mercoledì 18 aprile 2012

LA CRISI: IL NORD LA SCOPRE ORA, IL SUD DA 150 ANNI di A. Orofino

Ricevo e posto con condivisione quest'articolo di un nuovo amico della sezione romana del PdSUD...

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di Alessandro Orofino

Sulle colonne dei giornali l’argomento “crisi economica” si trasforma nell’ennesimo spartiacque, nell’ennesima riconferma di un’Italia divisa e frammentata: al Nord le industrie in balia dei mercati (di oggi la notizia che il Fondo Monetario Internazionale reinvia al 2017 il bilancio di pareggio, con buona pace di Monti & co). Al Sud, invece, l’atavica carenza di lavoro, croce di un Mezzogiorno storicamente bollato come fannullone, presta il fianco alle crescenti offerte di assunzione della malavita ai danni delle migliaia di disoccupati meridionali.



Se infatti i dati ci indicano che nel 2010 si è registrato quasi un morto al giorno per cause di natura economica (Fonte Eures), - parliamo di suicidi concentrati quasi prevalentemente nelle zone ricche del Paese -, il Meridione si mostra più attaccato alla pellaccia e più esposto ad ingrossare le fila della criminalità organizzata, ultimo approdo per sfuggire ai morsi della miseria e della fame. Solo la Campania vanta 200 mila disoccupati cronici che costituiscono, oggi come ieri, il terreno fertile, l’humus dal quale la Camorra attinge a piene mani la propria manovalanza. A cui non si richiede alcun curriculum, alcuna raccomandazione, nessuna esperienza pregressa. Solo una buona dose di disperazione. E di questa il Sud ne ha da esportare in quantità considerevoli.
Ma ricordiamolo e ricordiamocelo. In queste Terre non si è aspettato il fallimento della Lehman Brothers; non si è atteso lo scricchiolio di Eurolandia che ha messo in ginocchio paesi come la Grecia e altri, come il Portogallo e la Spagna, pronti alla genuflessione.
Qui la crisi, che poi vuol dire povertà, illegalità, arretratezza, ha origini assai più antiche che quasi non fa più paura. O meglio. E’ una paura con la quale si convive da troppo tempo, che si è cercata di addomesticare e di imbrigliare come meglio si poteva. Qui la crisi ha accarezzato la nuca dei nostri nonni costretti ad emigrare oltre oceano; dei nostri padri, a capo chino nei campi di cotone settentrionali; e dei loro figli, più sradicati che globalizzati. Tanto il Nord colonizzatore, quanto la mafia hanno spadroneggiato (e continuano a farlo!) sulle disgrazie del Popolo Meridionale. Che qualcuno, spocchiosamente, accusa di vittimismo. Questa maledetta crisi passerà. Dovrà passare. E poi? Quale altra scusa ci si inventerà per continuare a tenere sotto schiaffo il Sud?

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