mercoledì 29 giugno 2011
O con De Magistris o con la Lega Nord!
Con quest'articolo in risposta ad un articolo sul sito www.eleaml.org, sintetizzo come la pensiamo nel PdSUD ed i motivi del nostro sostegno senza SE e senza MA al piano di De Magistris per risolvere il problema rifiuti a Napoli
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Caro Mino,
ho letto con attenzione il tuo ultimo articolo "Napoli deve fare da sola" e pur trovando degli spunti positivi, volevo darti il mio modesto parere su alcuni punti della questione che, sempre secondo me ovviamente, hai trattato in modo un po' approssimativo.
Noi del Partito del Sud, come si sa, abbiamo appoggiato De Magistris fin dal primo momento, anche a costo di ricevere le solite e scontate accuse di "comunismo" da una parte del nostro mondo che si ostina da anni a rimanere nel solco del "tradizionalismo", nel vetero-fascismo ultracattolico o in inconcludenti simpatie destrorse, nella perenne ricerca del palco dal quale urlare i soliti slogan, alcuni pur condivisibili, ma dietro i quali non c'è che il nulla... insomma tanti piccoli personaggi in cerca di autore che sono da anni nel nostro ambiente e strillano contro destra e sinistra ma hanno il cuore sempre a destra e lo dimostrano alla prima occasione propizia (gli esempi sono innumerevoli, anche ultimamente di ex appartenenti al nostro movimento ma evito elegantemente di citare i nomi... )... un vecchio ciarpame inconcludente che si bea del suo articoletto o giornaletto, della sua foto con la bandiera, della sua celebrazione e poi tutto si ferma, gente abbastanza inutile per organizzare e far crescere un movimento di massa.
Ma veniamo alle tue tesi sulla situazione a Napoli e ai punti della mia critica. In primis, la prima delibera della giunta non è affatto demagogica ma è "rivoluzionaria" come cambio strategico di direzione, si passa dalla strategia "discariche ed inceneritori" (che iniziò con la Giunta Rastrelli 17 anni fa... ti ricordi il fantastico libro di Iacuelli "Le vie infinite dei rifiuti campani" che tu stesso mi consigliasti e che io ho divorato, facendolo diventare la mia bibbia sul tema?) a quella della raccolta differenziata spinta, del tipo "porta a porta" (che come sai in alcuni quartieri di Napoli come Bagnoli dove si applica supera l'80%) per risolvere "strutturalmente" il problema. Sei troppo intelligente per capire che con una strategia si pongono degli obiettivi a medio-lungo termine e nessuno si immagina che entro un mese si raggiungano, un po' come il progetto "Rifiuti Zero" che non è un'utopia ma è sia una strategia che un obiettivo realmente perseguibile nel lungo termine. Nessuno pensa che si possa a fare a meno delle discariche da domani o si può chiudere Acerra da domani, ma è ovvio che se non si inizia con l'obiettivo di ridurre i rifiuti all'origine, differenziarli e riciclarli per evitare di mandare tutto in discarica che poi si saturano, poi si trovano quelle illegali, poi le nuove la gente non le vuole perché giustamente non si fida dopo le disastrose esperienza tipo Pianura... allora il problema "strutturalmente" non si risolverà mai, visto che anche con i tanto citati (a sproposito) "termovalorizzatori" non si elimina il problema delle discariche, il 20-30% del rifiuto in ingresso diventa cenere da portare in discariche speciali e per di più economicamente gli impianti che sarebbe più corretto chiamare "inceneritori", si reggono economicamente solo col famigerato CIP6 che paghiamo tutti noi nelle bollette energetiche e che favoriscono i soliti gruppi padani Marcegaglia, Impregilo, A2A etc etc...
De Magistris si è messo contro la lobby degli inceneritori (che sarebbe stata sicuramente favorita in caso di vittoria di Lettieri) ma il ragionamento che si può fare è pratico e non ideologico... se già c'è Acerra, un eco-mostro dalla portata di 2000 tonnellate al giorno in grado di bruciare il tal quale o quasi, come mai si chiede un altro inceneritore visto che in un giorno potrebbe teoricamente bruciare tutto l'eccesso in strada a Napoli e in 4-5 giorni tutto quello che c'è nelle strade dell'intera provincia? Cosa sta bruciando oggi l'impianto di Acerra? Se sta bruciando ancora le famose "ecoballe", come mai non si da precedenza ai rifiuti in strada? Perché spesso si ferma e non funziona? Chi paga? Tutte domande inquietanti che vengono evitate per la censura dei lobbisti, ma che tecnici preparati come quelli scelti da De Magistris, in particolare Sodano e Raphael Rossi, uno dei maggiori esperti in Italia di raccolta differenziata, hanno capito e si sono mossi di conseguenza con un piano che ha detto NO ad un nuovo inutile inceneritore a Napoli (un affare da ca. 400-500 Milioni di Euro... indovinate un po' per chi?).
Oltre le lobby c'è come al solito la Camorra che c'è, si vede ed è chiaramente favorevole al perdurare dell'emergenza per lucrare con traffici illeciti, di rifiuti sia legali che illegali, per capire come si intrecciano le vicende dei rifiuti urbani con lo smaltimento illegale dei rifiuti tossici basta leggere il libro di Iacuelli già citato. La camorra c'è e si vede anche alla regia di alcuni atti di boicottaggio, tipo roghi e spargimento di rifiuti, alcuni video su YouTube lo dimostrano senza ombra di dubbio.
Qui c'e' il punto più discutibile del tuo articolo, quando si dice:
"Non è che quando i cittadini si ribellano al centrodestra siano un esempio di virtù civili e quando invece si ribellano al centrosinistra siano dei volgari delinquenti manovrati da poteri occulti". Ma stiamo scherzando?
Un atto illegale è sempre illegale in sé, chiunque lo compia e contro chiunque venga fatto, chi brucia i rifiuti è sempre un criminale sia se lo fa per protestare contro la destra che contro la sinistra... semplicemente perché avvelena l'ambiente con i fumi della diossina e non ci sono scusanti, va condannato senza SE e senza MA. il concetto di legalità non può essere messo in discussione da nessuna scusante, se ricordi l'ho sempre detto anche all'epoca dei fatti di Terzigno dove, pur condividendo la protesta ho sempre condannato i roghi e ogni atto di violenza.
Sono d'accordo invece sul principio generale "Napoli deve fare da sola", ma l'unica strada possibile per l'autogestione è quella proposta dalla nuova giunta che avrà bisogno del tempo per andare a regime e nel frattempo si deve risolvere il PREGRESSO e anche precisare quali sono le competenze, con le leggi attuali non decise da noi, del Comune, quelle della Provincia e quelle della Regione... il Comune si deve impegnare sulla raccolta e sul decollo quindi della differenziata spinta ma stabilire dove portare i rifiuti è compito di Provincia e la strategia degli impianti e del loro posizionamento è compito della Regione. Senza nessuno scaricabarile, ognuno deve prendersi le sue responsabilità, soprattutto il governo nazionale che deve approvare un Decreto solo per consentire il trasferimento fuori regione dei Rifiuti ordinari (per quelli Speciali, molto più pericolosi, la cosa è già possibile a norma di legge... ) per chiudere una fase di emergenza che la nuova giunta ha trovato e non ha causato. A questo trasferimento, che non è gratuito si intende, alcune Regioni hanno detto SI, oltre e più che per spirito di solidarietà, perché molti impianti da altre parti sono mezzi fermi o discariche mezze vuote. Se Toscana, Emilia, Molise e Puglia vogliono e possono accogliere i rifiuti in eccesso... che c'azzecca la Lega Nord? è solo un'infame volontà di vedere ancora più allo stremo Napoli e i napoletani per fare propaganda politica e continuare con la diffusione degli stereotipi lombrosiani che dovrebbe offendere TUTTI i meridionalisti e tutti i meridionali, un boicottaggio al quale noi dovremmo rispondere con un contro-boicottaggio di merci e servizi padani.
In estrema sintesi, oggi siamo in guerra, non esistono altre possibilità che schierarsi o con De Magistris o con la Lega Nord... noi del Partito del Sud abbiamo già scelto da tempo, chi verrà con noi sarà il benvenuto... con chi non si schiera per codardia o per qualsiasi altro motivo, chi ciurla nel manico, fa l'indifferente, la butta in caciara con altri temi, continua con le litanie "sono tutti la stessa cosa", "l'unica strada è l'indipendenza" (sulla mappa del Risiko... )... è ovvio che favorisce il dilagare del razzismo della Lega Nord e con noi non ci sarà più possibilità di dialogo.
“Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti." (A. Gramsci).
Enzo Riccio
Segr. Org. Nazionale
PARTITO DEL SUD
sabato 25 giugno 2011
Il meridionalismo leghista di Cazzullo - di N.Salerno
Il 15 giugno 2011 sul Corriere A. Cazzullo critica le dichiarazioni di De Laurentis e il meridionalismo. Il seguente contributo vuole chiarire alcuni aspetti concernenti il tentativo di apostrofare come negativo e dannoso il vento del sud che inizia a quanto pare a farsi sentire.
Malgrado TV e giornali nazionali, troppo impegnati dal Bunga Bunga, e negli ultimi giorni dall’ampolla di Pontida, non se ne accorgono, una rivoluzione silenziosa sta avvenendo a Sud all’ombra appunto dell’indifferenza dei nostri media. Sempre pronti quando si tratta di confermare l’immagine negativa e prevenuta del meridione, ma completamente impreparati di fronte a quanto c’è di buono dal Garigliano in giù.
Quando poi, tranne rarissime occasioni se ne occupano, a guidarli è l’ ignoranza (quanto vera o presunta non lo sappiamo) sul tema e/o la loro miopia frutto del pregiudizio. Non è di certo l’attitudine di chi vuole veramente capire, ma l’atteggiamento di chi cerca e vede solo ciò che conferma la loro visione già formata e pregiudiziale appunto. Cazzullo tra l’altro scrive:
“È il mito di un immaginario regno felice, che aveva la prima ferrovia d' Italia (per quanto la Napoli-Portici fosse lunga una manciata di chilometri) e più oro degli altri Stati preunitari messi insieme (il che è vero, ma non era l' oro del popolo o anche solo dello Stato, ma del re; che infatti non lo spendeva, e non a caso mancavano strade e scuole).”
Penso sia sufficiente come prova della grossolana superficialità e anche irresponsabilità con cui vengono affrontati questi temi.
Per quanto riguarda le ferrovie, solo per fare un esempio, quando il Piemonte iniziò con i debiti a costruirle, comprava le locomotive a Napoli. Segno che, data anche la solidità delle finanze, i Borbone potevano, ma probabilmente scelsero scientemente di ritardarne la costruzione. Ricordiamo che la folta marina mercantile oltre ad asservire il floridi commerci con il resto del mondo, garantiva i collegamenti via mare all’interno del regno. La presenza del mare e di una flotta così consistente rendeva meno ansioso l’avvio della costruzione di ferrovie e strade.
Per la questione dell’oro, se fosse come dice Cazzullo, non ci sarebbe stato bisogno di imporre la legge sul corso forzoso e una tassazione esosa sul macinato oltre ad altre gabelle. Sarebbe bastato allo scopo Garibaldi con i suoi fantastici mille che come è noto si impadronivano della cassa di ogni nuovo stato annesso (si fa per dire) al nuovo regno. Inoltre viste le condizioni in cui vessava il popolo nel resto degli stati pre-unitari, ma anche in Francia e Inghilterra, se anche la ricchezza non era propriamente distribuita, non si può certo sostenere che tale stato di cose fosse peculiare del Regno delle Due Sicilie. Ricordo anche che nell’ Italia disunita di oggi, come rilevato da uno studio della Banca d’Italia (non da fanatici neo borbonici), più del 45% della ricchezza complessiva nel 2009 risultava nelle mani del 10% delle famiglie italiane.
D'altronde siamo d’accordo con Cazzullo e con quanti come lui criticano quel meridionalismo che è solo rancorosa e strumentale reazione alla Lega Nord e che, appunto, potrebbe definirsi Lega Sud. Da questo meridionalismo credo si dovrebbe essere guardinghi. Anche se bisogna sempre aspettare di valutare i fatti, a giudicare dalle mani che ne tengono le fila c’è poco di cui essere fiduciosi.
Il fatto è, ahimè, che noi umilmente leggiamo Cazzullo, ma lui sembra proprio non volerne sapere di informarsi. Se lo facesse capirebbe che oltre a quella che definisce Lega Sud (espressa dai noti gattopardi e ascari dei potentati del nord), esiste anche un meridionalismo altro che non si confà alla sua immagine preconcetta e che è espressione di un qualcosa di più profondo e autentico. E’, si potrebbe dire, l’espressione della consapevolezza di un popolo che sta prendendo coscienza del suo stato di sottomissione e si prepara a mettere in atto la sola azione pacifica che può scaturire da una tale consapevolezza: liberazione.
Se si prendesse il disturbo di approfondire, il caro Cazzullo scoprirebbe con sua sorpresa che viene sempre puntualmente apostrofato come negativo il tentativo di mettere sullo stesso piano, non sappiamo se subdolamente, il Meridionalismo e la Lega Nord. In genere lo scimmiottare e l’imitazione attengono alla mediocrità e il vero Meridionalismo è cosa seria e non mediocre. Solo per citare il più prossimo dei meridionalisti da cui trae ispirazione, già 40 anni orsono Nicola Zitara aveva le idee abbastanza chiare in merito. I vari Cazzullo, tra un libro di retorica risorgimentale e l ‘altro, dovrebbero prendersi la briga di conoscerne il pensiero. Allora forse capirebbero che le rivendicazioni meridionaliste e le accuse al nord non sono quello che loro vorrebbero far credere, e cioè l’altra faccia della medaglia degli insulti ai meridionali da parte dei leghisti. Troppo semplice e comodo.
Capirebbero anche che, semmai, a minare l’unità di questa Italia disunita è proprio questo falso cortocircuito, che si vorrebbe far passare come verità; è’ il non voler andare oltre il dualismo Lega Nord - Lega Sud; è l’ostinazione di chi troppo innamorato della retorica risorgimentale, non riesce o non ha interesse a metterla in discussione anche solo come esercizio, come ipotesi di lavoro per provare a capire; è il pensare che i meridionali non vedono nell’unità d’ Italia (non quella attuale, ma quella vera che deve ancora venire) un vantaggio per tutti.
Con questo non si intende che la politica colonial-leghista non vada combattuta. Quello che deve essere chiaro è che le rivendicazioni del meridionalismo (serio non quello a cui si riferisce Cazzullo) rimarrebbero legittime a prescindere dall’esistenza della Lega Nord. Rimarrebbero valide perché le vere cause del sottosviluppo meridionale non vanno cercate negli ultimi 20 anni. Vanno cercate in prossimità del risorgimento e nei decenni a seguire. Non solo la Lega Nord, ma tutta la politica italiana degli ultimi anni si è limitata e si limita solo a perpetuarne gli effetti.
Altro che Lega Sud e secessione, l’universo meridionalista serio rivendica non elemosina, ma rispetto e parità di condizioni. Rivendica l’avvento, si potrebbe dire, di un nuovo Risorgimento, anzi del vero Risorgimento. Rivendica la nascita di una nuova Italia, anzi della vera Italia. Un’ Italia che sia anche per i meridionali, non fatta solo sulla pelle dei meridionali. Un’Italia in cui anche ai meridionali venga data concretamente la possibilità di prendersi carico del proprio destino.
E’ questo meridionalismo che i vari Cazzullo dovrebbero avere l’umiltà di iniziare a conoscere, a esaminare da vicino. Capirebbero forse che sono loro a non voler guardare in faccia la realtà e non i meridionali che quella realtà la vivono ogni giorno e di cui adesso stanno iniziando a comprenderne anche la genesi. Capirebbero anche che, mentre è vero che la Lega Nord usa i meridionali come alibi per le loro proprie inefficienze, per i meridionali seri comprendere le cause del sottosviluppo non significa addossare ad altri le responsabilità per non farsene carico. La soluzione di un problema parte dall’analisi, e quanto più è accurata la diagnosi tanto più è alta la probabilità di riuscire a risolverlo. E se le responsabilità del sottosviluppo meridionale sono anche e soprattutto di una politica a trazione nord-centrica che ha amministrato il meridione a mo di colonia, questo non lo si può tacere solo per non far storcere il naso a Cazzullo. E chi lo denuncia non lo fa per scaricare sugli altri le proprie responsabilità che pure ci sono e vanno capite, lo fa perché se quelle cause non vengono ben comprese, sarà difficile rimuoverle e sarà difficile per il meridione riprendersi dal suo stato di sottosviluppo. I milioni di meridionali che hanno preso e che ancora oggi prendono la via dell’emigrazione sono la prova più limpida dello spirito intraprendente e non parassitario dei meridionali. Ma bisogna anche volerla vedere.
Un antico saggio sosteneva che ci sono tre cose che veramente misurano la statura di un uomo: la prima è saper aspettare (i meridionali aspettano da 150 anni); la seconda è saper pensare; la terza è ammettere di aver torto (ai meridionali glielo hanno fatto credere per 150 anni). Sulle prime due ci riserviamo il beneficio del dubbio, sulla terza forse stiamo chiedendo un po’ troppo ai nostri cari Cazzullo e mi verrebbe da dirvi: non ragioniam di lor, ma guarda e passa…
Nicola Salerno
Link articolo Cazzullo:
http://archiviostorico.corriere.it/2011/giugno/15/Sud_Laurentiis_Regno_Felice_Illusorio_co_9_110615045.shtml
giovedì 23 giugno 2011
Comunicato e videomessaggio del sindaco De Magistris in risposta alle dichiarazioni di Berlusconi
In materia di rifiuti ci siamo già assunti, come amministrazione, responsabilità che altri, in vent'anni, non si sono mai assunti.
La prima delibera approvata dalla Giunta è una delibera rivoluzionaria che prevede un'accelerazione della raccolta differenziata porta a porta e il massimo protagonismo dei cittadini.
Adesso la priorità, però, è togliere dalle strade la spazzatura.
Il Comune ha la responsabilità della raccolta dei rifiuti e, per quanto ci riguarda, siamo pronti e siamo attivi.
Abbiamo anche trovato risorse economiche importanti in questo senso.
Non può sfuggire a nessuno, però, che abbiamo ricevuto pesanti sabotaggi nell'attuazione del nostro piano, tanto che questi stessi sabotaggi sono stati segnalati nelle sedi istituzionali preposte.
Non c'è comunque da stupirsi: i sabotaggi sono il segnale che stiamo toccando “equilibri” consolidati, anche frutto dell'azione di forze oscure che si stanno mettendo di traverso.
Devo però chiarire due aspetti centrali: non per discolparmi - visto che la nostra amministrazione sta compiendo uno sforzo mastodontico per provvedere alla crisi in atto - ma per amore di verità.
Primo aspetto: l'indicazione del luogo in cui smaltire i rifiuti dipende da altri enti e non certo dal Comune.
Secondo aspetto: il Governo si è girato dall'altra parte a causa dei veti della Lega Nord, non varando il decreto che, invece, sarebbe suo dovere varare.
er ragioni prima morali e poi politiche.
Dunque fa sorridere quanto dichiarato oggi dal presidente del Consiglio che, più di tutti, porta il peso di una colpa antica: quella di aver abbandonato Napoli a se stessa, imponendo solo stagioni emergenziali che non hanno prodotto alcun miglioramento sul fronte rifiuti, escluso quello del forziere economico delle cricche dell'incenerimento e dello smaltimento illecito.
Stiamo cercando di ottenere il massimo del risultato per mezzo della collaborazione politica-istituzionale con la Regione e la Provincia, evitando rotture nel solo interesse dei cittadini.
Nei giorni scorsi avevamo raggiunto, da questo punto di vista, risultati importanti che avrebbero consentito di pulire Napoli in cinque giorni. Ma il sito individuato per la trasferenza dei rifiuti, quello di Caivano, è stato chiuso per un'ordinanza del primo cittadino, rendendo impossibile la realizzazione del nostro piano.
Accogliamo quindi con favore la decisione del Tar della Campania che ha concesso la sospensiva del provvedimento emesso dal sindaco di Caivano
In questa situazione drammatica, nonostante le difficoltà che stiamo incontrando, credo che attraverso la solidarietà all'interno della Regione si possa far fronte all'emergenza vissuta.
Togliere la spazzatura dalle strade è indispensabile anche in vista del futuro, perchè significa partire subito con la raccolta differenziata e il compostaggio, cioè con un ciclo dei rifiuti ecocompatibile.
Sono fiducioso che le altre istituzioni collaboreranno, ma se così non fosse, sindaco e vicesindaco proporranno un piano alternativo perchè a quel punto, una volta abbandonati da tutti, è nostro dovere trovare una soluzione in totale autonomia.
Napoli, 22 giugno 2011 ore 18.30
mercoledì 22 giugno 2011
Intervista ad Eugenio Bennato, un grande artista ed un grande amico del Partito del Sud
Grazie Eugenio per aver permesso quest'intervista molto interessante, a noi del PdSUD che abbiamo fatto da tramite e grazie a Valerio Rizzo del Gruppo Facebook Briganti per averla realizzata!
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martedì 21 giugno 2011
Il Partito del Sud apre nella zona flegrea a Napoli una nuova prestigiosa sezione!
L’aria di rinnovamento che si respira nella città di Napoli si sta espandendo alla Provincia. Con l’elezione di Luigi de Magistris Sindaco “per” Napoli e i risultati dei quattro referendum c’è grande desiderio di partecipazione democratica, segno che i cittadini vogliono tornare a essere attori principali nelle decisioni e nelle iniziative che determineranno il presente e il futuro di Napoli e di tutto il Sud. Attorno al Partito del Sud si è creato un grande interesse sia per la costante e qualificata presenza che i suoi militanti hanno garantito al Candidato Sindaco per l’intera durata della campagna elettorale e anche dopo, sia per la simpatia che il nome e il simbolo del Partito riscontrano fra i cittadini. La costituzione della sezione del Partito nella zona Flegrea è il risultato di una richiesta che viene dal basso, dai cittadini e dai movimenti.
La Sezione Flegrea "Giglio d'oro" è situata alla Via Pozzuoli 84, presso l’associazione “Osservatorio per la salute e per l’ambiente” (http://www.osservatorio-saluteambiente.com/), che ha gentilmente messo a disposizione del Partito un ampio locale e l’uso dei sistemi informatici e audio-visivi, perché convinto che il nostro Partito può e deve fare molto per la zona Flegrea. Il Partito del Sud ringrazia il presidente dell’associazione, il dott. Mauro Caramignoli, già impegnato nel sociale e promotore di tante iniziative culturali nel territorio Flegreo, e gli associati dell’Osservatorio che hanno manifestato fiducia e stima nei confronti del nostro Partito.
La zona Flegrea, con i suoi quartieri napoletani e i comuni di Pozzuoli, Bacoli e Quarto, è ricca di storia, cultura, archeologia, vulcani, parchi, e laghi, con una costa che forma uno dei golfi più spettacolari del mondo. Il Partito del Sud riconosce nei Campi Flegrei uno dei luoghi più importanti per l’identità specifica dei popoli del Sud: è il luogo dei primi coloni greci; è il luogo da dove Roma ha governato l’Impero per tanti anni; è il luogo dello sbarco di San Paolo nel suo viaggio verso Roma. I Campi Flegrei sono fondamentali per la nostra identità, e il Partito del Sud ha piantato la sua bandiera di riscossa lì, da dove nasce una significativa parte della nostra identità millenaria. E' un primo passo per rimettere le cose a posto, o per come ha detto spesso in campagna elettorale il bravo Sindaco Luigi de Magistris, “per scassare” quello che non va! La Sezione Flegrea del Partito del Sud annuncerà a breve su questo sito il suo calendario di attività, i contatti e gli orari di apertura della sezione.
I nostri auguri e complimenti a Alessandro Citarella, Ivan Esposito e Massimo Langella, nostri iscritti e responsabili della nuova rappresentativa sezione!
giovedì 16 giugno 2011
Marco Esposito nella giunta De Magistris...ed e' già al lavoro!
Nella nuova giunta del Comune di Napoli, col sindaco De Magistris, è già al lavoro il nostro amico Marco Esposito, appena nominato Assessore al Lavoro, Sviluppo e Attività produttive...già dalla sua prima iniziativa con l'Autorità TLC si capisce il taglio meridionalista...in bocca al lupo a lui ed al nuovo sindaco, noi del PdSUD siamo al vostro fianco, collaborando e sostenendovi in tutte le prossime battaglie!!!
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Questo il testo della lettera all'AGCOM:
"Per una felice coincidenza, la Sua relazione coincide oggi con l’insediamento operativo della Giunta del Comune di Napoli. L’Agcom rappresenta per questa città e per il Mezzogiorno la più prestigiosa istituzione di rilievo nazionale. Nel 1998 la sede dell’Autorità fu fissata a Napoli non in omaggio a un generico decentramento bensì per marcare l’indipendenza della Sua come di altre authority dal mondo della politica, rappresentato simbolicamente dalla Capitale. Negli anni, in particolare tra il 2002 e il 2005, l’Agcom ha trasferito numerose funzioni su Roma motivandole con esigenze logistiche. Ma dal 2009, con l’avvio di un efficiente servizio ferroviario di alta velocità tra Roma e Napoli, tale esigenza appare meno pressante per cui non credo ci sia alcuna ragione per non rafforzare la centralità della sede prevista dalla legge. Le assicuro che il Comune - e il mio assessorato in particolare - saranno molto vicino all’Autorità, perché essa rappresenta un faro su temi chiave quali le tecnologie delle comunicazioni, l’innovazione, la tutela dei consumatori. Inoltre, per valorizzare la presenza dell’istituzione che Lei presiede nel territorio, non dubito che si possano immaginare forme di collaborazione anche in vista di eventi internazionali che la città di Napoli sarà chiamata a ospitare nei prossimi anni. Mi auguro perciò ci sia quanto prima un incontro per sviluppare iniziative di comune interesse. L’occasione mi è gradita per inviare cordiali saluti e i migliori auguri di buon lavoro”.
Marco Esposito
mercoledì 15 giugno 2011
Ancora scandali "tosco-padani"....
Ancora una volta emergono scandali di corruzione e di malagestione delle amministrazioni del Nord, quella zona che Zitara chiamava "toscopadadana" e che tanto si adoperò per il saccheggio del Sud e la sua riduzione a colonia all'epoca della malaunità del 1861 e per tutto il primo periodo del ben poco glorioso Regno d'Italia.
A Lucca viene arrestato un assessore in una storia di tangenti in cambio di favori relativi a concessioni edilizie, ben 5 persone coinvolte e come spiegato in una nota dei Carabinieri che hanno condotto l'indagine:
"...i cinque arrestati sono ritenuti responsabili di reati contro la pubblica amministrazione, per aver creato uno stabile accordo corruttivo con promesse e dazioni di danaro, finalizzato all’adozione ed approvazione di provvedimenti amministrativi, che consentissero la realizzazione di importanti progetti edilizi ed urbanistici".
Invece in Piemonte, regione amministrata dal leghista Cota che come tanti legaioli e' sempre pronto a sparare senzente sui meridionali e sulla nostra cattiva amministrazione "sprecona e corrotta", una storia di tangenti coinvolge l'assessore regionale alla Sanità (ma le regioni del Nord non erano quelle modello? Non dovevamo prendere esempio da loro per quanto costava "la famosa siringa che in Campania o in Calabria costa il doppio"???).
Speriamo, ma ci crediamo poco, che questi fatti andranno evidenziati dai media nazionali come gli esempi di malagestione al Sud, che ci sono ovviamente e non vanno nascosti ma chissà perchè fanno sempre più rumore, più numeri statistici e soprattutto diventano il simbolo del "male italiano da combattere"...con la cura già pronta per i meridionali, come l'olio di ricino del ventennio, preparata ovviamente a cura dei "fratelli d'Italia" del Nord e che si chiama "federalismo fiscale". Il bel libro di Marco Esposito, pochi giorni fa nominato Assessore al Lavoro e Sviluppo nella giunta di Luigi De Magistris, spiega quali sono gli inganni e i veri obiettivi di quest'ennesimo attacco "nordista" ...che richiede un movimento meridionalista forte e compatto, come noi del Partito del Sud stiamo provando a fare tra tanti ostacoli e criticità, per difendere i nostri interessi e la nostra voglia di giustizia e di riscossa.
Enzo Riccio
Segr. Org. Nazionale
PARTITO DEL SUD
martedì 14 giugno 2011
"Libertà e' partecipazione" di Alfonso Grasso
Il 5 aprile scorso 314 deputati, presente la squadra di governo al completo, votarono a favore del “conflitto di attribuzione” per il caso Ruby, sostenendo la tesi che Berlusconi ritenesse “veramente” la minorenne “nipote di Mubarak” al momento dell’arresto della stessa da parte della Polizia, e che egli fosse intervenuto per “evitare una crisi internazionale”.
Quei 314 deputati erano liberi da vincoli di mandato, protetti da norme di salvaguardia, pagati profumatamente e coperti di agi e privilegi per rappresentare gli elettori, ma con quel voto scelsero di essere servi di un uomo senza scrupoli.
Il 12-13 giugno, 27 milioni di Italiani è andata alle urne per abrogare delle leggi, nonostante l’evidente boicottaggio compiuto dal c.d. “premier” e dai suoi scagnozzi. Trattasi della maggioranza assoluta degli elettori, non del “40% dell’80%” meno le schede nulle meno le schede bianche ecc.ecc. della “investitura popolare” di cui blatera da anni il Vecchio Macaco di Arcore.
Libertà è partecipazione. In Italia le donne e gli uomini che hanno partecipato al voto sono liberi, e sono ancora la maggioranza assoluta: questa è l’evidenza più bella emersa dal referendum!
Alfonso Grasso
sabato 11 giugno 2011
"Referendum sull’acqua: la demagogia del Corriere" di Nicola Salerno
L’editoriale apparso sul sito de "Il Corriere della Sera" in data 09/06/2011 svela con chiarezza gli interessi di chi sta dietro al Corriere. Interessi che ovviamente non sono allineati con gli interessi della collettività e tanto meno con quelli dei meridionali.
L’editoriale mira ha far prevalere l’opinione che sui due referendum sull’acqua sarebbe saggio votare no.
Per sostenere la sua tesi, l’editorialista fa leva su due punti:
1. costi esorbitanti per garantire a tutti i cittadini il diritto all’acqua
2. alcuni tecnicismi del decreto per cui è chiesta la consultazione.
Relativamente al primo punto penso le cose vadano viste nel loro complesso.
Per esempio è noto che in alcune aree del paese le perdite arrivano addirittura al 50%. Un piano per ammodernare la rete non si autofinanzierebbe (almeno in parte) con la conseguente riduzione delle perdite della rete stessa?
Per quanto riguarda il secondo punto penso che lo spirito del referendum dovrebbe essere quello di fornire una linea guida al governo e non di risolvere semplici tecnicismi legislativi. Per tale attività paghiamo profumatamente i nostri rappresentanti (data la legge elettorale, non rappresentativi).
La questione penso si dovrebbe porre invece più semplicemente nel seguente modo: da un lato l’idea liberista che vede nella gestione pubblica il demonio e vorrebbe mettere nelle mani delle multinazionali la gestione dell’acqua; dall’altra l’idea che l’acqua e la sua gestione non sono alienabili e devono rimanere fuori dai giochi economici e finanziari. Io penso che il 12 e il 13 i cittadini sono chiamati a decidere tra queste due idee.
Un editoriale che vuol definirsi tale quindi dovrebbe argomentare con onestà intellettuale su questo piano. Lasciando al lettore il compito di decidere. Un editoriale che invece prende parte su basi puramente tecnico a due giorni dal referendum non è un editoriale ma un modo per fare terrorismo.
Approfitto anche per fare alcune riflessioni circa le dichiarazioni della Marcegaglia. La quale sempre sul Corriere ha rilasciato la seguente dichiarazione:
“Con una vittoria dei sì ai referendum sull'acqua torneremmo indietro di 20 anni su quel poco che abbiamo fatto in materia di liberalizzazioni e di servizi pubblici locali. Inoltre ci sarebbe una minore possibilità di crescita per il Paese e di creazione di posti di lavoro". È l'opinione del presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia.
Perché non lo va a dire ai francesi che dopo 25 anni sono ritornati ad una gestione pubblica? E poi che significa che se vince il si, si ritorna indietro di 20 anni? Quali sono i vantaggi per i cittadini italiani derivanti dalle privatizzazioni avvenute in Italia negli ultimi 20 anni? Vogliamo prendere ad esempio le ferrovie? La privatizzazione ha portato ad un sistema ferroviario elitario che ha sacrificato gli investimenti nell’intero mezzogiorno, ha dimenticato lo sviluppo di un sistema integrato al livello regionale, solo per costruire l’alta velocità per una minoranza. La Marcegaglia. è chiaro, si riferisce forse ai benefici derivanti dalle privatizzazioni goduti dagli industriali che lei rappresenta e non ai benefici della collettività.
Per quanto riguarda i posti di lavoro, personalmente ritengo la dichiarazione è priva di ogni fondamento logico. Un piano serio dello stato per garantire un servizio accettabile a tutti i cittadini creerebbe non meno posti di lavoro di quanto ne creerebbe una gestione privata. Perché mai dovrebbe essere il contrario se il lavoro da fare è lo stesso?
Nicola Salerno
L’editoriale mira ha far prevalere l’opinione che sui due referendum sull’acqua sarebbe saggio votare no.
Per sostenere la sua tesi, l’editorialista fa leva su due punti:
1. costi esorbitanti per garantire a tutti i cittadini il diritto all’acqua
2. alcuni tecnicismi del decreto per cui è chiesta la consultazione.
Relativamente al primo punto penso le cose vadano viste nel loro complesso.
Per esempio è noto che in alcune aree del paese le perdite arrivano addirittura al 50%. Un piano per ammodernare la rete non si autofinanzierebbe (almeno in parte) con la conseguente riduzione delle perdite della rete stessa?
Per quanto riguarda il secondo punto penso che lo spirito del referendum dovrebbe essere quello di fornire una linea guida al governo e non di risolvere semplici tecnicismi legislativi. Per tale attività paghiamo profumatamente i nostri rappresentanti (data la legge elettorale, non rappresentativi).
La questione penso si dovrebbe porre invece più semplicemente nel seguente modo: da un lato l’idea liberista che vede nella gestione pubblica il demonio e vorrebbe mettere nelle mani delle multinazionali la gestione dell’acqua; dall’altra l’idea che l’acqua e la sua gestione non sono alienabili e devono rimanere fuori dai giochi economici e finanziari. Io penso che il 12 e il 13 i cittadini sono chiamati a decidere tra queste due idee.
Un editoriale che vuol definirsi tale quindi dovrebbe argomentare con onestà intellettuale su questo piano. Lasciando al lettore il compito di decidere. Un editoriale che invece prende parte su basi puramente tecnico a due giorni dal referendum non è un editoriale ma un modo per fare terrorismo.
Approfitto anche per fare alcune riflessioni circa le dichiarazioni della Marcegaglia. La quale sempre sul Corriere ha rilasciato la seguente dichiarazione:
“Con una vittoria dei sì ai referendum sull'acqua torneremmo indietro di 20 anni su quel poco che abbiamo fatto in materia di liberalizzazioni e di servizi pubblici locali. Inoltre ci sarebbe una minore possibilità di crescita per il Paese e di creazione di posti di lavoro". È l'opinione del presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia.
Perché non lo va a dire ai francesi che dopo 25 anni sono ritornati ad una gestione pubblica? E poi che significa che se vince il si, si ritorna indietro di 20 anni? Quali sono i vantaggi per i cittadini italiani derivanti dalle privatizzazioni avvenute in Italia negli ultimi 20 anni? Vogliamo prendere ad esempio le ferrovie? La privatizzazione ha portato ad un sistema ferroviario elitario che ha sacrificato gli investimenti nell’intero mezzogiorno, ha dimenticato lo sviluppo di un sistema integrato al livello regionale, solo per costruire l’alta velocità per una minoranza. La Marcegaglia. è chiaro, si riferisce forse ai benefici derivanti dalle privatizzazioni goduti dagli industriali che lei rappresenta e non ai benefici della collettività.
Per quanto riguarda i posti di lavoro, personalmente ritengo la dichiarazione è priva di ogni fondamento logico. Un piano serio dello stato per garantire un servizio accettabile a tutti i cittadini creerebbe non meno posti di lavoro di quanto ne creerebbe una gestione privata. Perché mai dovrebbe essere il contrario se il lavoro da fare è lo stesso?
Nicola Salerno
giovedì 9 giugno 2011
Attivato il nuovo blog del Partito del Sud - Caserta
Vi informiamo che un nuovo Blog del Partito del Sud è attivo:
http://partitodelsudcaserta.blogspot.com
AUGURI AGLI AMICI CASERTANI CHE AGGIUNGONO UN ALTRO TASSELLO ALLA LORO RECENTE ATTIVITA' DI PRESENZA E COMUNICAZIONE NELLA STORICA CITTA' CAMPANA...ED UN ALTRO TASSELLO AL NETWORK DEI BLOG MERIDIONALISTI DEL PdSUD!
Per qualsiasi contatto: partitodelsudcaserta@gmail.com
Il Direttivo Napoletano del Partito del Sud
mercoledì 8 giugno 2011
Un altro caso inquietante di onestà e rettitudine padana...Dottor Scottiiii!!!!
La notizia dell'arresto del Dottor Scotti,della celebre marca di riso lombardo, per traffico illecito di rifiuti, truffa e frode ai danni dello Stato e corruzione, proprio il protagonista dalla pubblicità tanto martellante in TV (Pronto? Dottor Scottiiiii!!!), è stata data con la solita neutralità "anglosassone", una neutralità riservata come al solito alle notizie di truffe padane.
Chissà come mai, su nessun media, c'è stata la corsa a "sbattere il mostro in prima pagina" ma dappertutto la notizia compariva in 4 o 5 pagina, con un tono quasi sommesso...immaginate cosa sarebbe successo per una notizia del genere se fosse successo in Campania o in Calabria o in Sicilia?
E' abbastanza facile immaginarlo, tutti a commentare con le solite aggiunte "il malaffare era così esteso che sono stati corrotti vari funzionari, forse c'e' l'ombra della criminalità organizzata dietro questo vicenda etc etc..."
Intendiamoci, non voglio fare di certo del razzismo al contrario e partire anche noi con le facili equazioni del tipo che tutti gli abitanti di Pavia, zona di origine dell'imprenditore lombardo, sono degli imbroglioni, dei corrotti e degli avvelenatori...ma da meridionalisti non possiamo non sottolineare il solito gioco dei "due pesi e due misure" se un episodio di corruzione avviene al Sud e se invece avviene al Centro-Nord.
Immagino già alcune risposte stizzite a queste mie osservazioni, "ma da noi sono casi sporadici mentre al Sud l'illegalità è la regola", ma regge ancora questa litania dopo i vari "Albergo Pio Trivulzio", "Tangentopoli", "Calciopoli", "Vallettopoli", "Tanzopoli", "Puttanopoli" varie etc etc...???
Secondo me no...e sarebbe onesto ammettere da parte dei giornalisti italiani che il malaffare e' una costante italiana diffusa ovunque, ed ovviamente da combattere ovunque, il giochetto, che partì 150 anni fa con la "malaunità" del 1861, di scaricare tutto quello che non va, tutto quello che e' negativo, tutto quello che è un ostacolo e "palla al piede" al "progresso" del belpaese dei "fratelli d'Italia" alla nostra già tanto martoriata terra meridionale, non funziona più.
Non posso certo pensare che delle menti tanto "illuminate" come Giorgio Bocca o Luca Ricolfi o Paragone possano cambiare idea...ma la nuova frontiera del neomeridionalismo e' combattere ovunque e con ogni mezzo (specialmente la rete che e' il media meno controllabile e più "virale"...) gli stereotipi dei mass-media che più che italiani sono "italian-padani", vista la concentrazione editoriale dei poteri forti al di sopra del Liri e del Garigliano o del Tronto. Non perchè "ci piace piangerci addosso" o perchè troviamo nel "mal comune, mezzo gaudio" ma perchè dobbiamo costringere i media e i giornalisti a ricercare una cosa davvero rara in questo paese, specie per i suoi giornalisti che spesso sono più dei professionisti dell'ascarismo: l'obiettività nel fornire e commentare una notizia e non la diffusione degli stereotipi.
Enzo Riccio
Segr. Org. Nazionale
PARTITO DEL SUD
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martedì 7 giugno 2011
"Il brigantaggio dell'acqua" di Nicola Salerno
Il tema dell’acqua scuote le coscienze dell’opinione pubblica in modo trasversale ed
Il tema dell’acqua scuote le coscienze dell’opinione pubblica in modo trasversale ed
a tutti i livelli dall’operaio, all’impiegato, all’artista, al maestro, al professore, al dirigente, all’imprenditore, al precario, etc...
Il tema in se meriterebbe ovviamente una trattazione ampissima che esula dagli obiettivi di questa breve riflessione. In una estrema sintesi, risulta intuitivo la ragione alla base di una attenzione così spiccata. L’acqua è vita e la vita stessa è acqua. Tutta la storia dell’umanità e della vita in generale è la storia anche dell’acqua. Dal punto di vista umano, tutte le grandi civiltà, dalla preistoria fino ai giorni nostri, sono nate e si sono sviluppate intorno ai grandi corsi d’acqua. Ridurre l’acqua alla stregua di un bene economico risulta in una semplificazione che non è accettabile. L’acqua è la vita stessa in tutte le sue forme. Noi stessi come esseri appartenenti alla natura (ricordo che l’85% del nostro corpo è acqua) siamo, almeno materialmente, l’acqua che beviamo. Attraverso il suo eterno ciclo e i suoi stati, possiamo dire che l’acqua rappresenta allo stesso tempo l’unità e la diversità. L’unità perché quando evapora si libera di tutte le sostanze (anche nocive) che la rendono diversa da luogo a luogo, purificandola e restituendole la struttura che è poi alla base di tutte le acque di tutti i luoghi del pianeta. La diversità perché quando ricade in forma fluida l’acqua è ricettrice della biodiversità dei diversi luoghi della terra assumendone le particolarità proprie di ogni luogo. In questo senso si potrebbe attribuire all’acqua anche un carattere identitario. Personalmente non avevo mai riflettuto sull’acqua, penso come capita un po’ a molti. Forse perché abbiamo perso la percezione del legame profondo e direi sacro e inscindibile che ci unisce in modo cosi intimo con l’acqua. Risulta un po’ improbabile d'altronde che una tale percezione possa venire ispirata da una bottiglietta di plastica da mezzo litro. E’ interessante riportare che mentre prendeva forma, prima nei pensieri e poi nelle parole, la riflessione sul tema, avevo la sensazione che non sarebbero bastati interi tomi per esaurirne la trattazione. E più ti immergi nella riflessione più ti rendi conto che narrare dell’acqua ti porta molto lontano nello spazio e nel tempo, in un viaggio senza fine. E d'altronde non può che essere così. Realizzi che riflettere sull’acqua e come riflettere sulla vita stessa. Ne segue che non è molto lontano dalla realtà l’affermazione secondo la quale controllare l’acqua equivalga a controllare la vita. Viene da sé che perderne il controllo (anche della sola gestione) potrebbe drammaticamente rappresentare una forma di schiavitù che tra l’altro molti popoli già sperimentano sul nostro pianeta.
In vista del referendum, anche se i nostri media televisivi sembrano interessati ad altro, si discute animatamente delle modalità di gestione del sistema di approvvigionamento e distribuzione dell’acqua. In un paese normale, la dialettica vedrebbe opporsi diversi modelli che hanno come estremi da un lato la gestione completamente pubblica e dall’altro la completa privatizzazione. Ovviamente come sappiamo ogni sistema presenta i suoi vantaggi e svantaggi. Ma questo vale quando si tratta di una merce o della gestione di un servizio comune. L’acqua però è qualcosa di più di una merce o un bene economico. E quindi una prima riflessione dovrebbe riguardare appunto la modalità stessa di affrontare una tale questione. Ma su questo poco si può fare.
In aggiunta alla dialettica di superficie, ritengo sia importante fare delle riflessioni anche dall’angolo visuale del meridionalismo. A tal fine le domande alle quali questo contributo cerca di dare una risposta sono le seguenti: dal punto di vista del meridione, l’impostazione della dialettica, basata sulla dicotomia pubblico-privato, è sufficiente? Oppure, il tema stesso, posto solo su queste basi (gestione pubblica - gestione privata), non rischia di risultare fuorviante se non addirittura un banale specchio per le allodole, fornendo ai meridionali la chimera che siano loro a decidere del proprio destino? E infine, cosa comporterebbe per i meridionali (e non solo) una gestione privata e quindi direi liberista dell’acqua?
Prima di proseguire, consentitemi, una breve premessa. Nell’esporre il tema, mi capiterà di porre un accento negativo, magari nei confronti del Nord e più specificatamente nei confronti dell’apparato industriale del nord o centro nord. Desidero precisare, se mai ce ne fosse bisogno, che qui nessuno e così fesso da augurarsi o desiderare che l’industria del nord o il nord stesso fallisca. La riflessione ovviamente è sul sistema. Su un sistema completamente sbilenco e squilibrato che pone a motore dello sviluppo del centro nord il sottosviluppo del mezzogiorno. Su un sistema miope, guidato più dalla paura e dall’interesse di parrocchia che dall’intraprendenza e dall’interesse generale, che non coglie nel reale sviluppo delle regioni meridionali un’ opportunità anche per le regioni settentrionali. Stando alla realtà attuale, può piacere o no, dal punto di vista sociale, neanche si può più parlare di nord e sud tanti sono i milioni di meridionali che vivono e lavorano nel nord. Non penso di affermare il falso se dico che per milioni di padri che stanno giù, ci sono almeno altrettanti milioni di figli che stanno su.
A meno di non voler affermare che i padri desiderano la rovina dei figli (caso tra l’altro presente in natura, ma solo come eccezione) non si può pensare che un movimento meridionalista, anche se radicale quanto si voglia, possa fondarsi sull’odio e il disprezzo del nord. Si può sostenere la stessa cosa per la Lega Nord? Penso che basterebbe questa semplice riflessione per dimostrare la completa asimmetria dell’universo meridionalista rispetto alla Lega Nord. E soprattutto basterebbe per risparmiarsi le fatiche della stesura di certi libri che vorrebbero subdolamente porre sullo stesso piano il neo meridionalismo e la Lega Nord. Fine della premessa.
Cercherò, nei limiti di chi scrive, di fornire, attraverso il racconto di vicende apparentemente diverse, ma a mio avviso tutte appartenenti allo stesso cliché, sia una minima prospettiva storica che un inquadramento in uno schema più generale che poi è il ritornello che si ripete da 150 anni.
Iniziamo allora da alcuni fatterelli risorgimentali, tanto per cambiare.
Abolizione della dogana daziaria. Principio ispiratore è stato il libero scambio. Le conseguenze per il meridione sono state lo smantellamento dell'apparato industriale tessile dell’ormai ex Regno delle Due Sicilie. Avendo raggiunto uno stadio non ancora maturo per affrontare la concorrenza delle avanzate potenze inglesi e francesi, per poter continuare a svilupparsi aveva bisogno ancora di protezione e soprattutto di un avvicinamento graduale al libero scambio (come tra l’altro avveniva in Francia e Inghilterra e nello stesso Nord Italia venti anni dopo). Niente da fare. L’ industria meridionale andava sacrificata all'altare del libero scambio. L'affermazione di un così nobile ideale era tanto imperante (debito cavourriano verso l’Inghilterra e la Francia?) che la norma fu una delle prime emanazioni del nuovo parlamento italiano con sede a Torino.
Corso forzoso. Principio ispiratore in questo caso era l'affermazione dell'ideale unitario che doveva trasfigurarsi anche nella immediata creazione di una banca centrale nazionale. Conseguenze per il meridione sono state il drenaggio (furto?) dell'immenso capitale circolante (oro e argento, non carta straccia) dall'ormai ex Regno delle due Sicilie e il conseguente smantellamento dei Banchi di Napoli e Di Sicilia e quindi del sistema bancario meridionale. Unico vero volano in grado di sostenere in modo equilibrato ed efficace il sistema industriale e la progressiva industrializzazione dell'agricoltura nel meridione (che in fatti poi non c'è più stata). Le modalità (armi e leggi del nascente regno italiano) con le quali si è creata la banca nazionale possono essere considerate come una delle cause prime della genesi del sottosviluppo del meridione. L'onda lunga del corso forzoso ha portato al nefasto (per la Terronia ovviamente) sistema bancario nord-centrico, che oltre a non asservire al ruolo di sistema creditizio a supporto dello sviluppo anche delle regioni del meridione, propugnava e propugna ancora oggi una politica vampiresca con interessi da capogiro nei confronti degli imprenditori e delle famiglie meridionali. La giustificazione universalmente accettata dall' "establishment" politico (destra, centro e sinistra, la Lega Nord era scontata) è che il rischio di investimenti (quali?) al sud è più alto a causa della più elevata penetrazione della criminalità organizzata che a sua volta si alimenta anche con i proventi dell' usura. Alimentando così un terribile circolo vizioso: sottosviluppo - criminalità - tassi di interessi elevati - usura – più criminalità – più sottosviluppo - …
Per nostra sfortuna, l’elenco degli esempi circa la nefasta gestione del meridione nel corso degli ultimi centocinquanta anni è lunghissima. Per cui ve li risparmio e salto subito ai giorni nostri.
Privatizzazione delle ferrovie dello stato. Principio ispiratore: efficienza e riduzione degli oneri per lo stato. Conseguenze per il meridione sono il continuo smantellamento della rete ferroviaria e abolizione di molti treni di lunga percorrenza che, a parte gli impatti negativi e non trascurabili sul flebile sviluppo economico del meridione, per i Terroni costituivano l'unico cordone ombelicale (a meno di non accettare i tempi biblici della SA-RC o i costi esorbitanti dei voli di linea) con i luoghi di provenienza e i padri/madri nonni/nonne rimasti nel paese di origine. La privatizzazione delle ferrovie dello stato da licenza all'attuale amministratore di affermare che: le tratte ferroviarie e i treni che non forniscono un dovuto tornaconto in termini di ricavi devono essere abolite. Invertendo il principio universalmente accettato che invece stabilisce che le aree sottosviluppate necessitano degli investimenti per la realizzazione delle infrastrutture (ivi compresi sistemi efficienti di comunicazione ferroviaria) affinché si possano realizzare le condizione di sviluppo. Qualche anno addietro tale principio era sacrosanto tanto è che l' arretratezza, dalla quale bisognava affrancare il Regno delle Due Sicilie, era dimostrata con la prova inconfutabile della angosciosa carenza di infrastrutture ferroviarie. Oggi che il meridione rivendica, con spirito salveminiano, parità infrastrutturale con il resto della penisola, tale principio viene invertito e negato. Mi piace immaginarlo come un principio con scadenza (da consumarsi preferibilmente entro) e che adesso purtroppo (per i Terroni) è scaduto.
Assicurazioni (soprattutto RC auto). Costo medio, a parità di condizioni, per molte aree del meridione di quasi il doppio rispetto alla media del nord. Il razionale in questo caso è che il numero di denuncie per truffa in quelle aree è molto più elevato e quindi il rischio assicurativo è più alto. Senza considerare che si dovrebbero considerare non il numero di denuncie (fatte spesso dalle agenzie assicurative stesse tra l'altro), ma il numero di sentenze passate in giudicato, uno si chiede perché il principio del garantismo, tanto rivendicato dalla nostra amata casta, non debba applicarsi anche ai poveri cristi meridionali. E poi, l' assicurazione di turno ha tutti i dati dei suoi assicurati. Se un padre di famiglia terrone per anni non ha mai fatto un incidente e/o tentato una truffa, per quale strana ragione deve pagare il doppio, o comunque di più, rispetto allo stesso povero padre di famiglia polentone? Mistero assicurativo o semplicemente sistema assicurativo sbilenco e squilibrato - nord centrico?
Ovviamente si possono citare anche per i giorni attuali innumerevoli altri casi di sperequazione tra centro-nord e sud, ma penso che per inquadrare la questione siano già sufficienti quelli citati e quindi veniamo al punto.
Privatizzazione dell'acqua. Principio ispiratore è sempre e comunque il solito ideale teorico indiscutibile (per le industrie del nord o quelle francesi?): efficienza della rete idrica e conseguente riduzione degli oneri dello stato.
Riuscite già ad immaginare le potenziali conseguenze per i Terroni? Proviamo ad incamminarci seguendo il solco della tradizione. Diamo la parola ad una ipotetica azienda appaltatrice (del nord?) che attraverso i media (va bene anche questi del nord), recapita alla nazione una serie di messaggini del tipo: la gestione della rete idrica nelle regioni del sud è più onerosa a causa dei maggiori interessi pagati per il credito dalle ditte appaltatrici (che poi saranno del Nord. E quindi attingeranno al credito nelle regioni dove hanno sede legale); a causa della solita maggiore penetrazione criminale, il rischio economico per la manutenzione, l’assicurazione e la gestione ordinaria della rete è più elevato nelle regioni meridionali.
Bisogna anche riflettere attentamente sulla reale possibilità della montagna di denaro sporco che verrebbe lavato con l’infiltrazione criminale nella gestione dell’acqua (esempi già arrivano dalle Serre calabresi). Immagino inoltre che verranno abolite le reti che non procureranno un adeguato ricavo (solo mania di persecuzione, o la storia che si ripete?). La disponibilità idrica per abitante è maggiore nelle regioni del nord (vero e di gran lunga) e quindi, benché comunque sufficiente, ci porteranno l'acqua da su (giù la stanno inquinando tra l’altro), perché su è più economica (per chi la porta si intende), ma poi c'è il trasporto e quindi comunque non comporterà riduzione di costi per il padre di famiglia terrone. Eccetera, eccetera…
Pur volendo essere benevoli, come avviene da più di centocinquanta anni, un’ennesima legge imposta al meridione che (magari per la restante parte del paese potrebbe forse andare bene, anche se dopo l’esempio toscano, dove si è privatizzata in maniera massiccia la gestione dell’acqua, con costi lievitati e servizi rimasti tali e quali se non peggiorati, ne dubito) non tiene affatto in considerazioni la realtà e le condizioni socioeconomiche specifiche del sud. Con il risultato di avere conseguenze devastanti e delle cui responsabilità verranno come sempre accusati i meridionali stessi per il solo torto di averla subita.
Difendere l'acqua pubblica quindi, soprattutto per i terroni, è qualcosa che va al di là della diatriba acqua pubblica - acqua privata. La lotta per l'acqua è lotta di resistenza, o se preferite, un fronte del brigantaggio moderno a cui siamo chiamati a prendere parte (nelle forme consentite dal nostro ordinamento e, se chiamati a governare, rendendo efficiente la gestione pubblica, evitando così di porgere il fianco al cinismo liberista) se non vogliamo che le parole di Franceschiello:
" …non vi lasceranno neanche gli occhi per piangere!" si rivelino come una profezia ottimistica. Perché oltre l'acqua, dopo le banche, le industrie, l'economia, la terra e l’aria inquinata, rimarrà solo l'anima. Ma solo per chi ci crede...
Nicola Salerno
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