Quest'articolo molto interessante e colto dell'amico Vincenzo Mungo contribuisce a fare luce su un periodo poco conosciuto della storia di Napoli e del Sud, quella del ducato di Napoli, bizantino prima e autonomo poi, e su un episodio molto importante, anche questo davvero poco conosciuto e soprattutto poco divulgato, del IX secolo come la battaglia di Ostia.
Roma rischiava di fare la fine che fece Costantinopoli nel 1453 con la minaccia saracena oramai alle sue porte e fu Napoli, a capo di una flotta con altre città campane come Amalfi e Gaeta, che salvò Roma e la Chiesa cattolica con la più grande vittoria cristiana prima di Lepanto!
Roma rischiava di fare la fine che fece Costantinopoli nel 1453 con la minaccia saracena oramai alle sue porte e fu Napoli, a capo di una flotta con altre città campane come Amalfi e Gaeta, che salvò Roma e la Chiesa cattolica con la più grande vittoria cristiana prima di Lepanto!
Assolutamente da leggere e divulgare, come tutta la nostra grande storia che spesso viene volutamente ignorata....
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IL
DUCATO DI NAPOLI E LA BATTAGLIA DI OSTIA: LA PIU’ GRANDE VITTORIA
DI
UNA FLOTTA CRISTIANA SUI MUSULMANI PRIMA
DI LEPANTO
di V. Mungo
Gli
studiosi e in genere tutti coloro che si interessano delle questioni
attinenti il Mezzogiorno d'Italia, per rimuovere molti pregiudizi che ancora ci sono verso questa parte del Paese, hanno ricordato e sottolineato i
risultati positivi che le Regioni meridionali hanno in passato raggiunto
in molti campi, da quello economico, a quello scientifico, da quello artistico
a quello della cultura umanistica. Le analisi sulla reale rilevanza del Sud
Italia nella storia dell'Europa e del Mondo sono sempre piu' recepite
dall'opinione pubblica, che sta comprendendo che l'Italia meridionale non è
stata sempre una zona "arretrata", ma è stata anzi, in molte
epoche, una regione tra le più " sviluppate", in tutti i sensi, del Pianeta. Gran parte
della popolazione grazie alle numerose pubblicazioni in tal senso, sta
ormai comprendendo (non solo al Sud) che le regioni meridionali sono diventate
relativamente povere ed arretrate solo dopo la mal concepita e mal realizzata
unificazione del Paese.
Molti luoghi comuni, in altre parole,
stanno cadendo ed oggi le popolazioni meridionali sono (giustamente)
considerate come le eredi di un grande patrimonio culturale. Un solo luogo
comune, tuttavia, resiste. Quello di un Mezzogiorno che è stato sede in
passato di regni e repubbliche economicamente, socialmente e culturalmente
sviluppate, ma che spesso non erano in grado di difendersi bene, dal punto di
vista militare. Per questo motivo regni e repubbliche che si sono
susseguiti nei secoli nelle varie zone del Sud Italia sarebbero stati,
secondo quello che ancora oggi è il "senso comune", facile oggetto
di conquista da parte di altre nazioni che ne hanno successivamente depredato le
risorse. Anche questo aspetto della questione deve essere a nostro avviso
riesaminato e deve essere riscoperto uno dei piu' importanti
periodi della Storia di Napoli e del Sud Italia, quello relativo ai secoli
successivi alla caduta dell'impero romano d'Occidente nel 476 D.C.
Come
è noto l'Impero sopravvisse in Oriente per oltre 900 anni e molte realtà meridionali
restarono collegate al potere imperiale di Bisanzio, che
assumeva delle caratteristiche sempre più ellenistiche. Molte realtà del Sud
Italia non avevano tuttavia solo una posizione subordinata rispetto al
potere bizantino ma si conquistarono ampi spazi di autonomia , come il ducato
di Napoli e la Repubblica marinara di Amalfi. In altre parole mentre il Centro
ed il Nord Italia, subito dopo la caduta formale dell'Impero romano di Occidente, cadevano in mano al potere di re germanici ed arretravano,.come ormai e' dimostrato
dalla storiografia pressochè unanime, sotto tutti i punti di vista economico,
politico, sociale, il Sud Italia riscopriva le sue radici greche e
grazie anche alla forza militare delle sue città più sviluppate riusciva a
respingere sia le invasioni dei popoli germanici, che quelle degli
arabi. Uno studio piu' approfondito di questo periodo storico, che
arriva almeno fino all'anno 1100, farebbe riscoprire un'Italia Meridionale piu'
ricca, forte e progredita di quella centro settentrionale e questo non nel
lontano periodo della cosiddetta "Magna Grecia". E' in questa epoca
che le regioni meridionali danno forse il meglio di se dal punto di
vista militare. A tale proposito centriamo l'attenzione su un
episodio importantissimo che riguarda la storia della cristianità, che
vide protagoniste Napoli ed altre citta' campane: la battaglia navale di
Ostia dell’ 849 d.c. che permise alla
stessa Roma di restare cristiana. Per meglio comprendere quanto accadde
ad Ostia, occorre considerare che gli arabi, dopo il loro primo sbarco nell’827
a Mazara del Vallo, si erano insediati stabilmente in Sicilia. L’isola era usata anche come base per
effettuare razzie in tutta l’area del Tirreno
e per effettuare incursioni contro
le altre regioni meridionali. Ma nella parte peninsulare del meridione i
saraceni non erano riusciti a formare domini stabili quasi
in nessuna zona, data l'efficace reazione militare delle città, spesso aiutate
da forze dell’Impero bizantino.
Un importante tentativo da parte degli arabi per conquistare parte della Penisola e la
stessa Roma fu effettuato nell’846. In
questa occasione una coalizione di forze cristiane, cui partecipavano anche il
papato, i bizantini oltre alle principali città del Meridione, guidata da
Cesario Console, figlio del Duca di Napoli, Sergio, sconfisse la flotta musulmana nei pressi di
Gaeta. Lo scontro decisivo avvenne, comunque,
tre anni dopo, nei pressi di Ostia. Nell’estate dell’849 una flotta
costituita stavolta da navi delle repubbliche marinare di Amalfi, Napoli,
Sorrento e Gaeta, sbaragliò una flotta araba che si apprestava a sbarcare
presso Ostia con l’intento di conquistare Roma. La flotta della Lega Campana,
guidata anche stavolta da Cesario Console, fu benedetta dal papa Leone IV il
giorno prima della battaglia. Lo scontro tra le due flotte durò un’intera
giornata con esito incerto fin quando un’improvvisa tempesta non sopravvenne
creandolo scompiglio tra le navi saracene. Ma non furono solo
le condizioni meteorologiche a determinare la vittoria campana, ma il
fatto che i più esperti marinai dell’Italia meridionale seppero padroneggiare
le onde ed attaccare contemporaneamente
le navi nemiche infliggendo gravissime perdite agli arabi. Secondo
molti storici la battaglia di Ostia fu il piu’ importante successo di una
flotta cristiana su una musulmana prima della
battaglia di Lepanto, cui peraltro parteciparono le navi di mezza Europa
, non di una sola Regione.
La vittoria,
che fu anche immortalata da un affresco di Raffaello in Vaticano, dimostra
anche, aggiungiamo noi, il livello di sviluppo e di potenza militare della
Campania oltre tre secoli dopo la fine dell’Impero romano di Occidente. Il
successo di Ostia, inoltre, data l’importanza della posta in gioco (in caso di
sconfitta della flotta campana Roma probabilmente sarebbe diventata islamica), può anche fare dire che la più importante vittoria militare della storia italiana, dopo la fine dell’Impero
romano è stata determinata da Napoli e dalle altre repubbliche marinare
campane. In quegli stessi anni, si tenga inoltre presente, il ducato di
Napoli sconfiggeva piu’ volte, soprattutto con le truppe di terra, sia gli arabi
che i popoli germanici (come i Longobardi) che avevano invaso altre parti
della Penisola. Il periodo del “ducato”
napoletano, che dal 766 si era
sganciato anche formalmente dalla tutela “bizantina”, e che durò
fino al 1130, anno della
conquista di Napoli da parte di Ruggero il normanno, è un periodo storico poco
conosciuto e studiato, come la stesa battaglia di Ostia, di cui neanche si
parla nei libri di testo scolastici (ricchi invece di citazioni sulle “Leghe lombarde”, la sconfitta dl Barbarossa
etc.). Tuttavia l’epoca del ducato fu ricca di avvenimenti importanti, oltre
che sul piano militare, anche per quel che riguarda la vita culturale, economica
e sociale, dei quali, oltre alle menzionate campagne militari terrestri contro
popoli arabi e germanici, è il caso di riprendere a parlarne.
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