giovedì 31 maggio 2012

La classe politica meridionale, le amnesie, le presunte derive giacobine…di Andrea Balia


Con l’amico Mino Errico ho sempre la sensazione, più che con altri, che la distanza ci frega… lui a Rimini ed io, pervicacemente attaccato come una cozza alla mia Napoli. Oddio, non del tutto, perché in effetti tra lavoro e politica poi finisco per girare molto: Milano, Bologna, Roma, Mantova, Bari, Caserta ed altre cittadine, ma per una ragione o l’altra a Rimini non ci capito proprio, come lui del resto fa fatica a venire nella capitale del Sud. Il vedersi sarebbe importante per confrontarsi, spiegarsi bene, discutere con calma e tempo davanti, ed il telefono non è la stessa cosa, dopo un po’ ti senti rintronato, non ti guardi negli occhi e né assapori espressioni, umori e quindi non puoi tirarla a lunga e né ne vale la pena. Allora, non per la manìa di fare il puntualizzatore, non resta che scrivere, prender spunto magari da un suo pezzo e tentare di chiarire, farti comprendere, dove possibile sgombrare il campo da equivoci o da convinzioni che ti sembra si radichino creando idee non proprio attinenti a ciò che fai o vuoi esprimere, o per le quali lavori.
Nel suo ultimo pezzo “Se non ora quando”, Zenone di Elea (forse è più giusto chiamarlo con lo pseudonimo che s’è scelto) parla della scarsezza di classe politica meridionale degna di quest’appellativo. Cita i soli Vendola ed Emiliano in Puglia, e la cosa ci trova d’accordo. Il sindaco barese, a parte le pretestuose “cozze pelose” (ne avessero solo di simili problemi la maggior parte dei politici), è persona gioviale, simpatica e disponibile ed abbiamo avuto la fortuna di verificarlo di persona, è, probabilmente il più strutturato e vicino ad ipotesi di meridionalismo maturo. L’altro, Vendola, che conosciamo bene (anche per ragioni non politiche) e con cui abbiamo parlato più d’una volta, è fuor d’ogni dubbio forse il politico d’una spanna abbondante – indipendentemente dal condividere o meno le sue idee – superiore agli altri in tutt’Italia, per spessore culturale, qualità e fascino dell’eloquio e preparazione. Più meridionalista di quello che appare, gli piace dichiararsi non sudista, ma alla fine d’accordo sulle lezioni di Gramsci, Salvemini, Dorso che ci vedono in sintonia. L’abbiamo ascoltato a Capri su di una splendida terrazza 2 anni fa tenere una conferenza di cultura su “Dioniso politico”, dove al termine gli oltre 200 e silenziosi ascoltatori d’una platea molto borghese (visto il luogo), presumibilmente di tutt’altre idee delle sue, si sono alzati all’impiedi applaudendo per più di 10 minuti una dimostrazione di profondità culturale espressa a braccio, senza pause, e con una rara e raffinata capacità di analisi e confronto. Incredibilmente l’amico Zenone rispolvera addirittura il simulacro ormai defunto di don Antonio Bassolino, cita l’improbabile De Luca, più attento al suo percorso che ha nelle mire una poltrona da senatore, decisionista border line in sfregio a norme minime di regole e sicurezza che sta costruendo una bomba su cui è seduto e da cui prima o poi scapperà. E noi del PdSUD,a proposito di “derive” di cui parleremo più avanti, non a caso non lo appoggiammo alle ultime regionali che lo videro poi perdente.
Ebbene, e lo diciamo per spirito non di parte, ci stupisce che Luigi de Magistris sia assente da quest’elenco. Il fatto che oggi a distanza d’un anno dalla sua elezione abbia addirittura accresciuto il gradimento da parte dei napoletani dal 64% al 70%, collocandolo al primo posto tra i sindaci più condivisi d’Italia non basta. Che una lista come la nostra del PdSUD lo abbia sostenuto non lo affranca dall’oblio dell’analisi. Che, a tutt’oggi, tenga fuori dalla porta della sua giunta la partitocrazia evidentemente serve poco. Che venga ad ascoltare “Terroni” di D’Alessandro e Aprile ed intervenga e partecipi all’evento, che sponsorizzi il secondo libro “Giù al Sud” dello stesso Aprile, che condivida con noi e patrocini come Comune la nostra commemorazione di Pietrarsa, che venga al nostro Congresso, che abbia accettato 2 nostri progetti (Per le piazze di Napoli e per Made in Naples) che sono in via di definizione con gli assessori De Falco ed Esposito, che la sua segreteria c’informi quotidianamente su tutto, che ci abbia invitato a tavoli tecnici in comune, che stia per giungere qualche nomina di prestigio per noi (ma ancor prima come esponenti del meridionalismo), che ci aggiorni e accetti il confronto su ipotesi di politica nazionale, evidentemente non lo pone come degno d’attenzione tra gli esponenti presentabili della classe politica meridionale. Dire che sia un meridionalista d.o.c. sarebbe mentire, ma è altrettanto vero che le sue posizioni sono sempre più in quel senso, e la sua esplicitata voglia di capire e d’avvicinarsi alle nostre visioni è notevole, per cui s’è guadagnato ampiamente la citazione fra i presentabili o i nominabili.
Esaurito questo primo passo riteniamo utile soffermarci sulla presunta “deriva giacobina” del Partito del Sud. Orbene, innanzitutto, crediamo (ma qui parliamo di forma e non sostanza) sia giunto forse il tempo di usare terminologie meno desuete; noi pensiamo di non voler restare una “riserva indiana”, come quel popolo che soffrendo quanto e più di noi s'è ridotto e lo hanno ridotto. Parlare ancora di giacobini e termini simili significa, secondo noi, essere rimasti fermi al palo e auto includersi in quella famosa “riserva indiana” che ci trasmetterà ai posteri con le piume in testa e l’arco con le frecce.
Entrando però nella sostanza, e intendendo comunque bene l’accusa dove vada a parare, la contestiamo nel merito e con le spiegazioni del caso. Il Partito del Sud ha scelto di appoggiare nelle amministrative di Napoli Luigi de Magistris, che, pur avendo un’estrazione di sinistra, ha scompaginato gli assetti partitocratici e le vecchie logiche destra/sinistra, tant’è che ha vinto col voto disgiunto di gente che ha votato ad esempio UDC/de Magistris o addirittura PDL/de Magistris. Il suo attuale e invariato tener botta alle richieste di poltrone e assalto al potere comunale da parte dei partiti (PD in testa) ne conferma la bontà della scelta, oltre, come sta dimostrando, d’essere quello più attento comunque ai fermenti del meridionalismo. Ha scelto lui che fossimo noi i partners fra tanti in questo mondo e questo, oltre a gratificarci, denota acume e capacità d’analisi. Il Partito del Sud alle attuali amministrative avrebbe potuto far scelte comode (di cui molti non sanno) a Pozzuoli, Casalnuovo, S. Giorgio a Cremano, Como, Parma, ecc… che gli avrebbero dato poltrone sicure, ma proprio perché non afflitto da “derive giacobine” se n’è guardato. Ha appoggiato a Gaeta la lista di Rimondi (con Ciano), e vorremmo vedere pure che non dovevamo farlo. Se poi il Centrodestra sceglie mafiosi collusi anche nello scandalo del vicino comune di Fondi e il Centrosinistra si compatta su Raimondi non intravediamo dove siano le nostre colpe o sbandamenti di deriva. Lo stesso dicasi a Palermo, dove il giovane Ferrandelli, un po’ sulla falsariga di de Magistris, ha sparigliato i partiti, tant’è che Orlando è risceso in campo per difendere il vecchi status del centrosinistra. A S. Giorgio a Cremano (Na) siamo andati da soli con Aldo Vella contro tutti raccogliendo un ottimo 2,5% e a Moglie (Mantova) – le vadano a far altri presenze meridionaliste al Nord di cui non abbiamo notizie – con un 5,67% in un territorio leghista dove la Lega oggi raccoglie un 5%!
Le grandi ideologie del secolo scorso sono defunte ma i valori no! E quelli del Sud sono inclusivi e non esclusivi, non xenofobi, razzisti, ma di tolleranza, apertura (anche religiosa, attenzione quindi agli iper legittimisti, le vandee, ecc…). Non è colpa nostra se una parte politica accoglie valori per noi incompatibili. Con loro non ci vedrete mai, e non per “deriva giacobina”! E qui andiamo anche alla tanto conclamata dichiarazione coniata da Antonio Ciano “destra e sinistra sono indicazioni stradali”; per noi resta valida, ma onde evitare equivoci, ormai da oltre un anno aggiungiamo “ma mai con la Lega e i suoi alleati”. E se in futuro altri dovesse farlo per noi sarebbero valutati in egual modo! Nonostante ciò il PdSUD non s’appiattisce sull’altro versante, altrimenti saremmo stati presenti in tante altre parti d’Italia a queste ultime amministrative.
Per chiudere condividiamo con Zenone che pseudo autoproclamati parlamenti, nostalgismi, ecc… non portino da nessuna parte, ma diremmo anche pseudo rivoluzioni da tastiera, dichiarazioni altisonanti d’indipendenza non supportate né da numeri, strategie e financo armi! Il Partito del Sud ha iniziato a raccogliere (un paio d’assessori in Italia, commissioni, progetti, ecc..), ad esserci (un po’ su tutto la penisola), ad aprire porte dove si decide, abbandonando percentuali da prefissi telefonici che mortificano e bollano in negativo anche lo sforzo strabico di più movimenti, o pseudo tali, messi insieme con la logica della “riserva” indiana.
Andrea Balìa

Fonte: Eleaml.org

Marco Esposito oggi presenta il progetto RCA Napoli






FATTI! NON CHIACCHIERE!

Emigranti di tutto il Sud, tornate di R. Saviano



Oggi andare via è l'unica prospettiva per chi è nato nel Mezzogiorno. Eppure proprio loro sono l'immagine migliore che questa terra può dare. Bisogna incentivarli a rientrare in Italia e a investire nei luoghi d'origine 



 Di Roberto Saviano Roberto SavianoRoberto Saviano
 Fonte: L'Espresso 




Nessuna persona con cui avevo un rapporto di amicizia nella mia zona vive più in Campania. Nemmeno i miei parenti sono rimasti a Napoli e Caserta: gran parte di loro è andata via. Appartengo a una generazione di migranti. Negli anni Sessanta o Settanta, e a dire il vero anche per tutti gli Ottanta, quando al Sud si aveva un figlio emigrante c'era la tendenza a nasconderlo, come se fosse una sorta di debolezza. Le famiglie più realizzate erano quelle che si trasferivano in blocco mentre chi si divideva, spesso con donne, figli, fidanzate e fratelli costretti all'attesa, provava disagio nel confessare l'emigrazione. Le frasi erano attente: "E' andato un periodo fuori" oppure "E' a Milano ma ora mi ha detto che tornerà". A Massimo Troisi, nell'esordio di "Ricomincio da tre", tutti a Firenze ripetevano la stessa domanda: "Emigrante?" e lui ribatteva sempre con una negazione. 

Dagli anni Novanta invece percezione e sensibilità sono cambiate, con connotati forse più drammatici. Quando ci si incontra per strada spesso il dialogo tra genitori è: "Tua figlia poi che fa?", "Mia figlia è a Milano!" oppure "E' in Inghilterra, sai...". E quando arriva la replica "E tua figlia?", a quel punto si manifesta l'imbarazzo per il giovane rimasto in città: rispondere "Lavora a Napoli" spesso significa ammettere che non sta combinando granché, e allora sempre più si dice "Sta per partire per Milano" oppure "Vive qui... ma si sta per trasferire!". Fare le valigie ormai è la sola possibilità di crescita: un motivo d'orgoglio. Tranne poche eccezioni, il lavoro al Sud sembra sinonimo di raccomandazioni o protezioni: appare come una concessione, anche quando c'è talento e tanto, anche quando i giovani hanno i meriti per avere diritto a un posto. 

L'EMIGRAZIONE E' PROTAGONISTA pure nelle statistiche. Gli ultimi dati danno volto all'esodo verso il Nord, in testa la Campania con 33.800 persone l'anno; 23.700 provengono dalla Sicilia; 19.600 dalla Puglia; 14.200 dalla Calabria. Il Rapporto Svimez 2011, redatto dall'Associazione per lo sviluppo dell'industria nel Mezzogiorno, racconta che l'Italia è l'unico paese in Europa ancora spaccato in due: a un Centro-Nord che attira flussi corrisponde un Sud che espelle forza lavoro senza rimpiazzarla. Eppure l'immagine migliore che il Sud possa dare oggi sono proprio i suoi migranti. E' da loro che vengono le storie di resistenza e capacità. La qualità della manodopera, il dinamismo delle intelligenze, i professori meridionali, i dirigenti approdati nelle istituzioni economiche settentrionali. Insomma un'intera umanità capace di affermarsi con le proprie doti e la propria volontà.  

Ma nel nord Italia i flussi che arrivano dal Sud sono due. Persone e capitali. Spesso questi ultimi sono capitali criminali. Li testimoniano catene di pizzerie cresciute molto in fretta e con azionisti occulti nascosti dietro sigle offshore; gelaterie di lusso nate dal nulla; negozi di abbigliamento che spuntano ovunque con società meridionali e un Dna chiaramente da riciclaggio; finanziarie alimentate con soldi dei clan. Una trasfusione che solo in apparenza diffonde benessere, mentre trasmette un contagio letale che lentamente soffoca il mercato e la concorrenza.  

E' UNA DOPPIA EMORRAGIA che strappa al Sud risorse economiche e umane. Non è una questione solo meridionale, non si può ignorarla o sperare di confinarla in quella che una volta si chiamava con disprezzo "Bassa Italia". Basterebbe poco per invertire il circuito della fuga e renderlo virtuoso: se solo si riuscisse a convincere le comunità di emigrati a investire nelle regioni d'origine, allora la linfa potrebbe tornare alle radici. I meridionali d'Argentina, d'America, di Germania e d'Australia dovrebbero essere incentivati con agevolazioni e sgravi fiscali a percorrere in senso inverso la diaspora. Non è impossibile: il Brasile lo sta facendo, trasformando l'identità in sviluppo, legando emigrati a comunità di provenienza nella nuova prosperità del gigante amazzonico. E' questo il modello Brasile a cui mi piace guardare, senza arrendermi alla nostra realtà sempre più povera di idee e di iniziativa. 


Fonte: L'Espresso

mercoledì 30 maggio 2012

CRISI GRECA E MEZZOGIORNO di V. Mungo



Ricevo e posto questo nuovo articolo di Vincenzo Mungo

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La grave crisi che si è aperta all’interno dell’Unione Europea a causa della crescente difficoltà da parte della
Grecia a rispettare le regole relative al bilancio ed al debito pubblico annuale e complessivo riguardano per
piu’ di un motivo, anche  l’Italia meridionale. Non intendiamo riferirci solo alle questioni di politica eeconomica relative ai riflessi che potrebbe avere il possibile  “default“ di Atene o la sua uscita dall’euro sui cconti pubblici dei vari Paesi che potrebbero  risentire degli attacchi della speculazione  internazionale.  
Questi problemi , come è ovvio, riguardano tutti i Paesi dell’Unione e l’Italia come stato unitario.
Qui intendiamo riferirci alla polemica esplosa tra Grecia e Germania sulle responsabilità della crisi e sul modo stesso in cui si deve stare all’interno delle istituzioni comunitarie.  Il governo tedesco guidato da Angela Merkel  è tra i piu’ accesi fautori di una linea di rigore verso la Grecia. Le istituzioni finanziarie internazionali e quelle europee hanno chiesto ad Atene di effettuare manovre economiche, per rispettare i requisiti necessari a restare nella moneta unica, molto dure che hanno drasticamente ridotto il potere di acquisto di stipendi e pensioni, aumentato fortemente l’età pensionabile e  portato ad aumenti generalizzati delle tasse. 
I governi greci degli ultimi anni guidati dai socialisti del Pasok e dai conservatori di Nuova Democrazia,  accusati tra l’altro di avere truccato i conti pubblici, hanno  per un certo periodo di tempo accettato di varare manovre economiche che facessero fronte alle richieste delle istituzioni finanziarie internazionali. Ma di fronte alle proteste di piazza, dovute al crescente impoverimento della popolazione, i due principali partiti hanno dovuto affidare ad un governo “ tecnico”  guidato da Papadimos, un banchiere legato alla finanza internazionale, il compito di varare le rigide misure di austerità che anche molti Paesi dell’Unione, Germania in testa, chiedevano alla Grecia. 
La popolazione, tuttavia, ha respinto chiaramente questa impostazione ed alle elezioni politiche ha duramente ridimensionato i partiti considerati  piu’ vicini alle classi dirigenti politiche finanziarie capitalistiche europee (Nuova Democrazia e Pasok) ed ha assegnato la vittoria a forze  “antagoniste“ rispetto all’attuale “sistema" non solo greco, ma “occidentale” nel suo insieme.  Il partito che ha tratto maggiori benefici dal voto di protesta della popolazione è stato, come è noto, Syriza , una formazione di estrema sinistra che non chiede  formalmente l’uscita del Paese dall’euro, ma che poen condizioni tali per rimanere all’interno del sistema monetario europeo da essere praticamente inaccettabili da parte delle autorità monetarie del Vecchio Continente : A tale proposito si tenga presente che Syriza ha promesso,nel corso della campagna elettorale  l’integrale ripristino dei diritti dei lavoratori dipendenti intaccati dalle misure si austerità. Tra essi il ritorno a 53 anni come età minima per andare in pensione, ed il ripristino dei livelli retributivi ante – crisi , che, secondo l’OCSE, ponevano la Grecia davanti anche a Paesi piu’ industrializzati come Spagna ed Italia. E’ chiaro che si tratta di richieste in pare provocatorie considerata la situazione debitoria della Grecia, dove  il deficit di bilancio è superiore al 160% del PNL.  
Syriza per raggiungere gli obiettivi menzionati ha chiesto alle autorità politiche ed economiche europee di rinegoziare le condizioni per ottenere i prestiti necessari ad evitare la bancarotta del paese. Ma è chiaro che si tratta di richieste praticamente inaccoglibili, non solo perchè graverebbe molto sui bilanci di altri Paesi, in primo luogo la Germania, dove i politici e gran parte della popolazione sembrano essere poco intenzionati a pagare, ma anche perché il loro accoglimento costituirebbe un pericoloso precedente rispetto ad eventuali richieste simili di altri Paesi.
Il nuovo partito della sinistra, i cui dirigenti certo non ignorano il fatto che le loro richieste quasi certamente non verranno accolte,  sembra quindi essere piu’ europeista in teoria che in pratica . Si consideri, inoltre, che alle elezioni hanno riportato un discreto successo anche i comunisti “ortodossi“ del KKE, che sono invece espressamente contrari alla partecipazione del Paese all’”euro”. Una formazione con caratteristiche identitarie che ha ottenuto un certo successo, circa l’8% dei voti alle elezioni è stata  “Alba dorata”, che non è un partito neo-nazista come definito da molti media europei con l’evidente intento di criminalizzarla, ma una formazione dall’ideologia piuttosto confusa e in alcuni casi non condividibile, che comunque evidenzia  l’esigenza di radicale cambiamento sentita anche da greci di destra  (si consideri che Syriza ha avuto contatti con Alba dorata durante le consultazioni per la formazione del governo).
        Quello che sta avvenendo in Grecia deve, a nostro avviso, interessare anche  gli abitanti dell’Italia meridionale, anche perché molte citta’ del Sud (ad iniziare da Napoli)  furono fondate da coloni greci e fino a circa novecento anni fa  i rapporti tra il meridione della penisola (ad iniziare dal ducato di Napoli) e l’impero bizantino erano assai stretti e consentirono  ad entrambi di fronteggiare con successo, per diversi secoli,  sia i tentativi di invasione che venivano dal mondo germanico, sia quelli che venivano dal mondo arabo – islamico. Anche in epoca contemporanea  i due popoli mediterranei sembrano avere un destino comune, nel senso che entrambi devono fronteggiare le intromissioni neo-colonialistiche nella loro vita  politica e sociale che spesso vengono dall’Europa centro-settentrionale . Ed il Mezzogiorno d’Italia per essere piu’ ascoltato, anche per quel che riguarda i problemi economici, dovrebbe seguire l’esempio greco:  partire dalle proprie radici  culturali per costituire movimenti politici ideologicizzati che contestino i modelli sociali ed economici dominanti imposti dalla cosiddetta “globalizzazione”. Solo in questo modo sarà  possibile contrastare seriamente le classi dirigenti capitalistiche  settentrionali che, nella loro divisione del lavoro a livello internazionale, hanno considerato sempre  il Sud Italia come un’area da “ colonizzare “ culturalmente e  la cui funzione economica dovrebbe essere solo  quella di fornire manodopera a basso costo (oggi soprattutto intellettuale) alle aziende del  Nord e di fungere da “mercato di consumo“. 
Per criticare il sistema economico-sociale che ha permesso le menzionate ingiustizie, è necessario partire da teorie politiche che ne contestino la legittimità e che propongano anche delle alternative che riguardino sia l’aspetto politico istituzionale, che quello economico –sociale. Solo in questo modo sarà possibile portare al centro dell’attenzione la questione del Sud Italia e, piu’ in generale, delle altre regioni mediterranee. Le sole rivendicazioni basate su motivi pratici e contingenti (ad es. quelle dei vari movimenti dei disoccupati a Napoli, o quelle dei lavoratori  della FIAT a Termini Imerese) sono destinate a non  raggiungere alcun risultato, poiché non appoggiate da movimenti che si pongono il problema della  “critica dell’esistente”. Le classi dirigenti del capitalismo “occidentale“, in mancanza di movimenti socio culturali in grado di contestarle alla radice, al massimo daranno qualche “contentino”, ma preferiranno sempre avvantaggiare le aree del Centro-Nord Europa e del Nord America dove, nei secoli hanno trovato una maggiore legittimazione popolare.

di V. Mungo

martedì 29 maggio 2012

A Cosenza il PdSUD ha presentato il nuovo libro di Gigi Di Fiore "Controstoria della Liberazione"


http://www.youtube.com/watch?v=9aCcVZSwcCs


Gigi Di Fiore, giornalista de "Il Mattino", alle prese con la "Controstoria della Liberazione", il suo nuovo volume presentato a Cosenza per iniziativa del Partito del Sud. Dopo aver esaminato in altri libri le origini dei guai del Mezzogiorno, che affondano le radici nell'unità, o meglio nell'annessione, da parte del Piemonte, Di Fiore analizza ciò che accadde alla fine della Seconda Guerra Mondiale. E dimostra, documenti alla mano, che anche la Liberazione è stata diversa, tra Nord e Sud. E ha marcato ancora di più il divario tra le due "Italie".

Altro clamoroso caso di malaffare lombardo: arrestato Ponzellini ex Presidente della BPM e attuale numero uno di Impregilo!

Dopo i tanti scandali della sanità, ancora una volta da un'inchiesta della procura milanese emerge il malaffare dell'imprenditoria padana ed il marcio delle banche del Nord.
E' stato arrestato Ponzellini, ex Presidente della banca milanese BPM e attuale Presidente di Impregilo l'azienda del nord già tristemente nota per gli scandali e con processi ancora in corso per la gestione rifiuti in Campania.
Avranno ancora voglia i soliti soloni padani, quelli alla Ricolfi per intenderci, di darci lezioni di buona amministrazione e di onestà?

Fonte: Il Corriere della Sera

La "Repubblica partenopea" al servizio dell'occupante francese di A. Citarella


Ricevo e posto quest'articolo di Alessandro Citarella sul saggio di Guglielmo Di Grezia con altri co-autori: "Il ferro e fuoco del nemico esercito francese, il 1799 in Irpinia e nel Regno di Napoli".
Senza nessun eccesso di parte o voglia di revanchismo anche qui, il Partito del Sud mira a ristabilire la semplice verità storica, cioè che il popolo era dalla parte del Cardinale Ruffo e dei Borbone non dalla parte degli "intellettuali" giacobini (allora si che la parola aveva senso...) e filofrancesi... i morti del popolo, e furono decine di migliaia, che insorgeva contro i francesi che giustamente erano visti come "occupanti", non possono avere minor importanza delle esecuzioni del centinaio di intellettuali come Mario Pagano o Eleonora Pimentel De Fonseca...ogni eccidio e' una strage a prescindere se si tratta di "lazzari" e "briganti" o di "intellettuali" e "patrioti".


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di Alessandro Citarella, Segretario Provinciale del Partito del Sud – Napoli

Ho avuto la piacevole sorpresa di poter acquistare un saggio storico, “Il ferro e il fuoco del nemico esercito francese”, direttamente da Guglielmo Di Grezia giorni fa a Roma, dove ci siamo incontrati anche con altri amici per una giornata di lavoro politico del Partito del Sud.  Leggendo il saggio, èstato ancora più bello scoprire che il testo è scorrevole da leggere, sintetico perché è proposto in poco più di 100 pagine, ed è un concentrato di storia scritto in modo semplice e lineare, utile per capire bene quanto sia mistificatoria, ed ancora una volta volutamente travisata, la storia di un periodo nel nostro paese.
Dalla lettura ho appreso che nel periodo della cosiddetta Repubblica Partenopea, l’Irpinia è stata invasa dalle armate francesi e che due terzi della cittadina di Mercogliano fu distrutta dagli invasori.  I francesi, come i loro cugini piemontesi sessantuno anni più tardi, si dichiararono “liberatori”, ma non è ancora possibile sapere bene da chi dovessero liberare le popolazioni locali.
Dai documenti demografici e contabili, è possibile ricostruire una puntuale ed esatta rendicontazione di un genocidio e di una rapina.  Il valore storico dei documenti trovati e messi in sicurezza a Mercogliano è incalcolabile, perché senza pari, e permettono di riscrivere un altro pezzo di storia raccontando la verità, una verità che ancora una volta è l’esatto opposto di quella scritta per educare alle bugie tutti coloro che frequentano le scuole di questa nazione.
Il libro è scritto a più  mani: Guglielmo Di Grezia, irpino mai dimentico delle proprie radici e della storia vera della propria terra, della propria patria; Vincenzo Gulì, uno storico che ben conosciamo; don Vitaliano Della Sala, sacerdote scomodo per gli oscuratori dei mali della società, ma sempre presente tra chi ha bisogno o dove l’ipocrisia non lo vorrebbe; e da altri ricercatori di valore che hanno partecipato allo scavo dei documenti.
I ricavi della vendita del ben documentato saggio saranno devoluti interamente a lavori per sistemare l’archivio della chiesa di Mercogliano, dove sono conservati tanti documenti che testimoniano la storia, non più perduta, della nostra Patria duo siciliana.
Per chi avesse ancora dei dubbi sulla natura della cosiddetta Repubblica Partenopea e le reali intenzioni dei francesi mandati da Napoleone, ci sono i 60 mila cittadini dei nostri territori massacrati in sei mesi di occupazione francese che sono stati totalmente dimenticati dalla storiografia ufficiale. Fra questi, 10 mila eroi, i Lazzari, caddero nel disperato tentativo di difendere la Napoli dalle truppe giacobine.  A fronte dei nostri 60 mila morti, si ebbero un migliaio di morti fra le truppe francesi e poco più di un centinaio di nobili e borghesi giacobini napoletani condannati a morte dopo la cacciata degli invasori, per aver tradito Napoli e per aver aiutato l’invasore.  Se Napoli ricorda i “martiri” giacobini, è sintomatico che non si ricordano i 60 mila cittadini uccisi dai giacobini nostrani e dai francesi, e non si racconta la raccapricciante storia delle esecuzioni sommarie, delle torture e degli stupri, documentati anche dai napoleonici, di molte migliaia di civili tra cui anche donne, vecchi e bambini, al grido di “libertè, egalitè, fraternitè”.  E’ ancora incredibile che ci sia chi fa spaccia per oro le nefandezze del tradimento giacobino, rinnegando le proprie origini e la verità storica.
Ringrazio e porgo omaggio, sperando poi di farlo di persona, a tutti coloro che hanno partecipato alla produzione del libro.  Consiglio di leggerlo e di aiutare a diffonderlo perché il momento è favorevole affinché studiosi “non giacobini”, non di parte, possano continuare a conquistare lo spazio che meritano, riducendo quello dei “tifosi” dello straniero francese e piemontese, e che ci hanno offuscato la mente e la volontà in nome e per conto dei colonizzatori di ieri e di oggi.

lunedì 28 maggio 2012

La rivolta del Sud contro Monti...un parere di Enzo Riccio del Partito del Sud sulla rivista online IlVostro.it

«SE IL SUD CRESCE, CRESCE TUTTA L’ITALIA» -  Il Segretario Organizzativo nazionale del Partito del Sud, Enzo Riccio, prende le distanze da logiche separatiste: «Se il Sud cresce, cresce tutta l’Italia – obietta Riccio – Non abbiamo nel nostro dna il razzismo né l’indipendentismo e pensiamo ai 13 milioni di meridionali che vivono al Nord per i quali non desideriamo un futuro da separati in casa». 
Parla, però, di un malessere forte e diffuso, Riccio. Il suo è il partito che a Napoli appoggia De Magistris, perché ne condivide l’idea di legalità. «Legalità, federalismo, elaborazione di un nuovo modello economico che metta al centro l’uomo e non la finanza», sono i pilastri del movimento nato a Gaeta nel 2007 per iniziativa di Antonio Ciano. «Non siamo una Lega del Sud, già la parola Lega a noi dà un po’ fastidio» puntualizza Enzo Riccio, per il quale, comunque, bisogna impegnarsi per garantire condizioni di equità in tutto il Paese. «Chi si laurea a Bari, a Napoli o a Palermo deve avere le stesse possibilità di chi si laurea a Milano o a Torino – rimarca Riccio – E chi prende un treno a Reggio Calabria non deve sentirsi discriminato rispetto ai viaggiatori delle regioni del Nord Italia». Infine, sull’attuale Governo, il pensiero di Riccio e del Partito del Sud è fin troppo chiaro: «Per noi è la continuazione del Governo di Bossi e Berlusconi che è stato il più anti-meridionalista della storia (dai tempi di Cavour e della "malaunità" del 1861...). L’attuale premier si è solo sforzato di renderlo più presentabile ma per il Mezzogiorno non è cambiato molto».

Fonte: IlVostro.it

Nuovo referente del PdSUD nelle Marche!


Il Partito del Sud continua il suo radicamento sul territorio e con enorme piacere annuncia il suo nuovo referente per la Regione Marche, si tratta di Angelo Angellotti e tutti i simpatizzanti in zona possono contattarlo ed inviargli un'email scrivendo a:

marche@partitodelsud.eu


In bocca al lupo al nostro nuovo amico per la crescita del nostro movimento, con nuovi iscritti e apertura nuove sezioni, anche in terra marchigiana da parte di tutto il CDN e sicuramente anche di tutti gli iscritti e simpatizzanti..


Enzo Riccio
Segr. Org. Nazionale
Partito del Sud

domenica 27 maggio 2012

Botta e risposta con Marco De Marco...tanto per schiarirsi un pò le idee...


Alle solite insinuazioni strumentali del giornalista De Marco risponde benissimo il nostro co/Presidente Andrea Balia....riporto il botta e risposta ripreso dal blog del giornalista del Corriere del Mezzogiorno che appartiene a quella sinistra che proprio non vuol capire che la voglia di verità storica non e' reazionaria e "nostalgica"...


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Venerdì 25 Maggio u.s. il direttore del Corriere del Mezzogiorno Marco De Marco ha pubblicato sul blog del Corriere:
http://vedinapoli.corrieredelmezzogiorno.corriere.it
un suo articolo che prendeva spunto dall'episodio dei fischi all'Olimpico all'inno italiano per la finale di Coppa Italia Napoli - Juventus. Il pezzo s'intitola "I fischi sudisti e il Terronismo", ed in un passaggio che riportiamo si riferisce chiaramente a noi del Partito del Sud :  


“Nel frattempo, mentre il rimbombo dei fischi all'Olimpico era ancora assordante e un umore protestatario antigovernativo e neoborbonico si diffondeva su siti e blog , Di Pietro si congratulava con Orlando per la vittoria a Palermo, seguita a quella di Napoli, e freudianamente inneggiava al ritrovato Regno delle Due Sicilie. Scherzava, naturalmente, e di certo non ricordava che tra i primi convinti sostenitori di de Magistris a Napoli c'era, oltre all'Italia dei valori, anche un partito nostalgico proprio di quel Regno. Ma come ha commentato i fischi allo stadio lo stesso sindaco di Napoli, lui che non ha mai mancato di censurare analoghe intolleranze padane? Con sorprendente nonchalance: "Allo stadio succede di tutto", ha detto.

Insomma, l'egregio direttore finge di non ricordare, e fa il solito giochetto di fare tutto un calderone dei vari movimenti meridionalisti buttando tutto dentro il pentolone del nostalgismo monarchico. Gli abbiamo scritto e riportiamo di seguito risposte e controrisposte già pubblicate sul blog del Corriere del Mezzogiorno tra i commenti al suo articolo :

"Caro De Marco,

ci siamo sentiti per iscritto tempo fa, ma, visto che Lei insiste con il solito errore di pressapochismo buttando tutto in caciara nel polverone del nostalgismo borbonico, mi tocca ritornare a richiarire sperando che intenda e non se ne dimentichi, perchè in assenza di ciò mi toccherà ripeterglielo (a mò di cura) magari settimanalmente fin quando non se ne faccia una ragione. Orbene Lei dice, ancora una volta come tempo fa, che " tra i primi convinti sostenitori di de Magistris a Napoli c'era, oltre all'Italia dei valori, anche un partito nostalgico proprio di quel Regno." Allora, ascolti bene : quel partito è il "PARTITO DEL SUD" (di cui sono co/segretario e presidente nazionale), il quale - legga bene e memorizzi - è : IDENTITARIO, MERIDIONALISTA,FEDERALISTA, REPUBBLICANO E UNITARIO, nonchè PROGRESSISTA!Si rifà alle lezioni di Gramsci,Salvemini, Dorso, ma ciò, senza diventare nostalgici, non c'impedisce di raccontare le verità storiche, svelare le contraffazioni sulla memoria e batterci per il riscatto del Sud, che è stato mortificato da governi sabaudi, fascisti e repubblicani. Non perchè la cosa ci tolga il sonno, ma La pregheremmo di non ripetere la solita manfrina dove ci accomuna ad un mondo salottiero, nostalgico e da "riserva indiana", al quale appartengono una serie di movimenti e associazioni. Si visiti il nostro sito, i nostri 6 blog e forse, una volta e per sempre, comprenderà (facendosene una ragione) perchè abbiamo deciso d'essere con de Magistris e lui ha individuato in noi la parte progressista d'un meridionalismo maturo e non accattone!"

Cordiali saluti

Andrea Balìa

co/segretario e Presidente Nazionale del PARTITO DEL SUD

Postato da Marco Demarco | 26/05/2012
"Caro co/segretario, ricordo bene la nostra discussione. E ricordo anche che l'ispirazione neoborbonica del suo partito mi fu suggerita da un fatto di cronaca. Ricorda? Un vostro iscritto, nonchè candidato alle elezioni comunali di Napoli, ebbe il suo attimo di notorietà quando, intervistato da Il Mattino a proposito di un fantasmello da lui fotografato al museo nazionale, rivelò, tra l'altro, la sua passione, oltre che per i fantasmi, anche per i Borbone. A quel tempo, è vero, lei mi spiegò che si trattava di un caso isolato e non rilevante, e tuttavia su di me quell'episodio ha fatto più presa dei vostri propositi ufficiali. Me ne scuso. Le chiedo, allora, perchè mi è sfuggito, qual è il suo pensiero a proposito dei fischi contro l'inno nazionale. Può essere così gentile? Grazie."
"Egregio De Marco,
grazie innanzitutto per la risposta. Un partito è fatto da tante persone e, vivaddio, esiste la libertà d'opinione e d'espressione. L'architetto Oreste Albarano a cui fa riferimento è un appassionato di storia borbonica e ne ha tutto il diritto. Ora s'è allontanato dal partito, forse proprio perchè ha verificato che, pur battendoci per la verità storica, non siamo monarchici o con la volontà di restaurare vecchi regni anche se sono stati portatori di ottime cose assieme ad altre discutibili. Altrimenti avevamo già la casa in cui alloggiare tipo il Movimento Neoborbonico. Il Partito del Sud non a caso è attaccato da tutti gli altri movimenti pseudo meridionalisti  perchè ritenuto troppo a sinistra e poco rispettoso dei riti e della retorica spesso troppo intrisa di nostalgia. Altrettanto mal visti da quelle forze che usano la parola Sud solo per cavalcare l'onda e gravitano a destra pappa e ciccia con Zio Silvio e la Lega. Il nostro partito cresce in tutt'Italia con un bel 5,67% a Moglie (Mantova) in terra leghista alle ultime amministrative o un 2,5% a S. Giorgio (Na) da soli con Aldo Vella. Persone di qualità, meridionalismo maturo attraverso la strada istituzionale. Progetti a breve comunicati con la giunta de Magistris, rapporti con Emiliano, ecc...Riguardo ai fischi vorremmo che Schifani si fosse altrettanto indignato ai cori (esistono i video) di "Napoli merda" pre partita come tutti quelli che i tifosi napoletani ricevono tipo " Forza Vesuvio" in tutt'Italia. Se etica deve esserci che ci sia sempre. A ciò accoppi che oggettivamente i napoletani in Italia non sono degni di attenzioni politiche e sociali così positive e la frittata è fatta. Ma sui fischi condivisi o no crediamo si costruisca poco e noi vogliamo i fatti : dei governi, e dall'altra parte dei meridionali che si battono per un riscatto che determini un'Italia più equa e rispettosa della dignità del Sud".
Cordialmente Andrea Balìa

Andrea Balìa   


Fonte: Partito del Sud - Napoli

sabato 26 maggio 2012

La corruzione viene da lontano di M. d'Ambrosio


Ricevo e posto con condivisione questo stupendo articolo, ironico e sagace, di una nuova amica della sezione napoletana del PdSUD, sui furti di libri in quel vero e proprio gioiello che e' la Biblioteca dei Gerolamini a Napoli...e scopriamo chi e' il ladro... il "solito meridionale"??? 
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di Margherita d’Ambrosio
Quando in Italia si parla di corruzione, viene immediato a tutti pensare alle “tangenti” ed al giro di appalti e di speculazioni di cui le pagine della cronaca italiana trasudano ogni giorno. Viene da pensare ad affari loschi, all’universo dei politici prezzolati ed entrati in politica per perseguire il proprio tornaconto. Alle cosche mafiose, ai camorristi, alla ‘Ndrangheta ed alla Sacra Corona Unita, tristemente assurta agli onori delle cronache di questi ultimi giorni. Viene da pensare alle inefficienze della pubblica amministrazione, agli enormi sprechi di denaro pubblico, alle opere faraoniche incompiute ed a quelle che mai si faranno, come il Ponte sullo Stretto e che comporteranno altro sperpero di denaro pubblico ed altri oneri a carico dei contribuenti per le clausole risolutive dei contratti. Viene da pensare ai faccendieri, agli immobiliaristi, agli intermediari, ai consulenti, ai banchieri, alla pletora di portaborse, segretari, buffoni, giullari di corte e ballerine ed a quanti a vario titolo sono al seguito del potente di turno e beneficiano di privilegi acquisiti non per proprio merito, ma per una più o meno millantata “conoscenza” con l’uomo del momento. Viene da pensare alle nomine dei primari negli ospedali, quasi mai per merito e sempre più spesso dovute alla militanza in un partito. Viene da pensare ai fannulloni del Ministro Brunetta, all’universo dei dipendenti pubblici sfaticati, indolenti, sempre pronti a frodare lo Stato ed a rubare lo stipendio. E così via.
Ed invece no. Non c’è solo questo tipo di corruzione.
In Italia, il nostro Paese, la nostra Patria, il “giardin de lo imperio” di dantesca memoria, il fenomeno della corruzione assume miriadi di sfaccettature e talvolta si connota semplicemente con la nomina di “dirigenti”, di uomini risolutivi, di deus ex-machina individuati per i loro curricola ed inviati sul territorio nella salvifica missione di rimetter a posto gli scempi prodotti da intere schiere di lavoratori totalmente inadeguati. Regola che vale ancor più per un Meridione martoriato, sprecone e lavativo che contribuisce in bassa percentuale alla formazione del Pil del Paese e produce un aggravio di tasse per i cittadini del Nord.
L’antica biblioteca dei Girolamini in via Duomo, nel centro antico di Napoli.
Accadde così che un giorno, nell’intento di riparare l’ennesimo malfatto nel Meridione, venne nominato il Dott. Marino Massimo De Caro quale direttore del Complesso Monumentale della Biblioteca dei Girolamini di Napoli, che verteva in stato di degrado ed abbandono dagli anni '80.
La Biblioteca dei Girolamini fu aperta al pubblico nel 1586 e custodisce circa 160.000 testi antichi, tra cui incunaboli, cinquecentine, manoscritti rarissimi, l’intera collezione privata di Giuseppe Valletta, il Fondo Agostino Gervasio, il Fondo Filippino e le opere di Giambattista Vico, donate dal grande filoso ai Padri Oratoriani. Una collezione antica rarissima, di valore inestimabile e totalmente abbandonata ed incustodita, al punto da non poter identificare con certezza a quanto ammonti il patrimonio di libri sottratti negli anni e negli ultimi mesi, dalla nomina di cotanto genio.

Quello che è certo è che pochi giorni fa, in un deposito di proprietà dell’esimio Dott. De Caro, nei pressi di Verona, sono stati ritrovati scatoloni con migliaia di libri, di cui 279 provenienti senza ombra di dubbio dalla Biblioteca dei Girolamini di Napoli.
Oggi si scopre che i millantati titoli del Dott. De Caro non esistono, non sono mai esistiti e pare sia sì insignito di una laurea, ma ottenuta in Sudamerica dall’Universidad Abierta Interamericana, ma dopo donazione di alcune opere di Galileo Galilei e di un presunto pezzo di meteorite del deserto. Anche questi doni trafugati, vien da chiedersi?
Ma chi è il Dott. Marino Massimo De Caro, oggi arrestato dalla Procura di Napoli con l’accusa di furto di intere collezioni di libri e suppellettili dell’antico oratorio partenopeo?
Il Dottore senza titoli è un amico intimo dell’Onorevole Dell’Utri, già nominato consulente esperto dal Ministro Galan per le tematiche più varie. Il suo immenso sapere spazia dalla cultura all’editoria, dall’esperienza consolare alla costruzione di impianti di produzione di energia dalle fonti rinnovabili.
Un genio incontrastato, insomma, un asso, un jolly nella manica, l’uomo chiave per la risoluzione di problemi difficili. L’uomo chiave invischiato in precedenti accuse di ricettazione, che avevano impedito la sua nomina a Console Onorario del Congo e riconfermato per la sua insostituibile competenza dal Ministro Ornaghi.
Un illuminato, piombato nella Terronia ed in quel di Napoli, città emblema del degrado e della corruzione dilagante, nonché dell’incompetenza con il preciso intento di dilapidare un patrimonio librario inestimabile e che solo per un soffio non è approdato a far bella mostra di sé nelle librerie private dei collezionisti di mezzo mondo. Città in cui è presente un’Università degli Studi Filosofici delle più antiche e prestigiose d’Italia, nota in tutto il mondo e nella quale sicuramente non era possibile reperire risorse umane locali più che qualificate ed in grado di poter riqualificare tale tesoro e riportarlo agli splendori ed ai fasti dei tempi che furono.
Si è preferito scegliere un uomo la cui intenzione era quella di scavare le povere ossa di Giambattista Vico. Voleva vendere all’Estero anche quelle come preziosa reliquia?
Ai posteri l’ardua sentenza.

venerdì 25 maggio 2012

Il Partito del Sud sul quotidiano abruzzese Il Centro!

Complimenti al Coordinatore per l'Abruzzo del PdSUD Nicola Di Pasquale, che ha già ha avuto precedenti esperienze politiche ed amministrative anche come Assessore, e che ha aderito con entusiasmo alla nostra sfida meridionalista! Ha già costituito la sezione ad Avezzano,  che presenterà presto alla stampa e così il Partito del Sud inizia radicarsi anche negli "Abruzzi" e fa notizia da subito, ecco l'articolo sul quotidiano abruzzese "Il Centro"





giovedì 24 maggio 2012

Crediti a tutti ma non alla Campania: è ora di dire basta!!!



Ricevo e posto quest'articolo di Alessandro Citarella sull'ennesima beffa ai danni del Sud, con il meccanismo di esclusione dagli incentivi alle imprese che hanno crediti con la PA per le Regioni con deficit nella Sanità (oltre alla Campania, ci sono Abruzzo, Molise, Puglia, Calabria e Sicilia per il Sud,  Lazio e Piemonte), si penalizzano ancor di più le imprese meridionali... 

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di Alessandro Citarella, Segretario Provinciale del Partito del Sud – Napoli
I più importanti giornali nazionali hanno esposto chi meraviglia, chi stupore, chi punti di vista a favore del Governo per l’esclusione della Campania dagli aventi diritto ai crediti d’impresa, ma almeno stavolta è andato in onda il vero volto coloniale di questo Stato, senza se e senza ma. Fino a ieri infatti c’era la Lega Nord a fare la parte del cattivo, adesso con parole dolci e suadenti ci pensano i “professori”, tutti ex stipendiati lautamente dal sistema tosco-padano e coloniale, lo stesso da 151 anni, di  “piemontesi che lavorano”!  Riprovano a sfilare al Sud non solo i soldi, ma il diritto a farla finita con la discriminazione coloniale una volta e per tutte.
Verrebbe da dire “signori, giù la maschera!” perché si sono finalmente mostrati anche loro. Parole tante: sud, meridione, sviluppo, crescita, infrastrutture, credito, ma appena si arriva al nocciolo della questione resuscita il senatore Carlo Bombrini con le sue parole: “Il Mezzogiorno non dovrà più essere in grado di intraprendere.”  Bombrini, senatore del Regno d’Italia e cofondatore della Banca nazionale del Regno d’Italia e membro dell’Ordine Mauriziano, oltre a essere comproprietario della “Gio. Ansaldo & C.”, a quanto pare vive ancora attraverso i suoi nefasti insegnamenti, conditi da attualissime amenità tecnico-giuridiche, che servono per negare ai meridionali quello che serve per intraprendere in modo autonomo e indipendente.  E’ ovvio che i fondi arrivano a Sud, invece, quando, come nel caso della Cassa per il Mezzogiorno, servono per far arricchire gli imprenditori del Nord come dimostra la storia italiana del dopo guerra ad oggi.
Senza scendere in ragionamenti tecnici, è fondamentale che le istituzioni campane, dal Presidente della Regione al Sindaco del comune più piccolo, dai parlamentari campani di tutti i partiti, ai presidenti delle organizzazioni di categoria campane, fino agli intellettuali della nostra Regione, facciano un fronte unico nel dire ai rappresentanti del governo della Bocconi che la Campania non accetterà mai l’esclusione delle sue imprese dagli aventi diritto ai crediti d’impresa.  Una unione trasversale di tutti i campani, politici e non, darebbe un messaggio forte e chiaro al governo dei banchieri del Nord, forse ancora più forte dei fischi che i tifosi del Napoli hanno rivolto all’inno nazionale dell’Italia dei banchieri e degli industriali del Nord, quelli che hanno spolpato i territori dello Stato delle Due Sicilie da 151 anni a questa parte.

AL NORD PROVE DI CAMBIAMENTO, AL SUD RITORNO AL PASSATO di A. Orofino



Ricevo e posto quest'interessante articolo del nuovo amico della sezione romana del PdSUD Alessandro Orofino di cui condividiamo soprattutto la delusione per il risultato di Palermo, dove Orlando torna a fare il sindaco (per la 4 volta!!!) e secondo noi rappresenta la vecchia politica, con i partiti tradizionali e soprattutto PdL e Lega Nord oramai alla deriva....su Grillo e sul suo boom al Nord vedremo se dopo la vittoria del voto di protesta ci sarà anche la buona amministrazione, nel Sud oltre il caso Palermo ci sono già alcuni casi di buona amministrazione e comunque con la crisi della vecchia politica il Partito del Sud ha un notevole potenziale!
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di Alessandro Orofino

La Parma dei grillini non è il solo ombelico d’Italia. Anche il Sud ha la sua piazza sussultante, il suo paradigma dove sepolcri imbiancati vagolano con una politica che non si fa mai nuova, ma che tutt’al più si dà una incipriata. La città è Palermo. La sede è il Palazzo delle Aquile. A sedere sulla poltrona del Primo Cittadino è Leoluca Orlando che, forte di una vittoria bulgara, ritorna per la QUARTA volta a guidare il capoluogo siciliano. Lui, che il Sindaco lo sa fare. Che a furor di popolo riprende le redini del governo nella città che oggi ricorda quel Giovanni Falcone con il quale il neo sindaco entrò in aperto conflitto.
Nel porto hanno attraccato le navi della Legalità. Un tripudio di giovani sciamerà lungo le vie di Palermo per gridare “NO” alla Mafia, a tutte le mafie. Perché il Sud ha bisogno di cambiare, di voltare pagina. 
Ma in maniera radicale, liberandosi dai tentacoli della criminalità organizzata. E questo può avvenire solo con una politica nuova, non con un restyling della vecchia. Con volti freschi, puliti, che parlino un linguaggio diverso rispetto a quello del passato. E invece. La politica che ha vinto a Palermo è una politica del già visto, che difficilmente ingaggerà rivoluzioni. Una politica stantia, che puzza di vecchio. Quella politica del freno a mano tirato che si afferma in tanti territori del Mezzogiorno. E che lo avvita ancora di più ai suoi mali antichi. Anche a questo occorre dire basta. Bisogna fare in modo che al Sud non ci si vada solo per commemorare i morti di Mafia, o ribadire che la via della giustizia è preferibile a quella dell’illegalità. Che nessun sindaco giri per le strade mostrando una rivoltella spocchiosamente attaccata alla cintola. Nessuna Stalingrado e nessuna Berlino. La Terza Repubblica comincerà davvero quando il Meridione avrà piena coscienza di sé e delle sue potenzialità. Quando al servilismo e al leccaculismo verso il Nord, verrà anteposta una cultura morale, sociale, culturale ed economica rivolta alla scoperta e alla valorizzazione delle proprie risorse. Alla Politica, quella giovane e spumeggiante, questo compito.

Elezioni a San Giorgio a Cremano: considerazioni e futuro prossimo


Ricevo e posto quest'articolo dall'amico Alessandro Citarella, Coordinatore provinciale per la sezione napoletana, che ci spiega altri dettagli sull'evoluzione della situazione a S. Giorgio a Cremano...
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di Alessandro Citarella, Segretario Provinciale del Partito del Sud – Napoli
Nelle elezioni amministrative che si sono svolte a San Giorgio a Cremano il 6 e 7 maggio 2012, il Partito del Sud ha sostenuto al primo turno l’ex sindaco della città vesuviana, l’architetto Aldo Vella, partecipando attivamente alla competizione con suoi candidati nella lista “Ricomincio da Vella-Partito del Sud”.  La competizione elettorale ha dato l’opportunità al Partito di presentarsi in prima persona nel territorio di San Giorgio, dando la possibilità ad un folto gruppo di giovani di fare una prima esperienza elettorale, senza i tipici condizionamenti dei partiti nazionali, permettendo loro di confrontarsi con la società sangiorgese.
Nel decidere se disertare le urne nel secondo turno, o scegliere fra il sindaco uscente Domenico Giorgiano, sostenuto da una coalizione molto allargata del centrosinistra, e lo sfidante Aquilino Di Marco, del centrodestra, il Partito del Sud ha optato di confrontarsi con gli schieramenti ancora in gara per vedere se ci fossero assonanza di intenti e comunanza di programmi per il prossimo quinquennio amministrativo.  Il Partito del Sud era anche interessato a verificare se le critiche espresse da Aldo Vella e dalla nostra lista fossero state condivise o almeno recepite dai candidati-sindaco degli schieramenti ancora in gara.  A tal fine, invece di passare per gli usuali tavoli politici caratterizzate da accordi dietro le quinte, è stato utilizzato uno strumento ben diverso e più democratico, attraverso un evento culturale creato per la riedizione della rivista periodica “Cronache Meridionali” il 14 maggio 2012, dove sono stati invitati oltre gli aspiranti sindaci, anche varie associazioni culturali e anche un rappresentante del Comune di Napoli.
Durante l’evento, Domenico Giorgiano ha recepito in particolare le critiche rivolte alla politica culturale dell’amministrazione in carica, aprendo più di una porta ad una sua vera riforma e, per darle il giusto rilievo, ha confermato la svolta in una conferenza stampa che si è tenuta giovedì 17 maggio 2012 a Villa Bruno, sempre a San Giorgio.
Il Partito del Sud, al di fuori di qualsiasi logica caratterizzata da pregiudizi ideologici, ha scelto, pertanto, di appoggiare apertamente per il ballottaggio il sindaco uscente, Domenico Giorgiano, che è stato successivamente riconfermato dal voto del 20 e 21 maggio 2012.  Il Partito del Sud, nel congratulare il Sindaco Giorgiano per il successo ottenuto, si impegna nel continuare le sue attività politiche e culturali a San Giorgio, con l’intento di spingere la nuova amministrazione nella direzione giusta, possibilmente coinvolgendo anche i comuni limitrofi, per contribuire al miglioramento della qualità della vita dei sangiorgesi e di tutti i cittadini del vesuviano.