Ricevo e posto l'articolo di Alessandro Citarella, segretario provinciale del Partito del Sud Napoli, sulla questione centrale dei media e del falso "bipolarismo" nella battaglia politica meridionalista...
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Gli stessi poteri che vogliono che il Sud rimanga una colonia interna cercano di ridurre lo spazio democratico ed eliminare la pluralità delle fonti d’informazione
Con l’ascesa al potere politico in Italia dei ricchi neoliberisti si è potuto osservare un totale cambiamento, in negativo, delle regole del confronto politico.
Le segreterie dei maggiori partiti presenti in Parlamento hanno, negli ultimi anni, creato un sistema elettorale con nomina e gestione personale dei candidati, o al massimo delegando quest’attività a qualche gruppo di “pensatori a pagamento”, rifiutando qualsiasi reale confronto con l’intera società civile, e in particolare con il mondo della cultura. Molti politici di “professione” si sono, di fatto, adattati al nuovo sistema, sperando di accattivare le simpatie delle segreterie, fiduciosi di ottenere candidature blindate o in posizioni vantaggiose nelle liste elettorali, evitando qualsiasi discorso su programmi, negando la necessità di utilizzare passaggi democratici interni ai partiti nella scelta degli stessi candidati. La richiesta di più democrazia all’interno dei partiti trova risposte superficiali e forse deliberatamente inefficienti, come nel caso dell’organizzazione delle primarie nel centrosinistra, dove più che mai vigono sospetti di brogli e d’interferenze esterne (come, per esempio, nel caso delle primarie di Napoli del 2011 e di Palermo nel 2012 per i candidati sindaco), alimentando nei cittadini uno stato di totale sfiducia nei confronti dell’applicazione delle regole democratiche.
Con la nascita di un “partito trasversale” bipolarista, che mira all’eliminazione di qualsiasi dissenso, si punta alla semplificazione della gestione del potere politico attraverso la creazione di due maggiori partiti, che renderebbe sicuramente più efficiente la governabilità del Paese, ma, a scapito dei principi Costituzionali e dando ampio margine di manovra ai burattinai della politica.
E’ particolarmente interessante notare che esiste un fondamentale accordo, anche se tacito, fra gli attuali e i recenti governanti neoliberisti di centrodestra e quelli precedenti della coalizione pseudo socialdemocratica di centrosinistra, sia nella trasformazione in senso negativo della prassi politica, sia nella sottomissione degli interessi della popolazione rispetto a quelli della Banca Centrale Europea. La stessa entrata dell’Italia nell’Euro, eseguita con condizioni capestro e di sicuro svantaggio per i lavoratori e per i risparmiatori, è stata gestita proprio dalla coalizione di partiti della coalizione pseudo socialdemocratica di centrosinistra, la quale, almeno in linea teorica, dovrebbe essere più vicina alle classi più deboli.
In questo quadro di riferimento, si è potuto assistere alla trasformazione dell’uso degli organi d’informazione, sia televisivi sia in carta stampata, che sono diventati dei semplici strumenti di propaganda e di orientamento politico che mirano a catalizzare l’attenzione dei cittadini verso argomenti frivoli e secondari per distrarli totalmente dall’involuzione della democrazia e dall’assoggettamento ancora più marcato della politica economica nazionale nei confronti dei poteri forti europei e internazionali.
I pochi organi di stampa e le televisioni non in linea con il potere fanno battaglie in salita, specialmente a causa della concorrenza sleale fatta da sovvenzioni pubbliche generosamente elargite ai vari personaggi del sottobosco politico corrotto e corruttore, e da un drogaggio dei “mercati dell’informazione”, dove cambiando troppo spesso burocrazia e i relativi costi si piega o si elimina la concorrenza di quei soggetti inclini all’autonomia e all’imparzialità.
Non è un caso che l’Italia continua a scendere nelle classifiche mondiali relative alla corruzione e all’obiettività dell’informazione, ma è una precisa scelta di potere: portare il pubblico verso una rosa ristretta di testate televisive e giornalistiche fortemente orientate dalle proprietà verso un preciso quadro politico, distraendolo del tutto o in larga parte da scenari “socialmente pericolosi” per chi detiene il potere.
In un quadro di forte interferenza nel mondo dell’informazione, diventa semplice creare notizie su persone e organizzazioni puntualmente pubblicizzate in maniera scientifica in precisi momenti, anche nella forma dei famigerati “dossier” che sembrerebbero, a prima vista, ben documentati, dando vantaggi strategici apparenti a una delle parti politiche contrapposte. In realtà il gioco delle parti, le finte opposizioni, i richiami a fantomatiche unità nazionali e a sensi di responsabilità servono solo a conservare il potere detenuto dai soliti noti, con l’obiettivo di emarginare e sopprimere quei movimenti realmente capaci di proporre cambiamenti alle regole del gioco e che vorrebbero restituire la decisionalità ai cittadini, togliendola a quel ristretto novero di “decisori” in cima alla piramide economico-finanziaria.
E’ questa la stessa piramide che nel nostro Paese è stata responsabile della creazione della colonia interna chiamata “meridione” attraverso l’annessione forzata al Piemonte dei territori del Regno delle Due Sicilie 151 anni fa. Il massacro della popolazione e la spoliazione dei territori dell’ex Regno delle Due Sicilie hanno permesso che l’Italia “unita” seguisse un modello planetario dove ci sono un “nord” ricco e un “sud” colonia, cardine di un sistema di disuguaglianza dei diritti, dove l’uno non può essere uguale all’altro. Insomma, “liberté, égalité, fraternité”, ma solo per chi appartiene al “club”.
E’ necessario, pertanto, per un Partito che vuole difendere gli interessi delle popolazioni dell’ex Regno delle Due Sicilie, lottare a livello nazionale con forza contro i poteri che oggi cercano di ridurre lo spazio democratico ed eliminare la pluralità delle fonti d’informazione, perché questi sono gli stessi poteri che vogliono che il Sud rimanga una colonia interna. La lotta politica per la difesa della democrazia e della pluralità dell’informazione è una lotta meridionalista a tutti gli effetti, che deve essere abbinata a quella per la verità storica, per l’uguaglianza dei diritti e delle opportunità, e per l’abbattimento delle “colonie”, a cominciare da quella italiana, ed è una lotta che va fatta localmente anche contro i “kapò”, quei politici eletti a Sud ma totalmente funzionali agli interessi del Nord.
Alessandro Citarella
Fonte: Pdsudnapoli.org
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