Le premesse ci sono e anche i nomi di grido non mancano, ma i timori restano. E’ stata presentata a Napoli “Unione Mediterranea”, formazione che riunisce vari movimenti meridionalisti. Alla manifestazione era presente Pino Aprile, autore di “Terroni” e fondatore di un giornale a totale trazione meridionalista, che si candida a essere la voce del Sud. In platea anche l’assessore all’economia del Comune di Napoli, Marco Esposito, e il primo cittadino partenopeo, Luigi De Magistris, che non ha nascosto simpatie per il nuovo movimento. L’assemblea ha votato la Carta dei principi e nominato un coordinamento provvisorio, guidato da Marco Esposito.
Unione Mediterranea sembra fare sul serio, ma – come detto – restano i timori che l’operazione possa trasformarsi nell’ennesimo partito/associazione/movimento del Sud che non va da nessuna parte. Più volte su “Il Sud” abbiamo sottolineato che la galassia di partiti e partitini del Mezzogiorno non fa che creare confusione e non alimenta il dibattito su una unica ricetta per lo sviluppo del Sud. L’augurio è che Unione Mediterranea sia in grado di rappresentare le istanze di tutti i meridionali, a prescindere dal credo politico e dalle convenienze elettorali. Insomma, è strano dirlo, ma l’Unione dovrebbe fare quello che ha fatto la Lega 20 anni fa, quando Bossi riuscì a federare le tante realtà allora presenti al Nord.
Ci hanno provato in tanti, da Micciché alla Poli Bortone, passando per il Partito del Sud e altri movimenti. A oggi, però, nessuno è stato in grado di raccogliere la fiducia dei meridionali per porsi come interlocutore unico e serio. Inoltre, bisognerà valutare i punti programmatici dell’Unione Mediterranea, perché per staccare il biglietto per Roma non bastano solo slogan identitari o l’inno a quanto è bello il Sud. Quali i progetti per lo sviluppo dell’economia, del turismo? Quali ricette per l’occupazione, la sicurezza, le infrastrutture?
Questi sono i temi su cui dovranno confrontarsi i promotori dell’Unione Mediterranea anche se, per la verità, fa ben sperare l’entrata in campo di Marco Esposito, giornalista, economista, assessore di razza come non si vedeva da tempo, almeno a Napoli. Il capoluogo campano, però, non è caput mundi e la sfida del nuovo partito è saper interpretare e diffondere le idee di popolazioni diverse con problematiche diverse.
Unione Mediterranea sembra fare sul serio, ma – come detto – restano i timori che l’operazione possa trasformarsi nell’ennesimo partito/associazione/movimento del Sud che non va da nessuna parte. Più volte su “Il Sud” abbiamo sottolineato che la galassia di partiti e partitini del Mezzogiorno non fa che creare confusione e non alimenta il dibattito su una unica ricetta per lo sviluppo del Sud. L’augurio è che Unione Mediterranea sia in grado di rappresentare le istanze di tutti i meridionali, a prescindere dal credo politico e dalle convenienze elettorali. Insomma, è strano dirlo, ma l’Unione dovrebbe fare quello che ha fatto la Lega 20 anni fa, quando Bossi riuscì a federare le tante realtà allora presenti al Nord.
Ci hanno provato in tanti, da Micciché alla Poli Bortone, passando per il Partito del Sud e altri movimenti. A oggi, però, nessuno è stato in grado di raccogliere la fiducia dei meridionali per porsi come interlocutore unico e serio. Inoltre, bisognerà valutare i punti programmatici dell’Unione Mediterranea, perché per staccare il biglietto per Roma non bastano solo slogan identitari o l’inno a quanto è bello il Sud. Quali i progetti per lo sviluppo dell’economia, del turismo? Quali ricette per l’occupazione, la sicurezza, le infrastrutture?
Questi sono i temi su cui dovranno confrontarsi i promotori dell’Unione Mediterranea anche se, per la verità, fa ben sperare l’entrata in campo di Marco Esposito, giornalista, economista, assessore di razza come non si vedeva da tempo, almeno a Napoli. Il capoluogo campano, però, non è caput mundi e la sfida del nuovo partito è saper interpretare e diffondere le idee di popolazioni diverse con problematiche diverse.
Fonte: Il Sud.eu
Nessun commento:
Posta un commento