcuni aspetti concernenti il tentativo di apostrofare come negativo e dannoso il vento del sud che inizia a quanto pare a farsi sentire.
Malgrado TV e giornali nazionali, troppo impegnati dal Bunga Bunga, e negli ultimi giorni dall’ampolla di Pontida, non se ne accorgono, una rivoluzione silenziosa sta avvenendo a Sud all’ombra appunto dell’indifferenza dei nostri media. Sempre pronti quando si tratta di confermare l’immagine negativa e prevenuta del meridione, ma completamente impreparati di fronte a quanto c’è di buono dal Garigliano in giù.
Quando poi, tranne rarissime occasioni se ne occupano, a guidarli è l’ ignoranza (quanto vera o presunta non lo sappiamo) sul tema e/o la loro miopia frutto del pregiudizio. Non è di certo l’attitudine di chi vuole veramente capire, ma l’atteggiamento di chi cerca e vede solo ciò che conferma la loro visione già formata e pregiudiziale appunto. Cazzullo tra l’altro scrive:
“È il mito di un immaginario regno felice, che aveva la prima ferrovia d' Italia (per quanto la Napoli-Portici fosse lunga una manciata di chilometri) e più oro degli altri Stati preunitari messi insieme (il che è vero, ma non era l' oro del popolo o anche solo dello Stato, ma del re; che infatti non lo spendeva, e non a caso mancavano strade e scuole).”
Penso sia sufficiente come prova della grossolana superficialità e anche irresponsabilità con cui vengono affrontati questi temi.
Per quanto riguarda le ferrovie, solo per fare un esempio, quando il Piemonte iniziò con i debiti a costruirle, comprava le locomotive a Napoli. Segno che, data anche la solidità delle finanze, i Borbone potevano, ma probabilmente scelsero scientemente di ritardarne la costruzione. Ricordiamo che la folta marina mercantile oltre ad asservire il floridi commerci con il resto del mondo, garantiva i collegamenti via mare all’interno del regno. La presenza del mare e di una flotta così consistente rendeva meno ansioso l’avvio della costruzione di ferrovie e strade.
Per la questione dell’oro, se fosse come dice Cazzullo, non ci sarebbe stato bisogno di imporre la legge sul corso forzoso e una tassazione esosa sul macinato oltre ad altre gabelle. Sarebbe bastato allo scopo Garibaldi con i suoi fantastici mille che come è noto si impadronivano della cassa di ogni nuovo stato annesso (si fa per dire) al nuovo regno. Inoltre viste le condizioni in cui vessava il popolo nel resto degli stati pre-unitari, ma anche in Francia e Inghilterra, se anche la ricchezza non era propriamente distribuita, non si può certo sostenere che tale stato di cose fosse peculiare del Regno delle Due Sicilie. Ricordo anche che nell’ Italia disunita di oggi, come rilevato da uno studio della Banca d’Italia (non da fanatici neo borbonici), più del 45% della ricchezza complessiva nel 2009 risultava nelle mani del 10% delle famiglie italiane.
D'altronde siamo d’accordo con Cazzullo e con quanti come lui criticano quel meridionalismo che è solo rancorosa e strumentale reazione alla Lega Nord e che, appunto, potrebbe definirsi Lega Sud. Da questo meridionalismo credo si dovrebbe essere guardinghi. Anche se bisogna sempre aspettare di valutare i fatti, a giudicare dalle mani che ne tengono le fila c’è poco di cui essere fiduciosi.
Il fatto è, ahimè, che noi umilmente leggiamo Cazzullo, ma lui sembra proprio non volerne sapere di informarsi. Se lo facesse capirebbe che oltre a quella che definisce Lega Sud (espressa dai noti gattopardi e ascari dei potentati del nord), esiste anche un meridionalismo altro che non si confà alla sua immagine preconcetta e che è espressione di un qualcosa di più profondo e autentico. E’, si potrebbe dire, l’espressione della consapevolezza di un popolo che sta prendendo coscienza del suo stato di sottomissione e si prepara a mettere in atto la sola azione pacifica che può scaturire da una tale consapevolezza: liberazione.
Se si prendesse il disturbo di approfondire, il caro Cazzullo scoprirebbe con sua sorpresa che viene sempre puntualmente apostrofato come negativo il tentativo di mettere sullo stesso piano, non sappiamo se subdolamente, il Meridionalismo e la Lega Nord. In genere lo scimmiottare e l’imitazione attengono alla mediocrità e il vero Meridionalismo è cosa seria e non mediocre. Solo per citare il più prossimo dei meridionalisti da cui trae ispirazione, già 40 anni orsono Nicola Zitara aveva le idee abbastanza chiare in merito. I vari Cazzullo, tra un libro di retorica risorgimentale e l ‘altro, dovrebbero prendersi la briga di conoscerne il pensiero. Allora forse capirebbero che le rivendicazioni meridionaliste e le accuse al nord non sono quello che loro vorrebbero far credere, e cioè l’altra faccia della medaglia degli insulti ai meridionali da parte dei leghisti. Troppo semplice e comodo.
Capirebbero anche che, semmai, a minare l’unità di questa Italia disunita è proprio questo falso cortocircuito, che si vorrebbe far passare come verità; è’ il non voler andare oltre il dualismo Lega Nord - Lega Sud; è l’ostinazione di chi troppo innamorato della retorica risorgimentale, non riesce o non ha interesse a metterla in discussione anche solo come esercizio, come ipotesi di lavoro per provare a capire; è il pensare che i meridionali non vedono nell’unità d’ Italia (non quella attuale, ma quella vera che deve ancora venire) un vantaggio per tutti.
Con questo non si intende che la politica colonial-leghista non vada combattuta. Quello che deve essere chiaro è che le rivendicazioni del meridionalismo (serio non quello a cui si riferisce Cazzullo) rimarrebbero legittime a prescindere dall’esistenza della Lega Nord. Rimarrebbero valide perché le vere cause del sottosviluppo meridionale non vanno cercate negli ultimi 20 anni. Vanno cercate in prossimità del risorgimento e nei decenni a seguire. Non solo la Lega Nord, ma tutta la politica italiana degli ultimi anni si è limitata e si limita solo a perpetuarne gli effetti.
Altro che Lega Sud e secessione, l’universo meridionalista serio rivendica non elemosina, ma rispetto e parità di condizioni. Rivendica l’avvento, si potrebbe dire, di un nuovo Risorgimento, anzi del vero Risorgimento. Rivendica la nascita di una nuova Italia, anzi della vera Italia. Un’ Italia che sia anche per i meridionali, non fatta solo sulla pelle dei meridionali. Un’Italia in cui anche ai meridionali venga data concretamente la possibilità di prendersi carico del proprio destino.
E’ questo meridionalismo che i vari Cazzullo dovrebbero avere l’umiltà di iniziare a conoscere, a esaminare da vicino. Capirebbero forse che sono loro a non voler guardare in faccia la realtà e non i meridionali che quella realtà la vivono ogni giorno e di cui adesso stanno iniziando a comprenderne anche la genesi. Capirebbero anche che, mentre è vero che la Lega Nord usa i meridionali come alibi per le loro proprie inefficienze, per i meridionali seri comprendere le cause del sottosviluppo non significa addossare ad altri le responsabilità per non farsene carico. La soluzione di un problema parte dall’analisi, e quanto più è accurata la diagnosi tanto più è alta la probabilità di riuscire a risolverlo. E se le responsabilità del sottosviluppo meridionale sono anche e soprattutto di una politica a trazione nord-centrica che ha amministrato il meridione a mo di colonia, questo non lo si può tacere solo per non far storcere il naso a Cazzullo. E chi lo denuncia non lo fa per scaricare sugli altri le proprie responsabilità che pure ci sono e vanno capite, lo fa perché se quelle cause non vengono ben comprese, sarà difficile rimuoverle e sarà difficile per il meridione riprendersi dal suo stato di sottosviluppo. I milioni di meridionali che hanno preso e che ancora oggi prendono la via dell’emigrazione sono la prova più limpida dello spirito intraprendente e non parassitario dei meridionali. Ma bisogna anche volerla vedere.
Un antico saggio sosteneva che ci sono tre cose che veramente misurano la statura di un uomo: la prima è saper aspettare (i meridionali aspettano da 150 anni); la seconda è saper pensare; la terza è ammettere di aver torto (ai meridionali glielo hanno fatto credere per 150 anni). Sulle prime due ci riserviamo il beneficio del dubbio, sulla terza forse stiamo chiedendo un po’ troppo ai nostri cari Cazzullo e mi verrebbe da dirvi: non ragioniam di lor, ma guarda e passa…
Nicola Salerno
Link articolo Cazzullo:
http://archiviostorico.corriere.it/2011/giugno/15/Sud_Laurentiis_Regno_Felice_Illusorio_co_9_110615045.shtml
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