mercoledì 30 maggio 2012

CRISI GRECA E MEZZOGIORNO di V. Mungo



Ricevo e posto questo nuovo articolo di Vincenzo Mungo

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La grave crisi che si è aperta all’interno dell’Unione Europea a causa della crescente difficoltà da parte della
Grecia a rispettare le regole relative al bilancio ed al debito pubblico annuale e complessivo riguardano per
piu’ di un motivo, anche  l’Italia meridionale. Non intendiamo riferirci solo alle questioni di politica eeconomica relative ai riflessi che potrebbe avere il possibile  “default“ di Atene o la sua uscita dall’euro sui cconti pubblici dei vari Paesi che potrebbero  risentire degli attacchi della speculazione  internazionale.  
Questi problemi , come è ovvio, riguardano tutti i Paesi dell’Unione e l’Italia come stato unitario.
Qui intendiamo riferirci alla polemica esplosa tra Grecia e Germania sulle responsabilità della crisi e sul modo stesso in cui si deve stare all’interno delle istituzioni comunitarie.  Il governo tedesco guidato da Angela Merkel  è tra i piu’ accesi fautori di una linea di rigore verso la Grecia. Le istituzioni finanziarie internazionali e quelle europee hanno chiesto ad Atene di effettuare manovre economiche, per rispettare i requisiti necessari a restare nella moneta unica, molto dure che hanno drasticamente ridotto il potere di acquisto di stipendi e pensioni, aumentato fortemente l’età pensionabile e  portato ad aumenti generalizzati delle tasse. 
I governi greci degli ultimi anni guidati dai socialisti del Pasok e dai conservatori di Nuova Democrazia,  accusati tra l’altro di avere truccato i conti pubblici, hanno  per un certo periodo di tempo accettato di varare manovre economiche che facessero fronte alle richieste delle istituzioni finanziarie internazionali. Ma di fronte alle proteste di piazza, dovute al crescente impoverimento della popolazione, i due principali partiti hanno dovuto affidare ad un governo “ tecnico”  guidato da Papadimos, un banchiere legato alla finanza internazionale, il compito di varare le rigide misure di austerità che anche molti Paesi dell’Unione, Germania in testa, chiedevano alla Grecia. 
La popolazione, tuttavia, ha respinto chiaramente questa impostazione ed alle elezioni politiche ha duramente ridimensionato i partiti considerati  piu’ vicini alle classi dirigenti politiche finanziarie capitalistiche europee (Nuova Democrazia e Pasok) ed ha assegnato la vittoria a forze  “antagoniste“ rispetto all’attuale “sistema" non solo greco, ma “occidentale” nel suo insieme.  Il partito che ha tratto maggiori benefici dal voto di protesta della popolazione è stato, come è noto, Syriza , una formazione di estrema sinistra che non chiede  formalmente l’uscita del Paese dall’euro, ma che poen condizioni tali per rimanere all’interno del sistema monetario europeo da essere praticamente inaccettabili da parte delle autorità monetarie del Vecchio Continente : A tale proposito si tenga presente che Syriza ha promesso,nel corso della campagna elettorale  l’integrale ripristino dei diritti dei lavoratori dipendenti intaccati dalle misure si austerità. Tra essi il ritorno a 53 anni come età minima per andare in pensione, ed il ripristino dei livelli retributivi ante – crisi , che, secondo l’OCSE, ponevano la Grecia davanti anche a Paesi piu’ industrializzati come Spagna ed Italia. E’ chiaro che si tratta di richieste in pare provocatorie considerata la situazione debitoria della Grecia, dove  il deficit di bilancio è superiore al 160% del PNL.  
Syriza per raggiungere gli obiettivi menzionati ha chiesto alle autorità politiche ed economiche europee di rinegoziare le condizioni per ottenere i prestiti necessari ad evitare la bancarotta del paese. Ma è chiaro che si tratta di richieste praticamente inaccoglibili, non solo perchè graverebbe molto sui bilanci di altri Paesi, in primo luogo la Germania, dove i politici e gran parte della popolazione sembrano essere poco intenzionati a pagare, ma anche perché il loro accoglimento costituirebbe un pericoloso precedente rispetto ad eventuali richieste simili di altri Paesi.
Il nuovo partito della sinistra, i cui dirigenti certo non ignorano il fatto che le loro richieste quasi certamente non verranno accolte,  sembra quindi essere piu’ europeista in teoria che in pratica . Si consideri, inoltre, che alle elezioni hanno riportato un discreto successo anche i comunisti “ortodossi“ del KKE, che sono invece espressamente contrari alla partecipazione del Paese all’”euro”. Una formazione con caratteristiche identitarie che ha ottenuto un certo successo, circa l’8% dei voti alle elezioni è stata  “Alba dorata”, che non è un partito neo-nazista come definito da molti media europei con l’evidente intento di criminalizzarla, ma una formazione dall’ideologia piuttosto confusa e in alcuni casi non condividibile, che comunque evidenzia  l’esigenza di radicale cambiamento sentita anche da greci di destra  (si consideri che Syriza ha avuto contatti con Alba dorata durante le consultazioni per la formazione del governo).
        Quello che sta avvenendo in Grecia deve, a nostro avviso, interessare anche  gli abitanti dell’Italia meridionale, anche perché molte citta’ del Sud (ad iniziare da Napoli)  furono fondate da coloni greci e fino a circa novecento anni fa  i rapporti tra il meridione della penisola (ad iniziare dal ducato di Napoli) e l’impero bizantino erano assai stretti e consentirono  ad entrambi di fronteggiare con successo, per diversi secoli,  sia i tentativi di invasione che venivano dal mondo germanico, sia quelli che venivano dal mondo arabo – islamico. Anche in epoca contemporanea  i due popoli mediterranei sembrano avere un destino comune, nel senso che entrambi devono fronteggiare le intromissioni neo-colonialistiche nella loro vita  politica e sociale che spesso vengono dall’Europa centro-settentrionale . Ed il Mezzogiorno d’Italia per essere piu’ ascoltato, anche per quel che riguarda i problemi economici, dovrebbe seguire l’esempio greco:  partire dalle proprie radici  culturali per costituire movimenti politici ideologicizzati che contestino i modelli sociali ed economici dominanti imposti dalla cosiddetta “globalizzazione”. Solo in questo modo sarà  possibile contrastare seriamente le classi dirigenti capitalistiche  settentrionali che, nella loro divisione del lavoro a livello internazionale, hanno considerato sempre  il Sud Italia come un’area da “ colonizzare “ culturalmente e  la cui funzione economica dovrebbe essere solo  quella di fornire manodopera a basso costo (oggi soprattutto intellettuale) alle aziende del  Nord e di fungere da “mercato di consumo“. 
Per criticare il sistema economico-sociale che ha permesso le menzionate ingiustizie, è necessario partire da teorie politiche che ne contestino la legittimità e che propongano anche delle alternative che riguardino sia l’aspetto politico istituzionale, che quello economico –sociale. Solo in questo modo sarà possibile portare al centro dell’attenzione la questione del Sud Italia e, piu’ in generale, delle altre regioni mediterranee. Le sole rivendicazioni basate su motivi pratici e contingenti (ad es. quelle dei vari movimenti dei disoccupati a Napoli, o quelle dei lavoratori  della FIAT a Termini Imerese) sono destinate a non  raggiungere alcun risultato, poiché non appoggiate da movimenti che si pongono il problema della  “critica dell’esistente”. Le classi dirigenti del capitalismo “occidentale“, in mancanza di movimenti socio culturali in grado di contestarle alla radice, al massimo daranno qualche “contentino”, ma preferiranno sempre avvantaggiare le aree del Centro-Nord Europa e del Nord America dove, nei secoli hanno trovato una maggiore legittimazione popolare.

di V. Mungo

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