Ricevo e posto un bell'articolo dell'amico Bruno Pappalardo della sezione PdSUD di Napoli...
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Tutti sapranno della legge d’idrodinamica del Galilei dei “vasi comunicanti”?!!
E’
quel principio, secondo il quale, un liquido contenuto in più vasi,
comunicanti tra loro, arriva a determinare una sola superficie, ossia
generando uno stesso livello. L'acqua come tutti i liquidi, non ha una
forma propria ma assume la forma del recipiente che la contiene. Oddio,…
così dovrebbe essere! Pare, che questo fenomeno accada anche ad altro
genere di liquidi; i denari. Si adattano perfettamente al proprio
contenitore; che siano valigie, sacchi o doppi fondi.
Ma
tornando al principio galileiano, insomma si determina un livello
equipotenziale di qualunque forma o dimensione abbiano i contenitori;
valigie o sacchi o doppio fondi et cetera, per la filiera dei vasi dell’
impianto.
In fondo non è altro che la livella, ovvero strumento che definisce un preciso allineamento dei piani orizzontali. Preciso subito che non si tratta di “relazione di ingegneria idraulica” ma di altro!
E’,
però, paradigma di svariate cose. Ad esempio d’un bilanciere; con
uguale pesi, definisce un preciso equilibrio, dunque, un livellamento
…e, a tal proposito mi viene istantaneo il principio (oggi tanto di
moda) di equità che si vorrebbe per il federalismo regionale, ovvero portare allo stesso “livello”i valori reddituali,
in tutte le regioni d’Italia. E’ talmente calzante che nelle
prerogative dell’istituzionalizzazione territoriale, c’è che si debba
far passare una congrua quantità di liquido, attraverso vie
comunicanti, da una regione all’altra e prontamente, raggiungere un pari
livello.
Se
in qualche regione dovesse colmarsi il proprio vaso di troppo liquido e
in altre, al contrario, un basso livello significherebbe che il
principio del buon Galilei debba essere rivisto e che ben cosa sarebbe
cancellarne il nome, fin’ora, onorato di questo mentecatto della
scienza.
Se torniamo un ‘attimo al bilancino, ebbene, prima di trovare l’equilibrio, i due piatti della stadera van sù e giù.
Un altro flash! Mi ricorda la Cassa del Mezzogiorno, la cosiddetta CosMez.
I primi dieci anni, furono strategicamente ottimi, i finanziamenti
furono erogarti direttamente dallo Stato. Bisognava realizzare, secondo i
programmi del Saraceno e Menichella, la seconda manovra, da
farsi negli anni ’70–’80, era quella degli incentivi per la crescita
attraverso l’industrializzazione di territori depressi. Nacquero,
infatti, enormi impianti industriali e intorno il deserto. E’ da qui che
gli italiani dovrebbero fare i conti. Era già giunta la politica con i
suoi contenitori, con le sue valigie. La seconda fase non fece in tempo a
conchiudersi e non riuscì ad avviare la terza, ossia quella della
realizzazione di grossi poli d’indotto, ovvero aree circondari di spinta
ad’altre attività di mercato e vitalità e invigorimento delle risorse
locali, dunque, vero strumento di sviluppo socio-economico.
I
partiti legittimamente s’installarono nelle governatorato regionale e,
altrettanto legittimamente gli imprenditori del Nord che scesero al Sud.
Nell’’84 Craxi per il suo elettorato, volle abolirla ma per il suo
partito la tenne i vita: si chiamò solo in un altro modo Ag.Sud.
Continuò con la politica delle “partecipazioni statali”.
Giunse il governo Amato e sulle soglie di “Mani Pulite” il suo ministro
Andreatta nel ’92-94 ne decise la definitiva abolizione. Nella sostanza
la Cassa ebbe diverse trasformazioni e pare continui, in certe forme,
anche oggi.
Ma cosa è rimasto della Cassa del Mezzogiorno? Solo la vergognosa e infame locuzione“assistenzialismo”
meridionale. Nell’immaginario collettivo italiano è quel denaro che
apriva una sdraio sul limitare dell’ingresso di un palazzo dove, un
portinaio in canottiera bianca e annerito in volto dalla sozza barba di
svariati giorni, si stravaccava al sole con mezzo stecchino sulla
sinistra della bocca obliqua.
La
CASSA fu, dagli anni ’64 per tutti gli anni a seguire, lo strumento di
ricatto e di scellerata persuasione per ottenimento di voti. S’intende
tutta la politica. Il partito di un deputato di Milano come quello di
Trapani, destinava finanziamenti in cambio di voti dai rappresentanti
locali.
Si
videro già dagli anni ’50 gente scendere per acquisire appalti, dal
Nord con belle e squadrate valigie in pelle nera, mentre salivano al
Nord quelle di cartone nonostante fossimo assistenzializzati e ricchi
per la valanga di denaro che ci aveva travolti.
L’indecenza morale e l’obbrobrio della storia dei vincitori sopravanza anche la soglia del disonore.
da Bruno Pappalardo, SUDVOX
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