martedì 29 maggio 2012

La "Repubblica partenopea" al servizio dell'occupante francese di A. Citarella


Ricevo e posto quest'articolo di Alessandro Citarella sul saggio di Guglielmo Di Grezia con altri co-autori: "Il ferro e fuoco del nemico esercito francese, il 1799 in Irpinia e nel Regno di Napoli".
Senza nessun eccesso di parte o voglia di revanchismo anche qui, il Partito del Sud mira a ristabilire la semplice verità storica, cioè che il popolo era dalla parte del Cardinale Ruffo e dei Borbone non dalla parte degli "intellettuali" giacobini (allora si che la parola aveva senso...) e filofrancesi... i morti del popolo, e furono decine di migliaia, che insorgeva contro i francesi che giustamente erano visti come "occupanti", non possono avere minor importanza delle esecuzioni del centinaio di intellettuali come Mario Pagano o Eleonora Pimentel De Fonseca...ogni eccidio e' una strage a prescindere se si tratta di "lazzari" e "briganti" o di "intellettuali" e "patrioti".


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di Alessandro Citarella, Segretario Provinciale del Partito del Sud – Napoli

Ho avuto la piacevole sorpresa di poter acquistare un saggio storico, “Il ferro e il fuoco del nemico esercito francese”, direttamente da Guglielmo Di Grezia giorni fa a Roma, dove ci siamo incontrati anche con altri amici per una giornata di lavoro politico del Partito del Sud.  Leggendo il saggio, èstato ancora più bello scoprire che il testo è scorrevole da leggere, sintetico perché è proposto in poco più di 100 pagine, ed è un concentrato di storia scritto in modo semplice e lineare, utile per capire bene quanto sia mistificatoria, ed ancora una volta volutamente travisata, la storia di un periodo nel nostro paese.
Dalla lettura ho appreso che nel periodo della cosiddetta Repubblica Partenopea, l’Irpinia è stata invasa dalle armate francesi e che due terzi della cittadina di Mercogliano fu distrutta dagli invasori.  I francesi, come i loro cugini piemontesi sessantuno anni più tardi, si dichiararono “liberatori”, ma non è ancora possibile sapere bene da chi dovessero liberare le popolazioni locali.
Dai documenti demografici e contabili, è possibile ricostruire una puntuale ed esatta rendicontazione di un genocidio e di una rapina.  Il valore storico dei documenti trovati e messi in sicurezza a Mercogliano è incalcolabile, perché senza pari, e permettono di riscrivere un altro pezzo di storia raccontando la verità, una verità che ancora una volta è l’esatto opposto di quella scritta per educare alle bugie tutti coloro che frequentano le scuole di questa nazione.
Il libro è scritto a più  mani: Guglielmo Di Grezia, irpino mai dimentico delle proprie radici e della storia vera della propria terra, della propria patria; Vincenzo Gulì, uno storico che ben conosciamo; don Vitaliano Della Sala, sacerdote scomodo per gli oscuratori dei mali della società, ma sempre presente tra chi ha bisogno o dove l’ipocrisia non lo vorrebbe; e da altri ricercatori di valore che hanno partecipato allo scavo dei documenti.
I ricavi della vendita del ben documentato saggio saranno devoluti interamente a lavori per sistemare l’archivio della chiesa di Mercogliano, dove sono conservati tanti documenti che testimoniano la storia, non più perduta, della nostra Patria duo siciliana.
Per chi avesse ancora dei dubbi sulla natura della cosiddetta Repubblica Partenopea e le reali intenzioni dei francesi mandati da Napoleone, ci sono i 60 mila cittadini dei nostri territori massacrati in sei mesi di occupazione francese che sono stati totalmente dimenticati dalla storiografia ufficiale. Fra questi, 10 mila eroi, i Lazzari, caddero nel disperato tentativo di difendere la Napoli dalle truppe giacobine.  A fronte dei nostri 60 mila morti, si ebbero un migliaio di morti fra le truppe francesi e poco più di un centinaio di nobili e borghesi giacobini napoletani condannati a morte dopo la cacciata degli invasori, per aver tradito Napoli e per aver aiutato l’invasore.  Se Napoli ricorda i “martiri” giacobini, è sintomatico che non si ricordano i 60 mila cittadini uccisi dai giacobini nostrani e dai francesi, e non si racconta la raccapricciante storia delle esecuzioni sommarie, delle torture e degli stupri, documentati anche dai napoleonici, di molte migliaia di civili tra cui anche donne, vecchi e bambini, al grido di “libertè, egalitè, fraternitè”.  E’ ancora incredibile che ci sia chi fa spaccia per oro le nefandezze del tradimento giacobino, rinnegando le proprie origini e la verità storica.
Ringrazio e porgo omaggio, sperando poi di farlo di persona, a tutti coloro che hanno partecipato alla produzione del libro.  Consiglio di leggerlo e di aiutare a diffonderlo perché il momento è favorevole affinché studiosi “non giacobini”, non di parte, possano continuare a conquistare lo spazio che meritano, riducendo quello dei “tifosi” dello straniero francese e piemontese, e che ci hanno offuscato la mente e la volontà in nome e per conto dei colonizzatori di ieri e di oggi.

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